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Autore: Sameko    15/01/2017    1 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 11: Tasto dolente 
 




 
Il primo ricordo apparteneva a undici linee temporali prima e, più che un’immagine, era un’emozione quella che Frisk voleva trasmettere a Sans tramite quelle memorie. Flowey aveva vinto, aveva preso in ostaggio tutti i suoi amici più cari e le anime umane erano entrate di nuovo in suo possesso, ghermite dalle sue avide radici irte di spine. Il fiore si stava facendo beffe di lei ancora una volta, con quel suo sorriso derisorio, le sue risatine compiaciute e il modo di parlare volutamente bambinesco. Frisk aveva fissato con dilaniante onnipotenza il concretizzarsi di quello scenario a lei fin troppo e sfortunatamente familiare… e, al senso di inutilità di fronte al proprio destino incancellabile, al peso del fallimento che ricadeva nuovamente sulle sue spalle tremanti, si era aggiunta la rabbia, una rabbia così soffocante da stringerle i polmoni. Non aveva permesso a Flowey di deriderla persino per quella sua inconsueta reazione, non avrebbe potuto sopportare anche quello… e aveva resettato, come la prima volta, come le altre volte, come sempre.
Si era risvegliata nel letto di fiori, con il sole che filtrava dall’alto, i suoni della superficie a malapena udibili da là sotto e un’altra, estenuante linea temporale da vivere. La rabbia non si era per nulla dissipata in lei, anzi, aveva solo potuto crescere d’intensità davanti a quella vista, il sole le era parso talmente accecante da provocarle un forte senso di nausea. Non importava quante volte ci avesse provato, quanto avesse invano cercato di variare i suoi comportamenti con la speranza di causare un cambiamento rilevante nel suo destino, niente era stato mai sufficiente per impedire a quel maledetto fiore di intralciarla! In quel momento, aveva solamente voluto che quell’erbaccia sparisse, che smettesse di tormentarla e di fare tutto ciò che era in suo potere per non farli uscire da quel sotterraneo senza futuro. A che scopo, poi? A quale assurdo scopo?!
La sua non aveva potuto nemmeno più essere definita rabbia, ma vera e propria collera, feroce e violenta, che aveva fatto nascere dentro di lei l’odio per la prima volta. E l’odio, che non si era resa conto di aver provato, la aveva indebolita, resa vulnerabile, aveva accecato irreversibilmente il suo giudizio. E qualcuno non aveva esitato a sfruttare quel breve momento di debolezza a suo vantaggio.
Era stato in quel frangente che Chara le aveva parlato per la prima volta. Era solo uno spirito consumato dal tempo quando la maggiore si era presentata a lei, oltre il limitare del letto di fiori, dove il buio della caverna poteva restare intoccato dalla luce del sole.
« Capisco la tua rabbia. » Le aveva detto Chara, con un’espressione di profonda comprensione e dispiacere. « Ti senti impotente e, questo, ti irrita molto. Lascia che ti dica una cosa: esiste un modo per raggiungere il tuo obiettivo. »
Frisk era rimasta sorpresa da quella singolare apparizione che, purtroppo, non era stata frutto del caso. Era stato proprio il suo odio a far involontariamente svegliare Chara, a richiamarla dal sonno in cui aveva riposato per due decenni, ma come avrebbe potuto saperlo d'altronde, concentrata com'era su questioni di tutt'altra natura?
Frisk la aveva ascoltata parlare per un po’, interessata da ciò che quelle prime parole le avevano promesso. E, ancor prima che Chara si fosse presentata, il suo intuito si era già messo al lavoro per svelare l’identità della sua inusuale interlocutrice. Non si erano mai incontrate di persona ma, grazie alle tracce audio della voce della migliore amica di Asriel contenute nei nastri giù al laboratorio, collegare le due persone era stato semplice per lei. La voce di Chara le era parsa molto meno limpida rispetto alla sua controparte impressa nelle VHS, ma ciò non le era stato d’ostacolo nel consentirle di riconoscerla.
« Conosco Asriel... » Le aveva assicurato quest’ultima, gli occhi neri e vuoti limati da un sottile velo di nostalgia. « Può aver cambiato corpo e personalità, ma l’indole resta la stessa. Il mio fratellino acquisito è sempre stato un fifone e un piagnucolone, purtroppo… e questo gioca a tuo favore, Frisk. »
Frisk le aveva quindi chiesto cosa aveva in mente, più interessata di quanto aveva voluto ammettere.
« Puoi continuare a combatterlo inutilmente, come hai fatto fino ad ora… oppure, puoi dargli un motivo per starti lontana»
« Come? » Le aveva domandato Frisk, perplessa.
« Diventa più forte in questa linea temporale, Frisk. Fatti valere, fatti temere, mostragli che fai sul serio. Diventerai talmente potente che neanche Asriel oserà più ostacolarti per il terrore di quello che potresti fargli. »
Frisk non aveva creduto sin dal principio che fosse una buona idea, perché lei non voleva intimorire nessuno, figuriamoci terrorizzarlo al punto da diventare per lui uno scoglio di paura. Lo aveva riferito a Chara e l’altra ragazzina non aveva esitato un secondo nel risponderle.
« Lo comprendo. Ma tu, Frisk, dovresti sforzarti di capire che il terrore è l’arma più potente di tutte. Puoi avere in pugno ogni essere che respira, umano, mostro o animale, se solo diventi invincibile. »
Chara le aveva quindi offerto la sua più completa collaborazione, accompagnata da una spiegazione in dettaglio di quello che aveva in mente.
