Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Zomi    03/01/2017    7 recensioni
Nove SoulMate!AU, con differenti prompt e universi.
Nove mondi in cui Nami e Zoro si ritroveranno sempre:
#1: Dormire davanti al caminetto
#2: Caramelle
#3: Natale in un futuro distopico
#4: A è un poliziotto e arresta B. BONUS se non si capisce davvero se B è colpevole o innocente. BONUS 2 se è Natale
#5: Tazza calda
#6: A è rimasto chiuso in una stanza e comunica tramite la porta con B. BONUS se A parla senza sapere che B è dall’altra parte ad ascoltarlo
#7: “Esprimi un desiderio!”
#8: Harry Potter!AU
#9: Desiderio

{Raccolta partecipante al "Christams Game! Puzzle Time!" indetto da Fanwriter.it}
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Numero Parole: 2269
Prompt/Traccia:  1. Caramelle











La prima frase del SoulMate rimarrà impressa nella vostra mente per sempre.
Sul vostro corpo fin dal primo giorno di vita.
(SoulMate phrase)






 






Le porte dell’ascensore si chiusero e Nami poté tirare un sospiro di sollievo nell’addossare le spalle alla parete metallica della cabina.
Era stata una giornata infernale in ospedale.
Con l’inizio delle vacanze natalizie sembrava che ogni genere di frattura e malattia rimandata a data da destinarsi, avesse deciso di manifestarsi sugli abitanti di Raftel in quei primi giorni di ferie, dando il peggio di sè.
Aveva visto nonnini con anche fratturate, bambini influenzati, adolescenti con gambe rotte e madri isteriche preoccupate per tossi e presunte bronchiti invernali.
E tutto in una sola giornata!
Troppo, troppo per fino per lei che era una semplice fisioterapista.
Aveva dovuto assistere a decine di consulti, segnato i calendari delle riabilitazioni da quel nevoso 23 dicembre fino alla primavera inoltrata, sgridando quel brontolone di Garp che non voleva saperne di riabilitazione e fisioterapia per il suo femore rotto, regalo di Natale anticipato ottenuto correndo dietro ai nipoti, più che maggiorenni, finendo col scivolare sul marciapiede ghiacciato.
-Stupida neve- bofonchiò gonfiando le guance la dottoressa Cocoyashi, grata alle pareti di acciaio di nasconderle alla vista la nevicata che aveva ricoperto la città e che le aveva regalato così tanto lavoro.
Avrebbero dovuto pagarle gli straordinari a peso d’oro per la pazienza portata solo in quel giorno!
Il carico di lavoro l’aveva costretta a prolungare il suo orario lavorativo, rinchiudendola nelle sanitarie e plumbee mura ospedaliere fino a tarda sera, ad osservare tra un paziente e l’altro candidi fiocchi di neve scivolare sui tetti delle case della città, ricoprendo tutto con un fine strato di zucchero a velo ghiacciato.
Il campanello dell’ascensore suonò fermandosi su un piano, aprendo le porte scorrevoli e permettendo a dottori e pazienti di entrare nella cassa di ferro, costringendo Nami a premersi contro un angolo dell’abitacolo, stringendosi nelle spalle e perdendosi nei suoi pensieri.
Se fosse stato solo per il carico di lavoro eccessivo non sarebbe stata così nervosa e agitata.
Finito il turno avrebbe potuto lasciare ogni paziente alle cure di colleghi per rifugiarsi nel suo appartamento, e annegare ogni sintomo di stress e stanchezza nella sua calda e schiumosa vasca da bagno, cancellando così ogni traccia di fatica accumulata in quella lunga giornata di lavoro.
Se solo il lavoro e la neve fossero stati l’unica causa del suo malumore.
Storse le labbra, facendosi largo tra i presenti nell’ascensore quando giunse al suo piano, sospirando quando mise piede sulle mattonelle chiare del corridoio deserto.
Se solo fosse stato lavoro, ne sarebbe stata felice.
Se solo fosse stato il lavoro e la nevicata che incombeva sulla città, pure.
