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Autore: PrincessintheNorth    04/01/2017    2 recensioni
La storia di Morzan e Selena, per come me la sono immaginata.
Dal testo:
"Signore, padrone!" esclamò Gedric.
"Che succede?"
"Lady Selena! Sta male!"
Il terrore si impossessò di me. Oddio. Cosa poteva avere?
"Cos'ha?"
"Senso di nausea, signore!"
"Portami da lei ..."
Corsi da Selena, e la trovai distesa sul nostro letto.
Accanto a lei, una guaritrice.
Selena dormiva, sembrava tranquilla: e la donna accanto a lei sorrideva.
"Cos'è successo a mia moglie?!" gridai terrorizzato.
La donna mi guardò, sorridente. "Congratulazioni, signore. Presto Lady Selena metterà al mondo un erede."
Prequel di "Family"! Se non l'avete letta, andate a darle un'occhiata!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brom, Morzan, Murtagh, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SELENA
 
 
Passò una settimana, durante la quale Morzan ed io diventammo buoni amici.
Secondo la nonna non era amicizia, però.
- Non raccontare frottole a me, signorinella! – mi aveva avvisata brandendo un mestolo. – Ho visto come lo guardi e ho visto come lui guarda te!
- E come lo guarderei?
- Come se ne fossi innamorata, e lo sei!
- Non lo amo, nonna. Siamo solo amici!
La nonna era scoppiata a ridere e aveva alzato le mani in segno di resa.
- D’accordo, allora. Solo amici. – aveva ridacchiato.
Morzan si era già rimesso in piedi, ma non scalpitava più di tanto per andarsene.
L’altro giorno aveva deciso di preparare lui la cena, e ci aveva stupite entrambi, perché cucinava persino meglio di me.
Il capriolo era venuto delizioso, morbido e condito da una salsa che mi aveva fatto vedere le stelle.
Quel giorno mi alzai all’alba, come sempre.
Evandar era già sveglio e accoccolato sul mio letto, accanto a me.
Mia madre, anzi, June, odiava che dormisse sul mio letto, quindi a Carvahall evitavo, ma alla nonna non dava nessun problema.
Mi vestii e mi pettinai, sistemando i miei capelli con il fermacapelli di Morzan. Ormai era diventata un’abitudine, e il leggero peso dell’oggetto era diventato familiare.
- Alzati, pulcioso. – brontolai ad Evandar. – Anche se oggi non andiamo a caccia non significa che tu possa poltrire.
Guaì, ma scese dal letto e uscì dalla camera.
Lo seguii e andai fuori di casa, per godermi l’alba.
Quello che non mi aspettavo era che anche Morzan era un mattiniero.
Era anche lui fuori, in piedi, appoggiato ad una delle colonne del portico.
Guardava il sole nascente, e lo raggiunsi.
- Anche tu un mattiniero?
Scrollò le spalle. – Dopo cent’anni in missione ti abitui, sai?
- Non ne dubito. – commentai.
- È sempre bello. – mormorò. – Ogni giorno c’è qualcosa di diverso nell’alba. O è più rossa, o il primo raggio di sole è diverso da quello del giorno precedente. Se non fosse per l’alba avrei già perso il conto degli anni.
Mi chiesi come potesse essere.
Rimanere eternamente giovani, forti e invincibili.
Lui sembrò capire a cosa pensavo, perché ridacchiò. – Fidati, non è tutto oro quel che luccica.
- Cosa intendi dire?
- Per me questa vita è una maledizione. – mormorò.
Decisi di non chiedergli perché, sembrava stesse soffrendo abbastanza.
- Un paio di giorni e toglierò il disturbo. – disse.
- Non ci hai disturbate, non dire sciocchezze. – ridacchiai e un sorriso comparve sul suo volto.
Perfino quel sorriso sembrava sofferente.
- Vi lascerò qualcosa, per ripagarvi del tempo impiegato …
- Sei matto?! Non ci devi niente!
- Selena …
- Morzan. – lo rimbeccai, a mio rischio e pericolo. – Ti ho detto di no.
Fece un sorrisetto e alzò le mani. – Avete vinto.
Ci sedemmo sui gradini, le nostre gambe si sfioravano leggermente.
- Non ti capisco. – disse a un certo punto, cogliendomi di sorpresa.
- Perché caccio? Lo so, non è femminile, ma …
- Non è per quello. È … non sei scappata da me, la prima volta che ci siamo incontrati. Perché?
