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Autore: Sameko    03/01/2017    1 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 10: Prove
 




All’inizio, era stata solo una debole sensazione di pericolo ai limiti della sua percezione a farla passare da uno stato di sonno profondo al dormiveglia, ma erano occorsi solo pochi, flebili secondi affinché quella sensazione diventasse una percezione fisica, un qualcosa a cui il suo cervello potesse rispondere con panico attivo una volta registrato.
La sua anima si agitò come se fosse sul punto di spezzarsi in due sotto il peso, la minaccia di qualcosa di irruento e invasivo che stava tentando di raggiungerla, per poi strappare violentemente via qualcosa dal suo petto.
Frisk aprì gli occhi, boccheggiò, in cerca dell’aria che le stava venendo a mancare. I capelli arruffati le scivolarono da un lato quando si mise a pancia in su, a fissare il soffitto della camera di Papyrus, ansimante e tremante. Ma, così come era arrivata, quella sensazione di dolore sparì, facendole quasi dubitare di averla percepita in primo luogo.
Rimase lì ferma in quella posizione per parecchi secondi prima di strofinarsi stancamente gli occhi, sospirando.
Gettò uno sguardo lievemente apprensivo verso Chara che, infilata sotto le coperte di fianco a lei, non sembrava però essersi svegliata, e il suono del respiro ancora regolare dell’altra ragazzina la rassicurò di questo. Era stata una giornata estenuante per entrambe, prima quello scontro, poi il fare amicizia con tutti i mostri che abitavano nell’area di Waterfall, le lezioni di cucina estrema a casa di Undyne e, infine, il viaggio di ritorno a casa dei due fratelli-scheletro. Sorrise di cuore ripensando al sorriso benevolo che Papyrus aveva rivolto loro nel vederle tornare come si erano accordati. Sembrava ormai convinto di averle ufficialmente adottate come sorelline più piccole, nonostante in questa linea temporale si conoscessero da appena due giorni, ma questo genere di comportamento non era estraneo alla normale natura fiduciosa e gioviale di Papyrus. Certe cose non cambiavano mai e Frisk era contenta di poter ancora contare su persone ( mostri ) come lui.
Si portò una mano in alto a tastarsi il petto, dove cuore e anima si univano in un unico e armonico battito. Alla sua anima non era successo nulla per fortuna, si rese conto con un sospiro sollevato. Non poteva però aver immaginato quel dolore, era stato troppo reale e vivido perché avesse potuto trattarsi di semplice immaginazione, eppure era stato velato da una distanza che la aveva in parte fatto scudo dalla pura forza di quella percezione.
Forse, quel dolore non era stato suo, ma… di qualcun altro?
Puntò lo sguardo verso la porta chiusa, realizzando pian piano cosa potesse essere accaduto.
Essere legati da una Sintonia significava questo? Sentire in una certa misura lo stesso dolore dell’altro?
Un momento.
Dolore?
Sans si era fatto male?! Gli era accaduta la stessa cosa di ieri? Ma non lo aveva sentito gridare e dalla stanza a fianco, ora occupata da Papyrus, nessun rumore poteva essere udito. Che non si fosse appostato in mezzo al corridoio come la notte precedente ma fosse rimasto in salotto a dormire? Sperava davvero fosse così, o dubitava che sarebbe riuscita ad accompagnarlo al piano di sotto da sola.
Si alzò più silenziosamente che poté, districando i piedi dalle coperte. Sfortuna voleva che fosse stata lei ad addormentarsi contro la parete e dovette quindi strisciare fino al bordo del letto e scendere dal lato corto, visto che il lato lungo era bloccato da Chara.
