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Autore: Lady Five    11/01/2017    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver dato a Raflesia le coordinate per contattare l'Arcadia (sarebbe stato molto imbarazzante se il suo ologramma, come era capitato talvolta in passato, fosse comparso all'improvviso nella sua cabina in presenza di Kei!) e comunicare la sua decisione, Harlock risalì sulla navetta e avvisò Yattaran che stava rientrando.
Il pirata era stato sulle spine per tutto quel tempo e non riuscì a nascondere il sollievo. Anche Harlock fu lieto di constatare che le Mazoniane non avevano attaccato l'astronave in sua assenza, e questo era un buon segno.
Fu anche sollevato nel trovare l'hangar deserto... si vede che Kei non si era accorta della sua assenza o comunque non si era insospettita. Andò subito in plancia dal suo primo ufficiale.
“Tutto bene qui, Yattaran?”
“Sì, capitano, nessun movimento sospetto. E su Ades?”
Harlock si lasciò andare sul suo scranno. Avvertiva la tensione, di cui non si era reso pienamente conto, allentarsi pian piano, lasciandogli addosso un senso di spossatezza.
“Sì, tutto bene. Non crederai mai con chi ho parlato fino adesso...”
“Non dirmelo! Raflesia!”
Il capitano annuì.
“In persona.”
Gli raccontò brevemente la loro conversazione, e concluse dicendo che in pratica l'aveva invitata a incontrare Clarice sull'Arcadia. Yattaran era allibito, eppure comprendeva le ragioni di Harlock. Raflesia così sarebbe stata molto più controllabile. In teoria.
“Ci possiamo fidare, capitano?” chiese ugualmente.
“Credo di sì. Non ha nessun interesse né convenienza ad attaccarci. Vuole il codice a tutti i costi e noi possiamo anche considerare di darglielo, ma solo dopo che ci avrà rivelato ogni cosa... Se c'è una nuova minaccia per l'universo, lo voglio sapere. Ora, se non ti dispiace, andrei a dormire un po'. Ne riparleremo con calma domani.”
“Tranquillo, capitano. A domani.”
Harlock si avviò alla sua cabina con il suo caratteristico passo cadenzato. Era stanco, sì, ma anche carico di adrenalina... L'incontro con Raflesia aveva risvegliato in lui ricordi sopiti, sensazioni dimenticate... all'epoca della guerra la odiava e la ammirava al tempo stesso. Un'ambivalenza che in realtà non aveva mai risolto. Anche perché, dopo averla sconfitta e umiliata, lei giustamente era sparita per sempre dalla sua vita... fino a quel momento. Ma lui ogni tanto si chiedeva che fine avesse fatto. Il suo popolo le aveva perdonato di averlo trascinato in quell'impresa immane, e di aver fallito?
Kei dormiva profondamente, per fortuna. Avrebbe spiegato tutto anche a lei, l'indomani. Ma lei non l'avrebbe presa bene come Yattaran, di questo era certo. Con lei purtroppo sarebbe stata necessaria un'altra strategia.