« Devi acquistare più forza e la forza, in questo mondo, si conquista raccogliendo quanto più LOVE possibile. Suppongo tu sia familiare con questo termine, no? Se ti offrirò i miei consigli, sarà anche fin troppo facile. »
Acquistare LOVE? Avere qualcuno… in pugno?
Frisk aveva distolto lo sguardo da quello dell’altra ragazzina, incapace per qualche motivo di guardarla un secondo di più. Non aveva mai fatto né avuto nessuna delle due cose, perché non era giusto abusare della propria forza e pretendere di controllare la volontà di un’altra persona. Era… sbagliato.
« Non… ne sono in grado. Non voglio far del male a nessuno… »
« Sarà solo per questa linea temporale, Frisk. Asriel capirà che deve starti lontano se vuole sopravvivere e, quando resetterai, potrai finalmente concentrarti sul dare ai tuoi amici il loro lieto fine. » Le aveva ricordato Chara. « Ma, se l’idea non ti piace, puoi sempre tornare ai tuoi vecchi metodi. Io ti aspetterò comunque qui e ti aiuterò nel caso cambierai opinione. »
Per una linea temporale soltanto… avrebbe potuto renderli felici con una sola linea di temporale di sacrifici… no, non poteva fare una cosa tanto spregevole alle spalle di tutti gli altri e a Flowey, non ne sarebbe stata mai capace.
« Mi serve… del tempo per pensarci. » Aveva replicato, strofinandosi nervosamente una spalla. Per pochi istanti, il pensiero la aveva stuzzicata, ma era stato il suo buonsenso a prevalere infine, come era giusto che fosse. Fare una cosa tanto radicale e ignobile era davvero l’unica soluzione che le era rimasta? Avrebbe potuto essercene un’altra rimasta a lei invisibile fino ad allora e, per questo, aveva rifiutato quell’offerta nel modo più cortese ma fermo possibile.
Chara aveva annuito pazientemente in risposta e, dopo averla salutata con un breve cenno del capo, il suo spirito si era dissolto, inghiottito dall’oro luccicante della luce e dal nero dell’ombra.
Il suo primo ricordo terminava qui.
Visualizza il successivo. ” La guidò nuovamente Sans, una volta che l’immagine del letto di fiori e dell’ingresso dell’antica capitale aveva perso forma.
Frisk non percepì un segno nelle emozioni dello scheletro che potesse suggerirle quali autoconsiderazioni stesse facendo per conto suo. Al momento, comunque, sapeva che sarebbe stato inutile tentare di farlo. Se Sans non voleva rendere noti i suoi pensieri, difficilmente si sarebbe tradito, e Frisk stava lentamente cominciando a capire la meccanica che regolava i comportamenti dello scheletro. Complessa, certo, ma poteva venirci a capo con un po’ di esercizio.
I ricordi seguenti coprivano le altre nove linee temporali. Aveva provato ancora, ancora e ancora a combattere Flowey con le sue sole forze, come aveva sempre fatto, ma il reset aveva continuato a rappresentare l’unica possibilità di azzerare il tutto e ricominciare da capo dopo l’ennesimo buco nell’acqua.
Alla decima e ultima prima della linea temporale corrente, infine, era rimasta sdraiata sopra il letto di ranuncoli per un bel po’, stanca, disillusa, le forze per alzarsi che si erano rifiutate di raggiungerla e dare la spinta alle sue gambe per farla rimettere in piedi.
Aveva allungato la mano verso l’alto, come a voler afferrare uno di quei caldi raggi che filtravano dal buco parecchi metri sopra la sua testa, sperando di poterlo conservare e poi portare in giro per l’Underground per mostrarlo a tutti i mostri che incontrava. Guardate, avrebbe detto, questo è un frammento di sole. Anche con un piccolo assaggio di quel calore avrebbe potuto portare un po’ di gioia persino a coloro che avevano perso ogni speranza, ne era stata praticamente certa.
Quel desiderio passeggero era stato solo frutto di una fantasia irrealizzabile, ma persino una cosa così impossibile le era parsa più probabile rispetto al trovare una soluzione per infrangere la barriera. Le era rimasto solo l’approccio che Chara le aveva suggerito e si era dolorosamente resa conto di ciò, di non avere più altre alternative a parte quella. Liberatasi dell’intralcio che Flowey aveva sempre rappresentato per lei, avrebbe almeno potuto trovare una soluzione per salvare i suoi amici in tutta calma e tranquillità. Una volta raggiunto il suo obiettivo, avrebbe tentato di instaurare un rapporto di almeno reciproca tolleranza con Flowey, sempre se il fiore fosse stato disposto a farlo. Ma, per adesso, si sarebbe concentrata sui suoi veri amici, quelli che avevano riportato la gioia nella sua vita e che voleva assolutamente rendere felici a sua volta. Lo doveva a tutti a loro, nessuno escluso.
« Chara. » La aveva chiamata, dopo aver preso un respiro profondo. Non avrebbe voluto arrivare a tanto, ma le opzioni si erano oramai esaurite da tempo, a dispetto del suo continuo ostinarsi nel credere che, prima o poi, una soluzione pacifica le si sarebbe palesata davanti agli occhi. 
