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Autore: Nami93_Calypso    14/01/2017    4 recensioni
MazeRunnerAU
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Immaginate di svegliarvi al buio, non vedete niente ma percepite che la stanza si muove verso l’alto, forse è un ascensore.
Non sapete come siete arrivati lì e, soprattutto, perchè. Ma, cosa ancor più inquietante, non ricordate nulla: chi siete, quanti anni avete, da dove venite, qual è il vostro aspetto fisico. Ricordate unicamente il vostro nome.
Quando finalmente la stanza si ferma degli adolescenti vi danno il benvenuto nella Radura, il posto in cui loro vivono e hanno creato una società dopo esser giunti lì esattamente come voi, con quell’ascensore e senza ricordi.
Vi guardate intorno e l’unica cosa che vedete sono alte mura di cemento che circondano l’intera Radura.
È quello che è successo ai protagonisti di questa storia.
Chi sono?
Come sono arrivati lì?
Li ha mandati qualcuno?
Perchè non ricordano nulla?
Riusciranno ad andarsene?
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ASL, Mugiwara, Nefertari Bibi, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La fuga

Trentasette.
Trentasette erano i radurai che avevano deciso di sfidare i creatori. Di questi, Bibi ne conosceva solo una dozzina. Era stata nella Radura troppo poco per aver avuto il tempo di conoscere tutti e stringere rapporti con tutti. Per fortuna tutti quelli a cui teneva avevano deciso di ribellarsi per la loro libertà insieme a lei.
A queste cose pensava mentre se ne stava imbambolata in mezzo alla Radura, ripetendo in continuazione le parole del codice nella sua mente, con due lunghi e affilati coltelli che Zoro le aveva piazzato in mano senza troppe spiegazioni; del resto, non servivano.
Osservò i radurai intenti nei preparativi. Zoro, Law e Sanji distribuivano ogni sorta di arma: coltelli, bastoni, lance improvvisate, attrezzi solitamente usati nel macello e negli orti.
Sabo, Ace e Marco fornivano tutte le informazioni che avevano riguardo i Dolenti nella speranza che potessero rivelarsi utili in battaglia e per evitare che i radurai arrivassero totalmente impreparati allo scontro.
Rufy insegnava qualche mossa di lotta, imparata chissà dove e chissà quando, a Usop e Chopper che lo fissavano con occhi avidi cercando di apprendere tutto quello che diceva loro. Poco distante Bibi notò Rebecca che non toglieva gli occhi di dosso dall’Intendente mordicchiandosi le unghie con fare nervoso. E allora Bibi capì, trovò la risposta alla domanda che si era posta giorni prima, ormai sembrava passata un’eternità: così come Nami provava qualcosa per qualcuno, anche Rebecca non aveva potuto sottrarsi a quel sentimento imprevedibile.
La rossa continuava a passare da una persona all’altra controllando che fossero tutti equipaggiati e che tutti ricordassero quale fosse il loro compito. Andò anche da lei a spiegarle il piano nei dettagli. Sabo avrebbe aperto la corsa verso la Scarpata, Ace l’avrebbe chiusa mentre Marco sarebbe stato nel mezzo con lei. Il compito di tutti era quello di distrarre i Dolenti permettendo così a lei, Marco e Usop di raggiungere la Scarpata e saltare nella Tana dei Dolenti. Da lì in poi sarebbe toccato a lei inserire il codice e porre fine a tutto, poi tutti gli altri li avrebbero raggiunti.  Durante quelle due ore di preparazione Sabo era andato alla Scarpata insieme ad altri due velocisti e aveva reso visibile l’ingresso della Tana legando dei tralci d’edera a quelli posti vicino al bordo e lanciandoli all’interno del quadrato ottenendo così delle liane sospese nel vuoto che rivelavano l’ubicazione della Tana.
Il nervosismo era palpabile in ogni gesto che Nami compiva mentre parlava: il continuo sistemarsi una ciocca ribelle dietro l’orecchio, le fugaci occhiate lanciate intorno in direzione dei suoi amici, il mordersi il labbro inferiore ad ogni pausa.