Si infilò il maglione dell’amica, che l’altra ragazzina le aveva offerto di indossare finché Papyrus non le avesse ricucito il suo, e fece attenzione a non creare frizione tra il tessuto e le bende che le fasciavano la bruciatura ancora fresca. Undyne si era già scusata con lei per quella ferita ovviamente, ma le aveva fatto promettere di non usare nessuna magia per curarla. I grandi guerrieri portano con onore le loro ferite di guerra, le aveva detto, con un tono che ricordava vagamente un vecchio generale in pensione. Non si reputava una grande guerriera, non una che potesse rispecchiarsi in quella frase piena di orgoglio, ma se questo faceva piacere ad Undyne, non vedeva dove fosse il problema, qualche giorno e la ferita sarebbe comunque guarita. Se non fosse stata in ansia per Sans, avrebbe sorriso al ricordo di come Undyne aveva esposto loro un programma di allenamento completo subito dopo quel discorso sulle cicatrici e sulle ferite di guerra ( e poco prima di trasformare la sua casa in un campo di battaglia ). Dovevano averla impressionata molto, perché persino per Frisk questo cosiddetto allenamento era una novità assoluta. Se Toriel lo avesse saputo, avrebbe probabilmente fatto una lavata di capo ad Undyne per il suo acconsentire a dei bambini di dedicarsi a simili attività – non che lei e Chara fossero delle bambine, sia chiaro, ma non potevano ancora lontanamente autodefinirsi delle adulte, vista la loro giovane età.
Messo il maglione, uscì dalla stanza, richiuse delicatamente la porta con un lieve click e scese cautamente le scale.
I due punti di luce bianca che colse nel buio, non appena raggiunse il pianterreno, indicavano che Sans era sveglio come aveva sospettato. 
« Sans… » Lo chiamò, giusto per essere sicura di avere la sua attenzione.
« Piccola. » Replicò lui, la sua voce distaccata e fredda. Sperava che non fosse scocciato di vederla come il suo tono lasciava presupporre.
Si mosse esitante verso il divano. Lo scheletro vi era sdraiato sopra e non fece nessun movimento per cambiare la sua attuale posizione. Ora che aveva una visuale migliore dell’espressione sul suo volto osseo, comprese di averci visto giusto. Sans sembrava davvero irritato dalla sua presenza e si domandò se andare a chiamare Papyrus non fosse la cosa migliore da fare. Non poté, tuttavia, fare a meno di chiedersi cosa avesse fatto di sbagliato per provocare in lui una simile reazione.
« È tutto a posto? »
Sans si sedette fiaccamente contro lo schienale del divano, senza risponderle.
Frisk provò di nuovo.
« Sans… »
« Torna in camera, Frisk. Sto bene. » Le rispose brusco lui, ad occhi chiusi.
La ragazzina rimase nuovamente perplessa. Sans non si era mai rivolto a lei usando il suo nome, un po’ perché nelle altre linee temporali non ne era venuto a conoscenza fino alla loro riunione nella sala del trono, un po’ perché probabilmente doveva essere più piccola di lui di qualche anno e ‘piccola’ doveva sembrargli un appellativo adatto per rivolgersi a lei.
« Ne sei certo? Sembri… stanco. »
Con confuso stupore, lo vide ridere a denti stretti. Non era una risata sincera.
« Tu che mi dici invece, Frisk? Mi sembra tutto perfetto dalle tue parti. » Disse, sollevando una palpebra, gli angoli del suo sorriso erano diventati spigoli.
La ragazzina allargò gli occhi. Che cosa gli era preso tutto a un tratto?
« Ehm… vado a chiamare Papyrus. Non stai… »
Sans le afferrò il polso destro, così velocemente che Frisk si era a malapena resa conto del movimento. Trasalì, il cuore le balzò in gola per lo spavento e il suo intero corpo si immobilizzò sotto la sensazione delle fredde falangi dello scheletro.
« No. Non ti avvicinare a lui. »
Si voltò, stupita.
Le pupille di Sans emettevano solo un bagliore fioco nella penombra del salotto e il nero delle sue orbite pareva essere intenzionato a prendere il sopravvento su quelle già deboli luci da un momento all’altro.
