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Autore: queenjane    16/01/2017    2 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Quel pomeriggio arrivai in anticipo e chiesi di poter fare una piccola improvvisata, corrompendo il valletto di colore che introduceva agli appartamenti imperiali, in questo caso alla nursery, un retaggio dell’imperatrice Elisabetta..
Osservai la scena con tanto di occhi.
Olga e Tatiana avevano costruito una casa delle bambole in un lato, usando sedie e poltrone, Marie era stata esclusa, al solito, anche se la nurse inglese aveva costruito una casa simile per lei sul lato opposto.

-Sei la cameriera e basta- chiosarono le sue gentili sorelle, il gioco le assorbiva e ancora non si erano accorte di me, Anastasia era allora troppo piccola per partecipare e Marie faceva le spese delle trovate delle due più grandi, denominate The big Pair.
-No sono la zia che viene a trovare le nipoti- ribatté Marie, la sua bontà che allora già le lasciava perplesse, poi giunsi io in aiuto., dicendo che la zia aveva una cara amica.

Dopo il mio soccorso, giocammo insieme, poi il bagno e la cena, io aspettavo con ansia il dopo, quando ci ritirammo.

La tata inglese, Miss Eager, sosteneva la virtù dell’obbedienza e del rispetto degli orari, tranne che non aveva fatto i conti con le nostre birichinate.

-Racconta una storia- Sussurri smorzati, come neve, io e Olga e Tatiana dentro il letto da campo di una delle granduchesse, ove dormivano di solito e che le accompagnava nei loro viaggi e spostamenti, allora ci entravamo in tre in quell’arnese. Nonostante il lusso della corte imperiale, i loro genitori volevano allevarle in modo semplice, senza pompe o vizi, lodando la buona educazione, il silenzio e la compostezza.
-C’era una volta…- Una delle storie di mia madre, che io confondevo e assemblavo di nuovo e ancora, mi chiamavano principessa Sherazade, principessa cantastorie.
 
Frammenti incantati, ci piaceva ridere e scherzare tra noi, badando a non entrare troppo nel mondo dei grandi.
Si parlava di screzi con il Giappone, il malcontento e la povertà erano estremamente diffusi.
Io visitavo gli orfanotrofi con mia madre, dalla carrozza vedevo persone sporche,  vestite di stracci, che chiedevano l’elemosina, la stanchezza incisa nelle pieghe e le rughe del viso.
Perché, Mama?..
Noi abbiamo avuto molto, figlia mia e molto dobbiamo dare, dobbiamo cercare di fare del bene.. Non siamo perfetti, ricordalo sempre, ma dobbiamo cercare di fare meglio che possiamo.
La Russia è un grande paese, è la nostra terra incantata, piena di incantesimi e misteri.
Poi, Mamma, parlami del  nostro grande antenato, Felipe si creò un destino, i suoi genitori non erano sposati, era  uno spagnolo e in tempi di pace e battaglia forgiò il suo destino ..
Dimmi.
Felipe de Moguer, l’audace bastardo, come fu  decenni dopo la sua discendente, che si inventò una nuova sorte, un destino diverso..
La bastarda che risorse dalle sue ceneri.








Nel 1904, la notizia dell’attacco giapponese giunse per telegramma, senza dichiarazioni di guerra o altro.
Pleve, ministro degli esteri, ne fu lieto, riteneva che una  piccola guerra vittoriosa fosse l’ideale per distogliere l’attenzione dai problemi interni, stimolando i patrioti e stroncando gli oppositori.
Santa Madre Russia aveva interesse  a espandersi in Asia  e il barbaro, pagano Giappone sarebbe stato stritolato dal gigantesco impero russo..
Sasha, il fratello della principessa Ella, era invece perplesso, faceva parte dell’esercito e conosceva segreti rapporti che parlavano di deficienze e falle,avendoli stilati lui stesso, in ricognizione, oltre che persone di sua fiducia.
Era cosciente che Port Arthur, avamposto russo nelle terre d’Asia, aveva una scarna guarnigione, con poche scorte ed era mal collegato.
Fu guerra, comunque, devastante, sanguinaria e rovinosa, un conflitto che acuì i problemi interni, portando scioperi e rivolte e sedizione,  i giapponesi sconfiggevano i  russi senza rimedio.

