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Autore: Lamy_    06/01/2017    1 recensioni
È passato un anno da quando Astrea é tornata all'Istituto di Lisbona, questa volta come Capo. Ed é da un anno che la relazione tra lei e Raphael procede senza troppi impegni. Intanto a New York giungono cattive notizie: qualcuno sta facendo strage di Nephilim. I Cacciatori hanno bisogno di tutto l'aiuto possibile, ma Astrea deve fare anche i conti con il Fuoco Rosso. Scoprirà le conseguenze del suo nuovo potere e dovrà scegliere: scappare o affrontare la verità?
Nuovi pericoli, segreti e avventure attendono gli Shadowhunters. Ce la faranno?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Raphael Santiago, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TERZO: Safe House.
 
 
"Tieni gli occhi aperti!" gridò Jace, i capelli biondi spettinati e la mano destra stretta attorno ad un bastone. Astrea, seduta a terra, si portò una mano sulla fronte e tentò di asciugarsi il sudore. La sera prima era tornata assieme a Magnus e Raphael a Lisbona per preparare le borse che sarebbero servite per il soggiorno, si sperava breve, in Spagna. Quella mattina Jace le aveva ordinato di presentarsi in palestra all'alba per allenarsi contro qualsiasi evenienza. Tutti sapevano che non era difficile per i Nascosti, muovendosi nell'ombra, scoprire dove fosse nascosta Astrea, e lei doveva essere sempre sull'attenti.
"Mi sto allenando da quattro ore. Sono esausta, Jace!" replicò la ragazza, ora in piedi e con il peso sul bastone. Mosse velocemente le mani per legarsi i capelli, ormai zuppi di sudore, in una crocchia.
"Sei esausta? E questo vuol dire che piagnucolerai quando sarai costretta a combattere per una notte intera? Lascerai che gli altri muoiano perché sarai stanca?" il tono di Jace era meschino, severo e anche i suoi occhi erano scuri e profondi. Agile come lo è solo un Cacciatore, fu vicino ad Astrea e riuscì a buttarla a terra con un semplice colpo di bastone al ginocchio. La ragazza crollò sulle ginocchia e portò le mani in avanti, senza respiro. Alcune ciocche ondulate erano sfuggite dall'elastico e le ricadevano sul viso.
"Sei debole."
Raphael era appena fatto il suo ingresso in palestra e subito fu richiamato da Magnus, seduto su una panca accanto a Simon. Prese posto anche lui.
"Come sta andando?" sussurrò in vampiro a Magnus tenendo le braccia incrociate.
"Jace sembra...alquanto severo stamani."
"Severo?! Sono qui dentro da quattro ore e Astrea é stremata. Jace dovrebbe darsi una calmata." intervenne Simon, gli occhiali spessi e la solita faccia da ragazzino. Raphael aggrottò le sopracciglia e riportò lo sguardo al centro della stanza, nel punto in cui Astrea e Jace si allenavano. La ragazza si era tirata su e stava riprendendo fiato.
"Sei pronta o ti serve un dottore?" la schernì Jace con un mezzo sorriso.
"Sta zitto, Herondale."
Astrea mosse in avanti il bastone per colpire il ragazzo allo stomaco, ma Jace fu veloce e il colpo andò a vuoto. Prima che lei potesse rendersene conto, la punta in metallo del bastone picchiò contro la sua schiena abbastanza forte da farla nuovamente cedere sulle ginocchia.
"Sei debole." ripeté Jace, avvolto nella luce che entrava dalle finestre in alto.
A Raphael non piacque affatto il modo in cui il Nephilim si era rivolto, quindi si alzò e raggiunse la pista di allenamento. Spintonò Jace e gli puntò un dito contro.
"Stai esagerando, Herondale." gli disse con voce seria, sebbene tremasse per la rabbia.
Raphael tese una mano ad Astrea e lei prontamente l'afferrò per alzarsi. Era visibilmente stanca, scure linee blu accerchiavano i suoi occhi e doveva essersi fatta male dato il pallore sul suo viso. Jace lasciò cadere il bastone e ridacchiò.
