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Autore: JacquelineKeller01    31/12/2016    1 recensioni
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Lea ha diciassette anni quando torna nella sua città natale in seguito ad alcuni problemi familiari. Tutto ciò che vuole, dopo un anno intero passato a guardarsi le spalle, è recuperare il rapporto con suo padre e un po' di sano relax. Ma sin da subito il destino sembra prendere un'altra piega.
Isaac è l'essere più irritante che Lea abbia mai incontrato nella sua vita, con quella sua arroganza e i repentini cambiamenti di umore, porterà novità e scompiglio nella vita della giovane.
Tra un rapporto che fatica ad instaurarsi, vecchie ferite non ancora del tutto sanate ed un patrigno che sembra darle la caccia, Lea si ritroverà ad affrontare sentimenti che non sapeva essere in grado di provare, specialmente non per uno come Isaac Hall.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Papà sto uscendo!» Esclamò a gran voce, prima di chiudersi la pesante porta alle spalle.
Dopo una settimana dal suo ritorno ad Harpool Bay aveva finalmente deciso di abbandonare la depressione che l'aveva colta subito dopo il suo arrivo ed uscire a prendere una boccata d'aria.
Ne aveva bisogno o prima della fine del mese sarebbe finita con l'impazzire. Inoltre doveva riprendere padronanza delle conoscenze del luogo e vedere se i suoi ricordi erano affidabili come credeva.
Se in un primo momento quella piccola cittadina le era parsa la stessa dei ricordi della sua infanzia, camminando tra quelle stradine consumate non poté non meravigliarsi nel notare quante cose, in realtà, fossero cambiate nel corso degli anni, come ad esempio il ristorante a base di pesce lungo la strada per il molo; Lea era più che convinta che tempo prima fosse stata una scuola elementare, la stessa frequentata da lei. Se si concentrava bene poteva quasi dire di rivedere le pareti gialli, le impronte delle manine sporche di vernice sulle finestre o la staccionata bianca che delimitava il cortile. Un moto di nostalgia la colse alla sprovvista, ma lo ignorò.
Fortunatamente il piccolo locale in cui suo padre la portava a fare merenda ogni pomeriggio, quando era bambina, era ancora lo stesso. Persino gli interni erano quelli di una volta e Lea non poteva che esserne felice.
Ricordava che lei ed Aiden si erano rifugiati lì dopo l'incidente di Dean, così come dopo aver scoperto del divorzio dei genitori.
Camminava a passo spedito in direzione del bancone, già pregustando il pezzo di Cheesecake ai frutti di bosco che avrebbe messo sotto i denti, quando un diavolo di borsone non rischiò di farle battere il sedere per terra.
«Scusami, non volevo lasciarlo in mezzo!» Esclamò un ragazzo dal tono gentile, abbassandosi per aiutarla a liberarsi le caviglie dalla tracolla.
Lea si soffermò un breve secondo a guardarlo truce, prima di trovare dentro di se stessa la forza di mettere da parte l'irritazione e forzare un sorriso. «E' tutto a posto, non preoccuparti.» Affermò, muovendo un passo indietro.
Il giovane le sorrise di rimando e dopo un breve scambio di sguardi, spostò la borsa, lasciandole così libero il passaggio.
«Lea Marie Wilson, smettila di provarci con i miei amici.» Tuonò una voce fin troppo familiare.
Un brivido le corse lungo tutta la spina.
Ovviamente, dopo aver convissuto pacificamente una settimana, vedendosi poco e parlandosi ancora meno, Isaac non poteva perdere l'occasione di metterla in imbarazzo pubblicamente. Chissà, magari stava aspettando solamente quel momento.
Rossa come un pomodoro e rigida come un pezzo di legno, si voltò in direzione del tavolo. Si ritrovò a chiedersi come avesse fatto a non notarlo prima, ma constatò che evidentemente sua madre aveva ragione: quando si trattava del suo stomaco Lea non vedeva neanche ciò che si trovava ad un palmo dal suo naso. Preda del più completo imbarazzo, si umettò le labbra. «Non ci sto provando con nessuno!» Affermò, stringendo i pugni.
«A me sembrava proprio di si.» La provocò lui, con quell'aria derisoria che le dava sui nervi. Come tutto ciò che lo riguardava, d'altro canto. 
«No, invece ho semplicemente accettato le sue scuse.» 
«E' tutto a posto, non preoccuparti.» La canzonò utilizzando le sue stesse parole ma con un tono di voce melenso ed irrisorio.
Livida di rabbia, fece correre lo sguardo su tutti gli altri ragazzi in cerca di aiuto, ma tutto ciò che ricevette furono un sacco di risatine e un'insaccata di spalle da parte del giovane del borsone.
«Non ho usato quel tono di voce.» Esclamò esasperata, portando ambo le mani ai fianchi.
«Andiamo, Lea, avevi anche la bavetta alla bocca!» Enfatizzò Isaac.
L si chiese se per caso lo stesse facendo solo per farsi vedere davanti ai suoi amici o se quello fosse il suo vero carattere, anche se non voleva credere che un ragazzo della sua età potesse essere così immaturo.
«Isaac smettila di infastidire i miei clienti!» La voce di una giovane ragazza, gentile ma allo stesso tempo risoluta, fu in grado di mettere a tacere l'imbarazzante teatrino che si era andato a creare in quegli ultimi minuti. 
Lea si voltò nella sua direzione, convinta di avere gli occhi a cuoricino. Chiunque lei fosse era la sua salvezza.
