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Autore: Altair13Sirio    11/01/2017    1 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Gioia rise di gusto vedendo come Riley avesse combinato i capelli del povero Andy. Non la divertiva vederlo in quello stato di delusione tanto innocente, quanto il fatto che Riley sembrasse essersi divertita molto nel tingergli i capelli in quel modo tanto stravagante. Disgusto aveva sicuramente fatto un buon lavoro nel nascondere la vera identità del ragazzo, ma sarebbe bastato a non farsi riconoscere?
Guardò Rabbia e Disgusto allontanarsi dalla console dei comandi, dove un esausto Paura aveva convinto nuovamente i suoi compagni a lasciarlo a fare la guardia notturna; il timore che qualcuno scoprisse il suo segreto non lo faceva stare tranquillo, e per questo doveva essere lui a tenere d'occhio la mente di Riley tutta la notte. Ma Paura non chiudeva occhio da giorni, non poteva andare avanti così a lungo… Il piano di Gioia, tuttavia, sarebbe stato facilitato di molto se la sentinella della notte fosse stato lui.
Doveva solo aspettare che Rabbia e Disgusto andassero a dormire, così avrebbe potuto lasciare la sua casupola e andare a parlare finalmente con Tristezza. Non sapeva come trascorresse la notte la sua amica blu: l'aveva sempre vista seduta contro il muro a fissare il pavimento, in silenzio. Sperava che rimanesse sveglia per rispondere alle sue domande, per quella notte.
Nell'attesa che il Quartier Generale si spegnesse e tutti andassero a dormire, Gioia ripensò alla scena che aveva appena visto: Disgusto che sembrava divertirsi da matti mentre diceva a Riley come colorare i capelli di Andy, come stuzzicarlo durante l'attesa. Sentì uno strano sospiro che scoprì provenire dalla sua gola e si stupì nel realizzare che stava sorridendo. Si era messa a sorridere semplicemente pensando a una cosa accaduta cinque minuti fa!
Scuotendo la testa per concentrarsi, Gioia si affacciò alla finestrella ondulata e scoprì che tutte le luci erano state spente: Rabbia e Disgusto erano rincasati e Paura se ne stava seduto sul suo solito sgabello con la schiena ricurva e la faccia nascosta tra le braccia pesantemente poggiate alla console dei comandi, attualmente spenta. Era il momento giusto per lasciare la casa.
Gioia uscì in punta di piedi dalla sua stanzetta e fece attenzione a non farsi notare: brillava di un flebile bagliore azzurrino nell'oscurità della notte e se Rabbia o Disgusto fossero stati anche solo nei pressi di un finestra avrebbero potuto accorgersi di lei. Passò vicino a Paura, da cui proveniva un sonoro russare, e diede una triste occhiata allo schermo spento dove si sarebbero dovuti proiettare i sogni di Riley.
Dormi pure, Paura. Pensò piegando un angolo della bocca come per rassicurare il suo amico. Te lo meriti.
Nel Quartier Generale, senza dubbio, Paura era quello che si dava da fare più di tutti. Era sempre attivo, si preoccupava per ogni singola cosa che poteva mettere in pericolo Riley, e in più era sempre disponibile ad aiutare Disgusto e Rabbia quando ce n'era bisogno. Non dormiva da giorni, ed era prevedibile che quella sera crollasse. Nessuno si sarebbe aspettato il contrario.
Gioia accelerò il passo quando capì che il suo amico violetto non si sarebbe svegliato – non voleva disturbarlo, e difficilmente lui la avrebbe fermata – e si sbrigò a raggiungere Tristezza, che da qualche secondo l'aveva già identificata. Quando fu arrivata di fronte a lei, Gioia accennò a un timidissimo saluto con la mano che si spense subito non appena capì che non avrebbe ricevuto risposta.