I battiti nel suo petto si fecero più frequenti, una sensazione di gelo le corse lungo la schiena e desiderò solo che quello sguardo si addolcisse e tornasse ad assomigliare a quello tanto socievole che la aveva sempre accolta nell’Underground, fuori dalle rovine e nelle foreste di Snowdin.
« Che cosa hai fatto. »
Non era una domanda.
« S-Sans? »
Lo sguardo dello scheletro si indurì inclementemente in risposta al suo balbettio. Le lasciò il polso dopo alcuni estenuanti secondi, ma la sua espressione non abbandonò quel velo di ostilità che Frisk riusciva ancora a scorgere, seppur vagamente.
« Siediti. ‘Ricaricare’ non ti servirà, non provarci nemmeno. » Le ordinò e ogni pensiero di disobbedire e tornarsene a dormire si rafforzò automaticamente in lei. Si era acceso un brutto presentimento nel suo animo, un qualcosa le stava suggerendo la causa di quel comportamento così innaturale, ma Frisk non voleva darle ascolto. Era seriamente intimorita da Sans per prestare attenzione ai suoi stessi pensieri e avrebbe preferito qualunque altra cosa al sedersi come le era stato detto.
Tuttavia, lo fece comunque, perché Sans era stato terribilmente serio nell’ordinarglielo e Frisk sapeva cosa avrebbe fatto pur di tenerla lì. Suo malgrado, tremò malamente al pensiero di risentire la sua magia blu intrappolarle l’anima e bloccarle il respiro. Non voleva rivivere quell’esperienza.
Scivolò contro lo schienale del divano, tenendo le mani raccolte in grembo. Tornò a guardare lo scheletro dopo qualche istante e Sans, interpretandolo probabilmente come un segnale di disponibilità, parlò di nuovo.
« Quante volte hai resettato? »
L’ostilità era sparita dai suoi occhi, ma Frisk sospettava che avesse solamente rialzato le barriere con cui spesso sembrava abituato a nascondere le sue vere emozioni.
« Non lo ricordo. »
Sans la guardò con una sfiducia evidente.
« Lo giuro, non lo ricordo. » Insistette, stringendo le ginocchia l’una contro l’altra.
“ Sans, per favore… non guardarmi così… ” Lo pregò silenziosamente, senza avere il coraggio di dar voce a quel pensiero che rimase, contro ogni sua speranza, inascoltato.
« Perché continui a resettare, allora? » Le domandò lo scheletro e aveva la sensazione che la calma che le stava ora mostrando fosse solo un’apparenza inconsistente.
« Perché voglio farvi uscire da qui… ma non ci riesco… ogni volta, sono costretta a resettare e a ricominciare da capo. »
« E perché? »
Frisk distolse lo sguardo. Era riuscita a guardarlo in volto fino ad allora, ma ad ogni domanda e risposta quegli occhi la stavano fissando con sempre più disappunto e… astio.
Le labbra presero a tremarle e sentiva che sarebbe stato difficile continuare quella conversazione – interrogatorio – se si sentiva così sotto pressione. Magari era proprio quello a cui Sans puntava, farla sentire sotto pressione, ma si rifiutava di credere che lo stesse facendo apposta. 
« P-per favore, sto parlando tranquillamente… p-potresti non guardarmi c-così…? »
L’espressione di Sans era divenuta di nuovo indecifrabile…
« Quanti peccati hai accumulato durante tutti questi reset? »
… ma ciò che non poteva vedere nei suoi occhi poteva udirlo nella sua voce. Ed era avversione, repulsione che le strinse impunemente la gola.
« S-Sans… »
« Quante volte ci hai uccisi uno per uno, mh? »
« T-ti prego n-non… »
« Rispondi. »
Frisk seppellì il volto fra le maniche del maglione di Chara, trattenendosi dal piangere, ma il petto le tremava ferocemente, abbassandosi e alzandosi ad un ritmo erratico.
« N-non volevo f-farlo… d-davvero, io non volevo! Volevo solo… »
La voce le morì in gola.
“ Volevo solo rendervi felici. ”
E il risultato era stato ben diverso da quello che si era aspettata di ottenere.
