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Autore: Fabb5000    03/01/2017    2 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Stefano riaprì gli occhi.

La prima cosa che notò fu una grossa pietra scura di fronte a lui, tenuamente illuminata dalla luce del sole.

Si rialzò in piedi, intontito. Si trovava ancora nella caverna, solo che ora la notte era passata e i raggi del sole flirtravano dall'apertura della grotta.

Dopo qualche minuto riuscì a ricordare cosa era avvenuto la notte precedente : i suoi amici erano stati risucchiati dal terreno.

Lui si era salvato perché si era trovato sulla "soglia" della caverna durante l'avvenimento, evitando così di essere risucchiato; aveva cercato di salvare i suoi amici, ma prima che avesse potuto fare qualcosa una pietra si era staccata dal soffitto e lo aveva centrato in testa, tramortendolo.

Stefano si tolse l'elmo e guardò la profonda ammaccatura che il sasso aveva lasciato. In un certo senso doveva al copricapo la vita : se non fosse stato riparato da quello, certamente la pietra lo avrebbe ucciso.

Stefano si ripromise che lo avrebbe riparato, ma prima doveva pensare a salvare i suoi amici.

Già, ma come? Il pavimento della grotta si era in qualche modo ricostruito da solo, impedendogli di addentrarsi nelle profondità della galleria. Evidentemente qualcuno o qualcosa non amava i visitatori. Stefano cominciò a temere per la vita degli altri.

Ormai non aveva che una scelta : continuare la marcia e sperare di trovare un'altra caverna che si aprisse verso il luogo dove erano stati portati Lyon , Mario, Anna e gli Enderman.

Conscio che ogni secondo che passava sottraeva una possibilità di trovare i suoi amici vivi e incolumi, Stefano camminò di buon passo, frugando in ogni singola fessura che trovava, riscuotendo però un basso successo.

Improvvisamente udì una sequela di versi provenire dalla cima della montagna. Veloce, si arrampicò, sperando di trovare qualche indizio su dove fossero gli altri.

Purtroppo non fu così. Sulla cima c'era solo una enorme aquila che cercava invano di difendere la sua nidiata da due grossi esseri simili ad uccelli, ma muniti di denti e artigli affilatissimi.

All'improvviso il più grossi dei due riuscì ad afferrare un uovo, per poi rivolgersi all'altro, che era assai più striminzito e magro : -Guarda, ho preso un uovo! Tu quante ne hai prese, fratellino?-

-Perché rubiamo le uova di questa povera creatura?- chiese l'altro guardando gli occhi disperati dell'aquila. -Non potete nutrirvi di verdure come me? Guarda che è bello mangiare vegetariano ...-

-Ah, si? E chi è questo Vegetariano?- chiese nuovamente quello che portava l'uovo, che era chiaramente una femmina a giudicare dalla voce.

All'improvviso un volatile più grande comparve da dietro un masso : -Complimenti, Elendin!- esclamò rivolgendosi alla femmina. -Un'ottima caccia! Quanto a te, Gulliver ...- disse guardando male il maschio, che si fece piccolo piccolo. -.... a volte mi chiedo che cosa c'entri esattamente tu con questa famiglia-

-Grazie, papà!- disse compiaciuta la femmina, mostrando l'uovo rubato. L'aquila stridette nel vedere la sua prole trattata in quel modo, ma non osava abbandonare il nido per paura che i famelici uccelli attaccassero anche le altre uova.

A quel punti Stefano ne ebbe abbastanza. D'accordi, doveva salvare i suoi amici e quant'altro, ma non poteva restare fermo a lasciare che fosse commesso un simile scempio! Insomma, rubare le uova ad una madre!

In fondo sbarazzarsi di quegli uccelli fu la cosa più facile del mondo. Stefano non dovette nemmeno fare ricorso alle armi, poiché bastarono tre pietre che spedì dritte in faccia ai tre rapaci.

Mentre questi barcollavano storditi, il ragazzo afferrò l'uovo e lo riportò dall'aquila, la quale lo accettò compiaciuta.

Improvvisamente però qualcosa lo colpì alle spalle. A quanto pare il più grosso dei volatili si era ripreso, e pareva non aver gradito l'intervento di Stefano.

-Adesso me la paghi!- disse furente premendo gli artigli sulla schiena di Stefano. Il ragazzo provò a rialzarsi, ma era impossibile con quell'enorme bestia addosso.

Allora afferrò la prima cosa che trovò nella bisaccia, che in seguito scoprì essere un piccone, e con esso colpì il fianco della montagna, provocando una frana.

In un attimo il terreno sotto di loro si spaccò, facendoli cadere. Stefano riuscì ad aggrapparsi appena in tempo ad un ramoscello che sporgeva dal sentiero, mentre l'uccello fu travolto dai massi insieme ai suoi figli venuti a soccorrerlo.

Non appena la frana si placò, Stefano tornò sul sentiero. Solo allora scoprì con sollievo che il piccone aveva aperto in due il fianco della montagna, rivelando una galleria all'interno.

E all'interno della galleria c'era qualcuno, che Stefano riconobbe subito.

-Klingoon!- esclamò, facendo voltare l'enorme Enderman verso di lui.

-Shhhh!- urlò questi. -Vuoi farci beccare?-

-Da chi?- chiese Stefano confuso. -Scusa ma sono rimasto un po' indietro con gli avvenimenti. Cosa è successo dopo che sei sceso nella grotta ieri sera? E dove sono gli altri?-

-SHHH!!!- urlò Klingoon chiudendo la bocca a Stefano con le sue immense mani. -Ti spiegherò tutto, ma adesso dobbiamo spostarci subito di qui. Diciamo che quando mi sono avventurato nella grotta ho scoperto che non era affatto disabitata ... e col casino che hai fatto, stai pur certo che tra cinque minuti questo posto pullulerà di nemici. Perciò seguimi e sta zitto!-

Detto questo, i due si avviarono verso l'oscurità della grotta.

Senza che però nessuno se ne accorgesse, dalla frana emerse ruggendo il volatile gigante, seguito poi dai suoi due figli, un po' ammaccati. -Stupido umano- mormorò guardando verso la grotta. -Ti sei fatto un nemico! Nessuno può permettersi di seppellire Gavin lo Spezzaossa!-

-Lo inseguì, papà?- chiese Elendin infuriata.

-No- disse il padre con tono fermo. -Fra cinque minuti quella caverna pullulerà di scheletro. Lo attenderemo al cancello nord!- e così dicendo i tre si alzarono in volo, scomparendo in breve fra le nuvole.

Intanto, Baba Yaga fece capolino sul sentiero con dieci guerrieri-mostro al suo seguito. Aveva assistito a tutta la scena e ne era compiciuta. Stefano l'avrebbe portata dritta dritta da Lyon.

Velocemente scrisse qualcosa su un foglio, che poi arrotolò e legò alla zampa del suo gufo. -Portalo al padrone!- ordinò. -È giusto che sappia che ho trovato il suo premio!-
   
 
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