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Autore: Letty Cullen    08/01/2017    1 recensioni
Isabella è una ragazza 17 enne che si appresta a partire per le vacanze estive insieme ai suoi genitori. Passera' tre divertenti settimane, fara' nuove conoscenze e forse trovera' anche l'amore...
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao a tutti. Vi Chiedo scusa per l’attesa infinita. Non riesco quasi piu’ a trovare il tempo per scrivere, tant’è che a malincuore volevo sospendere tutto. Poi non ne ho avuto il coraggio ed ho ricominciato a scrivere… vediamo come andra’. Non mi dilungo oltre e vi ringrazio comunque se riuscirete a perdonarmi almeno un po’. Buona lettura.

Bella
La prima lezione di ballo era andata benissimo e mi ero divertita come non mai. Avevo scoperto una mia dote nascosta e questo avrebbe reso tutto piu’ speciale. Edward si era rivelato un ottimo accompagnatore ed era riuscito ad aiutarmi molto nei movimenti, evitando qualche mia rovinosa caduta. Adesso rimaneva soltanto lo stand degli sport e poi avevamo scelto tutte le attivita’. Stavo riprendendo fiato mentre Edward parlava con il maestro e una voce tanto famigliare quanto non gradita mi sorprese alle spalle.
“Ehi Bella, allora ti è piaciuta la lezione?” Era Jacob. Volevo allontanarmi ma non mi era possibile quindi cercai di fare l’educata, facendogli capire che non volevo la sua compagnia.
“Ciao Jacob, certo è stata molto interessante,il maestro è davvero eccezionale, è perfino riuscito a far ballare una come me”
“Si lui è un mostro in questi balli e averlo come insegnante aiuta ma tu sei portata,si vede”
Mi guardava languido e cercava di abbindolarmi con i suoi complimenti che certo mi facevano piacere ma iniziavano anche ad essere fastidiosi. Decisi che era il momento di agire.
Dato che lui non ne voleva sapere di allontanarsi allora lo avrei fatto io.
Vidi Edward stringere la mano al maestro e salutarlo e pensai di svignarmela per evitare guai tra lui e Jacob.
“Jacob scusami ma devo andare all’ultimo stand, ci vediamo in giro. Ciao”
Quando pensavo di essermelo tolto dai piedi mi sentii afferrare un polso con forza,strattonandomi. Mi fece male e per poco non cacciai un urlo per il dolore. Mi voltai e la voglia di dargli uno schiaffo era tanta.
“Jacob io credo che dovresti lasciarmi. Mi stai facendo male”
“E se non lo faccio?” mi guardava con aria di sfida.
“Beh se non lo fai prima di prendi 5 dita in faccia e poi dico che mi hai aggredita”
Lo sapevo che non mi avrebbe presa sul serio ma almeno non mi facevo mettere i piedi in testa.
“Ahahah fai la dura eh, mi piacciono quelle come te”
“Peccato che a me non piacciano quelli come te!”
Aumento’ la presa sul mio polso e mi attiro’ a se. Poi mi sussurro’ languido
“Potresti cambiare idea”
E cosi dicendo mi lascio’ libera. Lo guardai allontanarsi. Mi massaggiai il polso che ancora doleva e poco dopo, quando mi trovai una calda mano a cingermi una spalla, sussultai per lo spavento.
“Ehi Bella che succede, tutto bene?” mi chiese dolcemente.
“Si si ero solo sovrapensiero. Dai andiamo a prenotarci per la lezione di equitazione, non vorrei restare senza un cavallo!” rise alla mia battuta.
Tirai un sospiro di sollievo. Non aveva visto niente per fortuna e io non glielo avrei di certo raccontato: se avesse scoperto cosa era appena accaduto avrebbe gonfiato Jacob di botte.

Avevamo prenotato anche l’ultima attivita’,equitazione e avevamo la prima lezione dalle 17:00 alle 18:00. A me avevano assegnato una cavalla,Indra e a Edward un cavallo, Cesar.