<< Ciao, Tristezza… >> Mormorò incerta sulle parole da utilizzare. Era da tanto che non prendeva l'iniziativa per parlare con qualcuno, ed era piuttosto arrugginita; in più aveva a che fare con Tristezza, non esattamente la persona più socievole del loro gruppo. Nessuno l'aveva sentita parlare da quando lei e Gioia erano tornate dall'esterno: era semplicemente diventata una presenza fissa del Quartier Generale, che però non agiva mai di sua iniziativa.
Gioia aspettò invano una risposta dalla piccola emozione blu, che a malapena le rivolse uno sguardo spento. Le lenti dei suoi occhiali erano perfette, non avevano alcun tipo di danno.
Non volendo perdersi troppo in dettagli come quelli che aveva sempre ignorato, Gioia cercò di parlare ancora con Tristezza, e questa volta andò avanti senza aspettare una risposta. Sospirò accennando a un debole sorriso:<< Sono stati giorni pazzeschi, vero? >> Disse. << La votazione per decidere del destino di Riley, i continui inseguimenti in città, le sfuriate di Rabbia… E poi l'incontro con Andy e tutte quelle altre cose che ci hanno scombussolato la routine. Già, sono spossata! Ma è bello vedere che Riley sta bene, non trovi? >>
Gioia sperò che questa volta Tristezza rispondesse al suo tentativo di comunicare con lei, ma ancora una volta la musona non fece che fissarla con sufficienza, come se la vedesse banale e incapace.
La stellina sospirò abbattuta e si fece seria. << Senti: l'ho capito che non ti piace la gente… Ma io ho bisogno di parlare con te, sento che tu sai tante cose di cui noialtri siamo all'oscuro! >> Fece una pausa in cerca delle parole giuste per convincere Tristezza ad aiutarla. << E… E quindi credo che ci sia un motivo se tu hai voluto votare contro Rabbia e la sua idea di andarsene dalla città… >> A un tratto sembrò ricordarsi di una cosa e ne approfittò per continuare a parlare ancora un po', prima di lasciare la parola alla sua amica silenziosa. << Ah! Penserai che io sia una sconsiderata, per quello che è successo l'altra notte quando Riley ha sognato quelle cose orribili… Ma io avevo un motivo per farlo, proprio come lo avevi tu per restare della tua idea e respingere la proposta di Rabbia! >> Sembrò molto più sicura di sé quando spiegò il suo punto di vista. << E sono sicura che il tuo motivo sia un motivo valido. Sei… Sei Tristezza, dopotutto! Chi più di te è abituato ad osservare e vedere tutta la situazione in modo complessivo, da un punto di vista neutrale e obiettivo? >>
Tristezza rimase in silenzio a fissare Gioia mentre questa cercava di dire qualcos'altro per portare avanti il suo discorso sconclusionato. Sembrava aver esaurito le idee, ma in realtà aveva tantissime domande da porle; non poteva arrendersi così!
<< Quindi… Voglio farti qualche domanda. Devo farti qualche domanda! >> Ripeté con più enfasi la frase cambiando il verbo. Un attimo dopo sembrò un po' meno sicura di sé però, e chiese:<< Va bene? >>
Tristezza non diede alcun segno di volerla aiutare e si limitò a fissarla con quei suoi occhi malinconici come qualcuno che sapeva molto di più di quanto facesse credere.
