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Autore: Napee    16/07/2016    9 recensioni
[future!AU dal nono capitolo]
Rin è cresciuta al villaggio con la sporadica presenza del suo "Signor Sesshomaru", ma come si evolverà il loro rapporto?
***
Era da quando l'aveva lasciata al villaggio che lei lo sognava, ogni notte, ogni singola notte, per dieci anni,lei lo aveva sognato.
Sognava il suo "Signor Sesshoumaru" che tornava a prenderla, che le accarezzava il viso come quando era piccola, ed ogni mattino era sempre una tortura doversi svegliare ed interrompere quel dolce idillio.
***
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 4. Rivelazioni scomode

Sesshoumaru camminava nel fitto bosco alla ricerca del demone Royakan o di uno dei suoi lupi.
La voce che gli aveva riferito Jaken aveva purtroppo accertato i suoi dubbi: c’era in giro una yasha che si cibava di sangue umano ed era in cerca di un sangue particolare, il sangue “della fanciulla baciata dai demoni dell’oltretomba.”
Ringhiò sommessamente ripensando a quelle parole.
Era risaputo che questa strega fosse una brutale assassina che si cibava del sangue delle vittime per i suoi strani riti di magia, ma nessuno ne conosceva il motivo.
Ormai erano anni che mieteva vittime senza risparmiare nessuno, indistintamente, bambini, donne o uomini che fossero.
Poi, si era fatta notare per la predilezione verso le giovani fanciulle dotate di particolare bellezza, suscitando clamore soprattutto nei villaggi umani.
Inizialmente non gli aveva dato peso, si sarebbe certamente trattata della solita strega troppo ambiziosa che si poneva un obbiettivo troppo alto e periva nell’impresa di raggiungerlo.
Aveva provato a lasciar perdere quella sua strana preoccupazione, quella singolare apprensione che gli annodava lo stomaco non appena il suo pensiero vagava a Rin.
Ci aveva provato davvero, dopotutto la vita degli umani non gli importava.
Ma quella strana sensazione non lo aveva mai abbandonato.
Spesso si sorprendeva nel trovarsi a pensare che la yasha assetata di sangue stesse cercando Rin, ma poi si dava mentalmente dello stupido per quegli strani ad insensati pensieri.
Eppure, quell’impercettibile dubbio restava...
Finché, purtroppo,  non ebbe la conferma che le sue supposizioni erano fondate.
Si ricordava ancora alla perfezione il giorno in cui l’odore di Rin era mutato.
Certo, ogni ragazza quando diventa fertile cambia odore, ma in Rin era avvenuta una cosa strana, singolare, che mai aveva sentito.
Lei era umana, ne era certo, eppure l’odore della ragazza si era fatto più simile al suo...più demoniaco.
Precisamente, Rin stava acquisendo pian pianino l’odore di quel segugio infernale evocato da sua madre, che la rapì da bambina.
Inizialmente non vi aveva dato peso, quasi non ci credeva ed aveva continuato a viaggiare incontrastato per le terre dell’ovest, ma ogni giorno che passava l’odore della ragazza era sempre più forte ed ancora più diverso... Ancor più demoniaco, ancor più di oltretomba.
Quella nota olfattiva che stonava terribilmente con tutto il suo profumo, si era accresciuta col tempo inesorabilmente, tanto che ormai Rin aveva quasi del tutto l’odore di quel demone.
Sesshoumaru non riusciva a spiegarsi come fosse possibile una cosa simile e le strane voci riguardanti quella strega non lo tenevano affatto tranquillo...
Viaggiare con Rin, esponendola ai pericoli della natura selvaggia, averla a contatto con altri demoni, era un rischio troppo grande da correre.
Se lui si era accorto di quella nota particolare nel suo odore, chiunque avrebbe potuto fare lo stesso, ed era solo questione di tempo prima che la yasha la scoprisse.
In quel momento particolare, un’umana gli offrì il suo aiuto.
Non lo avrebbe mai detto, non avrebbe mai accettato di abbassarsi così tanto da accettare l’aiuto di una sacerdotessa, ma la vecchia Kaede era stata molto chiara e non avrebbe mai accettato un “no” come risposta, neppure dal principe dei demoni.
Si era offerta di occuparsi della piccola Rin mentre lui nel frattempo avrebbe trovato una valida spiegazione al suo strano cambiamento.
“Fra gli umani si mescolerà meglio.”
“Sarà più difficile per lei essere scovata”
“Non sarà comunque sola, InuYasha sarà pronto a difenderla.”