Lo aveva saputo fin dall’inizio che avrebbe potuto far dimenticare agli altri quello che aveva fatto, ma non a Sans. Non aveva scusanti dietro a cui rifugiarsi ed era stata solo una questione di tempo ricordarglielo.
« Provamelo e io ti crederò. » Le disse Sans, inflessibile.
Provarglielo…? Non riusciva nemmeno a rallentare il respiro, figuriamoci se poteva pensare a come fornirgli un qualche tipo di prova!
In quel momento, volle solo che ci fosse Chara lì con lei, che sapeva già tutto e che, nonostante ciò, non aveva mai fatto niente per ricordarle quanto i suoi pensieri potessero diventare scuri, quanto era capace di compiere azioni orribili se veniva portata al punto di rottura, se la sua infinita pazienza finiva con l’esaurirsi e qualcosa di più primordiale e orrendamente umano subentrava al suo posto. Non aveva bisogno di promemoria continui per qualcosa di cui era già venuta a conoscenza da sola, facendo del male agli amici che la avevano sempre supportata e aiutata come potevano, nonostante i dissapori iniziali con alcuni di loro. Non ne aveva bisogno, eppure era ciò che questa linea temporale le stava dando, in aggiunta a quello che aveva sempre amato e ammirato di questo piccolo mondo nascosto in una montagna… un mondo che lei aveva rischiato di distruggere per sempre.
Per un’azione cattiva, una conseguenza altrettanto cattiva. Per un numero incalcolabile di azioni cattive, un numero incalcolabile di conseguenze altrettanto cattive. Con i reset poteva anche lei fingere di dimenticare, di ripartire da zero, ma la realtà era ben diversa.
Niente si cancella, tutto rimane.
Niente si deve cancellare, tutto ha un motivo per rimanere.
« N-non so come fare. » Rispose, dopo che aveva lasciato Sans ad aspettare per quella che avrebbe potuto essere un’eternità.
Lo sentì sospirare.
« Ti sei svegliata perché ho urlato? O c’è un altro motivo? » Le chiese lo scheletro e il suo tono di voce si era fatto misericordiosamente più accondiscendente. Frisk notò immediatamente la differenza, ma non poté conoscere la ragione dietro a quell’atteggiamento più conciliante. Lo aveva impietosito, forse? No… fra tutte le ragioni che potevano esserci dietro, questa era la meno plausibile, perché aveva visto quanto Sans potesse essere senza pietà e insensibile se la situazione lo richiedeva. Aveva magari valutato tutte le sue reazioni e, messe momentaneamente da parte le ostilità, le aveva quindi usate come sbocco per intravedere i suoi presunti veri pensieri? Più plausibile, certo… ma questo poteva anche implicare che Sans aveva finto per due giorni interi di non aver memoria degli eventi che appartenevano a quella orrenda linea temporale e che qualcosa, quella notte, gli aveva improvvisamente fatto gettare la maschera per affrontarla a viso aperto.
Oppure, ancora, quel comportamento brusco di poco prima poteva essere stata solo una finta ben architettata per spingerla ad aprir bocca, giustificata non da ricordi ben precisi, ma semplicemente da sensazioni e osservazioni… un po’ come lei che, giusto quella mattina, si era persa in pensieri carichi di sospetto e diffidenza nel mezzo della loro uscita da Grillby’s. Non aveva modo, purtroppo, di sapere quale di quelle possibilità fosse quella corretta, perché non aveva mai tentato di avere una conferma definitiva sul conto di Sans e sulla sua conoscenza dei reset e dei salvataggi… non ne aveva mai avuto bisogno fino ad allora, dopotutto. 