Gioia sospirò profondamente prima di cominciare a fare la sua prima domanda. << D'accordo, allora cominciamo… >> Disse prendendo ancora un po' di tempo. << Perché te ne stai sempre qui? >> La sua domanda avrebbe potuto sembrare stupida, anche Tristezza si mostrò sorpresa nel sentirla perché lei stessa si ostinava a rinchiudersi da sola nella sua stanzetta, lontano da tutti; tuttavia Gioia era andata lì per parlare di Tristezza, non dei suoi problemi. Prese un bel respiro e cominciò a camminare in cerchio di fronte alla amica blu. << Insomma, c'è qualcosa di noi che non sopporti e che ti fa allontanare da tutti, oppure sai qualcosa che noi non sappiamo su Riley, su tutta questa storia…? Qualcosa che ti ha fatto decidere di lasciare tutto, che ti ha spaventata o ti ha fatta rassegnare? >> Si rese conto di aver divagato un po' troppo, ma se Tristezza non aveva intenzione di parlare chiaramente allora avrebbe dovuto provare a indovinare lei. Cercò di decifrare lo sguardo inespressivo di Tristezza e la vide abbassare la testa con rassegnazione. Sembrava quasi che non volesse tutto quello, che la sua volontà fosse molto lontana dal rimanersene in un angolo ad osservare la quotidianità del Quartier Generale. Lei aveva letto tutti i manuali del Quartier Generale sulla memoria e la psiche di Riley, sapeva come orientarsi nel labirinto dei suoi ricordi e teneva a mente qualunque episodio della vita di Riley come se fosse un archivio. Doveva sapere qualcosa di più!
Gioia sospirò pesantemente, ma non si diede per vinta e continuò con la prossima domanda. << Va bene, pensaci su… Intanto andiamo avanti! >> E detto questo cambiò completamente argomento:<< Nelle ultime notti sono successe alcune cose davvero incredibili, e io so che tu hai visto tutto quanto. >> Si riferiva alla creazione dei Ricordi Base di Paura e Disgusto, quelli che Paura aveva consegnato a lei per custodirli e nasconderli. << Perché non mi sembri per niente sorpresa? >>
Tristezza alzò di nuovo la testa per guardare Gioia negli occhi; il suo sguardo così calmo sembrò voler mettere sotto esame la coscienza intera della stellina, e quella cercò di distogliere lo sguardo per non farsi influenzare da lei.
<< Ti aspettavi che accadesse qualcosa di simile, presto o tardi? >> Chiese incrociando le braccia e assumendo un tono altezzoso. << Proprio come quando si creò il tuo Ricordo Base, stavi aspettando il momento che le cose si stravolgessero di nuovo? >>
Tristezza non faceva che fissare Gioia in silenzio, lasciandole solo la fantasia con cui andare avanti a fare ipotesi. Non avrebbe aperto bocca.
Gioia agitò le braccia esasperata e piegò in avanti la schiena. << Ma perché? Se lo sapevi, perché non hai detto niente? >>
"Questo lo stai dicendo tu." Lo sguardo di Tristezza sembrava voler comunicare proprio quello. Ma perché? Perché? Perché? Perché? Perché Tristezza sembrava sapere tutto quanto, pur essendo l'emozione più isolata e lontana dal gruppo? Perché non parlava mai?
Gioia abbassò lo sguardo e cominciò a tormentarsi le mani. Non stava ottenendo degli ottimi risultati, eppure non poteva essere tutto inutile… << Ultima domanda. >> Disse con tono serio. Sospirò prima di guardare Tristezza dritto negli occhi, in modo da farle sentire la pressione che lei aveva sentito per tutto quel tempo su di sé; era possibile che Tristezza non provasse alcun tipo di emozione, ormai? << Se tu sei sempre lontana dalla console, perché a Riley succede di sentirsi improvvisamente malinconica? >>
Questa volta Tristezza reagì in modo scomposto: più esattamente mostrò di avere ancora qualche briciolo di umanità, rabbrividendo e spalancando le palpebre come se si fosse sorpresa. Gioia ne approfittò per fare leva su quella incertezza mostrata da lei.