"Non sto esagerando. É lei che non é pronta. Sai qual é il problema? Ha un'ottima tecnica, ma non l'hai messa sotto abbastanza."
Era ovvio che la battuta di Jace avesse un tono sottointeso. Astrea alzò gli occhi al cielo e, senza pensarci due volte, gli tirò un pugno facendolo barcollare.
"Ti avevo detto di stare zitto."
 
 
 
Stendersi su qualcosa di morbido dopo essere stata sbattuta più volte sul pavimento della palestra fu come essere rinati. Astrea sentiva dolore dappertutto e fu grata quando l'iratze cominciò a fare effetto. Si era fatta una doccia fredda per spazzare via la stanchezza e per cercare di mantenersi sveglia. Poi aveva deciso che mettersi a letto sarebbe stata una scelta ottima; così fu.
"Come va?"
Raphael era appena entrato nella camera che Clary aveva assegnato loro, un letto e un armadio. Almeno avevano il bagno proprio di fronte.
"Meglio, grazie."
Il vampiro si sedette sul letto, pur rimanendo ad una certa distanza da lei, e fissò il soffitto bianco. Astrea voleva toccarlo, stringergli la mano, ma sapeva che non era un buon momento. Era ancora troppo arrabbiato.
"Mi dispiace per prima. Jace é un cretino, ha detto quelle cose solo per farmi innervosire."
"Invece ha ragione. Non ti ho allenata abbastanza. Finivamo sempre a terra a...beh a non allenarci."
Raphael era rimasto sempre lo stesso: schivo, pessimo nei rapporti umani, odiava la gente e soprattutto odiava il contatto. Poche erano le volte in cui stringeva la mano di qualcuno, e lo faceva solo se era obbligato, e nessuno dei vampiri al DuMort osava avvicinarsi a lui più del dovuto. E, nonostante stessero insieme da un anno, c'erano giorni in cui nemmeno Astrea poteva avvicinarsi. Realmente poche erano le volte in cui le permetteva di toccarlo, solo per un bacio o per un abbraccio. Era come se temesse di andare in frantumi quando qualcuno lo toccava. E per Astrea, sempre abituata, era difficile stargli lontano e non entrare in relazione con lui. Le ricordava i lampadari delle sale da ballo: magnifici, eppure così lontani e fragili.
"Lo sai a cosa mi riferisco, Raphael."
"Al fatto che il tuo amico abbia alluso alla nostra vita sessuale?"
Era chiaro dal tono irritato del vampiro che stava per nascere una discussione, pertanto Astrea capì che era meglio andarci piano.
"Sì, mi riferisco a quello. Non ti ho mai fatto pesare la cosa e non vedo perché una stupida battuta ti abbia mandato in crisi."
"Perché tutti hanno una relazione normale e io non posso darti lo stesso, Astrea."
Astrea si mise seduta con le gambe incrociate e poté finalmente guardare in faccia Raphael. Allungò una mano e gli toccò la gamba.
"Ti serve solo tempo. Lo hai detto anche tu. Quindi che problema c'è? Io sono qui e non me ne vado."
Solo allora il vampiro alzò lo sguardo su di lei e annuì appena.
Il problema é che non riesco più a resisterti.
"Adesso é meglio che ci prepariamo. Non vedo l'ora di andare in Spagna, Santiago!"
 
 
 
"Mi raccomando, Raphael, proteggila." disse Alec al vampiro, che annuì e diede al Nephilim una pacca sulla spalla. Entrambi condividevano, seppur in modo diverso, affetto per Astrea.
"Alec, so cavarmela da sola!" sbottò la diretta interessata prima di abbracciare il suo migliore amico, perché era così che lo considerava. Anche Max e Rafe accorsero per salutarla.
"Tornerai?" le chiese il piccolo dalla pelle blu. Astrea lo strinse forte e poi si lasciò a sua volta stringere da Rafe.