Alle 11,30 splendeva un sole caldo; avevamo qualche ora a disposizione per svagarci e fare una passeggiata prima della lezione di piano. Quella mattina avevo fatto una abbondante colazione ma nonostante cio’ mi sembrava di essere ancora affamata.
Era quasi ora di pranzo ma non mi andava di stare in mezzo alla confusione e ai nostroi amici. Mi ricordai ad un tratto che dalla parte opposta del villaggio si trovava un altro ristorante molto meno frequentato in quanto aperto solo a pranzo e per poche ore. Cosi presi coraggio e proposi ad Edward di andarci. Mentre ancora passeggiavamo buttai li la mia idea di restare un po’ da soli.
“Senti Edward che ne dici se visitassimo la parte opposta del villaggio, non ci siamo mai spinti fin là fino ad ora; ho letto su di un opuscolo che c’è anche un ristorante carino proprio sulla spiaggia.. che ne dici ti va di fare un giro?”
Di di si, ti prego, di di si. Avevo paura che prendesse male la mia intraprendenza,in fondo ero io che lo stavo invitando; e avevo paura che rifiutasse perché preferiva la compagnia dei suoi amici e fratelli. Ma appena udite le mie parole smise di camminare e mi rispose.
“Sai Bella, avevo pensato anche io di portarti a visitare quell’angolo di villaggio, un giorno o l’altro e oggi mi sembra proprio la giornata perfetta. Quindi andiamo!”
Ero felicissima che avesse accettato e gli sorrisi. Passeggiavamo tranquilli e senza fretta in modo da gustare a pieno tutto il paesaggio: una serie di aiuole molto curate e fiori colorati disposti magistralmente formavano disegni stupendi. Piante e siepi intagliate creavano piccoli spazi di ritrovo dove su alcune panchine i ragazzi si fermavano a passare il tempo. Non impiegammo molto a raggiunge il ristorante ma nonostante cio’ la mia fame era cresciuta parecchio: segnale inconfondibile era la mia pancia che borbottava.
“Qualcuno ha fame” mi disse sorridendo e appoggiando una mano sulla mia pancia. A quel tocco sentii come una scossa elettrica che mi attraverso’ il corpo e sentii le gambe diventare deboli.
Era l’effetto che mi provocava lui ma cercai di non dare a vedere le mie emozioni.
Percorremmo il vialetto che costeggiava il locale per scendere in spiaggia e appena prima di arrivarci mi tolsi i sandali: mi piaceva cosi tanto sentire la sabbia calda sotto i piedi. Lui mi guardo’ e quando capì cosa stavo facendo fece come me.
Ci accomodammo poi ad un tavolino,accompagnati da una giovane cameriera che fissava Edward in un modo fastidioso. Anche lui se ne era accorto e nel momento in cui la ragazza si avvicino’ per prendere le nostre comande, lui allungo’ la mano sul tavolo a cercare la mia e la strinse. Gli occhi di lei caddero subito sulle nostre mani unite e sicuramente infastidita da quel gesto, annoto’ le ordinazioni allontanandosi sbuffando.
Mi lasciai scappare una risatina compiaciuta e guardai la mia mano e quella di Edward ancora unite.
“Perché ridi?” mi chiese corrugando la fronte.
“Mi sento felice” risposi in un sussurro. I suoi occhi erano nei miei e un attimo dopo su tutto il mio viso a scrutarmi, come a voler imprimere ogni centimetro della mia pelle nella sua memoria. Fronte,guance,mento,naso fino a soffermarsi sulle labbra.
“Quando sorridi sei ancora piu’ bella” mi disse sollevando il lato sinistro della bocca in un sorrisetto. Mi colpisce con queste semplici parole e io non so che rispondere. Non riesco a staccare gli occhi dal suo viso e percepisco che la distanza tra noi è notevolmente diminuita quando sento il suo respiro solleticarmi la pelle del volto. Dio vorrei che questo momento potesse non finire mai. Il suo sguardo era magnetico,timoroso,allo stesso tempo impaziente e in quell’ istante che trasudava di mille e piu’ emozioni, i suoi occhi sembravano chiedermi il permesso per baciarmi. Io restavo immobile,come pietrificata da tutte quelle sensazioni,il cuore galoppava veloce nel petto e volevo che succedesse,volevo tutto quello che sarebbe dovuto accadere, con tutta me stessa.