Furono queste le sue parole, le uniche frasi che lo convinsero a fare ciò che avrebbe altrimenti ritenuto contro natura: separarsi da lei.
Ancora gli risuonavano nelle orecchie le sue grida disperate quando gli aveva voltato le spalle addentrandosi nella foresta senza di lei.
Quando tuonava la notte, ancora poteva udire il suo pianto disperato mentre invocava il suo nome, pregandolo di non lasciarla lì da sola, di non abbandonarla in quel villaggio.
Era stato difficile separarsi da lei e tornare a quella solitaria routine scandita solo dal gracchiare di Jaken e non più dal tenero canticchiare della sua voce, ma alla fine era riuscito, in un certo senso, a riabituarcisi.
Ma se la separazione era stata dolorosa per entrambi, vivere senza lei a trotterellare al suo fianco lo era stato ancor di più.
Era straziante non sapere come stesse, cosa facesse o anche solo non sentire la sua voce, soprattutto con il pericolo tangibile che quella yasha la trovasse mentre lui non era lì per proteggerla.
Si diceva che non c’era niente in grado di turbare l’algido Sesshoumaru: tutto lo sfiorava ma niente lo scalfiva.
Eppure, solo quella effimera umana era riuscita ad intaccare impercettibilmente la sua spessa corazza fin quasi a fargli provare dei sentimenti.
Primo fra tutti: la preoccupazione.
Ormai era chiaro, quella strega stava cercando proprio Rin, era lei la fantomatica “fanciulla baciata dai demoni dell’oltretomba”.
Al sol pensare che la sua Rin fosse in pericolo, gli ribolliva il sangue.
Lui costretto a girare il Giappone in cerca di spiegazioni da parte di stregoni o shamani, mentre lei era sola al villaggio Musashi protetta solamente dal quel mezzospettro di suo fratello InuYasha.
Sospirò esausto.
Quella situazione andava avanti ormai da troppo tempo e vivere nel dubbio di un possibile attacco nemico non era affatto nei suoi piani.
Il giorno in cui Rin si era ferita per sbaglio era stato il giorno in cui aveva deciso di dare la caccia a quella yasha, rinunciando così ai suoi viaggi per l’accrescimento del potere demoniaco.
Quel giorno stesso era partito per cacciarla, il giorno in cui aveva avuto la conferma dei suoi dubbi, il giorno in cui aveva scoperto che il sangue di Rin non era affatto umano... Almeno, non più.
L’odore muschiato del demone delle foreste gli arrivò dritto alle narici, poco prima che quest’ultimo facesse la sua comparsa.
“Mio Signore Sesshoumaru, ho sentito che mi stavate cercando.” Esordì Royakan apparendo da dietro un grosso arbusto.
“Parlami della yasha che si nutre di sangue.” Ordinò Sesshoumaru con la sua solita voce indifferente.
“Certamente mio Signore.
Proprio l’altro giorno avevo mandato uno dei miei lupi a divorare un umano che si era perso nel bosco di InuYasha, ma quando è arrivato lì, il corpo era stato dissanguato da una donna con lunghi canini demoniaci.” Raccontò il demone dei boschi con aria assorta, mentre Sesshoumaru già ringhiava sommessamente per quella scomoda scoperta.
La yasha era più vicina di quanto pensasse.
Le sue fonti sui suoi spostamenti erano state solo false piste!
Che lo stesse depistando?
Sapeva di essere seguita da un demone potente come lui?
Era riuscita ad avvicinarsi così tanto... Decisamente troppo.
Bastava che Rin si avventurasse da sola nel bosco e l’avrebbe certamente presa senza che quello stolto mezzodemone fosse in grado di accorgersene.
Senza proferire parola, girò i tacchi e se ne andò per la direzione dalla quale era venuto, lasciando il demone Royakan delle foreste da solo.
Se solo fosse successo qualcosa alla sua Rin, avrebbe fatto saltare la testa a tutti gli abitanti del villaggio, nessuno escluso, partendo dalla vecchia miko che lo aveva convito molti anni prima.
Camminò a lungo ed in silenzio, assorto completamente dai suoi pensieri.
Quella strega non si sarebbe fatta prendere facilmente.
Già una volta aveva provato a tenderle un’imboscata per scongiurare qualsiasi timore, ma la strega era stata abile nel non cadere in trappola e defilarsi senza farsi vedere.
Non sapeva il suo aspetto, non sapeva come catturarla, non sapeva dove trovarla, ma una cosa era certa, lei non si sarebbe mai avvicinata a Rin.






