Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: jessycat    07/01/2017    3 recensioni
Una ragazza decide di cambiare vita trasferendosi dall'altra parte del mondo per via di alcune brutte esperienze passate in Italia.
Tutto questo la porterà a vivere una nuova vita, a rincominciare, a partire da zero.
Vivere esperienze diverse da ciò che era abituata, cresce, diventa indipendente.
Conoscerà delle persone che le entreranno nel cuore e che non se ne andranno più via.
S'innamorerà.
Piangerà.
Riderà.
Dimenticherà tutto il male passato in precendenza, guardando le cicatrici che l'hanno portata dov'è ora.
Questa è la storia di una ragazza che ha trovato la felcità in una realtà che non si sarebbe mai aspettata.
( Accenni di NamJin )
Dal Testo:
"Nonostante io abbia dimenticato quell'amaro ricordo, rimasi segnata a vita.
Quindi decisi di andarmene lontano.
Mi trasferì a Seoul, la capitale della Corea Del Sud.
Nessuno delle mie vecchie conoscenze si sarebbe mai aspettato di trovarmi in un posto del genere.
Nemmeno io lo avrei mai immaginato, sinceramente.
Tuttavia, mi piaceva."
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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    1. I want you

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    Ho bisogno di te, ragazza.
    Perché sono il solo ad amare? Perché sono il solo a soffrire?
    Ho bisogno di te, ragazza.
    Perché ho questo costante bisogno di te se so che mi farò soltanto del male
    ?”

    -BTS, I need u

     

     

    “Divertirmi... come?”

    Fa dei passi lenti venendomi incontro, facendomi sbattere la schiena contro il muro e mentre appoggia la sua mano sinistra su di esso, io continuo a fissarlo.

    Mi sorride maliziosamente, inarcando solamente un lato della bocca.

    “Non hai ancora capito...? So che non ti dispiacerebbe.”

    Abbasso lo sguardo.

    “Non ti obbligherò a farlo, se non vuoi.”

    “Chi ti ha detto che non voglio?”

    Dissi questa frase con un tono talmente basso che per un momento ho creduto di averlo detto tra me e me.

    “Sembri spaventata da me. Sono così terribile?”

    “No che non lo sei...”

    “Allora fidati di me piccola.”

    Non ho fatto nemmeno in tempo a percepire la frase detta da lui che mi ritrovai le sue labbra su le mie.

    Non sapevo come muovermi, era da molto tempo che non baciavo un ragazzo.

    Mi mise le mani sui fianchi, poi prese le mie e me le posò sulla sua nuca.

    La sua lingua ebbe libero accesso nella mia bocca, e il nostro, si trasformò in un bacio più che appassionato.

    Mentre eravamo lì, a baciarci, mi venne in mente più volte che quella non era la scelta giusta da fare e che forse sarebbe stato un grosso sbaglio.

    Ma non mi importava, volevo solo lui.

    Mi prese in braccio e mi portò sul divano, mi fece sdraiare.

    Si mise in ginocchio davanti a me e si tolse la maglietta.

    Per un attimo mi persi ad ammirare un tatuaggio che aveva sul dorso dei suoi addominali quasi scolpiti, era una scritta.

    Tornò su di me.

    Era il rapporto più passionale che avevo vissuto sulla mia pelle.

    Passava dalle labbra al collo, mordendolo e succhiando la pelle.

    Mi voleva.

    E si sentiva... si sentiva eccome.

    Però le cose non andarono come volevamo noi.

    Il suo telefono squillò.

    Glielo tirai fuori dalla tasca posteriore dei suoi Jeans e lessi la scritta “Capo” sul Display.

    “Scusami... devo rispondere.”

    “Tranquillo.”

    Pensai fosse una chiamata di lavoro, e si rivelò esserla.

    Però, mentre rispose, il suo volto si incupì e la sua voce si fece più roca.

    Si passò più volte la mano tra i capelli.

    Sembrava nervoso.