Non ricordava quando era nato in lei il sospetto che Sans potesse essere in grado di ricordare avvenimenti appartenenti ad altre linee temporali. Alcuni dei suoi amici più stretti avevano, a volte, solo vaghe sensazioni di déjà vu e Asgore le era sempre parso l’unico a conoscenza dei reset. Sans, invece, non si era mai tradito più di tanto e quando quel suo sospetto aveva continuato a non trovare né una smentita, né una conferma, aveva smesso di darci peso. Ma, adesso, si stava pentendo di aver lasciato cadere quella questione con così tanta facilità. Non solo lui sapeva dei reset, ma le probabilità che ricordasse anche in una certa misura erano sufficientemente alte... e non aveva idea se l’essere all’oscuro di quella misura la tranquillizzasse o meno.
« A-avevo… sentito dolore… pensavo ti fossi ferito, o-o simili…»
Non senza esitazione, Frisk alzò la testa dal rifugio che aveva creato con le maniche del maglione di Chara.
Le luci bianche negli occhi del mostro sembravano essersi ravvivate, come se la tempesta di prima fosse stata solo una fase passeggera.
« Dammi la mano. » Le disse, allungando verso di lei la propria. « Devo controllare se la Sintonia è ancora stabilita. »
Frisk spostò lo sguardo dal palmo osseo al volto dello scheletro. Titubante, posò la mano in quella di Sans, agitandosi un poco quando lui gliela strinse fermamente tra le dita.
Non successe altro per una decina di secondi. Si stava giusto chiedendo quale conferma Sans sperasse di trovare nel contatto tra le loro mani, quando un brivido d’energia le percorse il braccio. Riconobbe quell’energia, la stessa che le aveva dato la forza di rialzarsi ed eliminare lo spirito di Chara dal suo corpo, la stessa che le aveva detto di restare determinata e di non arrendersi. Era la dimostrazione che quella mattina voleva e, sicuramente, anche quella che Sans stava cercando in quel momento.
« Se vuoi darmi prova di quello che mi hai detto, questa è la tua possibilità. » La informò lui, tornando a guardarla intensamente negli occhi.
« C-come posso fare? » Bisbigliò, approfittando per liberare discretamente la mano dalle dita dello scheletro.
Sans non sembrò badare al suo evidente disagio, o al modo in cui aveva voluto ristabilire le distanze appena era stato possibile.
« Attraverso la Sintonia, posso vedere i tuoi ricordi e sentire le emozioni che suscitano in te, ma solo se me lo permetti. »
Frisk abbassò di nuovo lo sguardo. No, per quanto avrebbe voluto dargli le spiegazioni che si meritava, non poteva fargli vedere. Se Sans non avesse fatto ricadere la colpa di ciò che era accaduto su di lei anche dopo quella condivisione di ricordi, allora, la avrebbe fatta ricadere su Chara. E non voleva che Chara venisse presa di mira da Sans ( come se i rapporti tra i due potessero già definirsi amichevoli, per giunta ).
« Non posso… » Mormorò, con un fil di voce.
« Devo supporre che hai qualcosa da nascondere, allora? » Insinuò lo scheletro e quel tono di voce era tornato.
« Non è quello che pensi. » Replicò Frisk, riuscendo a parlare senza balbettare. « Hai detto che ti fidavi di me. Se è vero, se non mi hai mentito, mi crederai sulla parola. »
« Ci sono cose che neanche io posso fare. Ognuno ha i suoi limiti e, questo, è uno dei miei. » Le rispose Sans, inspirando attraverso il naso a palpebre calate, come se stesse lottando come lei contro un’insorgente irritazione. « Prendere o lasciare, piccola. Questa è la prima e ultima occasione che sono disposto a offrirti. »
Frisk strinse le labbra. La stava mettendo alle strette, ora. Sans si era sempre comportato così ed era stata lei quella tanto ingenua da non notarlo, oppure era una novità di questa linea temporale? Le dispiaceva ammetterlo a sé stessa ma quell’atteggiamento, per quanto potesse essere giustamente motivato, cominciava a starle un po’ stretto.
« Che farai se quello che vedrai non ti piacerà? » Gli domandò, giusto per sondare il terreno e il suo attuale umore.
