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Autore: Napee    02/01/2017    9 recensioni
[future!AU dal nono capitolo]
Rin è cresciuta al villaggio con la sporadica presenza del suo "Signor Sesshomaru", ma come si evolverà il loro rapporto?
***
Era da quando l'aveva lasciata al villaggio che lei lo sognava, ogni notte, ogni singola notte, per dieci anni,lei lo aveva sognato.
Sognava il suo "Signor Sesshoumaru" che tornava a prenderla, che le accarezzava il viso come quando era piccola, ed ogni mattino era sempre una tortura doversi svegliare ed interrompere quel dolce idillio.
***
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Sempre più vicini
 
Camminarono a lungo ed in silenzio insieme, ma senza osare guardarsi l’un l’altra.
C’era imbarazzo fra i due, forse per la prima volta e forse proveniva più da lei che da lui, all’apparenza imperturbabile come sempre e come era sempre stato.
Rin camminava dritta leggermente indietro rispetto al grande demone e talvolta osava alzare fugacemente gli occhi verso di lui, per riempirli con l’immagine del suo amato Sesshoumaru.
Finalmente, dopo tantissimo tempo ormai, erano soli. Solo loro due, senza neppure il vecchio Jaken fra i piedi.
Solo loro... niente di più.
Rin sorrise fugace fra sé e sé ed arrossì vistosamente a quel pensiero sciocco ed infantile, ma che le riempiva il cuore di un bellissimo sentimento provato davvero poche volte... e tutte in Sua presenza.
Sesshoumaru era la perfezione pura ai suoi occhi.
Non solo l’ammaliava fisicamente, ma anche quel suo temperamento freddo e austero, l’attraeva terribilmente come una falena incantata dalla luce di una candela.
Esattamente come l’insetto con la fiamma, lo seguiva fedelmente, cercando di raggiungerlo, cercando di avvicinarsi il più possibile per poter infine godere del calore sprigionato.
E Rin sapeva, purtroppo sapeva, che prima o poi si sarebbe scottata.
Forse per puro masochismo ignorava volutamente quella consapevolezza, o forse era troppo innamorata per vedere realmente le cose come stavano.
Tuttavia, imperterrita non desisteva nei suoi intenti e continuava a trascorrere misere giornate in una buia tristezza attendendo pazientemente il suo ritorno, e gioire di quei pochi attimi felici in cui poteva vederlo.
Sesshoumaru la portò abbastanza lontana dal villaggio e, di conseguenza, lontana anche da eventuali occhi o orecchie indiscrete.
Non che Sesshoumaru si preoccupasse degli altri, certamente no! Lui non si curava affatto di nessuno... eccezione fatta per lei.
Lei era Rin. Lei era l’unica eccezione in quel mondo che lo faceva desistere dal massacrare l’intera specie umana, lei era colei per la quale lui non mangiava più umani.
Lei era tutto quello che di più importante gli restava. Lei era semplicemente la sua Rin, quella bimba dolce che con i suoi sorrisi era riuscita ad entrare nelle grazie di un demone freddo come lui.
E non si poneva neppure il problema di apparire debole agli occhi degli altri demoni maggiori. Non si curava più neppure delle voci che giravano sul fatto che fosse come suo padre... non gli importava più niente se non di Lei.
Non gli importava neppure di quella yasha, prima o poi l’avrebbe uccisa. Non le avrebbe mai permesso di torcere un singolo capello alla sua Rin.
Camminarono ancora finché non giunsero nella radura del pozzo mangia ossa.
Rin era agitatissima, una strana sensazione le aveva attorcigliato lo stomaco, uno strano presentimento che la mise in guardia.
Qualcosa le diceva che le parole di Sesshoumaru non le sarebbero piaciute affatto...
“Sei cambiata.” Proferì il demone arrestandosi nel bel mezzo della radura, ma senza voltarsi verso di lei.