<< Pensavi che non me ne fossi accorta? >> Chiese mostrando un piccolo sorrisetto, sicura di aver fatto centro. << Riley è sempre stata un po' lunatica, ma ultimamente più del normale… E poi ho capito anche una cosa: non è solo lei a comportarsi in modo strano, ma anche noi. >> Tristezza rispose a quell'osservazione fissandola dritta negli occhi. Non voleva mostrarsi in difficoltà, oppure sapeva già come reagire alle parole di Gioia. Per una volta, da parte sua, Gioia sentiva di essere in grado di tenere testa a Tristezza in quella conversazione a senso unico. << Paura, Disgusto e Rabbia si comportano sempre allo stesso modo, ma tu ed io… >> Si inginocchiò di fronte a lei e la fissò negli occhi, nel tentativo di far cedere la sua maschera di sicurezza. << Io ti ho vista sorridere. Ti ho vista sorridere, mentre io invece ho pianto! Che senso ha tutto questo, se la gioia si mette a piangere e la tristezza invece comincia a ridere? Ci siamo forse scambiate i ruoli? >> Gioia si alzò di scatto e si mise le mani alla testa. << Dimmelo, Tristezza! Dimmi se c'è qualcosa che non so, che mi sfugge… Aiutami a capire Riley e ad aiutarla! Non voglio che perdiamo tutto di nuovo, e non potrei sopportare di vivere ancora isolata per il resto dei miei giorni! >>
Gioia completò il suo sfogo con un rapido gesto di stizza, quasi come se volesse liberarsi di un peso: piantò i talloni sul pavimento con impeto mentre le sue braccia scendevano di scatto lungo i fianchi e lei rivolgeva un'occhiataccia alla piccola emozione blu seduta a terra. Sperava che quell'ultimo gesto disperato spaventasse Tristezza, o per lo meno la convincesse delle intenzioni pure della stellina e del suo sentimento di impotenza di fronte a quella situazione così difficile, e la facesse parlare, finalmente.
Ma Tristezza rimase in silenzio. Non uscì alcuna parola dalla sua bocca, e Gioia si mostrò molto delusa da quel suo comportamento. Infantile. Egoista. Odioso. Questi sarebbero stati i termini che avrebbe usato per descrivere l'atteggiamento della sua amica blu, se fosse stata in grado di provare astio nei confronti di qualcun altro. E in fondo, chi diceva che lei non poteva farlo? Aveva già dimostrato di potersi deprimere e spaventare, proprio come Riley si intristiva pur non avendo Tristezza a guidarla. A che serviva il loro operato, se la loro protetta poteva agire di volontà propria?
Sbuffò mostrandosi infastidita e rivolse un ultimo sguardo di sdegno a Tristezza. << E' sempre un piacere, parlare con te. >> Sibilò fredda come il ghiaccio dopo essersi voltata per tornare alla sua capanna.
Tristezza la guardò allontanarsi con il suo solito sguardo sconsolato, come se avesse qualcosa di cui disperarsi; in realtà sarebbe stata Gioia a doversi disperare, che non aveva più niente su cui basarsi. Ma lei continuò a guardare di fronte a sé, senza mai voltarsi. Era finito il tempo dell'autocommiserazione e della paura, per lei.
Passando vicino alla console dei comandi, Gioia adocchiò Paura incurvato ancora su di essa. Il suo capello nero spiccava nonostante fosse buio e ondeggiava ritmicamente ogni volta che lui respirava; ma c'era qualcosa che disturbava questo equilibrio che si era creato, ed erano i brividi di gelo dell'omino viola, che non aveva pensato all'eventualità di prendere freddo quella notte.
Vedendolo lì solo, esausto, Gioia pensò di poter fare qualcosa per lui e aiutarlo un po' in quel momento molto stressante che stava vivendo. Così tornò in fretta alla sua capanna e prese la copertina che usava tutte le notti per nascondersi agli altri; attraversò la sala a passi rapidi e pose la coperta sulle spalle di Paura, facendo così cessare i suoi tremori. Lo vide affondare il viso tra le braccia e mormorare qualcosa di incomprensibile, e fu allora che la piccola Gioia piegò le labbra in un sorriso appena accennato.
Riposa, Paura. Gli augurò mentalmente. Tra noi, tu sei quello che sta facendo più lavoro di tutti.

   
 
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