« Niente, com’è mia abitudine. » Rispose il mostro, scrollando le spalle. « Piuttosto, se sei davvero la brava persona che sostieni di essere, dovresti essere tu quella che deve far qualcosa per rimediare ai propri errori. »
« Non ho mai detto di essere una brava persona, né penso di esserlo. » Lo corresse Frisk, piccata. « Per quanto riguarda il ‘rimediare ai miei errori’, lo sto già facendo e mi sto sforzando più che posso, non è probabilmente abbastanza e lo so, ma…! »
Si fermò, prendendo un respiro per calmarsi. Non era da lei mostrarsi spazientita, ma la presunzione con cui Sans le si era appena rivolto la aveva un poco irritata.
Rialzò gli occhi. Sans la stava scrutando con un’espressione leggermente accigliata, ma niente di più per fortuna.
« Scusa, non volevo reagire così. » Mormorò, evitando ancora lo sguardo dello scheletro. « Solo… mi dispiace che non ti fidi di me. Sei sempre stato mio amico… m-ma… capisco di essermi spinta troppo oltre… »
Ci fu silenzio tra di loro per un bel po’.
« Preferisci tenermi all’oscuro, quindi? » Le domandò lui, fissandola con la coda dell’occhio, con quella che sembrava essere una evidente accusa.
« Non ho detto questo. Non sarebbe corretto da parte mia. » Soprattutto se Sans, almeno sul chiedere spiegazioni, aveva le sue ragioni. « Cosa… devo fare? »
« Devi solo darmi la mano come prima e lasciare libera la mente, permettendomi di guardare nei tuoi ricordi. » Le spiegò Sans, diretto come al solito. « Al resto penserò io. »
« Ti mostrerò solo quelli necessari. » Lo informò immediatamente lei, stringendo i pugni contro le ginocchia.
Sans annuì senza obiettare e Frisk notò una rigidità insolita in quel movimento. Gli faceva male il collo, per caso? Beh, non poteva biasimarlo, una notte su quel divano e anche lei aveva avuto il collo dolorante per buona parte della giornata, ma allontanò velocemente quel pensiero fuorviante. Aveva ben altre priorità al momento.
Sans allungò nuovamente la mano verso di lei.
« Altro da aggiungere? » Chiese lui, probabilmente a causa della sua esitazione nel fare lo stesso.
Sì, qualcosa da aggiungere c’era ancora.
« Voglio che… che tu tenga a mente una cosa. Chara può essere anche più forte di me fisicamente, ma il potere che ho mi rende di gran lunga superiore a lei. E… se devo combattere per coloro a cui voglio bene, non mi fermo davanti a niente, te incluso, Sans. Non darmi un motivo per combattere. È l’unico favore che ti chiedo. »
Sans la studiò con uno sguardo criptico, gli occhi leggermente socchiusi e il sorriso immobile. Era un’espressione praticamente illeggibile, ma a Frisk non importava. L’importante era che il messaggio gli fosse arrivato. Chara era ancora fin troppo confusa per decidere da sé che strada prendere e voleva risparmiare almeno a lei altri problemi, di qualunque natura essi fossero.
« Ho afferrato, piccola. » Disse, lentamente, e Frisk seppe che aveva capito, perché era certa che Sans avrebbe fatto lo stesso per Papyrus a ruoli invertiti.
Gli prese la mano con cautela, attendendo altre istruzioni da parte sua.
« Chiudi gli occhi, sarà più semplice per entrambi. » Le suggerì Sans.
Non nascondeva che era un po’ restia a seguire quell’indicazione. Preferiva non rendersi totalmente vulnerabile davanti a Sans, soprattutto dopo quello che si erano appena detti. Il non sentirsi al sicuro in presenza dello scheletro era un altro chiaro segno di quanto la sua fiducia in lui non fosse più forte come era sempre stata. Ed era un vero peccato, perché fino a poco tempo prima avrebbe messo la mano sul fuoco su qualunque cosa lo riguardasse.