Dal canto suo, Bibi se ne stava immobile ad osservare, in attesa che tutto iniziasse.
Vide Marco e Ace scambiarsi una goliardica stretta di mano accompagnata da forti pacche sulle spalle e facendosi reciproche raccomandazioni di stare attenti con la promessa che si sarebbero visti dall’altra parte. Il tutto senza mai smettere di sorridere.
Vide Zoro e Sanji lavorare spalla a spalla, scambiandosi occhiate d’intesa, mentre davano le ultime direttive ai radurai.
Vide Rebecca raggiungere Rufy e abbracciarlo di slancio, sussurrandogli qualcosa che Bibi non poteva udire, e iniziando a piangere mentre il ragazzo le accarezzava la schiena con un’espressione lievemente sorpresa in volto.
Vide Brook incitare Usop e Chopper facendo supposizioni su quanto sarebbe stata bella la vita fuori dal Labirinto.
Vide Nami e Law fare il punto della situazione parlando fitto, vicini l’uno all’altra.
Vide Sabo avvicinarsi a lei e si riscosse dall’immobilità in cui era caduta.
-Come va?- le chiese raggiungendola.
-Nella sploff fino al collo- rispose lei.
-Già, come tutti ultimamente da queste parti- ironizzò lui e la turchina rispose con un sorriso amaro.
-Con Marco sei al sicuro- aggiunse Sabo diventando improvvisamente serio -Gli affiderei la mia stessa vita-
Bibi rimase a fissarlo prima di rispondere con uno sguardo che voleva comunicare molto più di quanto potesse dire: la speranza che sopravvivesse, che sopravvivessero entrambi, il desiderio di averlo accanto e non perderlo mai di vista. Era sicura di poter leggere molto anche negli occhi di lui, un messaggio più profondo nascosto dietro quanto detto, ma non era il momento di indagare su una cosa simile, non dovevano deconcentrarsi, non in quel momento.
Così si limitò a dire -Anche i radurai sono al sicuro nelle tue mani-
Lo vide sorridere appena e inclinare il capo, il rossore sulle guance tradiva il suo imbarazzo.
-Lo spero...- rispose il biondo.
Si grattò il capo e le lanciò uno sguardo fugace prima di voltarsi e dirigersi verso gli altri radurai. Alla ragazza sembrò che volesse dire molto altro, fare molto altro. Senza pensarci lo richiamò.
-Sabo!-
Quello si fermò a due passi da lei, senza voltarsi.
-Fa’ attenzione-
Dopo pochi secondi lo vide girarsi appena, solo di profilo.
-Anche tu- disse per poi proseguire.
Passò ancora qualche minuto prima che Law richiamasse tutti a raccolta davanti alla Porta Occidentale, la stessa che aveva attraversato Bibi per entrare nel Labirinto. L’Intende dei medicali e quello dei velocisti se ne stavano di fronte a tutti, dando le spalle alla Porta, le armi sguainate. Bibi si avvicinò e ben presto fu raggiunta da Marco e Usop.
-Radurai!- esordì Law con tono alto -A questo punto rimane poco da dire. Lottate! lottate per la libertà! Sopravvivete! Andiamo a dare un pugno in faccia a quei caspio di Dolenti e a quelle teste puzzone di Creatori!-
Sollevò la lancia che teneva in mano urlando e i radurai lo imitarono, simili a un piccolo esercito. Anche Bibi si ritrovò a sollevarle il lungo coltello urlando contro il cielo grigio e scuro tutta la sua rabbia e frustrazione.
-Radurai!- questa volta era Sabo a urlare per farsi udire sopra le grida che non si erano ancora spente -Seguitemi! Non allontanatevi dai velocisti. Andiamo!-
Senza attendere risposta, lui e il moro si voltarono e si lanciarono nel Labirinto seguiti da tutti i loro compagni.