InuYasha vegliava la moglie dall’alto di un albero, mentre questa istruiva Rin sull’arte delle erbe mediche.
Ormai Rin era una donna e presto si sarebbe presentato qualche pretendente chiedendo la sua mano, ammesso e concesso che Kohaku non ci stesse già provando...
Fece una smorfia preoccupata.
Questo pensiero, gli provocava una strana angoscia, una sorta di folle  preoccupazione, dopotutto chi lo avrebbe detto a Sesshoumaru?!
Ma soprattutto, come l’avrebbe presa?
Non aveva idea di cosa lo legasse alla giovane umana,  ma in cuor suo sapeva che suo fratello non avrebbe reagito bene una volta appresa una simile notizia.
Un’odore dolciastro conosciuto gli arrivò alle narici mettendolo in allarme.
Che ci faceva suo fratello da quelle parti?
“Parli del diavolo...” Bisbigliò fra sé e sé riaccomodandosi placidamente sul ramo.
Probabilmente era solo questione di tempo e si sarebbe mostrato per donare l’ennesimo kimono a Rin.
Tsè, chissà perché continuava a donarle dei kimono e sparire invece di parlare chiaro sulle sue intenzioni...
Annusò ancora l’aria arricciando il naso fino e mentalmente calcolò la posizione del demone cane.
All’incirca sarebbe dovuto essere dalle parti del Goshinboku...ma che ci faceva lì?
Non aveva sentito che Rin era nel campo di Jinenji?
Forse voleva che lei andasse da lui...
Forse lui  avrebbe dovuto avvisare Rin...
Bhe, in ogni caso si sarebbe dovuto mostrare!
InuYasha non ci teneva affatto ad impicciarsi dei loro affari!
Un’aumento repentino dell’aura del maggiore fece tremare impercettibilmente gli alberi e di tutto il villaggio.
Ma che diamine faceva quell’imbecille?
Voleva terrorizzare tutti gli abitanti?
“InuYasha!” Lo chiamò Kagome con sguardo allarmato in cui lui vi lesse una muta domanda.
Ormai, dopo tanti anni, lui e sua moglie si capivano al volo, bastava uno sguardo in più  e già intuivano l’uno i pensieri dell’altra.
Kagome, come lui, aveva percepito quell’improvviso aumento dell’aura di Sesshoumaru e la cosa le era risultata alquanto sospetta.
“Lo so... L’ho sentita anche io.” Rispose lui a quella domanda inespressa.
“Cosa? Di che state parlando?” Chiese Rin curiosa, ma vagamente preoccupata dal repentino cambiamento d’umore della miko al suo fianco.
“Vado a vedere!” Esordì InuYasha prima di spiccare un balzo prodigioso verso la fonte di quell’odore che un tempo era stato sinonimo di preoccupazione.
Qualcosa gli suggeriva che c’erano guai in vista e che quella strana improvvisata, da parte di suo fratello, non era affatto un buon segno.
Saltò rapido da un albero all’altro finché non giunse nei pressi del Goshinboku.
A quel punto, spiccò un altro salto finendo dritto sul terreno erboso dinnanzi a suo fratello che lo attendeva leggermente accigliato.
“Ci hai messo un po’ per capire che ti aspettavo.” Commentò atono il principe dei demoni con la sua solita aria di superiorità che tanto lo caratterizzava.
“Tsè, alla fine sono arrivato, accontentati perché non è poco!” Rispose InuYasha con la sua solita spavalderia, provocando un lieve assottigliamento degli occhi di Sesshoumaru.
Il demone completo si appellò a tutto il suo infinito autocontrollo ed accantonò quell’immane voglia si strangolare il suo fratellastro.
“Voglio che segui Rin ovunque vada.”
“Cosa?! Scordatelo! Non so se l’hai notato, ma mia moglie è incinta e presto partorirà! Dovrei pensare a lei!” Sbottò il mezzodemone con cipiglio irato, quasi offeso.
Che diamine andava blaterando suo fratello?
Non poteva accantonare Kagome in un angolo per far da balia ad una ragazzina iperattiva!
“Certo che l’ho notato, la tua donna emana il tuo stesso fetido odore di mezzodemone” Rispose Sesshoumaru arricciando impercettibilmente il naso in segno di sdegno.
“Se hai finito di offendermi, me ne andrei!” Esordì InuYasha scocciato facendo per andarsene, ma un ringhio gutturale lo inchiodò al suo posto.