Un attimo piu’ tardi fui esaudita: le sue labbra erano sulle mie. Una carezza piu’ che un bacio,niente di audace o di urgente ma tanto tanto dolce. Sapeva di fragola e vaniglia e quando poso’ la mano libera sulla mia guancia non capii piu’ niente. Un turbinio di emozioni mi attraversarono e mentre le sue labbra continuavano ad assaggiare le mie,mi allungai verso di lui bisognosa di sentirlo piu’ vicino. Ma si sa le gioie violente hanno violenta fine e muoiono nel loro trionfo.
La cameriera era lì di fianco a noi,ancora una volta infastidita,con i nostri piatti in mano.
“Scusa non ti abbiamo sentita arrivare” le disse Edward rivolgendole un sorriso.
“Nessun problema,ecco le vostre ordinazioni.” disse e si allontano’ mentre la sentimmo borbottare qualcosa.
“Che scorbutica,non è certo il lavoro per lei questo”
“Forse il problema non è lei, Edward” bisbigliai io non sapendo se farmi sentire o no.
“Oh poco importa. Mangiamo altrimenti si guasta tutto”
Il pranzo era ottimo e dopo la pasta passammo direttamente al dolce: 2 coppe di macedonia con gelato allo yogurt, una bonta’.
Naturalmente la sottoscritta non poteva evitare di sporcarsi. Portando un cucchiaio di gelato alla bocca nel momento esatto in cui un insetto mi infastidisce, faccio cadere il cucchiaio.
Dalla risata che sento scoppiare vicino a me l’espressione sulla mia faccia deve essere molto buffa e quando poco dopo inizio ad esaminare i danni mi accorgo che poteva andare peggio. Il cucchiaino è caduto in terra insieme al suo contenuto. E allora perché lui continua a guardarmi ridendo? Poi mi porge un tovagliolo e allora comprendo che il disastro ce l’ho in faccia.
“Bella.. ahah credo dovresti.. ahah pulirti il viso… ahah” mi dice parlando tra le risate.
Gli lancio un’occhiata fintamente minacciosa e dopo essermi pulita per bene finisco il dolce.
Decidiamo di fare un’altra passeggiata li intorno e dopo aver pagato ci incamminiamo per la via opposta da dove siamo venuti. Anche quella parte di villaggio è molto carina e curata. Costeggiamo il mare, camminando fianco a fianco sulla sabbia, in silenzio. E inizio a pensare a questi giorni di vacanza, a quanto sara’ difficile tornare a casa,a scuola e lasciare questo posto e le persone con cui ho fatto amicizia e lasciare lui. Penso a quanto tutto questo sia meraviglioso,alle emozioni che ho provato fino ad ora,agli amici che ho trovato… ma improvvisamente la sua voce mi riporta alla realta’.
“E’ cosi rilassante il rumore del mare, ha sempre avuto un potere calmante su di me. Da piccolo quando andavamo in vacanza e facevo i capricci perchè non volevo dormire, la mamma mi portava in spiaggia e lì mi addormentavo subito.”
“Hai ragione,è davvero bello fermarsi ad osservarlo e ascoltare le onde infrangersi sulla sabbia”. Chiudo gli occhi. Ascolto il rumore del mare e inspiro forte l’aria: è satura del profumo dell’acqua salata. E tutto è davvero rilassante. Mi sembra essere passata una eternita’ quando sento una mano sui fianchi e quando apro gli occhi Edward è a pochi centimetri dal mio viso.