Man mano che si addentravano nel Labirinto si fecero sempre più silenziosi per timore di attirare l’attenzione dei Dolenti. Bibi correva in silenzio, Marco alla sua sinistra e Usop alla sua destra, circondata da tutti gli altri radurai. Vide Rebecca vicina a Rufy, Nami tra Sanji e Zoro. Sabo e Law in testa al gruppo che a ogni svolta rallentavano per sbirciare dietro l’angolo prima di buttarsi nel vicolo successivo.
Svoltarono più e più volte in quell’intrico di sentieri tra le alte mura ricoperte di edera. Bibi non seppe dire per quanto corsero. L’ultima volta un mal di testa potentissimo l’affliggeva impedendole di prestare attenzione alla strada e il tempo.
Dopo un lasso di tempo incalcolabile Law e Sabo si fermarono facendo arrestare tutti che si avvicinarono a loro.
Il moro si voltò, gli occhi sgranati.
-Ci stavano aspettando-
Bibi prese a sudare freddo. Il fatto di non averli visti in giro per il Labirinto era fin troppo bello. Probabilmente i Creatori sapevano cosa stavano facendo grazie alle scacertole e gli avevano preparato un’imboscata.
Sabo si voltò, pallido in volto.
-Siamo arrivati alla Scarpata, un solo corridoio ci separa dalla Tana dei Dolenti- fece una pausa e deglutì rumorosamente -In mezzo solo una quindicina di Dolenti a ostacolarci-
Un brusio spaventato si levò dai radurai.
Law sollevò le mani per attirare l’attenzione di tutti.
-Ormai è tardi per tirarsi indietro! Pronti a combattere!-
Si scambiò un’occhiata con il biondo che annui prima di parlare.
-Il piano è questo. Combattiamo con i Dolenti e teniamoli impegnati spingendoli verso i lati, verso i muri. Dobbiamo aprire un varco per permettere a Bibi, Marco e Usop di raggiungere la Scarpata-
Bibi vide i radurai annuire intorno a lei. Si scambiò una lunga occhiata sia con Nami che con Rebecca. Cercò di zittire la vocina nel suo cervello che si chiedeva quando e se le avrebbe riviste.
-Andiamo!- li richiamò Law.
I radurai si riversarono nel corridoio, camminando in silenzio.
Di fronte a loro erano posti in riga i Dolenti, una quindicina di bestie pulsanti, viscose, letali, immobili e silenziose. Bibi non credeva che potessero realmente essere così ferme e taciturne. Le varie appendici, armi, arti che fuoriuscivano dai loro corpi gibbosi e oleosi, anch’essi immobili.
Law si accigliò e non appena fece un passo avanti quelli presero vita. Le seghe circolari presero a girare, le tenaglie a scattare, gli aghi fendevano l’aria.
Il capo sollevò l’arma e si lanciò alla carica seguito da tutti gli altri.
Marco afferrò Bibi per un braccio per evitare che venisse portata via dalla folla.
-Aspettiamo il momento adatto, quando vedremo un passaggio nel mezzo-
Bibi e Usop annuirono in silenzio.
Fu una delle cose più difficili della sua vita stare lì a vedere altri combattere con quei mostri. Vide i radurai caricare contro i Dolenti, lanciare attacchi inutili che le bestie neutralizzavano senza fatica. Vide Zoro colpire il braccio meccanico di uno di loro che cadde a terra ma subito venne lanciato contro una parete da un’altra appendice. Immediatamente Sanji si lanciò all’attacco per vendicare il colpo subito dall’amico. Vide Rufy combattere senza sosta, infilzando il corpo del Dolente con la sua lunga lancia e tirando calci e tutte le appendici che si avvicinavano a lui o a Rebecca che faceva del suo meglio per difenderlo dai vari aghi e fendenti che gli volavano intorno. Law e Nami combattevano schiena contro schiena: lui usava un lungo coltello come fosse una spada e lei usava il bastone della sua lancia rudimentale per parare i colpi della bestia. Ace era stato sollevato in aria dalla presa di un artiglio e sbatteva la sua mazza on tutta la sua forza sul corpo del dolente, aiutato da Brook che gli dava man forte alle spalle della bestia.