"Certo che torno. Ve lo prometto. Voi, però, dovete fare i bravi ed eseguire gli ordini di papà Alec e spassarvela con papà Magnus."
I bambini risero e si rifugiarono da Alec dopo un ultimo saluto.
"Sta attenta, cara. Cercherò di farmi sentire." Magnus le afferrò le mani e le stampò il solito bacio sulla fronte, sembrava essere diventato il loro saluto.
Il Portale si materializzò magicamente nel muro della Biblioteca. Astrea si voltò un'ultima volta per salutare Clary, Simon, Jace e Izzy, seduti attorno al tavolo di legno massello, ed attraversò il passaggio magico seguita da Raphael.
 
 
 
Santillana del Mar fu una piacevole sorpresa per Astrea. Si aspettava una cittadella in decadenza, buia e derelitta. Al contrario, aveva trovato un paesino meraviglioso, tanto simile a quello delle favole. Il Portale li aveva condotti nella piazza centrale e da lì avevano proseguito a piedi; erano le ventuno e per il vampiro fu una passeggiata, non rischiando di bruciarsi. La strada principale era fatta di pietra, tipica influenza architettonica dell'Impero Romano, ed era costeggiata da nobili palazzi che erano appartenuti a famiglie ricche in passato. Durante il tragitto, ebbero la possibilità di ammirare la bellissima grotta di Altamira, cueva de Altamira come l'aveva chiamta in spagnolo Raphael, e al lato campeggiava un cartello che la proclamava patrimonio dell'UNESCO. La safe house, come l'aveva battezzata Magnus, si stagliava piccola e di mattoni color argilla in cima ad una salita, ovvero una stradina stretta che si inerpicava. Raphael tirò fuori le chiavi e con due scatti a destra e mezzo a sinistra la porta si aprì.
"Bienvenida." disse il padrone di casa, spostandosi di lato per farla entrare. Astrea si accomodò e abbandonò il borsone a terra. L'interno era accogliente: la cucina era in pietra bianca, il soggiorno era arredato secondo le mode degli altri '30, la stoffa del divano era color senape e i tappeti avevano un'aria pregiata, così come i mobili scuri che riempivano la stanza. Una scala a chiocciola portava di sopra. Raphael le fece cenno di salire con lui. Le mostrò due camere da letto, una più grande con un enorme crocifisso appeso alla parte frontale, e una più piccola in cui troneggiava al centro un letto a una piazza e mezza e un piccolo armadio.
"Questa è la nostra stanza."
Nostra. Astrea sorrise e si fece strada nella stanza. Si sedette sul letto, notando che il materasso era comodo, e osservò le foto alle pareti. Conosceva bene quel bimbo dai capelli ricci in disordine e gli occhi scuri; il sorriso di Raphael non era cambiato in tutti quegli anni.
"Smettila di fissare quelle stupide foto." la voce di Raphael era stranamente divertita.
"Eri davvero carino da piccolo!" gli fece l'occhiolino Astrea prima di lasciare la stanza e tornare giù.
"Credevo fosse in un cattivo stato."
"Vengo spesso qui per mettere in ordine ed evitare che decada del tutto."
"E' molto bello." disse Astrea, comoda su quel divano che sapeva di tempi perduti. Era normale che Raphael si sentisse a disagio, mai aveva portato qualcuno in quella casa ed era come se fosse andato via un pezzo di lui. Ma al tempo stesso era felice che quel qualcuno fosse Astrea.
"Posso andare su in bagno per una doccia oppure hai bisogno di una mano a sistemare il letto?" chiese la Nephilim in tono gentile; non voleva che il vampiro si irrigidisse.
"Sono capace di cambiare le lenzuola, signorina!" rispose Raphael ridendo. Astrea gli diede un bacio sulla guancia e salì al secondo piano.
