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Autore: Dangerous_Mind    16/01/2017    1 recensioni
"Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo.
Ti aspetterò laggiù”.
La meravigliosa storia d'amore fra la Regina Anna e D'Artagnan vista con gli occhi di lei.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTORDICESIMO 

Anna era a colazione con la Regina Madre e con il suo stuolo di amiche dal gomito alto almeno quanto l’ammontare delle loro fortune.
Diede due morsi ad una deliziosa fetta di crostata ma lo stomaco le confermò che non aveva alcuna intenzione di collaborare.
 
La Hautefort.
Anna non riusciva a pensare ad altro che a lei ed al loro incontro nel corridoio qualche tempo prima. Da quel giorno non l’aveva più vista e, doveva ammetterlo, aveva fatto di tutto per evitare che ciò accadesse. Sapeva che avrebbe dovuto affrontarla ma aveva paura.  
«Cara, state bene?» La voce della Regina Madre la riportò alla realtà mentre la sua porzione di crostata giaceva triste e abbandonata nel piatto.  
«Oh, sì, sì. Certo!»
«Sembrate così pensierosa.»
«Oh, no, sto bene. Benissimo.» Anna dischiuse le labbra in un sorriso con cui illuminò l’intero tavolo. Il gruppo di vecchie signore sembrò convincersi e l’argomento di conversazione deviò in favore di un pettegolezzo sul figlio di un tal Conte, di tal regione francese, che aveva abbandonato la moglie per fuggire con lo stalliere.
Beato il figlio del Conte, pensò.

