Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Sha D Dragneel99    16/01/2017    1 recensioni
L'Inghilterra non era proprio il posto adatto a lei.
Quella era stata la sola opportunità che si era presentata davanti agli occhi di Maia, la giovane ragazza diciassettenne costretta a trasferirsi nei pressi della capitale inglese dopo la morte del padre.
Per lei era giunto il momento di cambiare vita, di lasciarsi alle spalle il passato, e perchè no, di iniziare a pensare al futuro.
Ma prima dovrà fare i conti con la realtà dei fatti.
Un ragazzino di sangue nobile, un maggiordomo in nero e una banda di servitori combina guai riusciranno a colmare quel vuoto lasciato dalla morte del padre?
E se non fosse stato un incidente, ma un omicidio? Maia dovrà fare i conti con la dura verità e imparare a sue spese che la vita non risparmia le sofferenze a nessuno.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12


Passarono il pomeriggio a cavalcare, e quando venne l'ora di rientrare, verso le cinque di pomeriggio, i due ragazzi erano entrambi piuttosto stanchi per la giornata passata ad esplorare i dintorni della zona in cui si erano fermati.
Maia, seduta ai piedi di un albero, di tanto in tanto osservava il cavallo che si stava dissetando vicino al ruscello che scorreva limpido poco distante da loro, dopo aver corso per quasi tutto il pomeriggio.
-E' davvero un cavallo fanstastico-, disse sorridendo, rivolta al giovane Conte seduto accanto a lei.
-Lo so, e poi va bene per te-, rispose il ragazzo ad occhi chiusi, mentre si rilassava all'ombra dell'albero.
-Mh? Che intende dire?-, domandò Maia sporgendosi per guardarlo.
-Che è ubbidiente e docile, quindi è perfetto per una stordita come te-.
La ragazza aggrottò le sopracciglia imbronciata.
-Non sono stordita... cioè ... non faccio apposta...-, mormorò imbarazzata, strappando un mezzo sorriso al ragazzo, che aprì leggermente l'occhio lasciato scoperto dalla benda, dando così modo alla ragazza di ammirare quello splendido blu così intenso da sembrare innaturale.
Poi, il Conte si sporse un po' verso di lei e iniziò a fissarla.
-C-cosa c'è?-, chiese lei, imbarazzata.
-I tuoi occhi-, rispose semplicemente Ciel. -Sono neri-.
La ragazza abbassò lo sguardo, a disagio.
Aveva sempre odiato il colore dei suoi occhi, ereditato dalla madre. Così scuri, senza un briciolo di quel colore che donava alla maggior parte delle iridi una propria sfumatura caratteristica.
-Lo so ... non mi piacciono per niente...-, mormorò, con lo sguardo basso. -Li ho presi da mia madre...-.
-Sono belli-.
Maia sussultò leggermente, alzando di poco la testa per guardarlo.
-Ti dona il colore nero-, proseguì Ciel. -E' misterioso e profondo ... e poi è il nero a racchiudere in se tutti gli altri colori-.
Rimase spiazzata da quelle parole. Sin da piccola aveva odiato il colore dei suoi occhi, ma lui, con poche semplici frasi, era riuscito a fare cambiare completamente idea.
Da quel momento, iniziò ad amare il nero dei suoi occhi.
-Sebastian dovrebbe arrivare tra poco-, disse ancora Ciel sbadigliando. -Aspettiamolo qui-.
Maia osservò attentamente il Conte di fianco a lei, i cui capelli adesso gli ricadevano scompigliati sulla fronte a causa del venticello freddo che si era alzato improvvisamente, e ancora una volta non potè fare a meno di pensare a quanto quel ragazzino fosse bello.
Sì, perchè tanto era inutile negarlo, quel ragazzo era l'esempio vivente di bellezza secondo i suoi canoni, e anche volendo negarlo, non ci sarebbe riuscita.
Ancora una volta, sentì le proprie guance imporporarsi leggermente, e sospirò piano.
Perchè ogni volta che era in sua vicinanza le faceva quell'effetto? Si, daccordo, era un ragazzino molto carino, forse il più bello che avesse mai visto, ma lei da lì a qualche mese avrebbe compito diciotto anni ... non avrebbe nemmeno dovuto guardarli i ragazzini della sua età, figuriamoci farci pensieri di quel tipo.
In quel momento si vergognò di se stessa, e si appiattì di più contro la corteccia dell'albero, imbarazzata.
Il giovane Conte parve accorgersi dello strano comportamento della ragazza, infatti girò la testa verso di lei per guardarla.
-Che ti succede? Non stai bene?-, chiese, perplesso.
-Mh? No no, sto--
Sussultò quando sentì la mano fredda del Conte posarsi delicata sulla sua fronte, e ancora una volta arrossì dinnanzi a quel gesto inatteso.
-Sei un po' calda...-, constatò Ciel abbassando un po la mano per poi posarla sulla guancia della ragazza. -Non dirmi che stare un po' all'aperto ti fa ammalare ... sei peggio di un pulcino-, aggiunse, leggermente sconcertato, ma la ragazza non lo stava praticamente ascoltando, troppo presa e guardarlo, senza dire niente.
Deglutì piano e osò premere un po' la guancia contro la mano del Conte, che sussultò leggermente, senza però scostarla.
Anzi, con un po' di riluttanza, mosse leggermente la mano, portandola ad accarezzarle delicatamente la guancia.
Maia socchiuse gli occhi rilassata, sentendo quel tocco leggero, quasi come invisibile, ma per qualche motivo, stranamente rassicurante, e posò una mano sulla sua, riluttante, ma vedendo che il Conte non si sottraeva al contatto, si decise a proseguire sfiorandogli dolcemente la mano che premeva sulla sua guancia.
Avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre, ma invece durò solo qualche minuto, e poi, con suo immenso dispiacere, Ciel ritrasse la mano, con una nota di rossore sulle guance.
La ragazza abbassò un po' lo sguardo, imbarazzata, e si spostò leggermente più vicino a lui, per poi posargli delicatamente il capo sulla spalla.
Poi, accadde l'inaspettato.
Con sorpresa, sentì la testa di Ciel posarsi piano contro la sua, prima che il giovane Conte chiudesse gli occhi rilassato, e lei, consolata da quel gesto, fece lo stesso, sentendosi stranamente felice, e quasi non riuscì a rendersi conto essersi addormentata.
   
 
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