Che suo fratello non avesse ancora terminato di proferire con lui?
“C’è altro?” Chiese ironico con il suo tipico sorrisetto sprezzante che ebbe la capacità di irritare ancora di più l’imperturbabile principe.
“Non farla avvicinare al bosco. Per nessun motivo.” Concluse l’algido demone dando le spalle al mezzospettro mentre ritornava sui suoi passi, alla ricerca di quella yasha.
“È per via del suo odore?” Si azzardò a chiedere InuYasha quando Sesshoumaru era già abbastanza lontano, ma sapeva benissimo che lo aveva udito senza problemi.
“Sì.” Rispose il maggiore con la sua solita voce gelida, ma solo un orecchio attento avrebbe potuto scorgervi una nota di frustrazione.
Dunque anche InuYasha aveva notato il suo odore?
Quanti demoni lo sapevano?
In quanto tempo sarebbe giunto alle orecchie di quella strega?
“Va bene, le starò vicino.” Concluse infine il mezzodemone per poi spiccare un balzo, lasciando Sesshoumaru da solo in quel piccolo spiazzo di boscaglia che delimitava il villaggio.
Stranamente, l’esistenza di suo fratello non gli stava risultando troppo inutile.






Rin osservava di sottecchi gli strani comportamenti di Kagome mentre raccoglievano distrattamente qualche bacca curativa.
La miko continuava a torturarsi le mani con evidente nervosismo osservando il cielo con apprensione.
Qualcosa non andava e, per qualche strano motivo, lei ed InuYasha non volevano parlarle a riguardo.
“Kagome, tutto bene?” Chiese Rin fermando la mani della giovane miko che, col loro continuo movimento, stavano innervosendo pure lei.
“Sì, certo.” Rispose la donna frettolosamente, senza neppure guardarla negli occhi.
Brutto segno...
“Kagome, davvero... Con me puoi parlare.
Cosa ti turba? Ho visto come è volato via InuYasha, dimmi che cosa succede. Posso aiutarvi!” La pregò Rin accorata, ma la miko negò con il capo sorridendole grata per tutte quelle premure.
Non poteva parlare, non stava a lei spiegarle cosa stava accadendo.
“Non è niente, una sciocchezza, non angustiarti.” Concluse la donna raccogliendo il suo cestino colmo di erbe mediche, mentre già s’incamminava verso il villaggio per preparare vari infusi curativi che le sarebbero certamente serviti durante il parto.
Rin la raggiunse di fretta portandosi dietro il suo cesto di erbe e fiori vari con i quali avrebbe decorato le pareti della capanna per giorni.
All’improvviso una sferzata di vento gelido le colpì violentemente, tanto forte da provocare un gran polverone che costrinse le due a schermarsi gli occhi con una mano.
“Eccoti!”
Trillò entusiasta una voce femminile sconosciuta che attirò la loro attenzione, costringendole a voltarsi verso la fonte dalla quale proveniva.
Davanti a loro vi era una donna alta ed innaturalmente  magra, quasi come uno scheletro.
La sua pelle era bianchissima, tanto da non sembrare viva ed i suoi capelli corvini le ricadevano disordinatamente sul viso e sul corpo mezzo svestito.
Ma ciò che catturò maggiormente l’attenzione delle due ragazze, furono quei due canini enormi che fuoriuscivano dalla bocca della donna fino a sfiorarle il mento.
Rin sgranò gli occhi indietreggiando spaventata.
Quella donna non era certamente umana, non poteva esserlo... Era una demone!
Una demone che voleva far loro del male ed aveva scelto proprio il momento in cui InuYasha era andato via!
Kagome si frappose fra la nuova arrivata e Rin, in un atto di sconsiderato coraggio.
“Chi sei?” Chiese la miko estraendo lesta arco e freccia e puntando dritto alla testa di quella strega.
“Non importa chi sono adesso, ma che cosa diventerò dopo.” Rispose enigmatica sorridendole maligna e mostrando due file di zanne acuminate.
Rin annaspò aria terrorizzata, mentre Kagome mantenne quell’apparente sangue freddo continuando a tenere la mira puntata sulla demone dinnanzi a loro.
Come aveva fatto a trovarla?
InuYasha e  Sesshoumaru dove erano in un momento come quello?!
Lei non era certamente in grado di combattere e non era affatto certa che qualche freccia sacra avrebbe fatto fuggire la yasha.
“Che vuoi da noi?” Chiese ancora la miko, visibilmente innervosita dalla precedente  risposta apparentemente senza senso.