C’era sangue dappertutto. Sangue, polvere, urla di dolore, urla strazianti provenienti dai radurai, lamenti dei Dolenti. Le urla si levavano alte per poi interrompersi bruscamente, indizio che il raduraio era stato sconfitto.
C’erano adolescenti feriti dappertutto, corpi esamini a terra, ragazzini lanciati per aria, radurai che attaccavano bestie con le loro misere armi.
Bibi tremava davanti a tutta quella scena. Non voleva più vedere nulla, non voleva sentire nulla. Voleva stringere gli occhi e tapparsi le orecchie con le mani ma Marco le strattonò la manica della maglietta prima che potesse muoversi.
-Là!- indicò un punto nel centro del corridoio.
La turchina osservò bene e lo vide. Un passaggio. Piccolo, ma pur sempre un passaggio.
Senza attendere risposta Marco la prese per mano e si lanciò nel mezzo della battaglia. Bibi afferrò Usop prima di essere trascinati via.
Si lanciarono in mezzo ai corpi dei Dolenti, in mezzo ai radurai che combattevano. Le appendici delle bestie schizzavano dappertutto. Un artiglio le prese di striscio la maglietta strappandogliela su un fianco e facendoglielo bruciare. Sentì Usop dietro di lei urlare, a metà tra il sorpreso e il dolorante, ma entrambi continuarono a correre. Marco schivò un fendente che passò appena sopra la sua testa.
Schizzi di sangue e materia scura, densa e oleosa raggiungevano i tre.
Sentirono le grida di incitamento di Law, Zoro e Sabo di continuare, di spingere i Dolenti verso le pareti.
Mancavano cinque metri al bordo della Scarpata.
Videro Chopper combattere valorosamente contro un mostro, aiutato da Sanji.
Tre metri.
Bibi schivò un ago che puntava alla sua spalla.
Un fendente raggiunse la coscia di Marco che urlò dal dolore ma non si fermò, si piegò appena continuando a correre, zoppicando.
Un metro.
Le urla erano insopportabili e strazianti. I rumori della battaglia ormai opprimenti.
In mezzo a quel caos un’immagine dell’ultima volta che era stata lì balenò nella mente di Bibi: il Dolente che caricava verso di lei, Sabo che compariva dal nulla a salvarla, il terrore seguito dal sollievo.
Il biondo raggiunse il bordo e si arrestò bruscamente. Lo stesso fecero gli altri due. In bilico sul baratro c’era poco tempo da perdere. Fissarono l’ingresso della Tana dei Dolenti reso evidente dai rampicanti.
-Vado prima io così se c’è qualche Dolente ad aspettarci lo tengo occupato- disse Marco a Bibi, urlando per farsi sentire sopra i rumori della battaglia -Poi tu e poi Usop-
Gli altri due annuirono e, senza esitazione, il velocista saltò dandosi il giusto slancio. Dovette stringere le braccia lungo il corpo per entrare dalla fessura senza sbattere gli arti da nessuna parte.
Appena fu scomparso Bibi piegò le ginocchia e si diede lo slancio con le braccia. Saltò e si infilò con i piedi nel riquadro.
Sprofondò nel buio e appena toccò una superficie solida rotolò di lato per non farsi schiacciare da Usop che sarebbe arrivato a breve. Appena le fu possibile si alzò e si guardò intorno. Erano in una stanza rettangolare più lunga che larga scarsamente illuminata. Il pavimento era ricoperto della stessa sostanza viscida che ricopriva i corpi dei Dolenti.
-Non credo ci siano Dolenti- disse Marco, poco distante da lei, mentre anche Usop faceva il suo ingresso.
-Dove devi inserire il codice?- le chiese.