“ Solo per questa linea temporale. ” Aveva pensato, nell'attesa che lo spirito si mostrasse. “ Sarà necessario solo per questa linea temporale. Non ricorderanno nulla e… ne sarà valsa la pena, se potranno così vedere la luce del sole. ”
La sua sé passata, purtroppo, non aveva ancora compreso a quei tempi il reale significato della parola ‘conseguenze’ e solo l’esperienza le avrebbe insegnato la dura lezione nel modo più spietato possibile.
Chara era apparsa di nuovo al limitare del letto di fiori, come la prima volta, e Frisk aveva potuto percepire la sua presenza anche senza aprire gli occhi.
« Sì? »
« Voglio… provarci. »
Si era alzata, per incontrare lo sguardo tinto leggermente di rosso dello spirito.
« Ne sei convinta? »
Frisk aveva annuito, la determinazione più rinvigorita che mai nella sua anima.
Lo spirito aveva in seguito allungato la mano verso di lei, i raggi del sole che trapassavano le dita aperte in un invito.
« Accetti di essere la mia partner? » Le aveva domandato Chara, con un sorriso falsamente benevolo. Solo con la prospettiva esterna che ora possedeva, Frisk fu in grado di vedere l’ipocrisia abilmente camuffata da gentilezza nei comportamenti dell'altra. E si rese conto, con una buona dose di amarezza, di come avrebbe potuto evitare di commettere l’errore più grossolano tra tutti, se solo avesse aguzzato meglio lo sguardo, oltre che l’ingegno.
« Potremmo essere molto di più... potremmo essere amiche, no? » Le aveva risposto allora, stringendole la mano, stranamente corporea rispetto a quanto aveva dapprima creduto.
Il sorriso di Chara si era allargato.
« È un’idea meravigliosa. »
Stringendo quella mano, aveva permesso al suo corpo di ospitare lo spirito e l’anima di Chara, entrambi talmente deboli che non avrebbero potuto controllarne uno con le loro sole forze.
Non le era piaciuto fin dal primo istante uccidere, aveva voluto gettare via sia il bastone che il coltello giocattolo per più di una volta per porre fine a quelle azioni che aveva sentito profondamente sbagliate dentro di lei.
Ogni volta che il coraggio di aggredire un Froggit o un Whimsum le era venuto a mancare, ogni volta che aveva visto la polvere arrivare a macchiarle i vestiti, ogni volta che aveva voluto rinunciare a quell’idea, Chara era sempre stata lì ad incoraggiarla, a consigliarla, a muovere la sua mano per lei se Frisk glielo permetteva e se si sentiva abbastanza in forze per farlo.
Quando l’anima di Toriel aveva tremolato davanti a suoi occhi inorriditi, per poi spezzarsi e ridursi in polvere così come il corpo caldo e materno di cui era stata il motore vitale, Frisk aveva compreso con soffocante orrore a cosa aveva acconsentito. Aveva intrapreso un sentiero tabù, un cammino che non aveva mai nemmeno osato pensare di scegliere di testa propria… ed era stato proprio quello a cui Chara aveva mirato. Non poteva più tornare indietro, il reset non era più un’opzione, perché l’altra ragazzina era ormai dentro il suo corpo e poteva prendere il controllo della sua mano quando voleva. Avere il controllo di anche una sola parte del suo essere, ti garantiva la possibilità di resettare. Se anche fosse riuscita a cancellare quella linea temporale, lo spirito di Chara sarebbe rimasto comunque dentro di lei, a recuperare le energie necessarie per manovrarla come un burattino e uccidere quando più le garbava. E, ad ogni vita spezzata, Frisk avrebbe perso via via il controllo sul suo stesso corpo in favore di Chara, il suo potere le sarebbe stato rubato definitivamente ed ogni mostro dell’Undeground sarebbe stato alla mercé dell’altra ragazzina. Doveva per forza andare avanti, cercando di obbedire a Chara e di non farla insospettire, mentre il suo cervello avrebbe lavorato freneticamente per trovare una soluzione.
Fu vedendo la sagoma del laboratorio di Alphys in lontananza che un’idea aveva cominciato a formarsi nella sua testa. In una delle precedenti linee temporali, aveva trovato delle carte e dei progetti nel laboratorio sotterraneo, rimasti non consultati chissà per quanto a giudicare dai segni di abbandono mostrati dalla carta. Molti di quei vecchi appunti erano scritti in una lingua per lei incomprensibile, composta da simboli che non credeva di aver mai visto prima in nessun alfabeto, ma altri, scritti fortunatamente in Inglese, era stata in grado di leggerli senza difficoltà. Alcuni, in particolare, parlavano del composto che Alphys aveva progettato, la Determinazione. Tuttavia, come quelle note attestavano, Alphys non si era inventata tutto di sana pianta e già di per sé quel dettaglio era stato capace di catturare il suo interesse. Una prova di ciò Frisk credeva di averla individuata nelle note aggiuntive presenti in lungo e in largo su quei fogli, a volte confuse, a volte che raccontavano di una sincera ammirazione che Alphys doveva aver nutrito in passato verso l’autore di quegli appunti. Altre note, molto meno prolisse, descrivevano invece l’esistenza di un legame che poteva essere instaurato tra due o più anime, difficile da scogliere una volta creato. Gli appunti si chiudevano poi bruscamente, senza altri dettagli o spiegazioni, lasciando aperta una questione che durante la sua prima esaminazione le aveva fatto aggrottare la fronte: poteva questo legame, questa Sintonia, essere usata come arma? Non aveva capito, in un primo momento, perché una cosa all'apparenza tanto bella avrebbe potuto essere usata come arma, ma la Frisk che era stata costretta a diventare un’assassina sarebbe stata colei che, in mancanza di alternative migliori, avrebbe verificato e, forse, risolto quell’interrogativo lasciato in sospeso. Nessuna arma sarebbe stata efficace contro Chara, nemmeno sacrificare sé stessa sarebbe stato sufficiente per fermarla… e, magari, un differente tipo di arma avrebbe potuto avere successo laddove mezzi più convenzionali avrebbero fallito. Aveva dovuto sperare che sarebbe stato abbastanza, che avrebbe funzionato, o la pena per l’insuccesso sarebbe stata la perdita del suo stesso corpo e la condanna dei suoi amici a qualcosa di gran lunga peggiore della morte.
