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Autore: Jackthesmoker7    01/01/2017    1 recensioni
Ho cercato di scrivere una storia il più simile possibile agli episodi della serie TV, che dia alla serie una conclusione (p.s. La quinta stagione non conta qui).
Vedrete uno Slado mai visto ed una Stella che potreste vedere solo nei vostri incubi.
E Robin...
Vedrete
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Robin, Slade, Starfire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevano distrutto Jump City.
L’avevano distrutta ed adesso sembrava una città morta, post-apocalittica.
Le strade erano interrotte in più punti, molti grattacieli erano a pezzi ed alcuni di quelli ridotti peggio penzolavano, dando il timore di essere pronti a cadere al minimo soffi di vento.
Quando alzò gli occhi vide la cupola energetica che li teneva bloccati lì dentro.
Slado non era stupido, sapeva che prendere il controllo di una città americana avrebbe portato ad una risposta pesante dall’esercito americano, per questo quella cupola era lì, per tenere dentro gli abitanti e per tener fuori i soldati accampati nei dintorni della città.
Erano in trappola, senza via di fuga.
"Come è potuto succedere?" si chiese Robin.
Era passata una settimana da quando si era svegliato ed ancora non riusciva a credere a quello che era successo.
Da quel che era riuscito a capire ascoltando dai pochi sopravvissuti, Slado aveva lanciato il suo attacco nello stesso giorno in cui aveva spostato quella roccia. In pratica, lo avevano aspettato per attaccare.
L'invasione era stata preannunciata con degli attacchi terroristici, per avvertire la popolazione, ed erano morte venti persone, fra cui tre bambini.
Il giorno dell'attacco è morto il 60% degli abitanti, e da allora la percentuale cresce sempre più.
"Devo trovarlo!" pensò Robin: "Devo fargliela pagare!"
Scese dal condominio abbandonato in cui si era rifugiato quella notte, un posto abbastanza sicuro, ma era meglio non rischiare. Anche se lo avevano lasciato andare, non era sicuro che lo avrebbero lasciato in pace, non con tutti quei droni di sorveglianza che pattugliavano le strade.
Doveva vendicarsi, ma prima doveva pensare ai bisognosi. Neanche dopo tutte quelle torture Slado gli aveva impedito di fare quello che aspera fare meglio, aiutare i bisognosi.
Un urlo attirò la sua attenzione, un civile era in pericolo: “C’e qualcuno in pericolo!”
Robin corse subito verso la fonte del grido, a qualche isolato di distanza.
Una pattuglia di quattro S-BOT stava attaccando una ragazza caduta in una buca profonda, era in trappola.
<< AIUTO! AIUTATEMI!!! >>
Il tempo si ferma.
Robin alza la mano e distende il suo bastone, lo lancia e trafigge la testa di un BOT, un birdarang esplode in faccia ad un altro, trasformandolo in un mucchio di rottami.
Gli altri due BOT si accorgono di lui, ma è comunque troppo tardi.
Prima ancora che riuscissero a sparare erano già spazzatura.
Il ragazzo tirò fuori il suo bastone dal cranio metallico del BOT e lo ripiegò, poi si avvicinò alla ragazza: << Stai bene? >>
La ragazza tirò fuori a sorpresa una pistola: << Chi sei? Dammi tutto quello che hai, subito! >>
Robin non si scompose, osservò con più attenzione la ragazza: capelli neri, occhi castani, aveva massimo quindici anni ed era vestita con una T-shirt sgualcita e degli short anch’essi ridotti malaccio. Chissà da quant’è che non mangiava qualcosa di decente.
<< Dovrei essere conosciuto... Sono Robin, il leader dei Titans. >>
<< I Titans non esistono più. Sono diventati dei mostri, e tu sei il loro leader. Tu hai permesso questo! >>
Il dito della ragazza premette il grilletto ma la pistola era già lontana quando il colpo partì.
Robin aveva colpito l’arma con il bastone disarmando la ragazza.
<< Ero... indisposto. >>
<< Indisposto un cazzo! Le persone come te non ci sono mai quando servono!