 
 
 
Quella serata stava prendendo una piega diversa ed entrambi se ne accorsero dopo aver finito l'acqua calda, non che il Nascosto ne risentisse della temperatura. Quando Raphael raggiunse il salotto, mentre si infilava velocemente una maglietta in corridoio, non si aspettava che Astrea fosse seduta a terra, davanti al camino non funzionante. Avanzò nel soggiorno illuminato soltanto da due candele, poiché la luce non era disponibile a causa di bollette non pagate da venti anni, e spalancò gli occhi quando mise a fuoco la figura della ragazza. Indossava un vestito nero di raso, stretto e corto, e teneva i capelli sciolti. Sapeva che quello era un abito che Isabelle le aveva prestato perché a Lisbona non avevano potuto prendere chissà quanta roba. Poi notò una macchia violacea sulla sua spalla e vi posò l'indice sopra, al che Astrea gemette di dolore.
"Come ti sei fatta questo livido?"
La ragazza gettò un'occhiata al livido e fece spallucce.
"Forse durante l'allenamento. E' normale."
Raphael era abituato alle cicatrici e alle ferite dei Cacciatori, ma la pelle di Astrea era macchiata poco dalle rune e molto meno segnata dalle cicatrici. Si sedette accanto a lei e osservò il petto di Astrea, chiuso dal vestito, gonfiarsi quando respirava.
"Mi stai fissando, Santiago."
"Perché indossi un vestito?" la domanda di Raphael venne fuori spontanea e fece sorridere la Nephilim.
"Isabelle me lo ha regalato e mi ha consigliato di indossarlo, e così ho fatto. Senza un preciso motivo. Ti infastidisce?"
Astrea pensava che sarebbe stato carino, non romantico, indossare un vestito elegante per quella serata. Voleva essere guardata da Raphael nel buio, solo loro due, come se fosse qualcosa di prezioso. Sperava che lui si avvicinasse e che non rimanesse distante come al solito, ora che erano soli. Raphael scosse la testa senza aggiungere altro. La verità è che non riusciva a ragionare, aveva gli occhi fissi su quel dannato vestito che fasciava alla perfezione il corpo di Astrea e metteva a dura prova il suoi istinto.
"Le stelle non si vedono. Su questo punto New York non la batte nessuno." disse Astrea, mentre spiava il cielo dalla tendina della finestra. Poi si allontanò e si avvicinò al tavolo per controllare che lo stilo fosse ancora nella tasca della sua giacca, non si sapeva mai quali creature potessero attaccarli. Raphael non resistette. La raggiunse e le poggiò le mani sui fianchi da dietro. Risalì con le dita fino alla cerniera del vestito, e sentì la ragazza rabbrividire al suo tocco.
"Sei così bella." sussurrò il vampiro con voce profonda, facendole battere il cuore a mille. Ora si trovavano faccia a faccia.
"Che ti prende, Raphael? Tutto questo non è da te."
Raphael non rispose e premette le labbra su quelle della Nephilim. Astrea era colpita dal cambiamento del suo ragazzo ma qualcosa non andava, se lo sentiva, e si allontanò da lui. Il Nascosto non fu contento del gesto.
"Che succede, Santiago? Questo...è strano. Sono rare le volte in cui ti avvicini."
"Credevo...io...non lo so." Raphael tirò a fatica le parole, seduto sul divano con i gomiti sulla ginocchia. Astrea si diede della stupida e sospirò. Proprio perché erano poche le volte in cui era lui a fare il primo passo non era giusto farsi indietro. La Nephilim, scalza e silenziosa, si avvicinò a lui e si tirò di poco su il vestito per potersi sistemare a cavalcioni. Raphael era rimasto ad osservare ogni minimo movimento e aveva deglutito quando aveva visto le dita sottili della ragazza sollevare la stoffa nera. Astrea gli portò le mani attorno al collo e si chinò per baciarlo. Raphael rispose immediato a quel contatto, le strinse i fianchi e l'attirò a sé. Era un bacio lento, desiderato, fatto di sorrisi e risatine sommesse. Le mani del vampiro scesero sulle cosce della Nephilim e le dita si infilarono sotto il vestito. L'odore del sangue angelico gli dava alla testa, ma erano le labbra di Astrea, in quel momento, a farlo sentire ebbro. Astrea ansimò sulle labbra di Raphael quando avvertì i suoi polpastrelli freddi accarezzarle la pelle. Tremò per un attimo. All'improvviso Astrea si alzò e si incamminò verso le scale, lasciando Raphael del tutto attonito.