«Adiamo Red, sto solo prendendo un po' in giro una mia vecchia amica.» Il tono di Isaac era lamentoso ed irritante. Forse non lo aveva giudicato tanto male quando aveva pensato avesse il cervello di un bambino.
Red, almeno così aveva capito chiamarsi la ragazza, si avvicinò al tavolo e poggiò su di esso quattro birre. «E pensare che dovresti avere quasi vent'anni. Ogni volta che apri bocca sono sempre più convinta tu ne abbia cinque, invece.» Sospirò sonoramente, muovendo un passo indietro. 
Isaac si portò una mano al cuore, fingendosi offeso, ma non replicò oltre e Lea approfittò della situazione per sgattaiolare dritta verso il bancone dove la giovane cameriera la raggiunse qualche istante più tardi.
«Scusali, sono degli idioti patentati. Isaac Hall più di tutti.»  Si giustificò, poggiando i palmi sul banco di mescita.
Avrebbe voluto replicare dicendo che conosceva la sua idiozia dal lontano 2004 oramai, ma rimase in silenzio invece, limitandosi ad annuire. 
«Che cosa posso offrirti?» Domandò qualche istante dopo, stampandosi un solare sorriso sul viso.
Lea non poté non notare che era davvero una bella ragazza, con quei lunghi capelli biondo fragola e gli occhi verdi. Sicuramente il tipo che avrebbe ben visto in compagnia di quel teppista del suo vicino di casa. Se non altro era una che avrebbe saputo tenergli testa e rimetterlo al suo posto.
«Una Cheesecake ai frutti di bosco ed un succo d'arancia, grazie.» Esclamò, facendo correre lo sguardo sul bancone imbandito sebbene fosse partita da casa con le idee ben chiare.
Red le poggiò il piattino ed il bicchiere sotto il viso un paio di momenti più tardi. «Questo lo offre la casa.» Esclamò sorridente, facendo scivolare uno scontrino nel bidoncino lì accanto. «Prendile come le mie scuse per quella banda di scimmioni là.»
Lea le rivolse un sorriso ricco di gratitudine, prima di avventarsi su quella delizia.
Sebbene la ricetta si chiamasse New York Cheesecake, quelle assaggiate nella Grande Mela non avevano niente a che vedere con la delizia che servivano in quel piccolo locale ad Harpool Bay.
Lea avrebbe voluto incominciare una conversazione con la giovane cameriera dai capelli rossi, ma non era mai stata un'asso nei rapporti umani ed anche volendo non avrebbe saputo davvero da che cosa incominciare. L'ultima volta che aveva provato a fare amicizia con qualcuno gli aveva chiesto se gli piaceva il formaggio; come fosse andata a finire era abbastanza ovvio. Fortunatamente non ce ne fu affatto bisogno e Lea si ritrovò a ringraziare un qualsiasi Dio.
«Sei nuova qui? Non ti ho mai vista da queste parti.» Domandò l'altra, poggiando i gomiti sul bancone ed il viso sui palmi della mani.
«Si e no.» Rispose lei, pulendosi gli angoli delle labbra. «Ho vissuto qui fino all'età di sette anni, poi i miei genitori hanno divorziato ed io, mia madre e mio fratello ci siamo trasferiti a New York dal nuovo compagno di Mamma. Sono tornata una settimana fa.» Spiegò brevemente.
«Immagino che Harpool Bay debba sembrarti uno schifo rispetto alla Grande Mela.»
«Ma neanche tanto, sai? Preferisco Harpool Bay per certi versi, è più tranquilla e meno caotica. E poi non ho mai sopportato dovermi addormentare con i suoni dei clacson nelle orecchie.»
Red rise sonoramente, non potendo non darle ragione. Sebbene non avesse mai abbandonato la Baia di HB, avrebbe potuto affermare con forza che addormentarsi con il rumore delle onde che si infrangono contro il bagno asciuga era impagabile.
«Frequenterai la John Abrams High School o tornerai a casa per l'inizio della scuola?»
Lea, fino a quel momento, non si era soffermata a pensare al fattore scuola. Aveva dato per scontato sarebbe tornata a Philadelphia, nella scuola che aveva frequentato fino a quel momento, ma effettivamente era una cosa abbastanza improbabile, a pensarci bene. 
«Suppongo frequenterò la John Abrams..» Mormorò, tentando inutilmente di celare la tristezza nella sua voce. 
Quasi non riusciva a credere che non avrebbe più rivisto tutti i suoi amici. Accantonò il pensiero quando una stretta le attanagliò il petto. Non era quello il momento adatto per pensarci.
«Speriamo allora di avere almeno qualche corso in comune.»
Lea forzò un sorriso ed annuì.
Sia chiaro, Red le stava davvero molto simpatica e le sarebbe piaciuto da morire dare il via ad un'amicizia con lei, era il pensiero di dover incominciare di nuovo tutto da capo in una nuova scuola a metterle a dosso l'ansia.
Lo scampanellio delle campanelle degli angeli appese alla porta la riportarono alla realtà e Red tornò in posizione eretta, pronta per ricevere una nuova serie di ordinazioni.
«Sono, Lea Wilson, comunque!» Solo in quel momento aveva realizzato di non essersi ancora presentata.
La giovane le rivolse l'ennesimo sorriso. «Roselyn Elizabeth Davis e tu sei la mia nuova migliore amica.»
   
 
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