Ma non era solamente il carico di lavoro, non era nemmeno la neve candida che ricopriva ogni cosa democraticamente a renderla così nervosa.
Era anche la fine frase scritta in corsivo che le occupava il palmo destro, pizzicando la pelle da ormai ore, marchiandosi sempre più sulla cute e denudandosi delle lievi ombreggiature che l’avevano sempre contraddistinta fin dalla nascita di Nami sulla sua mano destra, accennando appena a qualche schizzetto illeggibile di lettera e nulla più.
Ma da quella mattina, i rivoletti di pelle seganti avevano assunto linee più marcate e scure, più sicure nel formare lettere e parole, delineando verbi, aggettivi, complementi e anche qualche accenno di punteggiatura.
La frase del suo SoulMate aveva iniziato a mostrarsi a lei, e Nami aveva dovuto aggiungere al caos di quella giornata anche l’ansia di scoprire quando e dove avrebbe finalmente conosciuto la sua anima gemella.
Gettò una rapida occhiata al palmo, curiosa di decifrare finalmente e per la prima volta la prima frase che la sua anima gemella le avrebbe rivolto, sbuffando quando riuscì a leggerla per intero e non trovandola affatto adatta.
Si fermò a pochi metri dalla sua destinazione, fissando rabbiosa il suo palmo e picchiettando un piede a terra.
Era uno scherzo?
L’ennesima presa in giro della giornata?
Perché se quella era davvero la prima frase che il destino aveva scelto per lei, bhè il su detto fato avrebbe dovuto contarsi le ossa, perché lei gliene avrebbe spezzato di sicura qualcuna.
-“Rossa hai due centesimi?”- lesse con voce acuta, facendo vibrare le corde vocali sulle note della sua isteria –Il padre dei miei figli mi chiederà dei soldi come prima cosa quindi?!?- digrignò i denti -È uno scherzo spero! Perché mai dovrei innamorarmi di uno squattrinato? Ohhh al diavolo! Spero ci sia un ufficio reclami, perché non accetto di certo che mi si venga rifilata una fregatura del genere!- riprese a camminare, pestando ogni singolo passo con furia.
Lei prestare dei soldi?
Al primo bell’imbusto che le si presentava poi?
Nemmeno  morta!
I suoi adorati spiccioli le servivano per qualcosa di molto più importante che incontrare la sua anima gemella.
Si massaggiò il palmo destro, cercando di trovare sollievo dal continuo pizzicore che l’attanagliava, avvicinandosi spedita alle macchinette delle caramelle.
Era scesa fino al terzo piano solo per loro, speranzosa che qualche bonbon riuscisse per lo meno a rabbonirla e calmarla, frenando il nervosismo crescente che le scorreva in corpo.
Altro che donare i suoi adorati soldi al suo SoulMate: lei doveva comprarsi le caramelle!
Avrebbe potuto prendere qualche dolcetto al miele, per rendersi più dolce e pronta ad affrontare nuovi pazienti lamentoni.
Oppure qualche caramellina alla menta e latte, per smorzare il lieve bruciore che le solleticava in gola, malessere guadagnato dalla nevicata.
E perché non le rotelle alla liquirizia?
Adorava addentarne un capo per poi srotolarle pian pianino e assaporarne il gusto forte e denso.
Si fermò a studiare il contenuto delle macchinette con occhi speranzosi, grata che il corridoio fosse deserto e che nessuno notasse la sua aria infantile nell’adorare il luccichio zuccheroso dei vari dolciumi messi in bella mostra dietro al vetro del distributore.
Era indecisa, ma aveva tutto il tempo per prendere la sua decisione.
Si frugò nelle tasche del camice bianco in cerca delle sue preziose monetine, ignorando bellamente la presenza di due centesimi tra i tintinnanti spiccioli che ora le occupavano il palmo destro, nascondendo la frase del suo SoulMate.
Rimase ferma a fissare i suoi contanti, cercando di non pensare alla frase che le avrebbe rivolto la sua anima gemella, e concentrandosi sulla scelta delle caramelle che tanto agognava.
Un ascensore trillò annunciando la sua fermata la piano, e dei passi pesanti e strascicati risuonarono nel corridoio.