“Effettivamente credo di essere cresciuta molto in questi anni...” Concordò lei titubante sviando lo sguardo da quella chioma argentea tremendamente perfetta.
“Lo vedo.”commentò atono il demone, voltandosi infine nella sua direzione per poterla ammirare.
Era così bella la sua Rin! Così giovane e fresca, così graziosa ed ingenua, come quando era bambina.
Eppure, era cambiata davvero... era cambiata troppo.
Il suo fisico non era più minuto ed acerbo come un tempo, i suoi occhi non erano più grandi ed innocenti, i suoi lineamenti non erano più fanciulleschi come lo  erano stati tanto tempo prima.
Adesso, dinnanzi a lui, vi era una giovane donna. Una splendida donna che lo guardava con una luce particolare negli occhi, una luce che aveva già visto brillare in altre iridi scarlatte.*
Non appena gli occhi ambrati del demone si posarono su di lei, Rin perse il respiro.
Quegli occhi magnetici sembravano leggerle nell’anima, scovando anche i segreti più profondi e portandoli alla luce.
Inconsciamente si ritrovò ad abbassare lo sguardo per celare le sue guance in fiamme alla vista del demone.
Perché ogni volta doveva ritrovarsi ad agire come una ragazzina?!
Si morse il labbro inferiore con i denti e cercò di ignorare quella sensazione di sfarfallio allo stomaco che pareva non volerle dare tregua.
“Ora sei una donna.” Incalzò lui scrutandola attentamente.
Si concesse un’impercettibile inasprimento del tono della voce su quell’ultima parola, racchiudendovi tutto il suo disprezzo per l’inesorabile e crudele tempo che passava.
Rin avvampò ancora di più udendo quelle parole... soprattutto se dette da lui!
Completamente a disagio, si portò una mano fra i capelli e se li scostò su una spalla.
Perché le stava parlando così?
Perché quelle parole equivoche? E quel tono?
Cosa c’entrava con la yasha di poco prima?
Aria fresca. Aveva bisogno di aria fresca!
Come riusciva a farla sentire così a disagio con così poche parole?!
“E con te, è mutato anche il tuo odore.” Sputò lui con frustrazione stringendo un pugno con rabbia sempre più crescente.
“Come sarebbe?” Chiese Rin confusa.
Quella notizia l’aveva spiazzata del tutto, ma sopra ogni cosa, non riusciva a capire quella furia nascosta dietro l’indifferenza della quale erano mascherate le parole del demone.
Lo scrutò attentamente in volto, facendo attenzione ad ogni minimo movimento facciale del demone.
La mascella era squadrata e perfetta come sempre, ma irrimediabilmente serrata... segno inequivocabile della sua furia. E la sua rabbia non prometteva assolutamente niente di buono.
“Il tuo odore è mutato con te. Lentamente è diventato sempre più simile al mio, finché non è diventato completamente demoniaco.”
Rin rimase in silenzio per qualche minuto, cercando di assimilare quanto più velocemente possibile tutte le novità che Sesshomaru le aveva confessato.
Una strana stretta allo stomaco sostituì lo sfarfallio di poco prima, dando origine ad una sensazione di terrore e di amara consapevolezza.
La yasha stava davvero cercando lei...
Perché? Quali erano i suoi piani?
Perché il suo odore era mutato?
Rabbrividì al sol pensiero, ma cercò di calmarsi.
Il suo odore era cambiato drasticamente in quegli anni, ma, a giudicare dall’evidente rabbia che brillava negli occhi di Sesshomaru, ancora non se ne conosceva il motivo... e probabilmente nemmeno le conseguenze.
Che fosse un sortilegio di quella yasha?
In fondo, poco prima aveva rivelato di star cercando “la ragazza baciata dai demoni dell’oltretomba”... ma perché?
Perché avrebbe dovuto maledirla per poi darle la caccia?
Non aveva molto senso...
Probabilmente la yasha non centrava niente con il suo cambiamento, ma, in qualche modo, ne era venuta a conoscenza ed adesso la stava cercando per i suoi scopi ignoti.