Il piano, seppur disperato e con alte probabilità di non vedere mai la luce, era stato delineato. Mancava la seconda anima, ovviamente, ma in tutto l’Underground nessuno sarebbe mai stato disposto ad instaurare un legame, per giunta difficile da sciogliere, con un umano genocida – senza contare che, vista la mancanza di ulteriori informazioni sul suddetto legame nel resto del regno, c’era persino la possibilità che nessuno sapesse cosa fosse una Sintonia, o non ne avesse proprio mai sentito parlare.
Quando aveva rivisto Sans nel Judgment Hall, credeva di essere stata ad un passo dalla salvezza. Sans le aveva sempre dato l’impressione di sapere molte cose, più di quanto un mostro normale avrebbe dovuto saperne, e magari la Sintonia avrebbe potuto essere fra quelle. Tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato parlargli con qualche codice criptato inventato al momento, instaurare il legame e, con le migliori speranze, sconfiggere Chara nel processo. Tutta quella stretta catena di azioni le era apparsa semplice da realizzare, nella sua testa. Non era stato così, nella realtà.
Era stata costretta a scendere in campo anche contro di lui e, mai, mai avrebbe sospettato di vedere Sans in uno stato di simile onnipotenza. Ogni suo tentativo di resistere ai suoi attacchi era risultato vano, nemmeno Undyne la aveva uccisa così tante volte e la cosa che aveva ancor più dell’incredibile era che non era mai riuscita a colpirlo una singola volta, in nessuno dei suoi turni. Chara aveva continuato a ripeterle che un solo colpo sarebbe stato sufficiente a metterlo fuorigioco, tanta era la forza che avevano accumulato, ma tutt'ora Frisk dubitava che, se si fosse davvero sforzata di attaccare, anziché impiegare tutte le sue energie nello schivare, sarebbe riuscita nell’impresa. Sans era troppo potente per lei e, una morte dopo l’altra, il timore che Chara si stancasse e decidesse di prendere le redini dello scontro non aveva fatto altro che rafforzarsi nel suo animo già sull’orlo del crollo. Se fosse morto anche Sans, Frisk non aveva idea se avrebbe potuto contare sull’aiuto di Asgore. Ma, per fortuna, questo ipotetico scenario non si era verificato. Era riuscita a far credere a Chara che il suo piano fosse raggirare Sans a parole, per poi colpirlo a tradimento quando meno se lo aspettava. Con Chara in un minore stato di allerta, aveva finalmente ottenuto il tempo necessario per attuare il vero piano. E, infine, la Sintonia era stata instaurata, Chara era stata espulsa dal suo corpo e questa linea temporale, unica nel suo genere, era potuta cominciare.
Non aveva più nulla da mostrare e Sans, probabilmente percependolo, le lasciò così la mano. Il legame si interruppe e Frisk ritornò consapevole del proprio corpo e dello spazio intorno a lei, la sensazione fu simile al ricevere una secchiata d'acqua gelida in pieno viso, che spense la potenza di tutte quelle emozioni, pensieri e percezioni appartenenti al passato.
Solo in quel momento, si rese conto che i suoi occhi erano più umidi del normale e lo stesso umido poteva sentirlo sotto le dita con cui si era appena sfiorata le guance.
Non si era accorta di aver pianto.
 

Si era preso i suoi rischi scegliendo di parlarle ora, con Papyrus in casa e Chara al piano di sopra, ma la vista della preoccupazione sul viso di Frisk, dopo ciò a cui aveva assistito, lo aveva enormemente adirato, perché non aveva non potuto pensare all’eventuale, subdola falsità di quella preoccupazione e impedire alla rabbia di imperversare dentro al suo animo. L'ira non gli aveva fatto sentire ragioni in quel momento, soprattutto se il ricordo delle volte in cui Frisk era stata vicina, tanto vicina a suo fratello che avrebbe potuto ucciderlo con la stessa facilità con cui si ingoia dell'acqua, si ripresentava fresco nella sua mente irritata dalla stanchezza.
Ma, ora, la sua opinione sulla ragazzina era cambiata di nuovo e drasticamente grazie a quelle memorie intrise di angoscia… un’angoscia a lui non sconosciuta.
