Guiding Light
La vera Afire Love
Dedicata a FaithBoss e Nirai1235
Prologo
La vera Afire Love
Dedicata a FaithBoss e Nirai1235
Prologo
Piano.
Piano.
Così si era svegliata.
Nessun torpore la avvolgeva, nessun malessere.
Riuscì a distinguere il primo raggio di luce che le attraversava gli occhi e poi – piano – il soffitto della stanza.
Forse la sera prima avevano bevuto un po’ troppo, forse la passione era stata troppo travolgente durante la notte.
- Eccola, si sveglia.
Mentre riprendeva coscienza il battito accelerò, aiutando il sangue a riattivare i suoi muscoli e distinse il cuore premere contro il petto in modo piacevole. Diamine, dovevano averci dato proprio dentro se si sentiva così dolorante.
Un momento. Edward era sveglio? Di già?
Inspirò, sentendo nell’aria un profumo poco familiare, quasi fastidioso. Le ricordava qualcosa di spiacevole. Per capire cosa fosse, decise di sbrigarsi ad aprire gli occhi.
Mise a fuoco il soffitto, ma non lo riconobbe. Batté le palpebre ripetutamente, cercando di scacciare le lacrime che le bagnavano gli occhi ad ogni risveglio, ma non riuscì a capire. Il soffitto della loro camera d’albergo non era di quel colore così spento.
La luce dei neon che la sovrastavano non era quella soffusa delle lampade dalla luce giallastra che dovevano circondare la stanza.
- Il battito è regolare.
Sbarrò gli occhi, guardando gli angoli del soffitto. Dove si trovava?
Il respiro che accelerava faceva rumore, mentre tastava le lenzuola sotto le dita, sentendole ispide.
- Edward? – cercò di dire, ma il suono rauco e lieve della sua voce la fece definitivamente atterrire.
- Sta tranquilla, va tutto bene. – la voce di un uomo che non conosceva.
- Tesoro, la mamma è qui. – la voce tremula di sua madre? Perché? Come faceva ad essere dall’altra parte del mondo in così poco tempo?
- Sara, fa un bel respiro. – Chi erano le persone di cui sentiva le voci?
- Edward! – cercò di alzare la voce, ma nessuno le rispose.
- Dottore…perché fa così?
Dottore.
Dottore.
Era in ospedale? Come? Perché? Dov’era Edward?!
D’un tratto quell’odore divenne fin troppo pungente: disinfettante.
Le lacrime le riempirono gli occhi e cercò con tutte le sue forze di alzarsi, sentendo l’aria sibilarle in gola. Quando riuscì ad alzare il collo, il viso di sua madre le sembrò diverso. I suoi capelli erano lunghi, le rughe meno marcate.
- Sta tranquilla, tesoro, uhm…Edward sta bene. – la sua voce era incerta. Come se le stesse raccontando una bugia del tutto improvvisata. Ma le credette.
Come avevano fatto a finire in ospedale?
- Mamma! – la chiamò, disperata per la difficoltà nel riuscire a ricordare. Sua madre le prese la mano. – Cosa è successo?
- Sta tranquilla, va tutto bene. È normale che tu sia agitata, ti sei appena svegliata.
- Ma cosa…? – la guardò meglio, cercando di capire perché le sembrasse così giovane. – Dov’è Edward?
Le lacrime cominciarono a strabordare dai suoi occhi, incontrollate.
- Mamma… - la pregò ancora. – Ti prego, rispondimi.
- Sara, - si intromise il medico – sei appena uscita da un coma, è normale che tu sia confusa.
- Sta tranquilla, tesoro. – riprese sua madre. – Cerca di rilassarti. Guarda, c’è anche Dario.
E la consapevolezza fece più male di qualsiasi cosa l’avesse ferita in tutta la sua vita. La lama della realtà squarciava la tela di quelle che ora capiva essere illusioni. Com’era possibile? Non poteva essere vero. Non poteva.
La consapevolezza dell’assenza di Edward fu ancora più dolorosa quando Sara capì che l’uomo che la fissava spaventato dallo stipite della porta, era il suo fidanzato.
Note dell'autrice:
Bentornati...