"Tu non vieni, Santiago?" gli gridò la Nephilim dal piano di sopra. In meno che non si dica Raphael la bloccò al muro. Le portò una mano al collo e cominciò una lenta e quasi dolora discesa, per la gola, le spalle, le braccia, e le sue mani si bloccarono sui fianchi della ragazza. La guidò, tra un bacio e l'altro, nella loro camera e la spinse dolcemente sul letto, mentre lui rimase in piedi a guardarla. L'orlo del vestito era spiegazzato e ancora tirato su, le sue labbra erano rosse e gonfie, le brillavano gli occhi. Non sentiva il bisogno di sangue. No. Aveva bisogno di Astrea. Un bisogno vitale. La Nephilim lo invitò sul letto con un sorriso e lui ubbidì. Raphael agguantò la cerniera sulla schiena di Astrea e l'accompagnò verso il basso con un movimento leggero, lasciando che la sua pelle fredda facesse tremare la ragazza. Quando il vestito finalmente fu slacciato, il vampiro fece cadere la parte superiore, il corpetto. I suoi occhi scuri saettarono sul reggiseno di Astrea, anch'esso nero con cuciture in pizzo, e si leccò le labbra, gesto che faceva soltanto davanti ad un bicchiere d sangue rosso vivo. Astrea respirò affannosamente sotto lo sguardo penetrante del vampiro e temette che il cuore esplodesse. Raphael si abbassò per baciarle il collo, una scia di baci umidi, e scese sempre di più: le baciò la porzione di seno che l'intimo lasciava scoperta, con le labbra raggiunse la pancia dove vi depositò una seria di baci che fecero ansimare Astrea. Depositò alcuni baci sulla runa parabatai, arrossata e sul punto di svanire per lasciare spazio ad una cicatrice. Scottava e pulsava perché il legame si stava affievolendo. Poi tornò a baciarle le labbra. La Nephilim, mantenendo le labbra contro quelle gelide del vampiro, gli sfilò la maglietta e la lanciò in una parte indefinita della stanza. Allora poté godere della vista dei pettorali e degli addominali scolpiti, delineati e ben visibili di Raphael. Sapeva che sotto quelle camicie scure si nascondesse un corpo muscoloso, ma vederlo dal vivo faceva tutto un altro effetto.
"Devi dirmelo adesso se vuoi che io mi fermi." mormorò Raphael con le labbra a un soffio dalle sue, le mani sui suoi fianchi e gli occhi fissi nei suoi. Astrea scosse la testa.
"Continua."
Raphael si morse il labbro per evitare di sorridere come un idiota. Con le mani risalì dalle caviglie di Astrea fino all'orlo del vestito, che con entrambe le mani fece correre lungo le gambe della ragazza. Il tutto lo fece guardandola negli occhi.
"Tu eres una maravilla."
Raphael fece scorrere lo sguardo sul corpo di Astrea sotto di sé. Era bella da togliere il fiato, persino a lui che era mezzo morto. Le dita di Astrea accarezzarono l'addome del vampiro con estrema placidità, erano così calde contro la pelle fredda di lui. Astrea, allenata come uno Shadowhunter, ribaltò le posizioni ed ora lei stava sopra. Si sedette sul bacino di Raphael e gli sorrise maliziosa. Raphael, dal canto suo, era totalmente andato, perso, pazzo di lei. Mantenendo il contatto visivo, Astrea portò le mani sulla cintura dei pantaloni del vampiro e la slacciò senza tanti preamboli. Raphael spalancò gli occhi e deglutì, incapace di muoversi. Sentiva l'aria premere nei polmoni, sebbene nemmeno respirasse. Quando i loro petti si scontrarono, liberi di ogni ostacolo, Raphael emise un gemito che fece sorridere Astrea. Il vampiro, stanco che fosse lei a controllare la situazione, la fece nuovamente scivolare sotto di sé e prese a baciarla in modo famelico ovunque. Astrea si contorceva sotto il suo corpo, fremeva e sospirava ad ogni tocco. Le coperte sotto di loro erano ormai sfatte.