Chiuse comunque gli occhi, volendo collaborare al meglio delle sue capacità. Svuotò la mente, cercando di rilassare i suoi pensieri turbolenti, ma con risultati purtroppo scarsi. Rendere note quelle memorie a Sans la metteva in ansia e sapere che, terminata quella connessione – o qualunque cosa fosse –, lo scheletro la avrebbe guardata non solo con astio, ma anche con rancore, non la stava aiutando a migliorare il suo stato emotivo.
« Resta concentrata. »
Frisk sussultò leggermente risentendo la voce di Sans.
« Ok. »
Distese le spalle e si sforzò di respirare in modo più controllato. Dentro e fuori. Dentro e fuori… dentro… fuori…
Doveva tranquillizzarsi abbastanza per permettere a Sans di fare ciò che doveva fare. Prima finivano, prima avrebbe potuto liberarsi dell’angoscia di dover far rivivere a qualcuno quelle atrocità.
Altri respiri.
Dentro…
Fuori…
Percepiva già da sé che stava andando verso la direzione giusta.
« Va bene. Continua così. »
La voce di Sans suonò stranamente lontana, come se si stesse distanziando fisicamente da lei, nonostante fossero seduti a neanche un metro l’una dall’altro.
E poi, improvvisamente, la sua voce aveva perso consistenza, diventando più simile ad un pensiero suggerito che ad un suono vero e proprio.
Visualizza il primo ricordo che devi mostrarmi. ” 
Frisk si strinse nelle spalle. Avrebbe potuto partire dalla sua caduta nella linea temporale precedente ma… no, doveva partire da dove tutto era iniziato purtroppo. Sarebbe stato difficile e doloroso rievocare tutti quei ricordi, anche quelli che contenevano i pensieri che più la facevano vergognare di sé stessa, ma doveva comunque farlo. Non avrebbe tenuto nascosto niente a Sans, perché sarebbe stato disonesto e Frisk si rifiutava di cadere così in basso. E, se non gli doveva le giuste spiegazioni per correttezza morale, gliele doveva almeno per averle dato fiducia quando ne aveva avuto più bisogno, quando nonostante avesse fatto del male a suo fratello Sans aveva messo da parte il suo rancore per aiutarla, prendendosi l’enorme rischio di cadere in un inganno.
Sarebbe stata completamente sincera con lui, con la speranza che un giorno non avrebbe più dovuto tentare di decifrare un puzzle troppo complicato ogni volta che lo guardava in volto, poiché non ce ne sarebbe stato più alcun bisogno. Solo allora, Frisk sarebbe stata certa che le cose erano finalmente tornate alla loro originale semplicità e spensieratezza, perdute entrambe a causa di scelte sbagliate ed errori imperdonabili, che avevano innescato una serie di eventi di cui tutt’ora aveva solamente una vaga comprensione. Ma, ancora, il tutto era partito da lei e spettava a lei sola il compito di rimettere ogni cosa al suo legittimo posto. E questo che stava per fare era solo uno dei tanti passi che il suo vecchio obiettivo, la conquista del sole per tutti i suoi amici, le richiedeva di compiere.






Sameko's side
Greetings, I am Chara Ups, ho sbagliato saluto. 
Ciao, comunque! Primo capitolo dell'anno, iniziamo bene questo 2017 con un po' di incomprensione e diffidenza tra Frisk e Sans! Molto più che incomprensione e diffidenza ma, oh beh, hanno entrambi le loro ragioni per comportarsi in questo modo. v.v
Tanti pensieri, dialoghi e... cavolo, non è successo granché in questo capitolo, non vogliatemene. ^^" 
Non ho più niente da aggiungere, mh... sembra che le vacanze non mi rendono incline agli sproloqui. 
Ci becchiamo per il prossimo capitolo, se tutto va bene e se la galassia lontana lontana mi fa il favore di non reclamare troppo la mia attenzione in questo particolare periodo. ;) 
Buon anno a tutti!
Baci! 

Sameko


 
   
 
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