Bibi si guardò intorno. Dai ricordi che aveva acquisito sapeva che doveva trovare un computer e, a meno di una decina di metri da loro, vide uno schermo illuminato incastrato nella parete e una tastiera fissata sotto.
-Lì!- urlò e subito si lanciò verso l’apparecchio. Appena mosse un passo la luce proveniente dalla fessura che dava sul Labirinto scomparve. La ragazza si voltò e vide il corpo gibboso e scuro di un Dolente entrare dalla fessura.
-Vai!- le urlò Marco incitandola a proseguire sguainando le sue armi pronto a combattere.
-Qui ci pensiamo noi!- aggiunse Usop imitando i gesti del velocista.
La turchina non se lo fece ripetere due volte. Tornò a concentrarsi sul computer e lo raggiunse quando già i due ragazzi avevano iniziato una battaglia contro il Dolente.
Trovò la tastiera e senza esitazioni iniziò a digitare il codice che aveva imparato a memoria.
PIRATI.
Premette invio sulla tastiera e la parola si illuminò di verde per poi sparire con un segnale acustico, segno che era stata accettata.
Bibi sorrise speranzosa. Avrebbe potuto fermare i Dolenti e aiutare tutti quanti.
SANGUE.
Accettata
TESORO.
Accettata.
Un secondo Dolente entrò nella stanza sul corpo ormai privo di vita del primo. Bibi non osava distrarsi e voltarsi per vedere come proseguiva la battaglia.
MORTE.
Accettata.
MARE
Accettata.
Un altro Doelnte entrò nella stanza. Ora erano due contro due.
-Bibi!- la richiamò Usop fissando il nuovo arrivato.
-Ci sono quasi!- urlò lei inserendo l’ultima parola.
PREMI.
Nulla.
Niente luce verde. Niente segnale acustico. Accigliata premette il tasto invio più volte ma nulla accadde. Cancellò la parola e la riscrisse ma niente. Possibile che avessero sbagliato a decifrare il codice? No. Si ripeteva in continuazione, l’avevano ritrovata più di una volta. Dove essere giusta, doveva!
-Cosa c’è che non va?- urlò Marco lanciando un attacco che rallentò il Dolente per una frazione di secondo.
-Non prende l’ultima parola!- gridò Bibi disperata tirando un pugno al muro accanto allo schermo.
-Premi!- gridò Usop -Forse devi premere quel pulsante!-
Bibi si voltò appena in tempo per vedere il moro che, nel bel mezzo dello scontro, la guardava indicando qualcosa ai suoi piedi. Abbassò lo sguardo e vide un grande pulsante rosso. Che stupida. Era talmente concentrata sul codice imparato a memoria da non pensare al significato delle parole.
Subito si inginocchiò e premette con forza il pulsante.
Un ronzio che andava scemando, uno di quei rumori che non ti rendi conto che c’è finchè non cessa, le comunicò che aveva funzionato, che quelle schifose bestie meccaniche si erano spente. Quella nuova forma di silenzio fu subito interrotta dal rumore di una porta scorrevole che si apre in fondo alla stanza buia, dalla parte opposta rispetto all’ingresso del Labirinto.
Sorridendo si voltò appena in tempo per vedere Marco saltare di lato per evitare di rimanere schiacciato dalla rovinosa caduta del Dolente e il secondo mostro accasciarsi a terra accanto al corpo inerme e senza vita di Usop.





Angolo di Calypso
Quando ho finito di rileggere il capitolo prima di pubblicarlo ho pensato "bom, primo morto" poi mi sono ricordata di Kidd, e di Koza, e niente, mi sono sentita un po' in colpa
Eh va bè.
Io ve lo dico: preparatevi....
Mancano solo due capitoli! DUEEEE!!! Non ce la posso fare.
Sostenetemi (emotivamente) fino alla fine che rischio di crollare.
Ringrazio tutti voi che leggete la storia <3
Alla prossima!

 
   
 
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