    Appena chiusa la chiamata mi disse:

    “Scusa Eveline, devo andare.”

    Si rivestì ed uscì in fretta dall'appartamento, senza lasciarmi la possibilità di parlare o controbattere.

    Se ne andò, lasciandomi ancora scossa per quello che successe e per quello che stavamo per fare.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    IL GIORNO SEGUENTE

     

    Questa notte non sono riuscita a riposare, per fortuna è un sabato e non devo lavorare.

    Le immagini di quello che successe fra me e Jimin mi continuavano a balenare nella mente.

    Non so se me ne sarei pentita, so solo che in quel momento lo volevo davvero.

    Mi alzai dal letto e mi recai al bagno, sperando che una doccia calda mi avrebbe scacciato via tutti questi pensieri.

    Aprì l'acqua, mi tolsi i vestiti e mi misi sotto il getto bollente, nulla.

    Jimin era ancora nella mia testa.

    Spensi il getto d'acqua e avvolsi il mio corpo in un asciugamano bianco, con l'intendo di asciugarmi per bene.

    Una volta finito tutto mi recai in cucina per prepararmi una tazza di caffè, essendo italiana mi riusciva abbastanza bene.

    Non mi piaceva molto fare colazione al mattina, ma, ogni tanto, il mio corpo ne aveva bisogno.

    Appena sentì il caffè salire spensi il fuoco e misi il liquido in una tazza.

    Mi andai a sedere sul divano, però, lì mi ricordai di ieri sera... e sorrisi. Dopo tutto ne ero felice.

    La vibrazione del mio cellulare mi riportò alla realtà.

    Era un suo messaggio.

    “Mi dispiace per come me ne sono andato ieri sera, però sappi, che la prossima volta non mi scappi, sei mia.

    Buona giornata.”

    Appena lo lessi i miei occhi brillarono, non potevo essere più felice di così.

    Finalmente ero felice.

    Mi accesi per un po' la tv cercando qualcosa di interessanti.

    Ma nulla, solo film noiosi, fino a quando, una notizia del telegiornale sul canale successivo attirò la mia attenzione.

    Questa mattina verso le otto e mezza,una delle più grandi banche di Busan è stata rapinata da una banda di sei ragazzi.

    Causarono molta paura fra le persone lì presenti, minacciandole con pistole e coltelli.

    Sono riusciti a rubare un terzo del denaro presente all'interno della banca.

    Non sappiamo ancora con certezza chi sono gli attentatori, però, sappiamo che il colpo più grande degli ultimi vent'anni.

    Dalla regia mi dicono che siamo riusciti a trovare una faccia delle sei persone, controllando ripetutamente le telecamere di sicurezza.

    Ecco a voi.

    La tazza mi cadde dalle mani e sporcò il pavimento.

    Non poteva essere lui.

    No.

    Devo star sognando.

    Questo non è reale.

    Su quello schermo... c'era il viso di Jimin

    Il mio Jimin.

    Mi buttai a terra, iniziando a piangere come non mai.

    Sentì qualcuno bussare alla porta.

    Fui costretta ad aprire.

    Un Jin in lacrime mi si piazzò davanti.

    Corsi fra le sue braccia e piansi, piansi come non avevo mai fatto prima.

    “L'hai visto anche tu?”

    “Si..”

    “Ora cosa faremo?”

    “Non lo so Ev, davvero, non lo so”

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Oh mio dioooooooooooooo.

    E' stato difficilissimo scrivere questo capitolo, ci ho impiegato tantissimo.

    Per questo sono così in ritardo, ma non sapevo proprio cosa fare.

    Ebbene si, la nostra Ev sta iniziando a scoprire che tipo è il nostro Jimin.

    Uff porello.

    Mi spiace di averci messo troppo, davvero.

    Non odiatemi, non uccidetemi.

    Mi scuso per eventuali errori di battitura, alla prossima!

    Tanto love.
    -Jessy.

      
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