Li ignorò.
Aveva altro a cui pensare.
Secondo i suoi calcoli poteva permettersi una confezione di gommosa alla frutta, oppure una barretta di cioccolato e delle caramelline ripiene di anice.
O ancora, avanzando quei fastidiosi due centesimi, avrebbe potuto optare per le rotelle alla liquirizia.
Un tossicchiare alle sue spalle giunse lieve come un brusio al flusso dei pensieri.
Le caramelle gommose di sicuro avrebbero aiutato il suo pessimo umore, ma poi le sarebbe rimasto in bocca il chimico sapore del glucosio e una vaga assenza di qualcosa di realmente consistente nella pancia.
D’altra parte, cioccolata e anice non era un accostamento perfetto, e di avanzare quei dannati centesimi per assecondare la sua voglia di rotelle alla liquirizia non se ne parlava proprio!
Un nuovo colpo di tosse riecheggiò nell’aria, urtando i pensieri della dottoressa questa volta.
Piegò appena il capo all’indietro, scorgendo tra le ciocche rosse un ragazzo più alto di lei e dalle braccia conserte che batteva un piede a terra, fulminandola con gli occhi mentre aspettava il suo turno di servirsi dalle macchinette.
Nami tornò a fissare le sue adorate caramelle.
Non gliene fregava un bel niente se anche lui voleva prendere qualcosa: lei aveva avuto una giornata pessima, che non si annunciava ancora finita ma anzi, prometteva nuove scariche di nervosismo e alternanza dell’umore con il continuo pizzicore sul suo palmo destro.
Ergo, se voleva delle caramelle anche lui, doveva aspettare il suo turno!
Tornò a riflettere su come spendere il meno possibile e ottenere il più alto quantitativo di glucosio possibile, ma fu nuovamente interrotta da un ringhio basso e gutturale, di sicuro proveniente dalla gola del ragazzo.
Schioccò la lingua sul palato, sollevando gli occhi dal suo palmo occupato dalle monete al suo riflesso sul vetro del distributore.
Poteva permettersi di picchiare un uomo in ospedale?
Avrebbe potuto sostenere che era stato lui a iniziare, o che il calo degli zuccheri l’aveva resa violenta, lo stress dal carico di lavoro le aveva azionato un muscolo a caso del braccio, o ancor meglio che glielo aveva suggerito una rotella alla liquirizia di farlo!
Storse le labbra, ponderando ogni opzione, accigliandosi però quando non avvertì nessuna esclamazione di nervosismo o irritazione da parte del bell’imbusto.
Che se ne fosse andato spazientito? Oh accidenti, proprio ora che aveva scelto che attenuante attribuirsi al suo pestaggio!
Voltò cautamente il capo dietro di sé, accertandosi che il ragazzo se ne fosse andato realmente, ma trovandoselo invece ancora lì, dietro le sue spalle, mani in tasca e corpo impalato sulle mattonelle del corridoio, ghigno in viso e occhi puntati a… al suo sedere?
Percepì una vena pulsarle sulla fronte, mentre la calma ritrovata nella serenità delle caramelle (ancora da scegliere tra l’altro!) scivolava via.
-Faccia pure sa: come se il culo fosse il suo!- sbottò acida voltandosi totalmente verso di lui e puntando le mani ai fianchi, accentuando il camice su di essi.
Il ragazzo sollevò rapido il capo, sgranando gli occhi ed esibendo una perfetta faccia stupita.
Oh che faccia da schiaffi: faceva il finto tonto ora?
-Non fare quella faccia!- gli puntò un dito contro il petto coperto da una felpa bianca –Ti ho visto che mi fissavi il sedere!- ritrasse la braccia a incrociarle sotto il seno.
Il ragazzo non aprì bocca per parlare, ma semplicemente aumentò la grandezza del suo ghigno, accennando a una risatina sarcastica.
Aveva già detto che aveva una faccia da schiaffi?
Bene, perché ce l’aveva davvero!
E anche un bel sorriso se era per quello, e il taglio degli occhi così netto e regolare, le basette ben curate e una zazzera verde ancora bagnata dalla neve.