Chiuse gli occhi e sospirò profondamente cercando un brandello di coraggio dentro di sé.
“Sono io ‘la ragazza baciata dai demoni dell’oltretomba’?” Chiese atona senza osare posare lo sguardo sul volto del demone.
Non osava tanto, non sapeva se avrebbe retto nel vederlo così infuriato come sembrava.
“Sì.” Sospirò Sesshomaru esausto.
Quella parola, quell’unica sillaba, gli era costata molto di più di qualsiasi altra cosa.
Era solo una parola, ma significava troppo per lui.
Era il simbolo del cambiamento, del tempo che stava passando troppo velocemente, della sua incapacità nel proteggerla, nella sua inettitudine nel capire che diamine stesse accadendo alla sua Rin.
Una sillaba colma di disonore..
Per Rin invece fu come ricevere uno schiaffo in faccia.
Quella consapevolezza che le aveva stretto lo stomaco si era infine concretizzata, dando il permesso alle sue paure di fluire via libere dalla sua mente.
Che cosa succederà adesso?
Sarò in grado di affrontare tutto questo?
La yasha che piani avrà?
Farà del male ai miei amici?
Farà del male a Lui?
Una lacrima corse lungo la sua guancia senza che lei se ne accorgesse.
Sesshomaru, lesto, la raccolse con due dita, sfiorandole delicatamente l’epidermide rosea del viso.
Rin sussultò sorpresa per quel contatto inaspettato.
Alzò subito lo sguardo verso il demone e scioccamente s’immerse in quel mare d’oro fuso che sembrava volerla inghiottire.
Quegli occhi demoniaci trasudavano frustrazione, rabbia e sete di sangue, ma soprattutto un sentimento dolce e caldo che sembrava acquietare gli altri, prendendo il sopravvento.
Sorrise debolmente mentre altre lacrime sgorgarono fuori controllo.
Ormai non riusciva più a smettere, il suo pianto stava diventando un vero e proprio sfogo, e Sesshoumaru sembrò intuirlo.
La lasciò piangere a lungo, osservandola da spettatore silente, attendendo pazientemente che si calmasse.
In quel momento, si sentiva debole come mai prima.
Vederla piangere, sentire l’odore della sua paura, della sua preoccupazione, erano colpi devastanti dai quali  neppure lui sapeva difendersi.
Infine Rin si asciugò anche quell’ultima lacrima, tirò su col naso e sorrise rassicurante al demone in segno di ringraziamento.
Non era una situazione facile da gestire, non vi era niente di certo tranne il pericolo per l’incolumità della sua Rin... eppure, quel sorriso ebbe la capacità di calmare la sua anima demoniaca irrequieta.
 
^^^
 
Trascorsero insieme i brevi attimi di luce che ancora il giorno concedeva, poi, al tramonto, Sesshomaru accompagnò Rin fino al villaggio.
Non era saggio girare di notte, soprattutto adesso che la yasha l’aveva trovata.
Rin questo lo sapeva anche se Sesshomaru non glielo aveva detto, tuttavia si trovava tremendamente a disagio per tutto il fastidio che stava recando ai suoi amici.
Kagome si era presa un bello spavento ed era rimasta a riposo tutto il giorno, dunque, per non farla affaticare,  Sango si era offerta di aiutarla ad adempiere i compiti da sacerdotessa, mentre Miroku si occupava dei bambini ed  InuYasha  perlustrava i dintorni continuamente alla ricerca della strega.
Tutto il villaggio era in allerta e lei si sentiva così colpevole...
Sesshomaru la squadrò attentamente durante il tragitto, cogliendo subito la sua preoccupazione.
Ormai Rin era un libro aperto per lui tanto quanto lui lo era per lei.
“Non devi preoccuparti” le disse cercando di addolcire la voce il più possibile, nel tentativo di assumere un tono quantomeno consolatorio.