“Tu sei davvero bella” dice gurdandomi intensamente. E mi bacia,ancora. Le gambe sembrano non volere piu sorreggermi e lui se ne accorge. Mi prende in braccio e senza mai interrompere il bacio, mi adagia sulla sabbia. Cosi finiamo sdraiati, la mia schiena distesa su quella polvere chiara, lui con le braccia a lato dei miei fianchi. Dovrei sentirmi imbarazzata ma in questo momento mi sento solo felice. Mi accarezza il viso,scostando una ciocca ribelle di capelli,con la quale inizia a giocare.
“Dio, sei cosi bella” mi sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra. I suoi occhi verdi non abbandonano il mio viso fino a quando anche lui si sdraia sulla sabbia accanto a me e una sua mano va a cercare la mia stringendola forte. Restiamo vicini cosi per non so quanto tempo,durante il quale credo di essermi anche addormentata.
Cio’ che mi fa tornare alla realta’ è un bacio leggero sulla guncia e una dolce frase:
“Sveglia mia Bella addormentata,dobbiamo andare”
Apro gli occhi e trovo Edward che mi guarda divertito. Ero qui con lui e mi sono addormentata,complimenti Isabella.
“Ehi.. scusa,se mi sono addormentata,non volevo”
“Non preoccuparti,pero’ ora è meglio se ci incamminiamo. Non è tardi ma possiamo sfruttare un po’ del tempo che ci rimane andando al parco giochi,che ne dici?”
“Buona idea,accetto!”
E cosi ritornammo all’altra parte di villaggio e passammo il resto del tempo tra altalene,scivoli e giostre varie prima di recarci alla nostra lezione a cavallo.

Anche per questa attività ero un po’ agitata, ero gia’ salita su un cavallo ma avevo paura che qualcosa andasse storto. Avevamo gia’ indossato la divisa e il berretto e stavamo aspettando l’istruttore. Sentivo addosso gli occhi di Edward e questo mi rendeva ancora piu’ nervosa.
“Bella per favore cerca di rilassarti, non ti succedera’ niente di grave,ok?” Era cosi tranquillo mentre io quasi tremavo.
“Ok,se lo dici tu”
E per di piu mi ritrovavo anche a dargli delle risposte del piffero. Al punto che,stanco di quel mio atteggiamento al quale non era abituato,mi prese per un braccio e mi attiro’ a se.
“Cosa devo fare per tranquillizzarti? Stringerti,accarezzarti o..”
Lascio’ la frase in sospeso mentre i miei occhi vagavano sul suo viso. Che cosa voleva dire?
“O..” lo incalzai.
Non rispose, mi bacio’ e basta.
Un bacio sulle labbra,semplice ma molto efficace. E mi sentii subito meglio. Ogni muscolo si rilasso’ e sul mio volto,sotto le sue labbra, comparve un sorriso da ebete.
“Vedo che va meglio,sorridi anche. Ho trovato il rimedio a tutti i tuoi momenti di panico e agitazione.”
Era cosi dolce che mi faceva sciogliere d’amore per lui. Amore si amore. Non sapevo cosa dire e quindi mi limitai a ringraziarlo,aggiungendo anche un sorriso.
Poco dopo arrivo’ l’istruttore e cosi iniziammo subito la lezione. Ci diede alcune informazioni di base sul cavallo,su come comportarci e su cosa fare in certe situazioni. Ci disse anche di non avere paura perché i cavalli percepiscono ogni nostra emozione. Montare a cavallo fu facile,ricordavo ancora come fare. Un po’ piu difficile fu instaurare un rapporto con la cavalla,ma era solo la prima lezione. Tuttavia me la cavai piuttosto bene, riuscii a non cadere e riuscii a far muovere la cavalla impartendole gli ordini. Alla fine dell’ora potevo ritenermi soddisfatta e scesi da cavallo con un grande sorriso stampato in faccia. E a Edward questo non sfuggì di certo.
“Ma guardati,sei cosi raggiante,non ti riconosco piu’,dove è finita la Bella di prima,terrorizzata da un cavallo?”
“Ho avuto accanto a me il mio principe su di un cavallo bianco” gli dissi sorridendo.