Aveva finalmente compreso le motivazioni del sé stesso dell’altra linea temporale, la sua decisione di aiutare la piccola a dispetto di tutto quello che era successo e che era stato costretto a fare – scendere in campo, affrontarla ancora e ancora e ucciderla altrettante volte. Era grato a chissà quale dio che una volta soltanto gli stava sorridendo dall'alto e aveva fatto ritornare a lui le memorie di quel corridoio tramite Frisk... e non in altro modo, con sprazzi fugaci e disorientanti di ricordi, poche devastanti sensazioni e rombi e urla, che avrebbero rimbombato a lungo nel suo cranio, prima di trovare una angosciosa quanto inevitabile corrispondenza. Poteva farsene una ragione ora, poteva superarlo più facilmente che in passato, visto che non era accaduto l'irreparabile, non aveva ucciso la piccola definitivamente, il sé stesso della linea temporale non era stato chiaramente in grado di farle davvero del male nonostante tutto... e la aveva aiutata. Cosa migliore fra tutte, lui la aveva aiutata e lei stava, adesso, cercando di mantenere la parola data.
Gettare via il coltello al momento opportuno era stato un segnale potente abbastanza da far smuovere persino il Sans che, morto Papyrus, non aveva davvero più nulla da perdere e nessuno in cui credere, facendogli intuire che qualcosa non quadrava in tutta quella situazione. A volte, pochi gesti – un gesto – valgono più di mille parole, e possono rivelare molti più aspetti del carattere di una persona rispetto a quanto potrebbe fare una conversazione lunga ore. E Frisk, doveva ammetterlo, aveva avuto molto coraggio e nervi saldi per la sua età. Era stata scaltra al punto giusto da ingannare con successo Chara, facendo nascere al contempo in lui il sospetto che qualcosa stesse effettivamente sfuggendo al suo occhio: un messaggio tra le righe che avrebbero potuto cogliere solo in pochi.
Un'audacia davvero tanto ammirevole la sua, quella ragazzina era un modello da cui molti avrebbero potuto prendere spunto, se solo si ignorava il quadro d'insieme, ciò che aveva costretto quell'audacia a venir a tutti i costi fuori al suo massimo grado.
Lo sollevava incredibilmente il fatto di non doversi guardare le spalle anche dalla piccola, il problema che ora Gaster rappresentava era già di per sé allarmante e non aveva bisogno di altre grane di cui occuparsi. Se non si aggiungevano altri nemici alla sua lista, andava tutto a suo discreto vantaggio dopotutto. Per contro, non si era fatto tutt'ora un’idea chiara sulla condotta di Chara; se già in precedenza non aveva avuto una buona opinione su di lei, i ricordi di Frisk avevano solo potuto peggiorare quella già non rosea immagine. Ma, pur tenuto conto di questo, quella era una faccenda che a suo parere non lo riguardava, almeno finché non ci fossero stati altri comportamenti aggressivi da parte della marmocchia. Frisk sembrava avere fiducia in lei, era stata una decisione della piccola quella di darle una seconda possibilità e lui non aveva il diritto di intromettersi tra di loro.
Frisk, d’altra parte, gli era parsa una persona affidabile, degna di fiducia così come appariva, e la mancanza di buchi e di discrepanze nei ricordi della ragazzina, anche in quelli che avrebbero potuto metterla in cattiva luce, era una prova più che sufficiente per rassicurarlo di ciò.
Aveva persino rivisto suo fratello nel cruciale momento che era culminato con la sua morte… ma, questa volta, dall'angosciante prospettiva della ragazzina. La piccola non aveva voluto uccidere suo fratello in un modo così brutale, lo aveva fatto solo per non destare i sospetti di Chara, ed era stato tanto doloroso per lei compiere quell’atto di crudeltà quanto lo era stato assistere a quella tragedia per lui. Era legittimamente rimasto sorpreso da quanta forza d’animo aveva avuto Frisk per non esitare prima e mostrare il dolore che le aveva stretto le interiora subito dopo, una forza d’animo da cui Sans era stato quasi sopraffatto nel solo sentirla attraverso quei ricordi – una forza d'animo che non lui non poteva vantarsi, né mostrare di avere.
Quella strana impressione che lo aveva colto durante il suo sogno si era inoltre rivelata corretta, perché infatti non era con Papyrus che Frisk stava parlando, ma con Chara, lo spirito della figlia umana dei reali, un’anima che al momento dell’incontro con la ragazzina più piccola era stata piena di un odio tale da consumare persino la fonte che lo aveva generato. Se l’odio improvviso e fugace di Frisk verso il fiore poteva essere paragonato ad una irrisoria scintilla, quello di Chara doveva essere stato un incendio capace di ridurre in cenere qualunque cosa se non opportunamente domato. Non poteva fare a meno di chiedersi come Frisk fosse riuscita a perdonare un simile essere, era un’azione che aveva dell’incredibile ai suoi occhi. Come poteva una persona possedere un’indole così caritatevole, ad una così giovane età per giunta? Sperava che questa sua qualità non le si ritorcesse contro, un giorno o l’altro… a volte, avere così tanta fiducia nel prossimo poteva rivelarsi più dannoso che altro.