"Sei sicura, Astrea? E' la tua prima volta, pensaci bene." il tono del Nascosto era insolitamente dolce, comprensivo e aveva incatenato gli occhi ai suoi. Astrea annuì semplicemente.
"Dimmelo se ti faccio male, così mi fermo."
"Adesso fa l'amore con me, Santiago."
Quelle parole bastarono perché Raphael sorridesse e tornassero a baciarsi. Trascorsero l'intera notte avvinghiati, tra baci, gemiti, risatine, sguardi che confessavano tutto. Si sentirono completi.
 
 
 
Quando Raphael si svegliò dovevano essere circa le dieci del mattino; orario insolito per uno come lui che per anni aveva dormito di mattina. Ma nell'ultimo anno le cose erano cambiate: riusciva anche a dormire di notte, sebbene le ore di riposo si fossero ridotte. La prima cosa che vide furono vestiti sparsi qua e la per la stanza. In un attimo tornò con la mente alla sera prima e tutto gli fu più chiaro. Si voltò e si accorse che Astrea gli dava le spalle, con la testa poggiata sul suo braccio e la sua mano sul fianco di lei. Un sorriso inconsapevole si dipinse sulle sue labbra. Rimase per un po' a guardare la Nephilim dormire; era così dannatamente bella, faceva quasi male. Ripensare alla notte passata gli faceva girare la testa: non aveva mai avuto una nottata del genere. Essere la causa degli ansiti e dei fremiti di Astrea lo faceva sorridere come un cretino, e il solo pensiero della sua pelle calda gli faceva tremare i polsi, benché non vi fosse battito in essi. Il calore che irradiava Astrea, anche in quel momento, lo spinse ad avvicinarsi di più a lei. Raphael lasciò un bacio tra le scapole sporgenti della ragazza e prese ad accarezzarle la schiena nuda. Astrea, ormai sveglia, sorrise con gli occhi ancora chiusi. Le venne la pelle d'oca per via delle gelide dita del vampiro. Si girò nel letto e aprì gli occhi, ammirando l'espressione contenta di Raphael.
"Bom dia." disse Astrea in portoghese, stringendosi di più a Raphael.
"Ci hai messo una notte intera per ricordare come si dicesse buongiorno nella tua lingua?" ridacchiò il Nascosto.
"Questa voleva essere una battuta, Santiago? Pessima." ma Astrea non riuscì a trattenere una risatina. Uno strano silenzio calò nella stanza. Era possibile udire solo il cinguettio degli uccelli e il vocio che proveniva dalla stradina. Nessuno dei due accennava a quella notte. Astrea si rese conto che molto probabilmente il vampiro si stava arrovellando il cervello in problematiche inutili e decise di parlare per prima.
"Va tutto bene, Raphael?"
"Sì." fu la semplice risposta del Nascosto.
Astrea scosse piano la testa e riconobbe che forse quella notte non aveva cambiato molto: Raphael rimaneva comunque distante. Pertanto, gli diede di nuovo le spalle e affondò il viso nel cuscino.
"Scusami." mormorò Raphael contro la sua spalla.
"Fa niente. Va tutto bene."
"Non va bene, Astrea. Abbiamo passato tutta la notte a fare l'amore e adesso facciamo finta che non sia successo nulla. E so che è colpa mia. Perdonami."
"Questo è perché sei un cretino, Santiago!"