“Voglio la fanciulla baciata dai demoni dell’oltretom...”
“Qui non c’è ciò che stai cercando.”
“Invece sì!” Rise isterica la demone con la sua voce acuta.
Era un suono sgradevole ed agghiacciante, come milioni di unghie che stridono su una lavagna all’unisono.
Rin ingoiò aria facendo balzare lo sguardo da Kagome a quella demone.
Chi era la fanciulla baciata dai demoni dell’oltretomba?
Era lei?
Una strana sensazione allo stomaco le fece intuire la risposta.
“Kagome...” La chiamò in cerca di un cenno che smentisse i suoi dubbi inespressi, ma purtroppo la miko le rivolse un fugace sguardo di scuse, prima di tornare a puntare lo sguardo sulla demone.
Dunque, era lei!
Che cosa voleva quella donna spaventosa?
Cosa voleva farle?
Si ritrovò ad indietreggiare ancora, finché la sua schiena non incontrò la dura e fredda corteccia di un albero del bosco.
Lesta rivolse nuovamente lo sguardo verso la demone, incontrando i suoi occhi vermigli assetati di sangue che la guardavano costantemente come se fosse un pasto prelibato.
“Vattene!” Tuonò la miko scoccando una freccia d’avvertimento che andò dritta a sfiorare una guancia scarna della strega.
La yasha ignorò bellamente la sacerdotessa, puntando direttamente alla ragazza dietro.
Stava per balzare ed attaccarla, stava per cibarsi col sangue che aveva tanto a lungo cercato, ma l’aura imponente e minacciosa di Sesshoumaru in veloce avvicinamento, la fece desistere dal suo intento e, sorridendo, si dileguò lesta fra gli alberi.
Pochi secondi dopo, nel campo giunsero sia InuYasha che Sesshoumaru con le armi già sfoderate e pronti a dare battaglia.
InuYasha era visibilmente nervoso e la sua Tessaiga pulsava fra le sue mani impaziente, ma non appena i suoi occhi videro quelli di Kagome, subito tutto passò in secondo piano ed andò al fianco della moglie per accertarsi delle sue condizioni.
“Kagome, tutto bene?” Chiese il mezzodemone apprensivo cingendola per le spalle.
“Sì, stiamo bene” rispose lei sorridendogli per rassicurandolo.
Rin aveva gli occhi puntati sul Signor Sesshoumaru appena giunto nel campo di Jinenji per lei, solo per lei, per difenderla da quella demone assetata di sangue.
Il cuore le batteva velocissimo, cozzando violento contro la cassa toracica.
Era tornato, era tornato per lei...
Quella consapevolezza le mozzò il respiro.
Allora, forse, gli importava qualcosa di lei.
Lo scrutò attentamente cogliendo ogni emozione che lesta attraversava fugacemente il volto del signore dell’ovest.
Preoccupazione, apprensione, rabbia, sollievo ed infine frustrazione.
Tutte avevano solcato il viso del suo amato demone, tutte quante per qualche misero secondo, caratterizzate da un impercettibile movimento dei suoi muscoli facciali.
Non appena il demone maggiore si voltò verso di lei, tutte quelle emozioni scomparvero, lasciando il posto al solo rammarico.
Qualcosa non andava e quella leggera rughetta al lato della bocca ne era l’evidente segno.
“Che sta succedendo?” Mormorò più a sé stessa che agli altri, ma Sesshoumaru la udì alla perfezione e con voce atona rispose.
“Dobbiamo parlare.”.



Buongiorno! :)
Come state?  Io tutto bene :)
Capitolo pieno di novità!
Rin e Kagome hanno avuto uno spiacevole incontro, ma per fortuna sono accorsi subito i due bei cagnoloni pronti a combattere!
Che teneri... Lo voglio anche io un prestante Sesshoumaru che corre in mio soccorso *^*  (se se aspetta e spera xD)
Vaneggiamenti a parte xD
In questo capitolo si è finalmente capito che cosa sta cercando questa yasha, ma il perché resta un mistero >:)
Lo so, la descrizione dell’antagonista fa un po' pena, ma più avanti ci sarà una bella descrizione dettagliata... Degna della sua bruttezza xD quindi non mi sono dilungata troppo e vi ho fornito una fugace immagine, giusto per avere un’idea :)
Vi prego di segnalarmi qualsiasi orrore, strafalcione o cavolata grammaticalmente scorretta che ho sicuramente disseminato per il capitolo.
Alla prossima!
Un bacio! <3

  
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