Un solo dettaglio nel quadro generale lo aveva lasciato, tuttavia, alquanto perplesso: il suo sogno, se la sua memoria non lo stava ingannando, sembrava seguire pari passo i ricordi di Frisk, solo da una prospettiva imparziale e, soprattutto, esterna. Più che un sogno, quindi, il suo pareva essere stato un film in cui aveva avuto la possibilità di muoversi, ma non interagire con i suoi protagonisti. Per logica, invece, avrebbe dovuto viverlo in prima persona, magari nascosto dalle fronde degli alberi nei dintorni, ma la parte che aveva tuttavia impersonato era stata quella di un fantasma invisibile, capace solo di osservare impotente lo scorrere inevitabile degli eventi. Il che era abbastanza insolito, in qualunque modo volesse vedere la cosa, e la sua incapacità di spiegare quella stranezza stava facendo nascere dentro di lui un senso di scomoda inadeguatezza.
Avrebbe necessariamente dovuto chiedere a Frisk maggiori informazioni, se voleva risolvere quelle sue perplessità.
Sollevò le palpebre, infine, solo per vedere la piccola posarsi una mano sulle guance, lucide di lacrime quanto i suoi occhi vuoti di luce.
Gli si strinse un po’ l’anima a vederla così e le sue necessità, come se dentro di lui fosse scattato un processo automatico, passarono in secondo piano. Aveva creduto, fino a poco prima, di dover fare i conti con un’assassina, un mostro di crudeltà, un demone sotto mentite spoglie… invece, quella che aveva davanti era solo una ragazzina che aveva sopportato troppo a causa della cattiveria degli altri.
« Piccola? Stai bene? »
Le pupille di Frisk si spostarono rapide su di lui, come se udendo la sua voce si fosse svegliata da una strana trance. La ragazzina abbassò velocemente lo sguardo, a strofinarsi gli occhi con la manica del maglione, in viso un sorriso abbozzato, visibile a stento nella semioscurità.
« S-sì… sto solo piangendo troppo spesso in questo periodo… » Gli rispose, la voce scossa da un leggero tremore… ma il suo sorriso si spezzò quasi subito. « Mi dispiace che… che tu abbia dovuto vedere tutto q-questo… »
« Credo sia niente confronto a viverlo di persona. » Considerò cautamente Sans, in risposta. Non sapeva quanti mostri sarebbero usciti con così poche ripercussioni da un’esperienza tanto traumatizzante – meno di quanti potesse quantificarne, certamente. E l’attacco di panico di quella mattina sembrava trovare una sua giustificata origine adesso che persino lui aveva vividamente impressa nella mente l’immagine della misteriosa, terrificante trasformazione di Undyne. « Scusami per prima. Credevo… mi ero fatto un’idea diversa su di te, ma sono contento di essermi sbagliato alla grande. »
Frisk lo fissò con un oh di sorpresa.
« Non capisco… pensavo ti saresti arrabbiato… n-non lo sei? »
Sans addolcì il suo sorriso, sperando di poter alleggerire la tensione che doveva essere incredibilmente pesante sulle spalle della ragazzina.
« Direi di no, come puoi vedere. Su, non c’è bisogno di piangere. »
Frisk gli sorrise leggermente, ma erano ancora lontani dalla sua normale espressione mite. Vedeva chiaramente quanto fosse stanca e mortificata e ipotizzò che, forse, l’approccio che stava usando non era ancora quello giusto.
« Frisk, ascolta… » Disse, con una lieve serietà atta solo ad avere l’attenzione della ragazzina. Frisk alzò lo sguardo, gli occhi un accenno più grandi del normale. Era agitata, Sans se n’era accorto anche se lei cercava di non darglielo a vedere, e ciò lo spinse ad ammorbidire quanto più gli era possibile il tono della propria voce. « Stai attraversando tante difficoltà persino ora e, da una parte, non è giusto che ti faccia carico di simili impegni alla tua età. Se continui in questo modo, rischi di essere sempre sotto forte pressione e questo ti influenzerà negativamente prima o poi. »
Fece una pausa, giusto per permettere a Frisk di metabolizzare ciò che voleva dirle, non perché non la ritenesse in grado, ma più che altro per farle capire che certi comportamenti autodistruttivi potevano ancora essere corretti.
« So che non ti senti a posto con te stessa, lo capisco, ma hai davvero pochi motivi per esserlo. Hai commesso un errore, questo è vero, tutti però commettono degli errori, è una delle cose più naturali del mondo... »
« Ma avete sofferto tutti voi a causa del mio errore…! I-i… i miei a-amici…! » Lo interruppe Frisk, la sua voce via via sempre più tremolante mentre parlava, fino a ridursi ad un flebile e a malapena udibile balbettio.
La giovane si rattrappì come un animaletto infreddolito nel maglione della sua amica, a piangere lacrime silenziose e celate dalle mani in cui aveva sepolto il proprio viso, mossa da una vergogna che lo scheletro aveva potuto cogliere con facilità in ogni singolo gesto. E si sentì rammaricato a causa del poco conforto che la sua presenza le aveva offerto fino ad allora. Doveva tentare qualcos’altro.
Si alzò e le si sedette accanto, circondandole le spalle con il braccio destro – maledizione a Gaster e il suo divertimento malato, che gli erano costati il sinistro e il collo quella sera. Non sapeva quanto si sarebbe tranquillizzata sentendolo così vicino, ma abbracci e contatto fisico in generale era quello a cui Papyrus principalmente ricorreva quando lui si sentiva giù di morale... e, prima ancora, ciò a cui lui stesso aveva sempre fatto ricorso quando Papyrus era ancora un bambino e, talvolta, il suo genuino sorriso veniva a mancare. Qualche bene dovevano pur farlo.