Quando i tuoi amici ci hanno attaccati siamo morti a migliaia ma gli altri eroi c’erano per aiutarci! Ma tu eri “indisposto”, ma vai all’inferno e restaci! >>
La ragazza avrebbe dovuto restare zitta: << STAMMI BENE A SENTIRE RAGAZZINA, TU NON HAI LA MINIMA IDEA DI COSA SIA L’INFERNO! HO PASSATO TRE MESI IN UN BUCO ISOLATO DA TUTTO E DA TUTTI, NON VENIRE A DIRMI CHE COSÈ L’INFERNO! >>
La mora si ritrasse nel fondo della buca spaventata, temendo
Mi ricordo che c’erano Aqualad, Speedy ed altri ragazzi, ma non tu.
Se sei un nemico dei Tyrans, perché non ci hai aiutati?! >>
Robin rimase sbigottito.
Aveva girato in lungo e in largo per la città, ma non aveva trovato nessuno che potesse dargli informazioni sull’altra squadra di eroi della città, i Titans East.
<< Sai cosa gli è successo? >>
<< A chi? >>
<< Ad Aqualad ed agli altri eroi. >> Stava perdendo la pazienza: << Sono vivi? Sono ancora qui? >>
Il ragazzo meraviglia sperava con tutto se stesso che fossero in salvo, sarebbe stato un sollievo sapere che Slado non aveva messo le mani su di loro.
<< No, li hanno catturati tutti.
Non è rimasto nessuno. >>
Robin sprofondò.
Fu come quando sparì Stella, una tremenda rabbia saliva mentre la lucidità lasciava il posto di guida alla parte più malvagia e pazza di lui.
La voce divenne gelida: << Dove si trovano? >>
Se la ragazza prima era spaventata adesso era terrorizzata da ciò che aveva di fronte.
Davanti a lei c'era un ragazzo che aveva conosciuto l'inferno e che era disposto a tutto pur di ritrovare le persone che amava, lei lo sentiva, e questo la terrorizzava.
<< N-non lo so, alla t-torre credo. >>
<< La mia torre? >>
<< N-no. La loro, quella a est. >> disse indicandola col dito.
Robin si rivolse verso la direzione indicatale dalla ragazza: << Vattene, nasconditi. Io ho delle faccende da sistemare. >>
La luce che si era accesa dentro di lui si affievolì, facendosi quasi dominare dall’oscurità che portava dentro. Si diresse verso la torre est, fregandotene del destino della ragazza: << Aspetta >> disse lei: << Non puoi lasciarmi qui. >> raccolse la pistola da terra e lo seguì con cautela, temendo per la sua vita se avesse fatto arrabbiare il suo salvatore.
<< N-non mi sono ancora presentata, mi chiamo Cassandra, per gli amici Cassie. Piacere di conoscerti. >>
<< Bah, non starmi tra i piedi. >> rispose lui.
“Sempre più simpatico, eh” pensò lei, premunendosi di non dirlo ad alta voce.
Oltrepassarono quartieri in rovina, edifici crollati e strade distrutte, fracassando ogni S-BOT che incontravano, lui manifestando una rabbia spaventosa, lei nascondendosi e stringendo forte la pistola.
Dopo un po' che camminavano Cassie cercò di parlare a Robin: << Allora, che si fa? >>
<< Tu mi lasci stare, io vado a spaccare qualche cranio. >>
<< Sì, ma come? Come pensi di raggiungere Slado ed i suoi amici? Molto ci hanno provato e sono tutti...
La mano di Robin raggiunse la gola di Cassie in un decimo di secondo, e quello dopo lei penzolava già a mezzo metro d’altezza: << Ti ho già detto di lasciarmi stare, quindi se devi proprio seguirmi devo farlo in silenzio, totale ed assoluto silenzio. Sono stato chiaro? >>
Cassie annuì, quasi svenendo per lo sforzo, e Robin la lasciò andare.
<< Ma sei pazzo?! >> gridò lei. << Temo di sì. Probabilmente lo ero anche prima, cioè, per lavoro mi vesto da pettirosso e catturo criminali senza facendo il vigilante. Probabilmente è per questo che poi succedono queste cose. >>
<< C-cosa? >> chiese Cassie, confusa.