Mentre facevano colazione, Kei gli chiese come intendesse affrontare l'incontro con Raflesia o chi per essa.
“Ho già parlato con Raflesia - rispose il capitano con voce incolore, ma ferma - Stanotte.”
La ragazza rimase talmente scioccata da non riuscire nemmeno ad articolare parola. Restò con la tazza di tè a mezz'aria, fissandolo incredula.
“Come... stanotte?” balbettò dopo parecchi secondi.
“Sì, l'incontro era fissato 4 ore dopo l'invio del messaggio. Su Ades c'era Raflesia in persona. Abbiamo contrattato parecchio, e alla fine spero di averla convinta ad accettare di parlare con Clarice, prima di consegnarle il codice. Qui, sull'Arcadia.”
Kei d'istinto avrebbe fatto una scenata: per lo spavento, per la rabbia di essere stata esclusa, per la gelosia, per tutta l'assurdità di quella situazione... ma non fiatò. In quel momento non stava parlando il suo compagno, ma il capitano dell'Arcadia, le cui decisioni non erano soggette ad alcun tipo di discussione, nemmeno con lei. L'aveva imparato, spesso a sue spese, nel corso degli anni, e ormai era in grado di capirlo solo dal tono di voce, dallo sguardo o dalla postura che assumeva. Finì in fretta di fare colazione e si recò al suo posto in plancia, ignorando il nodo che le chiudeva la gola. Se c'erano delle comunicazioni ufficiali, le avrebbe ascoltate là, insieme a tutti gli altri.
Ma Harlock non andò subito in sala comando. Si recò invece a parlare con Clarice, per metterla al corrente del suo incontro con la regina di Mazone.
“E secondo te ci sono concrete possibilità che accetti di parlare con me?” chiese speranzosa.
“Raflesia è una creatura imprevedibile, ma... io credo di sì. Però è bene che tu sappia una cosa, Clarice: rivuole il Voynich a tutti i costi. Ma non penso si tratti di un capriccio, bensì di una questione di sicurezza, anche se non ho ancora capito come e perché. Spero che ce lo dica lei.”
Clarice chiuse gli occhi pochi secondi.
“Va bene. Se tu ritieni giusto e necessario restituire il codice a questa persona, lo farò.”
“Vediamo prima come si muove lei. Perché io voglio delle risposte concrete, prima. Ma non ti nascondo che sì, fondamentalmente penso sia giusto consegnarglielo, anche se mi dispiace molto chiederti questo.”
Harlock era davvero rammaricato.
Clarice scosse la testa.
“Non ti preoccupare. Piuttosto sono molto curiosa di conoscere finalmente la verità su quel codice, anche se dovrò tenermela per me. Quando verrà questa Raf... come si chiama?”
“Raflesia. Non so ancora se accetterà. Soprattutto non so se acconsentirà a salire sull'Arcadia. Ti avvertirò appena avrò la risposta, stai tranquilla.”
Il capitano si congedò con un sorriso e andò finalmente in plancia. Già dal corridoio poté sentire distintamente le voci alterate di Kei e Yattaran. Non stava bene origliare, ma … lui era il capo e poteva farlo, pensò. E poi quei due stavano urlando. Quindi si bloccò prima di entrare e tese l'orecchio.
“Insomma, tu lo sapevi e non l'hai fermato?” gridava Kei.
“Secondo te qualcuno riesce a fermare il capitano quando si mette in testa qualcosa?”
“Scommetto che non ci hai nemmeno provato! Potevi almeno avvertirmi!”
“Sì, certo, così finivo in cella di rigore a pane e acqua per un mese! E poi, cosa avresti fatto tu, sentiamo?”
Kei stava per replicare, ma il rumore della porta che si apriva e il suono inconfondibile del passo di Harlock la fecero desistere.
“Che cosa succede qui?” chiese con la sua voce severa, anche se in realtà un po' gli veniva da ridere.
I due tornarono subito alle loro postazioni, come due monelli colti in fallo.
“Niente niente, capitano - disse Yattaran serafico - Solo uno scambio di vedute tra colleghi...”
Kei invece gli lanciò uno sguardo triste, prima di girarsi verso la sua consolle.
Harlock decise che più tardi le avrebbe parlato e spiegato ogni cosa. Aveva stabilito che alla ciurma, invece, non avrebbe rivelato nulla prima della risposta di Raflesia.
Si accomodò quindi sul suo scranno.
“Qualche novità, Yattaran?”
“No, capitano. Là fuori non c'è assolutamente nulla. Che cosa facciamo ora?”
“Niente. Aspettiamo qui. E continuiamo con i turni di guardia, non si sa mai.”
Più tardi chiese a Kei di pranzare con lui in cabina, per parlarle con calma.
La ragazza lo ascoltò senza mai interromperlo.
“Non vi ho detto nulla per non farvi preoccupare...”
“Sì, e per non intralciare i tuoi piani!”
“Certo, anche.”
“Hai corso un rischio altissimo. Se fosse stata una trappola... non avremmo potuto fare nulla per aiutarti!”
“Non è vero, avevo dato precise istruzioni a Yattaran. E poi Raflesia non ha alcun interesse a farmi fuori... non finché abbiamo noi il codice.”
“Già... e se glielo daremo, invece? Che cosa farà? A quel punto, perché non vendicarsi?”
“Lo so che ti sembra impossibile, ma... da quello che ha detto, a me non è sembrato affatto che avesse questa intenzione. Intanto Raflesia verrà qua e, finché sarà a bordo, nessuno oserà farci nulla. E, se decideremo di consegnarle il Voynich, appena se ne sarà andata ce ne andremo subito anche noi.”
“Come fai a essere tanto sicuro che verrà a bordo?”
“Non lo sono. Lo spero, più che altro. Ma sono ragionevolmente ottimista.”
Kei annuì poco convinta.
“Cambiando discorso... hai notizie di Mayu? Le avevo promesso che le avrei dato delle spiegazioni, glielo devo, visto che le ho rovinato le vacanze, ma non ho ancora trovato il tempo per farlo.”
“Non è il caso di preoccuparsi. Proprio ieri mi ha detto che avrebbe approfittato del cambiamento di programma per fare i compiti di scuola... e poi va spesso a parlare con Clarice. È una ragazza in gamba, lo è sempre stata.”
Meglio di quanto mi aspettassi!
“Bene, così si fa. Vado subito da lei.”

La risposta di Raflesia arrivò dopo tre giorni. Lei in persona comunicò ad Harlock la sua decisione.
“Verrò sull'Arcadia tra due giorni. Mi accompagnerà una delle mie consigliere, Lavinia. Ma parlerò soltanto con te e la dottoressa Jones. Nessun altro dovrà essere presente e sentire quello che ci diciamo. Quindi, niente telecamere nascoste o registratori, intesi?”
“Hai la mia parola, Raflesia. Ci vediamo tra due giorni.”
Harlock si lasciò andare sulla poltrona della sua cabina con un sorriso soddisfatto. Ce l'aveva fatta!
Convocò subito la ciurma e comunicò la novità. I pirati restarono a dir poco attoniti. Ma come, non dovevano dargliene di santa ragione, a quelle lì? E invece, accoglievano la loro regina a bordo con tutti gli onori? Forse il capitano non stava tanto bene...
Harlock intuì facilmente i loro pensieri e aggiunse che la situazione era mutata, che le Mazoniane avevano notizia di un pericolo imminente per tutto l'universo e che quindi dovevano collaborare con loro. Il che era in gran parte vero. Sempre ammesso che Raflesia dicesse la verità...

  
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