“Non sono preoccupata per me, lo sono per gli altri.
Non volevo creare tutto questo trambusto...e tantomeno voglio che qualcuno si faccia male.” Confessò lei sospirando, passandosi una mano tra i capelli per cacciare  indietro alcune ciocche ribelli che le erano scese sul viso.
Sesshomaru restò in silenzio non sapendo bene come rispondere.
Lui non si era mai curato degli altri, non si era mai preoccupato per qualcuno che non fosse lui stesso, quindi non riusciva a comprendere a pieno le parole della ragazza.
Sarebbe stato solo un miracolo se, in un possibile scontro, tutti ne fossero usciti illesi.
“... compreso voi.” Aggiunse lei in un sussurro, arrossendo poco dopo.
Il demone si fermò ad osservarla con malcelato scetticismo.
Si stava preoccupando per lui?
Per la sua incolumità?
Che scempiaggini...
“Rin...” iniziò lui con aria di rimprovero, ma lei alzò le mani in segno di resa interrompendolo.
“Lo so, lo so... voi siete il demone più forte delle terre dell’ovest, non vi accadrà niente, non devo preoccuparmi inutilmente...” disse lei scimmiottandolo.
“Però, non riesco a stare tranquilla.
Ho la brutta sensazione che accadranno solo cose orribili.” Confessò abbassando lo sguardo colpevole.
Non doveva abbattersi così, non era da lei...
Dov’era finita la Rin sempre sorridente e sempre allegra?
La mano del demone che le sfiorò la guancia, la distrasse completamente dai suoi tristi pensieri.
Sesshomaru le carezzò il viso, alzandole lo sguardo per potersi nuovamente specchiare in quegli occhi d’ossidiana.
Com’ bella la sua Rin...
Com’ buona la sua Rin...
“Non devi temere.” Pronunciò solennemente, quasi come una promessa invece di un ordine.
Rin rimase senza fiato e si ritrovò a sorridere felice sperando che lui non udisse il suono del suo cuore che batteva all’impazzata.
 
Ripresero il cammino ed infine giunsero al villaggio, dove ad attenderli vi era InuYasha che avrebbe scortato Rin fino alla sua capanna.
Con celata riluttanza, Sesshomaru era stato costretto a separarsi da lei ed affidarla alla protezione di suo fratello.
Ma quale tortura per il demone...
Lasciare il suo tesoro più prezioso fra le  mani di un inetto mezzospettro!
“Dovremmo accordarci con gli altri per riuscire a non lasciarti mai da sola.” Le disse InuYasha grattandosi il capo con aria pensosa.
Non sarebbe stato facile proteggerla per loro.
Per quanto potessero essere temibili, InuYasha ed il suo gruppo di umani, adesso, avevano altre priorità a cui badare e Rin non rientrava fra queste.
“Kohaku si è offerto di restare a proteggerti stanotte e resterà al villaggio finché sarà necessario...”
Udendo quelle parole, Sesshomaru aggrottò le sopracciglia ed un ringhio sommesso fece vibrare la sua gola.
Quell’umano stava decisamente esagerando...
Per quanto lui ne sapesse, Rin non aveva ancora accettato di essere corteggiata dal giovane sterminatore, altrimenti glielo avrebbe certamente detto!
Con quale sfrontatezza osava proporsi per trascorrere la notte con Rin?!
“... o magari, Sesshomaru, preferisci vegliarla tu.” Ammiccò il mezzodemone rivolgendogli un’occhiata sorniona.
Quello stolto aspirante suicida lo stava deliberatamente provocando!
Ma tutto passò in secondo piano, quando l’odore dell’imbarazzo di Rin appestò l’aria in quel preciso istante.
Sesshomaru si voltò ad osservarla. Quelle guance arrossate, quegli occhi sfuggenti ed irrimediabilmente rivolti verso il basso e quel labbro inferiore sadicamente stretto fra le labbra, furono una visione talmente sublime che la sua indignazione scemò all’istante.