<< Niente, non ha importanza, ma da adesso fai silenzio, non voglio attirare pattuglie. >>
Camminarono in silenzio, evitando con attenzione i robot assassini, fino a raggiungere la East Tower: << E adesso? >> chiese Cassie.
<< Adesso saliamo. >>
Robin premette un pulsante sulla cintura, aprendo una porta nella parete della torre: << Entra >> ordinò lui.
Salirono nella Main Ops room, trovandola vuota.
Era più grande di quella dell'altra torre, molto più grande.
Le pareti ed i soprammobili erano pieni di polvere e si sentiva un vago odore di chiuso, ma per il resto era a posto.
<< Non hanno toccato niente.
L’hanno ignorata. >>
<< Probabilmente non pensavano che sarei venuto qui, dopotutto non c’è niente di importante.
In apparenza. >>
Robin raggiunse la consolle di comando al centro della stanza e premette una serie di tasti. Comparve un enorme pulsante rosso in mezzo al pavimento, proprio in mezzo alle gambe di Cassie.
<< Ah >> esclamò lei: << Ma che... >>
Il ragazzo premette il pulsante.
Una sezione al centro del pavimento si aprì, e dal buco uscì una piattaforma.
Era una piattaforma invasa da cavi, lucine e pulsanti, con un grosso cilindro fissato in mezzo, abbastanza grande da contenere una persona.
Robin premette dei pulsanti sulla piattaforma, tirò delle leve e girò delle manopole, mentre Cassie lo guardava confusa: << Ma che cos'è? >>
<< È un teletransfer d'emergenza >> disse Robin preso dal suo lavoro.
<< E tradotto in questa lingua? >>
Robin sospirò: << È una macchina del teletrasporto. Mi consentirà di raggiungere un certo posto fuori dalla cupola.
E prima che tu lo chieda no, non puoi venire.
Perché? Perché è un posto segreto, perché è impostato sul mio DNA, perché c'è abbastanza energia per solo due viaggi di una sola persona e perché non ti voglio tra i piedi laggiù.
E non rompere, qui sei al sicuro. >>
BOOM!!!
Sulla parete opposta alla loro si era aperto un buco enorme, e attraverso la polvere si intravidero due figure stanziarsi contro il cielo.
<< È permesso? >> urlò Cyborg.
<< Non perderti in chiacchiere trovali >> lo rimproverò Corvina.
<< Non mi lasci mai divertire. È molto meglio con BB. >> rispose lui armando il cannone sul braccio.
<< Ci hanno trovati! >> sussurrò Cassie spaventata a morte.
Al momento dell’esplosione Robin l’aveva spinta dietro la piattaforma, nascosta dalla vista dei nemici.
<< Maledizione! Presto, tienili impegnati. Tornerò subito. >>
<< M-ma che dici? Mi uccideranno. Mi faranno a pezzi e mi daranno da mangiare al loro gatto di guardia.
Ti prego, non farmelo fare. >>
Robin le prese la mano e la costrinse a guardarlo negli occhi: << Guardami. Guardami! Ora io entrerò in quel teletrasportatore, andrò nel mio posto segreto e tornerò con qualcosa che mi permetterà di sconfiggere quei due e tutti gli altri, ma ho bisogno del tuo aiuto.
Devi distrarli per quei pochi secondi che mi serviranno per andare e tornare. Non starò via molto, solo pochi secondi.
Che dici, mi aiuterai? >>
<< Ho paura >> disse Cassie piangendo.
Robin sbirciò fuori, ormai erano vicinissimi: << E quello cos’è? >>
<< Non lo so. Però so che farà un bel rumore quando esploderà. Cannone alla massima potenza. >>
Il ragazzo sentì il rumore del cannone che si carica.
<< Lo so che hai paura, ma ti prometto che se mi aiuterai, ti porterò via di qui, porterò via te e fermerò quei bastardi che ci hanno fatto questo. Ma ci riuscirò solo se farai quello che ti dico, hai capito. >>
<< S-sì, ho capito. >> disse lei dopo un attimo d’esitazione, una lacrima le rigava il volto.