Mi si avvicina lento,posando i suoi occhi su di me quasi a volermi trapassare e mi prende per un braccio attirandomi a se.
“Io invece credo che sia questo principe ad essere davvero fortunato”
E perdo di nuovo la connessione con il mondo nel momento in cui le sue labbra sono ancora sulle mie.
Edward mi sta facendo impazzire,se sono con lui ogni cosa perde di importanza,tutto appare sotto una nuova prospettiva. Si allontana appena da me e un mugolio di disapprovazione gli fa capire quanto io non voglia.
“Mmh piccola anche io non vorrei smettere ma dobbiamo prepararci per la cena..
“ La mia espressione parla da sola al punto che Edward cerca di risollevarmi un po’ il morale.
“Ehi mi è venuta una idea,ma ti spieghero’ tutto piu’ tardi. Ora vieni,ti riaccompagno alla tua stanza”
Mi si illuminano gli occhi per quello che ha appena detto e sto per chiedergli di quale idea si tratta che lui mi zittisce posandomi un dito sulle labbra. Fantastico,devo aspettare stasera.

Un’ora e una doccia dopo, sono di fronte al mio armadio senza sapere cosa indossare, come al solito. Gonna e top, tacchi, abito, scarpa bassa, pantalone? Sospirando mi afflosio sulla sedia lì vicino,frizionando i capelli ancora umidi, avvolti nell’asciugamano. Sono cosi assorta che non mi accorgo neanche di mia madre che bussa alla porta.
“Tesoro,stai bene? Ma cosa fai ancora con l’accappatoio addosso?”
Per lo spavento mi drizzo in piedi e le rispondo che si va tutto bene, ero solo indecisa su cosa indossare per quella sera.
“Oh se per quello ti do io un suggerimento. Per le scale ho incontrato Alice,la sorella di Edward e mi ha parlato della festicciola che ci sara’ questa sera nella sala attigua al ristorante. E’ una festa per tutti i ragazzi del villaggio e credo che per l’occasione dovresti metterti un bel vestitino. Beh ora vado, i Cullen e gli Hale ci aspettano per l’aperitivo, ceniamo al loro tavolo questa sera” mi da’ un bacio sulla guancia scappando via, senza darmi il tempo di farle domande e lasciandomi lì a bocca aperta.
Stasera c’è una festa…forse è questo che voleva dirmi Edward. I miei cenano al tavolo dei Cullen e degli Hale?
Decido che è meglio posticipare le domande perché sono in ritardo e dedicarmi piuttosto a scegliere cosa indossare.
Alla fine decido per un abito nero, aderente,con una sola spallina. Mi raggiunge le ginocchia, alla mia destra è leggermente piu’ lungo creando una sorta di volant. Ci abbino un paio di sandaletti argento in tono con la pochette. Dato il sole e la calura della giornata decido di truccarmi solo con il mascara e un velo di lucidalabbra. Lascio i capelli sciolti, ancora umidi,ricadermi sulle spalle. Un ultimo sguardo allo specchio e subito dopo mi chiudo la porta dietro le spalle.
Il corridoio è semi deserto fatta eccezione per qualche genitore che come me sta scendendo per la cena insieme alla famiglia. Man mano che mi avvicino alla hall e di conseguenza alla sala da pranzo,avverto il ronzio delle voci di chi è gia’ al tavolo e mi affretto impaziente di raggiungere i miei amici.
Appena varco la soglia scorgo una Alice in un vestitino a dir poco sgarciante da sembrare un canarino: è di spalle e sta discutendo animatamente; accanto a lei Rosalie,bellissima, e i ragazzi. Ma non vedo Edward. E il sorriso che era apparso sulle mie labbra si affievolisce,anche se so che tra poco arrivera’. Percio’ continuo a camminare e a pochi passi da loro Emmett manifesta tutta la sua gioia nel vedermi. Contraccambio e non faccio in tempo a voltare lo sguardo verso gli altri che Alice mi salta con le braccia al collo e per poco non cadiamo per terra. L’ilarita’ di quel momento scoppia in una fragorosa risata tanto da attirare l’attenzione dei presenti su di noi. Quando tutto si quieta,Alice mi spiega della festa di quella sera,della quale io ero allo scuro.