Scosse il capo, sbuffando.
Si, brava Nami, trova dei dettagli sexy di questo depravato, così andrai ancora più nel pallone!
Pestò un piede a terra tornando a puntare il suo sguardo sul distributore di caramelle, ignorando i movimenti del ragazzo e concentrandosi sulla scelta delle caramelle e imprecando contro di lui non proprio sottovoce.
Non doveva pensare ai suoi begli occhi neri.
Non doveva pensare alla sua zazzera verde, di sicuro morbida al tatto.
Non doveva concentrarsi sulle sue spalle poderose o sul ghigno seducente.
Non doveva dar peso alla bruciante sensazione di dolore che le attanagliava il palmo destro.
Non doveva lasciarsi innervosire dallo sghignazzare del ragazzo, che aveva smesso di frugarsi nelle tasche e ora fissava, lo poteva notare dal riflesso sulla macchinetta, ciò che aveva trovato e che reggeva in mano.
No, non doveva, non doveva, non dovev…
-Rossa hai due centesimi?-
Le caddero di mano, così, senza un perché e senza che lei lo avesse nemmeno pensato.
La monetina di rame roterò in un semi cerchio perfetto attorno alle sue gambe, zigzagando tra le fenditure delle mattonelle e fermandosi, con un lieve inchino, davanti alla punta di una scarpa del ragazzo.
Nami boccheggiava, premendosi la mano destra al petto.
Lui… cosa… cosa aveva appena detto?
-Si- si alzò da terra, dove si era inginocchiato a raccogliere la monetina, avvicinandosi di un passo a lei –Fa uno strano effetto quando la si sente dal vivo-
Non riuscì a spicciare parola, semplicemente lo fissava non capacitandosi di ciò che era appena avvenuto.
Davvero era lui il suo SoulMate?
Davvero si erano incontrati davanti al distributore di caramelle’
E davvero lui avrebbe avuto tatuato sulla mano per il resto dei suoi giorni la sua frase così acida e scurrile?
-Io…- sentì le guance avvampare -… non…-
Come le era venuto in mente di dire una frase simile?
Faccia pure sa: come se il culo fosse il suo!
Glielo diceva sempre sua madre che quella linguaccia lunga, alla lungo andare, le avrebbe causato dei guai!
-La tua frase… la mia frase!- lo fissò in viso –Ogni volta che stringerai la mano a qualcuno penseranno che sei un pervertito…-
Ghignò ancora, oh già amava quelle labbra poste in obliquo con strafottenza e una piccola vena di dolcezza, avvicinandosi maggiormente e scrollando le spalle.
-Stavo contando fino a dieci prima di mandarti a quel paese- ghignò, prendendole la mano destra e, apertogliela, vi posò sopra alla sua frase la piccola monetina di rame –Ma sarà comunque una storia divertente da raccontare-
-Zoro- si presentò, non lasciandole la mano.
-Nami- sorrise stringendo nel pugno la moneta.
La sua mano era calda, calda e ruvida.
Le trasmetteva una confortevole sensazione di protezione che, unita la suo sguardo profondo, la faceva rilassare e pensare che, dopotutto, non era stata poi una così bruta giornata.
Sorrise ancora, non riuscendo a smettere, abbandonando la mano destra su quella di Zoro, il cui pollice aveva iniziato ad accarezzarla con delicatezza, non smettendo per un solo attimo di sorriderle con le labbra sghembe.
Sbatté le palpebre, quasi a risvegliarsi da un sogno, roteando la mano e stringendo a quella di lui, abbassandole al loro fianco.
-Posso offrirti qualcosa? Non so- si guardò le poche monete che possedeva Zoro, ridendo –Una rotella alla liquirizia?-
Gli occhi di Nami si illuminarono, e il sorriso le nacque sulle labbra con maggior forza.
-Le rotelle vanno benissimo- annuì, spostandosi di lato e permettendogli di inserire le monete nel distributore, accettando lusingata le occhiate attente e seduttrici che le lanciava.
–Amo le caramelle- si lasciò guardare, percependo il pizzicore alla mano attenuarsi.
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Zomi