Quell'atmosfera tesa fu spazzata via dalle loro risate. Astrea si voltò verso di lui e gli sorrise. Sapeva che doveva andarci piano con lui.
"Cosa direbbero i Nascosti se sapessero che sei stato a letto con una Nephilim?"
"Inorridirebbero. Poveri sciocchi, non sanno quello che si perdono."
"Lo prendo come un complimento?" domandò Astrea con un sopracciglio sollevato. Il vampiro annuì.
"Sono stato io?"
Astrea seguì lo sguardo di Raphael che stava osservando una macchia rossastra sul seno sinistro. Lei si coprì meglio col lenzuolo.
"Sì. Però è tutto okay, non mi hai fatto male."
Raphael ricordò di aver premuto forte le labbra sulla pelle di Astrea perché improvvisamente gli era montato dentro un desiderio di sangue che pensò bene di sfogare in quel modo.
"Non sono riuscito a tenere a freno la fame."
"E' soltanto un segno, nulla di che. In compenso, dovresti essere contento di non avermi morsa. Era questa la tua paura e l'hai superata."
Astrea si sporse per baciarlo. In pochi istanti si ritrovò sotto a Raphael, tra baci e risatine. Ricordavano bene entrambi la vista annebbiata dal piacere, le labbra che si cercavano frenetiche, le mani scattanti.
"Ti amo." soffiò il Nascosto sulla bocca di Astrea. Lei fece un enorme sorriso e gli sistemò un ciuffo di capelli.
"Anche io ti amo...forse."
Raphael alzò gli occhi e assunse un'espressione divertita.
"Dove sono Stan e gli altri?"
Quella domanda fu sufficiente perché il vampiro si scostasse e tornasse a sedersi dal suo lato di letto.
"Devi proprio rovinare questo momento? Comunque, sono a sicuro in una delle proprietà di Magnus. A New York rischiavano troppo." Raphael scivolò giù dal letto e indossò i boxer velocemente, la sua solita maschera di indifferenza e la voce piatta. Astrea, che aveva capito di doverlo lasciare da solo, recuperò l'intimo e si rivestì. Afferrò una camicia blu dal borsone di Raphael ai suoi piedi, sgusciò via dalla camera da letto e scese in cucina per un caffè. Dopo aver messo la caffettiera sulla fiamma si sedette sul tavolo e rimase lì fino a quando Raphael non la raggiunse. Fece le scale ancora in boxer, inconsueto per lui, e le si parò davanti.
"Questa camicia è mia." sorrise facendo quell'affermazione. Nessuno indossava i suoi vestiti, e mai lo aveva fatto, ma addosso ad Astrea avevano un altro fascino. Il vampiro le pizzicò le cosce e lei tentò di mascherare un sorriso. Poi sentì le labbra di lui sul collo, gonfie e fredde, e sospirò pesantemente. Lei immediatamente mosse le mani sulla sua nuca e lo avvicinò di più.
"Possiamo continuare questo discorso di sopra?" riuscì a biascicare Astrea mentre il suo corpo si lasciava lambire dal Nascosto. Raphael si allontanò il giusto per guardarla negli occhi. Di colpo la sollevò di peso e tornarono al piano di sopra. Non si fermarono in camera, anzi in bagno.
"Non ci pensare nemmeno!" le proteste di Astrea furono inutili quando il getto d'acqua fredda la colpì, investendo di brividi il suo corpo. Era completamente bagnata. Raphael era scoppiato in una risata di cuore. La Nephilim lo tirò nella vasca e riaprì l'acqua, che adesso sembrava più calda. Si baciarono con passione sotto la cascata d'acqua che batteva su di loro. La stanza si riempì dei loro gemiti in pochi minuti. I vetri delle finestre e dello specchio sul lavandino si appannarono. Nel frattempo loro due, incuranti dei pericoli imminenti, si perdevano nelle emozioni.
 
 
Salve a tutti! :)
Ecco a voi un momento particolarmente intimo tra gli Astrael (?) :’)
Spero che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ve ne pare.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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