Frisk si era tesa in un primo momento sotto il suo tocco, ma la sentì rilassare le spalle pian piano, come se si stesse gradualmente abituando alla sua presenza. L’amara ironia voleva che gli unici ‘abbracci’ che la ragazzina avesse mai ricevuto da lui erano stati seguiti dall’immediato impalamento, non c’era da stupirsi se Frisk non aveva accolto sin da subito e con tranquillità la sua vicinanza.
I suoi singhiozzi si calmarono dopo qualche minuto e Sans riprese a parlare solamente quando fu sicuro che si fosse sfogata a sufficienza. Era un tasto dolente, lo capiva perfettamente, ma la piccola doveva per forza venirci a capo se voleva lasciarselo alle spalle.
« Sai qual è la cosa di cui devi andare fiera? »
« Qua… q-quale? » Mormorò lei, asciugandosi un occhio con le nocche.
« Non hai voluto arrenderti nemmeno per un secondo, nonostante quanto disperata fosse per te la situazione. Ti sei resa conto di aver sbagliato, hai fatto di tutto per rimediare e non hai esitato a farlo. Conosco mostri, anche molto più grandi di te, che non ne sarebbero stati capaci. Sono certo che anche tra voi umani sia così. Avere determinazione non significa, per forza, sapere come usarla. » Le rispose Sans, con tono placidamente sereno.
Un movimento lieve del capo fu tutto ciò che ottenne da Frisk, in quel momento con le spalle rigide, le mani strettamente tenute in grembo e lo sguardo basso… una postura troppo raccolta per non essere sintomo di un disagio che, seppur attenuato, era ancora visibilmente presente nell’animo della ragazzina.
« Piccola, guardami, su… » La incoraggiò nuovamente, scuotendola delicato per una spalla.
Frisk alzò la testa verso di lui, senza apparente esitazione questa volta. Stavano già facendo progressi.
« Potresti farmi una piccola promessa? »
« Sì… » Bisbigliò Frisk, titubante, le labbra leggermente schiuse.
« Cerca di prendere le cose più alla leggera, va bene? Fai quello che hai sempre fatto e, una volta finito, rilassati e pensa bene al tuo futuro. » Le disse Sans, con un sorriso paziente. « Me lo prometti? »
« Certo. » Gli sorrise timidamente Frisk, il suo viso che riacquistava un po’ più di colore. « Grazie per… avermi tirato su di morale. »
Sans le strofinò leggermente la spalla minuta, in un gesto di pacato affetto.
« Nessun problema, piccola. »
Il silenzio che seguì fu decisamente più confortevole degli altri che lo avevano preceduto e, percependo che le acque parevano essersi calmate a sufficienza, Sans ne approfittò per chiudere gli occhi e reclinare la testa contro lo schienale del divano, un sospiro silenzioso che svuotò lentamente la sua cassa toracica. Per sicurezza, non si sarebbe lasciato andare al sonno, ma una piccola e meritata pausa se la sarebbe concessa per adesso.
Fu dopo una manciata di secondi, o forse un minuto, che risentì la voce di nuovo morbida di Frisk.
« Penso dovrei tornare a letto. » Aveva mormorato lei alzando la testa, un accenno di premura nei suoi occhi ambrati. « Sei sicuro che sia tutto a posto? »
« Al cento per cento. » Le rispose Sans, facendo ricadere il braccio sullo schienale del divano. Però… c’era ancora una questione rimasta in sospeso per lui. « Piccola, devo chiederti un’ultima cosa. »
Frisk dischiuse le labbra sorpresa, ma un sorriso disponibile le fece ridistendere quasi immediatamente.
« Che cos’è? »
Sans diede un leggero sospiro, sperando di non fare un passo falso cercando di soddisfare quel suo dubbio proprio ora.
« Quando… quando hai incontrato Papyrus fuori città… » Ed evitò di entrare nei particolari, per il bene di entrambi. « Io ero lì presente? Sai, per caso, se ti stavo osservando? »
La giovane lo guardò tentennando, le mani che andarono subito a stropicciare ansiose le maniche del maglione di Chara. Non poté non chiedersi se Frisk reagisse abitualmente con quel gesto in situazioni di particolare nervosismo o stress, perché non era la prima volta che la vedeva in quello stato.
« Stai tranquilla, è solo per sapere. » Tentò di rassicurarla, ripoggiandole con delicatezza la mano sulla spalla. « Prendi dei bei respiri profondi come ti ho detto stamattina. Fallo ogni volta che ti serve, ok? »
Frisk assentì col capo e fece come le aveva consigliato. Respirò profondamente, una, due, tre volte, fino a che Sans non percepì più nessun tremore sotto le proprie dita.
« No… » Disse infine lei, abbassando le palpebre con un ultimo respiro, uscito fuori più come uno sbuffo dalle sue labbra. « Forse non ero abbastanza attenta o… non so… non ti ho visto… »
Sans abbassò le palpebre a sua volta, segretamente deluso da quella risposta, ma la colpa non era certo della piccola. Badare perfettamente ai propri dintorni, in circostanze in cui hai ben altro a cui pensare, sarebbe stato pretendere troppo persino da lui.
« Capisco. » Sussurrò. Frisk, a quanto pare, non poteva dirgli più di quanto gli avesse già riferito. Avrebbe dovuto cavarsela da solo ancora una volta, ma non era questo gran problema. Non sarebbe stata la prima, né l’ultima, in fondo…
Vedendola però stranamente immobile, le strofinò giocosamente le spalle.