“Non è proprio una festa, è un modo che hanno dato a noi ragazzi per stare tutti insieme e fare amicizia,dato che come puoi notare si sono creati dei gruppetti; sara’ divertente vedrai”
Sto per risponderle che non sono molto convinta che sara’ divertente data la mia timidezza quando mi sento avvolgere i fianchi da due braccia e un profumo mi inonda.
“Ciao principessa,sei stupenda “ e mi posa un bacio sulla guancia. In tre secondi il mio viso raggiunge la tonalita’ del rosso mentre tutti ci osservano con espressioni stranite e partono con le frecciatine.
“C’è qualcosa che dobbiamo sapere?” Rosalie
“Perché non me l’hai detto Isabella?” Alice
“Allora avevo ragione eh fratello?” Emmett
“Ecco perche occupavi il bagno per delle ore” Jasper
“Adesso sapete qualcosa di piu’ ma non sapete tutto e non lo saprete per un bel pezzo. Quindi buoni,zitti e andiamo a cena perché ho fame.”
La risposta di Edward mi tranquillizza e mi spiazza allo stesso modo ma sono sollevata che abbia messo in chiaro un po’ le cose. E cosi ci avviamo alla nostra sala per prendere posto al nostro tavolo per iniziare quella serata che sarebbe rimasta per sempre nella mia memoria.
Il salone era meraviglioso. Addobbato con palloncini e striscioni colorati, candele su ogni tavolo con tovaglie dai colori vivaci. Al centro un grande buffet con tante prelibatezze. Scorgiamo altri ragazzi con cui abbiamo gia’ stretto amicizia e li invitiamo a sedersi con noi. Mangiamo,ridiamo e chiacchieriamo.
A meta’ serata poi scopriamo che c’è una sorpresa: un animatore e intrattenitore sarebbe arrivato a breve per farci divertire ancora di piu’. E infatti poco dopo, le luci si affievoliscono e si accendono i riflettori in un angolo della sala dalla quale spunta un allegro ragazzo presentandosi con il nome di Alan. Parte un applauso e un coro di “benvenuto Alan”; lui in risposta non perde tempo e inizia subito invitandoci a cantare per un primo giro di karaoke. Inaspettatamente vedo Jasper sbracciarsi per essere scelto.
Cosi ci ritroviamo il nostro amico a cantare. Siamo tutti stupiti perché non ci aspettavamo questo gesto anche se siamo al corrente della passione di Jasper per la musica, in quanto fa parte di una band con alcuni suoi amici. Quando partono le note della canzone da lui scelta, non possiamo evitare di alzarci e iniziare a ballare.

“I got my first real six-string
Bought it at the five-and-dime
Played it til my fingers bled
It was the summer of '69…”


Jasper è bravissimo ed è stupendo vederlo cosi. Alice è euforica e lo guarda estasiata. Mentre Emmett e Rosalie ballano insieme, Edward e io ci scambiamo sorrisi e balliamo scatenati.

“…Me and some guys from school
Had a band and we tried real hard
Jimmy quit and Jody got married
I shoulda known we'd never get far
Oh when I look back now
That summer seemed to last forever
And if I had the choice
Ya - I'd always wanna be there
Those were the best days of my life…”


Altri ragazzi si uniscono a noi su quella che da centro sala è diventata una pista da ballo. Anche io inizio a cantare, nonostante non mi ricordo con esattezza le parole. Seguo la musica battendo i piedi a terra, imitando il gesto di un microfono tra le mani. Vedo Edward che si avvicina e mi tende una mano e mentre la canzone volge al finale, lui mi fa volteggiare piu’ volte fino a che perdendo l’equilibrio cado tra le sue braccia.
