Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: KindlyLight    31/12/2016    1 recensioni
Se Vector non fosse cambiato e se Dumon fosse più fragile di quanto sembri? Se Shark fosse l'unico ad accorgersi di quel dolore che affligge il suo amico ma non fosse in grado di aiutarlo?
Ma soprattutto, se Dumon non volesse farsi aiutare perché crede che ciò che Vector gli fa se lo meriti?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bekuta/Vector, Durbe/Dorube, I Sette Imperatori Bariani, Ryoga/Shark
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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I Capitolo

Vector sapeva che ciò che faceva feriva Dumon in ogni momento.
​Lo feriva quando glielo faceva, quando sentiva il dolore fisico dopo, quando lo vedeva in giro. Eppure Dumon era l'unico in grado di fargli provare ancora il brivido di potere che aveva tanto bramato.
​Dumon piangeva spesso, senza che Vector lo vedesse. Dumon si sentiva in colpa, Vector stesso lo faceva sentire in colpa, con tutte quelle movenze e quelle parole. Sembrava quasi che quello che si lasciava fare da Vector servisse per punirsi di colpe che non aveva.
Dumon era cambiato.
​Era diventato più cupo, gli occhi perennemente bassi, come se il suolo fosse la cosa più bella. Il sorriso mai sincero e, quando c'era, era sempre triste e tirato.
​Quando Vector gli si avvicinava, iniziava a tremare, mentre il rosso aveva sempre un sorriso beffardo.
​Rio era troppo allegra per rendersi conto di tutto ciò.
​Alito era troppo infantile da quando aveva stretto amicizia con Yuma; Girag era troppo preso dal migliorare nei duelli e Mizar ancora non riusciva a rassegnarsi al fatto di essersi fatto sconfiggere da Kyle ed era sempre e perennemente assente.
​L'unico che, dopo attenti e silenziosi osservamenti, si era reso conto di tutto, era Shark. Dumon era diventato suo amico e vederlo così lo aveva insospettito.
​Sicuramente Vector aveva qualcosa a che fare con tutto ciò, eppure Dumon non voleva farne parola.
​Quando Shark alludeva a quella faccenda, o quando faceva domande dirette, Dumon abbassava lo sguardo e gli occhi gli si velavano.

Un giorno Shark, per sbaglio, entrò nella stanza di Dumon.
​Il ragazzo era seduto sul letto con una maglia a maniche corte e si teneva stretto un polso, quando lo aveva visto entrare aveva sbarrato gli occhi e si era immobilizzato.
​Il suo polso era violaceo, senza taglio o cicatrici, ma vuolaceo, di tante sfumature.
​Shark gli si avvicinò e il ragazzo subito nascose i polsi dietro la schiena.
-Cosa sono?-
-Cosa?-
​-Quei segni?-
-Niente.-
​-No, non è vero. Altrimenti non li avresti nascosti così.-
​-Se impara che te ne ho parlato mi uccide. Smettila! Va via!-
​-Se lo impara chi?-
​-Nessuno.-
​Shark si trovò a sorridere, mentre il ragazzo si era alzato dal letto ed era andato vicino alla finestra e gli girava la schiena.
​-Dumon, è Vector, vero?-
​Il ragazzo si immobilizzò, tutti i suoi muscoli erano tesi, una lacrima rigò la sua guancia pallida e fu subito seguita da un'altra e un'altra e molte altre ancora.
   
 
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