« Tutto ok anche tu? »
Frisk gli sorrise, annuendo timidamente, per poi distogliere lo sguardo con un velo di imbarazzo.
« Volevo solo… ringraziarti per oggi, con Undyne… Chara mi ha detto che non è stata lei a farle lo… sgambetto? »
Sans ridacchiò, divertito dalla definizione fantasiosa usata dalla ragazzina e, ovviamente, non si negò la possibilità di poter ravvivare un po' l’atmosfera.
« Ricorda, piccola: con questa mano, riesco a far cadere ai miei piedi chiunque. » Scherzò, alzando con comico orgoglio il braccio destro. « È una questione di puro charme. »
Ma, contro ogni sua previsione, il riso della giovane vacillò miseramente invece di ravvivarsi. Sans notò all'istante quel cambio di espressione e non poté evitare di accigliarsi a sua volta. Non era certo dalla qualità sotto le righe della sua battuta che era derivato quel disagio intuibile negli occhi di lei, ma non poteva aver notato... non poteva essere così in gamba.
Frisk, come se si stesse togliendo dalla testa un pensiero forse sgradito, scosse brevemente il capo, per poi sorridergli con una dolce scrollata di spalle.
« Credevo utilizzassi prevalentemente il sinistro per i tuoi attacchi. » Spiegò, incuriosita. « Non riesco ancora a capire se sei mancino, o destroso. »
Sans sbatté le palpebre, un lieve senso di freddo gli scosse superficialmente le ossa. Lo aveva notato come temeva, allora.
Si finse cautamente perplesso dalla domanda, prima di rispondere con tono quanto più affabile possibile.
« Sono ambidestro. »
« Ah. Ho sempre pensato che tu fossi mancino. » Confessò con un debole risolino la ragazzina, confermandogli fortunatamente che il suo era stato un interesse dettato dalla semplice curiosità, innocuo e spontaneo quanto avrebbe potuto esserlo un sorriso.
Non poteva ovviamente dirle che le sue osservazioni corrispondevano a verità e che il suo braccio sinistro era momentaneamente fuori uso – e dio se gli faceva un male atroce muoverlo anche solo di poco. Se fosse riuscito a tenere nascoste le ferite invisibili che Gaster gli infliggeva, avrebbe evitato di attirare su di sé altre domande non volute. Frisk era, purtroppo, diversa da suo fratello. Non era solo disposta a consolare, era anche disposta – determinata – a sapere. E le parole di Gaster, così come la sua espressione sottilmente compiaciuta, gli tornarono improvvisamente alla mente, ridondanti come un rumoroso orologio.
« Il tempo delle tue patetiche scuse sta per giungere al termine. »
Sans si rifiutò di permettere a quell'avvertimento di incasinargli ulteriormente la testa. Non si sarebbe lasciato innervosire da Gaster, non avrebbe perso il controllo della sua vita per qualche sua malata macchinazione.
« Beh… buona notte, Sans. »
Lo scheletro si riscosse giusto in tempo per udire l'augurio della ragazzina, ora in piedi di fronte a lui con un tenue sorriso d’attesa, a cui Sans si forzò di ricambiare con quanta più naturalezza possibile.
« Buona notte anche a te, piccola. »
Frisk agitò dolcemente una mano in sua direzione, prima di salire silenziosa verso il piano di sopra, in punta di piedi così come era scesa.
L’espressione sul volto dello scheletro si rabbuiò, una volta che non poté più udire i passi leggeri della ragazzina.
Con lei, avrebbe dovuto essere molto più cauto.
Più cauto di quanto non era mai stato.
 

 



Sameko's side
Salve a tutti! Passata una bella settimana di rientro dalle vacanze? Oh no, non azzardatevi a chiederlo a me, o potrei seriamente scoppiare e voi rimarreste senza autrice a scrivere questa storia. XD Mi dispiace per il ritardo, il capitolo doveva essere pronto per Venerdì come da programma, ma tra mancanza di tempo e modifiche dell'ultimo secondo ho dovuto posticipare ad oggi ( e non doveva essere nemmeno così lungo, la prima stesura era di 4500 parole in totale, il prodotto finale invece è di più di 6000 parole gasp! ). Mi scuso se magari questo capitolo non è corretto alla perfezione, appena le cose saranno un po' più leggere per me prometto di tornarci e sistemare eventuali errori. ^^"
Ebbene, è così che Frisk e Chara si sono incontrate e quanto avete letto è ciò che, almeno in questa fanfiction, ha portato alla famosa genocide. Se qualcuno tra di voi non è convinto del passaggio così veloce di Sans dalla modalità "bad time" alla "buddy-pal-friend", non preoccupatevi, spiegherò all'incirca anche quello prima o poi. ;)
Tra l'altro, ho notato che il capitolo 10 ha avuto un'assurda impennata di visite rispetto al capitolo 9 e ciò mi ha portato a formulare due ipotesi: 
A) qualcuno mi ha incasinato il contatore
B) vi piace vedere Frisk e Sans litigare più di quanto non vi piace vederli andare d'amore e d'accordo. Bah, i gusti son gusti. XD
Se sopravvivo a questa settimana ancora più infernale, il nuovo capitolo dovrebbe arrivare come al solito fra una decina di giorni. 
Al prossimo aggiornamento! 
Baci!

Sameko


 
   
 
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