“Sei stupenda questa sera,anche se te l’ho gia’ detto, ma mi piace ripetertelo”
Un brivido mi percorre quando le sue dita scendono lungo la mia schiena e un calore affiora sulle mie guance. Lentamente e senza togliere gli occhi dai miei,mi riporta in posizione eretta e mi lascia un leggero bacio sulle labbra.
Sono sempre creta nelle sue mani quando mi rivolge queste dolci attenzioni e mi sembra ogni volta di non averne abbastanza. Gli sorrido e mormoro un grazie appena prima di ritornare al tavolo.
La serata prosegue in allegria,tra le frasi buffe di Emmett, altre canzoni proposte dal nostro Jasper, Alice e Rosalie che discutono di qualcosa che io non conosco, mentre tutti al tavolo prendono parte al dibattito tranne Edward che è intento a fissare la sottoscritta da almeno dieci minuti.
Quando gli chiedo spiegazioni, lui mi prende per mano e mi conduce fuori in giardino.
Per l’occasione sono stati accesi tutti i lampioni e le fontane cosi da creare un’atmosfera unica.
E’una serata tiepida. Nel cielo,uno spicchio di luna colore dell’argento splende alta e attorno a lei un manto di stelle che sembrano dipinte da un vero maestro su una tela perfetta. E’ una serata magica,come ogni attimo passato insieme ad Edward.
Stiamo passeggiando in silenzio sul vialetto che dalla sala porta fino alla spiaggia e senza interrompere il contatto tra le dita camminiamo fianco a fianco. Le nostre mani unite sembrano quasi parlare al posto nostro,ondeggiando tra di noi. Il rumore cadenzato delle scarpe sui ciottoli è la musica di sottofondo a questo nostro silenzio. Ripenso a quando è cominciato tutto tra noi,in fondo solo pochi giorni fa,ma a quanto fosse tutto cosi profondo fin dall’inizio. E mi ritrovo a sorridere.
“Cosa ti rende cosi serena?”
Sobbalzo e quasi mi prende un colpo quando sento la sua voce cosi vicina al mio orecchio.
“Noi. Pensavo a noi, a tutto quello che abbiamo fatto in questi pochi giorni da quando ci siamo conosciuti,pensavo a cio’ che siamo diventati,a cosa siamo” Alle mie ultime parole volgo lo sguardo verso di lui, voglio conoscere le sue reazioni alle mie parole,ho bisogno di sapere se quello che provo è solo mio oppure anche lui condivide le mie emozioni e i miei sentimenti. Ha preso un posto importante nel mio cuore e sara’ difficile quando ognuno tornera’ alla propria vita. Ad un tratto la sensazione di benessere che ci avvolgeva svanisce; anche la sua espressione cambia e mi rendo conto che forse era meglio se me ne stavo zitta,tenendo i miei pensieri per me.
O forse no..
Sento che prende un profondo respiro.
“Anche io ho pensato molto a noi in questi giorni,a come si sia evoluto il nostro rapporto di amicizia, anche se credo che per me amicizia non sia mai stata.” Per lui non è mai stata amicizia? E per me?
“Sei diventata importante per me, in un modo che non credevo possibile” e dicendo cosi mi prende entrambe le mani fra le sue, incatenando i suoi occhi nei miei. “E sono consapevole delle difficolta’ a cui andremo incontro ma non sara’ una causa persa finchè ci sara’ anche solo uno di noi a combattere per essa” Le sue parole rimbombano nella mia mente e quasi stento a credere a cio’ che ho appena sentito: prova le stesse mie emozioni, i miei stessi sentimenti, tiene a me quanto io tengo a lui. Il cuore mi scoppia di gioia e ancora prima di rendermene conto ,mi butto tra le sue braccia. Mi stringe per un tempo che pare troppo breve e quando a malicuore mi stacca da sé, una smorfia di disapprovazione si dipinge sul mio viso; ma cio’ che mi dice subito dopo, mi ridona il sorriso.
“Ti amo Isabella Swan e ti prometto che trovero’ il modo di far crescere sempre di piu’ questo nostro grande amore”
   
 
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