<< Ok, bene. Al mio tre corri il più lontano possibile da quella parte. >> indicò un corridoio dall’altra parte della stanza << Corri e non fermarti. Mi hai capito? >>
<< Sì, ho capito. >>
Robin e Cassie si misero in posizione << Uno, due, TRE! >>
Cassie scattò e come un fulmine entrò nel corridoio.
<< Tu fermati. >> le urlò dietro Cyborg prima di lanciarsi all’inseguimento.
Quando anche il mezzorobot uscì dalla sala, Robin lanciò delle bombe fumogene che oscurarono la visuale di Corvina, l’ultimo ostacolo tra lui e il teletrasportatore.
Il ragazzo meraviglia scattò, superò la piattaforma con un salto ed entrò nel cilindro.
Doveva solo premere un pulsante e si sarebbe trovato nell’unico posto che poteva ancora chiamare casa, doveva solo premerlo, ma una voce lo trattenne.
La voce di Corvina.
Ma era diversa da come la aveva sentita l’ultima volta, era più melodiosa, più suadente.
Era migliorata con la magia.
<< Robin? Sei tu, non è vero?
Mi se mancato.
Mi sei mancato moltissimo.
Ti prego, vieni con me. Sarà divertente.
Lasciati andare tra le mie braccia, vieni da me, lasciati andare Robin.
Lasciati andare. >>
Sentiva che se le avesse dato ascolto si sarebbe sentito bene come mai prima di allora, come se nel momento in cui si fosse abbandonato a lei tutti i suoi problemi si sarebbero dissolti, come se non fosse successo niente.
Come se tutto andasse bene.
<< Certo. Come no? >> e premette il pulsante.
La torre tremò.
“Cos’è stato? Oh, no. Sta arrivando.”
Cassie scappava, correva più veloce che poteva per sfuggire al suo inseguitore: << Ma cosa...? Eh no, fermati ragazzina, oppure per te finirà molto male. >>
Cassie non ascoltava e correva, senza guardare indietro. Sentiva solo il rumore dei suoi passi e di quelli più pesanti del suo inseguitore. Ormai era vicino.
Vide una porta aperta e ci si buttò dentro, sperando che lui passasse oltre senza notarla.
Non fu così fortunata.
<< Tesoro? Sono a casa.
Non vieni a salutarmi? >>
Cyborg si avvicinava, il cannone pronto a sparare, i muscoli metallici pronti a scattare e a colpire.
Ma si fermò.
Un altro scossone fece tremare la torre, seguito da un altro, un altro e poi un altro ancora.
“ Stavolta sono più di uno. Che stai facendo Robin?
Ti prego, aiutami.
Vieni a salvarmi.”
Ma non arrivò Robin: << Trovata! Ora ti...
Un’enorme e mostruosa mano nera si chiuse sulla testa del cyborg, sollevandolo a due metri da terra.
Cassie non poteva vedere cosa succedeva dal suo nascondiglio, ma l’unica cosa che sentì furono il rumore di metallo contro metallo e tremende urla di paura e di dolore mentre il cannone del cattivo sparava all’impazzata, senza mai colpire il mostro che stava combattendo.
Poi il mostro lanciò via l’avversario, e ci fu solo silenzio.
Cassie uscì allo scoperto, piano, con timore, e vide il mostro.
Enorme, nero, spaventoso. In una mano c’era un braccio robotico, nell’altro la ragazza demoniaca di prima.
<< Robin, sei tu?
Sei tornato davvero... per salvarmi? >>
Il mostro si aprì rivelandosi un’enorme armatura high-tech che sembrava uscita dall’inferno, e lui uscì fuori.
<< Sì, sono tornato.
Preparati, è arrivato il momento della vendetta.







Ecco un nuovo capitolo per il nuovo anno, con protagonista Robin e la sua nuova amica Cassie.
Come alcuni possono immaginare, Cassie è ispirata a Cassandra, la terza batgitl, ed in genere a varie ragazze DC, mentre l’armatura mostruosa è la Hellbat, un’armatura che Batman ha usato su Apokolips, il pianeta degli dei malvagi.
Da adesso le cose si faranno divertenti 😈

   
 
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