Quel pomeriggio rimuginò sul da farsi con un’intensità tale che, quando D’Artagnan passò con il suo plotone davanti al cortile della residenza reale, lei si fece sorprendere con l’attenzione altrove. Si scambiarono un rapidissimo sguardo con cui lei riuscì a manifestargli il suo disappunto. Lui rimase perplesso e confuso ma poi proseguì per la sua strada.
Prima o poi avrebbe dovuto parlare anche con lui.
Decise che il momento era quello e che non aveva più senso attendere passivamente in balia degli eventi.
«Ho bisogno di parlare con Madama Hauterfort.» Esordì all’improvviso mentre Brigitte impallidiva all’istante.
«Maestà vi prego, non credo sia il caso che voi abbiate a che fare con quella don…»
Anna era già oltre il salone, diretta verso gli alloggi degli ospiti. Sapeva che era la cosa giusta da fare anche se c’era una parte di lei che le intimava di fermarsi. Temeva di fare una follia, di tradirsi o di rendere le cose ancora più complicate. Sentiva Brigitte trotterellarle alle spalle e borbottare un mantra di disapprovazione, la vecchia suora tentò ancora di farle cambiare idea ma Anna proseguì dritta per la sua strada.
Superò velocemente il salone, salì le scale ed imboccò un lungo corridoio di marmo e legno.
Si udiva un chiacchiericcio allegro provenire da uno dei salotti privati.
Anna entrò e le voci si sopirono.
C’era Madama Hautefort davanti ad un enorme specchio, avvolta in un magnifico abito color pesca. Una dama di corte le stava stringendo i legacci del bustino e altre giovani dame dall’aria divertita e spensierata sedevano tutt’intorno. L’ingresso di Anna aveva congelato la scena e tutti gli occhi ora erano puntati su di lei.
«Potete cortesemente lasciarci sole?» Anna si rivolse alle ragazze che, senza verbo ferire, si affrettarono ad arrabattare le loro cose ed a lasciare la stanza.
Il silenzio più profondo piombò nel salotto.
«Vostra Altezza, quale onore!» La Hautefort sfoderò il sorriso più gioviale e finto che possedesse nella speranza di rompere il ghiaccio. Brigitte chiuse la porta ed Anna si andò ad accomodare.
«Gradirei parlarvi, Madama Hautefort, in maniera del tutto confidenziale.» Anna si preoccupò di sembrare pacata e riflessiva nonostante dentro di sé desiderasse che l’altra sparisse, che non fosse mai esistita o che smettesse di esistere in quel preciso momento.
«Ma certo Maestà» L’altra rimase in piedi, davanti allo specchio, tornando a fissarsi il bel vestito che, Anna dovette ammetterlo, le calzava a pennello.
«Ebbene. Gradirei riferirvi, Madama Hautefort, che ciò che credete di aver visto ai giardini qualche settimana fa…»
«Sei qui per tentare di mettere una pezza, Anna. Non trattarmi come una stupida.» Anna rimase di sasso: quella donna aveva osato chiamarla per nome e per di più aveva usato un tono così confidenziale da essere inaccettabile. Eppure dovette incassare il colpo.
«Madama Hautefort, vorrei semplicemente sottolineare che la sottoscritta è felicemente sposata con il Principe Luigi. Ciò che a voi è sembrato di vedere non corrisponde allo stato reale dei fatti.»
L’altra donna rise mentre continuava ad osservarsi vezzosamente allo specchio. Evidentemente Anna aveva fatto i conti senza l’oste.
«Sai, Anna…» Era chiaro che la Hautefort lo facesse apposta a chiamarla per nome. «…io so bene cosa ho visto. So bene con chi eri e so altrettanto bene cos’è che stavate facendo insieme. Ma non vi biasimo, ci vuole coraggio a stare con Luigi senza desiderare altri uomini. Io lo faccio per convenienza: a letto mi lascio fare ciò che più gli piace ed ottengo in cambio cose meravigliose come abiti, gioielli ed ogni sorta di ricchezza. Ma tu, insomma, mi rendo conto tu non abbia le mie stesse aspirazioni. In ogni caso non credermi stupida, so esattamente il potere che avrebbe questa storia se la raccontassi al Principe Luigi o, peggio, alla Regina Madre.»
La paura, nel cuore di Anna, si era mescolata alla rabbia e tutto le ribolliva dentro sottoforma di panico. Se si fosse saputo del suo tradimento neppure la nuova vita che portava in grembo avrebbe potuto salvarla dal patibolo. Era impallidita e le si era seccata la gola. Sollevò lo sguardo ed incontrò quello sconvolto di Brigitte; non le aveva detto nulla dell’incontro funesto con la Hautefort e del fatto che lei sapesse della relazione clandestina con D’Artagnan. Anna non proferì verbo, lasciò che il silenzio calasse come un telo gelato in quel caldo e ventoso pomeriggio d’inizio estate.
La Hautefort aveva vinto e Anna lo sapeva. La donna continuava a guardarsi alla specchio ed il sorriso beffardo le si era fatto ancora più evidente.
D’improvviso qualcuno bussò alla porta.
Brigitte aprì ed un’inserviente entrò recando un vassoio colmo di tè e biscotti.
«Ah, finalmente!» La Hautefort stava danzando sul cadavere di Anna e lei lo sapeva. Anna attese che l’inserviente andasse via prima di scoprire completamente le carte.
«Bene, visto che le cose stanno così direi che forse potremmo giungere ad un…compromesso.» Anna pronunciò quelle parole con cautela, cercando di preservare un’integrità che in realtà non le apparteneva più. Era solo l’ultimo e più becero modo di salvare il salvabile.
La Hautefort si accomodò alla poltrona opposta a quella ove Anna sedeva. Si versò il tè, vi lasciò cadere dentro due generose cucchiaiate di zucchero e fece vorticare elegantemente il liquido con il cucchiaino.
«Ma certo mia cara.» Se possibile il sorriso di quella donna, che ad Anna sembrava sempre più rassomigliante ad una arpia, si fece ancor più affilato.
«Voglio un castello nella Loira con servitù annessa e quattrocentomila livree al mese. Per il momento dovrebbe bastare. Poi in futuro vedremo.» Portò la tazzina alle labbra e mandò giù un generoso sorso. La Hautefort stava gongolando perché stava ottenendo esattamente ciò che voleva. « Tutto ciò, ovviamente, a vita natural durante.»
Anna non aveva altra scelta, doveva assecondare quelle richieste nella speranza che nel tempo non diventassero insostenibili o che suo marito se ne accorgesse. Confidava nel fatto che, una volta nato il bambino ed una volta incoronata regina di Francia, avrebbe potuto soffrire meno la minaccia della Hautefort.
Anna annuì mesta ed evitò con cura di incontrare lo sguardo di Brigitte.
«Dunque, Madame Hautefort, siamo d’accordo. E’ chiaro che quanto detto, in caso di mancata osservazione della parola data, decadrà. Vi farò avere conferma dal Ministro delle Finanze appena mio marito rientrerà a palazzo.»
Anna sentì il distinto desiderio di andare via, di lasciare quella stanza in cui si era piegata ad un simile ricatto. Provò profonda vergogna. Cosa avrebbe pensato D’Artagnan di lei e della sua rettitudine morale?
«Arrivederci Madama Hautefort» Anna si alzò, si diresse alla porta e finalmente cercò Brigitte con lo sguardo. Si aspettava di leggere nei suoi occhi una profonda delusione, sapeva di essersi spinta veramente troppo oltre le sue solite leggerezze da adolescente ed era cosciente di meritarsi la peggiore delle sfuriate.   
Brigitte, però, le rimandò uno sguardo colmo di così tanto terrore da lasciare Anna confusa.
«Cosa c’è?»
«Vostra Maestà, M-Madama Hautefort…»

Anna, che aveva già raggiunto la porta, si voltò nuovamente verso la cortigiana.
Era diventata improvvisamente pallida, guardava nel vuoto e la mano che reggeva la tazzina le tremava.
«Madama Hautefort, state bene?»
La donna deglutì, voltò il capo verso Anna e lasciò cadere la tazzina che andò a frantumarsi al suolo.
«Mi hai…a-avvelenata.» Spirò prima di stramazzare al suolo senza vita. 
       
  
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