- Mi avevi salvata dal divenire un mucchietto di ossa spolpate. Scappare urlando come un’ossessa sarebbe stato poco gentile, no?
- Ma non hai nemmeno dimostrato paura.
- Perché non me ne facevi. Sembravi, e sembri, uno a posto.
- Ma … non ti faccio paura o ribrezzo? – chiese titubante.
- Per cosa dovresti farmi ribrezzo? – feci stupita.
Era un gran bell’uomo, in fin dei conti. Alto, ben piazzato, atletico …
- I … i miei occhi. – sussurrò, come se non volesse nemmeno farsi sentire.
- Che hanno i tuoi occhi che non va? Non mi sembri cieco.
- Sono diversi!
- E allora?
Strinse le mani a pugno. – Sono sbagliati. Sono sbagliato.
- Solo perché hai gli occhi di colore diverso? Dovresti andarne fiero, non è una caratteristica che tutti hanno. E comunque sono interessanti. Anche belli. – commentai sincera.
Non sarei riuscita ad immaginarmelo senza quegli occhi.
Sospirò e fece un piccolo sorriso.
Continuammo a goderci l’alba, finché non notai un polverone in lontananza.
- Cos’è? – gli chiesi insospettita.
- Cavalli. Vengono di qui.
- E chi potrebbe essere?
- Non lo so. Tu va in casa, chiuditi dentro. – disse rapidamente.
- Posso difendermi!
- Fa come ti dico. Se sono soldati non hai una possibilità.
Decisi di obbedirgli, rientrando in casa e chiudendo la porta, ma scostai di poco la tenda della cucina, per vedere chi fosse.
Mezz’ora dopo, quando le figure smontarono da cavallo, trasalii.
Cadoc e Garrow.
- Chi siete? – ringhiò Cadoc verso Morzan. – Questa è casa mia. Levati!
- Fossi in te non mi atteggerei così verso il Primo Cavaliere del Re, amico. – disse Morzan, sguainando una spada rossa come il sangue.
A quel punto decisi di uscire, lasciando dentro casa la nonna.
- Non hai niente da fare qui. – ringhiai. – Vattene.
- Lurida puttanella, ci hai fatto fare una figura …
Un lampo rosso, e sul suo volto c’era una ferita, sottile e netta, che grondava sangue.
- Attento al lessico. – sibilò Morzan. – Ti avevo detto di restare in casa. – sospirò poi.
- Selena. – Garrow fece per avanzare, indossando una maschera di dolore, ma incoccai la freccia, mirando in mezzo ai suoi occhi.
- Non fare un altro passo, traditore.
- Ci hai disonorati! – urlò Cadoc, rosso di rabbia. – E tu rimani sempre mia figlia, per quanto la cosa mi disgusti, e sei stata promessa! Quindi ora tornerai a casa, e sposerai Jordan!
- Io non sposerò quell’uomo!
Mi opposi, ma sapevo che non avrei vinto.
Legalmente, era mio padre. Secondo la legge, poteva disporre della mia mano a suo piacimento.
- Smettila, ragazzina. – fece Garrow, smettendo di fingersi addolorato. – Non rendere le cose più difficili.
A quel punto scoccai la freccia, ferendogli di striscio il braccio.
Urlò, stringendosi la ferita, poi mi fissò, nero di rabbia, scoprendo i denti.
- Hai osato ferire mio figlio! – strillò Cadoc. – Io ti ammazzo!
- Tu non ammazzerai proprio nessuno. – sbuffò Morzan. – Letta. – disse poi e Cadoc e Garrow non poterono più muovere un muscolo.
-  Demonio! Demonio! – lo accusò Cadoc.
Il sorriso di Morzan fu diabolico. - Il peggiore dell'inferno.
- LIBERACI!
-  Hai ragione. – gli disse poi. – Hai promesso tua figlia a qualcuno. Vuoi che si sposi? Benissimo.
Si voltò verso di me, mentre io impallidivo, capendo quello che aveva intenzione di fare.
Si inginocchiò e mi sentii svenire.
- Selena, vuoi sposarmi? – disse.
- Morzan, ma …
Ti sto levando da un impiccio alquanto scomodo, sentii la sua voce nella mia testa.
Sì, ma siamo amici!, pensare la risposta mi venne naturale, come se sapessi che l’avrebbe sentita.
Non ho mai detto di aver intenzione di consumare il matrimonio.
Mi voltai verso la casa, dove la nonna guardava la scena dalla finestra.
Aveva i pollici alzati ed un’espressione radiosa.
- Sì. – mormorai arrossendo.
E, per rendere la cosa ufficiale, Morzan si rialzò, avvolse le braccia muscolose intorno alla mia vita e sfiorò le mie labbra con le sue.
 
 
 
 
 
   
 
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