“Rin, la decisione spetta a te. Scegli.” Esordì  il demone senza staccarle gli occhi di dosso.
La ragazza avvampò ancor di più sentendosi chiamata in causa, e lo sguardo divertito di InuYasha non l’aiutò affatto!
“E-ecco... p-per me... n-non ci sono p-preferenze...” mentì spudoratamente.
Certo che c’era differenza!
C’era una differenza abissale!
Lei desiderava ardentemente trascorrere ancora un po' di tempo con Sesshomaru da sola... ma con quale faccia avrebbe potuto palesare quel suo desiderio?
“P-però...n-non v-vorrei che...che...” tentennò ancora cercando di trovare una valida motivazione affinché Sesshomaru restasse ancora con lei.
Ma che poteva inventarsi?
“Che Kohaku si stanchi ulteriormente. Giusto Rin?” Finì per lei InuYasha strizzandole l’occhio con fare complice.
“Sì” concordò la ragazza abbassando la testa, incapace di poter continuare a guardare Sesshomaru in faccia.
“Nonostante la buona volontà, Kohaku ha lavorato nelle risaie  tutto il giorno... non credo reggerebbe una nottata insonne.” Pensò il mezzodemone ghignando divertito.
“Allora per stanotte vi lascio da soli, ma domani dobbiamo organizzarci per bene su come proteggerla ed anche su come acchiappare quella strega.” Aggiunse poi rivolgendosi direttamente al demone bianco.
Sesshomaru alzò un sopracciglio infastidito.
Quell’ultima frase non gli piaceva per niente.
“Non ho bisogno del vostro aiuto per catturare quella strega.” Puntualizzò.
“Ma davvero?! Allora perché non ci sei ancora riuscito?”lo stuzzicò InuYasha divertito.
A quelle parole, Sesshomaru afferrò l’elsa di Bakusaiga pronto ad affrontare il fratello nell’ennesimo duello mortale.
“Vi prego!” Gridò Rin frapponendosi fra i due.
“Non mi sembra il momento adatto per l’ennesima lotta  fra di voi!”
Sesshomaru osservò la ragazza dinnanzi a lui con stupore e curiosità.
Non si sarebbe mai aspettato un simile comportamento da parte sua.
Frapporsi fra lui ed un duello era pressoché un suicidio dopotutto.
Lasciò la presa sull’elsa della katana rivolgendo ad InuYasha uno sguardo eloquente che sembrava dirgli “la prossima volta lei non ci sarà e tu non avrai scampo.”
“Adesso sarei stanca... e vorrei dormire.” Continuò   Rin, conscia che, quella sera, con Sesshomaru accanto, non avrebbe mai e poi mai chiuso occhio.
Ma doveva allontanare quei due prima che ingaggiassero l’ennesimo litigio che sarebbe poi sfociato in chissà quale guerra all’ultimo sangue.
Sesshomaru annuì debolmente e s’incamminò per addentrarsi nel villaggio, verso la capanna della sua protetta.
Era l’ennesima volta che si addentrava in quel  villaggio umano per stare con lei.
Il sé stesso di molto tempo fa, avrebbe trovato tutta quella situazione, altamente improbabile, eppure...
Arrestò il passo e si voltò verso la ragazza, attendendo che lo raggiungesse.
Rin ringraziò InuYasha con un piccolo inchino e corse verso il demone completo.
Il mezzospettro restò qualche minuto ad osservarli curioso.
Lei camminava al suo fianco titubante e timida, mentre lui sembrava indifferente, ma in realtà stava osservando ogni movimento della giovane con estrema attenzione.
Che strano rapporto avevano instaurato...
“Sbrigati a capire che l’ami, stupido fratello...” sospirò esausto InuYasha, tornandosene alla sua capanna.
 
 
 
  • Le iridi scarlatte a cui pensa Sesshomaru, sono quelle di Kagura morente.
  
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