Unico raggio di sole fu la nascita dell’atteso erede al trono nell’agosto del 1904, Aleksei, giunto dopo quattro femmine e due aborti, concepito grazie a San Serafino di Sarov, cui Alessandra era devota e di cui aveva chiesto l’intercessione per averlo, un bambino biondo, robusto, di squisita bellezza e grazia, il suo “Sunshine”, il suo raggio di sole, che vegliava senza sosta, adorandolo e viziandolo senza misura.
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Nel gennaio 1905, la granduchessa Olga preferiva riflettere sulle  prodezze dell’attesissimo fratellino, ma capiva che l’atmosfera era tesa, irrequieta, per quanto le dicessero poco o  nulla sulla situazione.
I feriti erano tornati, pieni di rabbia e mutilazioni, scarseggiavano cibo e lavoro, gli operai adesso erano in sciopero perenne.
In quel mese di gennaio 1905, l'imperatore si apprestava a partecipare alla tradizionale cerimonia di benedizione delle acque del fiume Neva.
Era su un palco, lo zar, tutto impellicciato, mentre la famiglia e la corte imperiale osservano da dietro le finestre del Palazzo d’Inverno.
Il vescovo immerse la croce nel foro praticato nel ghiaccio, i cannoni tuonavano a salve dalla fortezza dei Santi Pietro e Paolo.
Un poliziotto accanto allo zar si accasciò a terra, la candida neve si colorò di scarlatto.. delle granate colpirono il palazzo, i vetri implosero, poliziotti e guardie sciamarono accanto a Nicola II, mentre io, la principessa Catherine, mi ero spostate davanti a Olga.
-Assassini! Traditori ..  i  cannoni caricati con proiettili veri e non a salve.. Dio Animali.. Assassini.- Le urla rotolavano come ferro..vetri impazziti dentro un caleidoscopio. Un eco infinito.
All’interno del palazzo ci ritrovammo con vetri su scarpe e vestiti, una finestra era esplosa, ma eravamo illesi (…sono rimasto fermo, Ella, mi sono fatto il segno della croce, altro sul momento non potevo fare..)

Il 9 gennaio 1905 avvenne la cosiddetta domenica di sangue, i soldati spararono sulla folla di operai che chiedevano salari più equi, otto ore di lavoro al giorno, maggiore assistenza, un corteo non autorizzato che tuttavia si era svolto lo stesso.
.. quello che indignò i giornali stranieri fu la crudeltà della repressione, anziani e bambini feriti a colpi di sciabola, come criminali.
Lo zar era maledetto, sosteneva la gente, aveva impoverito il suo popolo, portato le campagne alla povertà più estrema. Fatto sconfiggere il paese dai giapponesi, era un mostro assetato di sangue, crudele e spietato.
Poco prima del mio decimo compleanno, ero nata il 27 gennaio 1895, i principi Raulov decisero di partire per un viaggio in Europa, sempre desiderato e mai svolto, con l'efeftto di dover dire addio.

-E te ne vai.

-Resto sola-  che dire, Olga, non avevo affatto compiuto la maggiore età, non potevo andare e venire come volevo e nemmeno potevo rimanere presso la famiglia dello zar a tempo indefinito, non ero orfana o disgraziata. Avevo dieci anni, ma fin a lì ci arrivavo pure io.

-Sono i miei genitori, mica posso lasciarli- ovvio, come che mi sarebbe mancata.

-Come la risolviamo, Cat?- il nomignolo con cui mi chiamava nella prima infanzia, risorse, intatto e amaro.  Strinsi il mento contro il petto, chiedeva a me, non sapevo a quale banalità appellarmi.

-Consideralo un anticipo, Olga, abbiamo progettato di viaggiare per il mondo, io vado in avanscoperta e … ti scriverò. E tu a me.

-E mi mancherai, Olga, sei la persona più cara che lascio in Russia - E qui, dalla distanza, Olga confermo e sottoscrivo, non ci fossi stata, sarei stata così sola da sfiorare la vertigine e appena me ne sarei accorta.

-Ottimo, Altezza imperiale.

-E grazie per l’Epifania, quando ti sei messa davanti a me- Scrollai le spalle, non importava.

-Istinto di protezione, Olga, sono più grande di te di quasi dieci mesi e .. ho avuto paura dopo.

-Mi pareva, non sei così intrepida- Le labbra increspate.

-Vai, principessa, non devi fare tardi, e scrivimi- Sospirai, odiava le smancerie ma quella volta glielo potevo ben chiedere.. la separazione incombeva.
-Le moine non ti piacciono, ma visto che non ci vedremo per mesi, ti posso abbracciare?
-Certo, che aspettavi a chiedere?- e aprendo le braccia, una stretta sottile.
-Torno prima che posso.
-Me lo auguro, Catherine, abbi cura di te- scostandosi, mi allontanava, intuii che combatteva contro le lacrime, ma si tratteneva, la figlia di uno zar non eccede in debolezze, si trattiene, in attesa della notte, per premere un cuscino sopra la testa.
Ce n'est qu'un au revoir .
(Non è che un arrivederci)
(Ricorda che sei la mia principessa. Ora. Sempre.)
 
   
 
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