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Autore: Fabb5000    17/01/2017    2 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Il Nether. Luogo di ombra, d'oscurità e di caos, ove era impossibile trovare un po' di pace, da sempre conosciuto come il regno del fuoco e delle fiamme.

E, all'interno di una fortezza costruita proprio in questo reame, nel suo minuscolo studio sedeva Entity303, ancora sotto le sembianze di Magmors, mentre rimuginava sui propri pensieri.

Era da due giorni ormai che aveva inviato il Blazur a catturare Lyon. Sapeva di potersi fidare di lui : come si dice in questi casi, non esiste alleato migliore di qualcuno che abbia un conto in sospeso col tuo peggior nemico. E il Blazur non aveva certo dimenticato lo smacco del furto della sua preziosa spada.

Entity non era mai stato un tipo frettoloso : era abituato ad agire nell'ombra e con pazienza, anche quando ancora non si era imbattuto in Lyon e i suoi amici e ci aveva quasi rimesso la vita, per poi diventare un servo dell'Unico.

Tuttavia quell'attesa lo spossava. L'unica cosa che desiderava era vedere la testa di Lyon appesa sul proprio camino e poter così finalmente dire di essersi vendicato di lui per averlo quasi ucciso. Poi avrebbe anche potuto ribellarsi agli ordini dell'Unico : non gli importava di vivere, voleva solo vendicarsi prima di cadere nella morte. E per di più sopportava a mala voglia la tirannia del suo padrone.

Entity digrignò i denti. Lui, che non era mai stato il servo di nessuno, ora non era altro che uno schiavo che serviva un'entità più potente di lui senza la quale non avrebbe potuto sopravvivere.

Si portò la mano sul cuore, ricordandosi che male gli aveva fatto quando la spada Excalibur era stata piantata da Lyon venti centimetri nella sua pelle. Sentì la ferita, che dopo tutto quel tempo non si era cicatrizzata, ma non udì il suo cuore. Chiaro, pensò, era ancora fermo.

Scosse la testa. Ormai aveva dimenticato come fosse portarsi la mano al petto e sentire il proprio cuore che palpitava.

Detestava quella condizione di non-morto.

Improvvisamente si alzò un forte vento nella stanza. Entity guardò la finestra, che tremolava leggermente nonostante fosse ben chiusa a chiave. Il suo mantello ondeggiava nel tentativo di staccarsi.

Poi la finestra si spalancò, spaccando la serratura e il vetro, e Entity udì un rombo come di uragano; il pavimento e i muri tremarono e piccole pietre caddero dal soffitto.

Poi Entity si sentì sollevare da terra, ma prima che potesse capire che stesse succedendo fu avvolto da un fumo nero; compì una, due, tre giravolte, poi si spiaccicò contro il muro, tenuto ben fermo da un lungo tentacolo oscuro.

Di fronte a lui il fumo si addensi e apparve l'Unico : -Uktan isshnii, Entitian-303?! ("Pensi che sia stupido, Entity303?!")- urlò.

-Signore, non credo di capire- rispose Entity con fare innocente. -Sto eseguendo tutto ciò che mi avete ordinato. Ho mobilitato gli eserciti e ora sono pronto ad invadere le terre degli Haranduin-

-Gonshu trashtul, ligt! ("Risparmiano l'ipocrisia, serpe!")- sibilo l'Unico. -Ishtol nectu mas-na nini est? Gortan gushting Lyon? ("Credi di poter mandare il tuo sicario nelle mie terre senza che io me ne accorga? Non ti avevo detto di lasciar perdere Lyon?")-

Entity rimase spiazzato; non immaginava che il suo padrone lo avrebbe beccato tanto presto. Cercò comunque di inventarsi una scusa plausibile : -L'ho inviato non da Lyon, ma dagli Haranduin. Devo conoscere i loro punti deboli se voglio conquistarli con più facilità-

Ma l'ombra non era certo il tipo da cascarci. In un istante Entity sentì nuovamente il respiro mancargli e la testa girargli come se fosse stato su una giostra. Il petto emise nuovamente dolori lancinanti.

-Gostun lino naan ("Non puoi mentire a me")- disse l'ombra. -Ustan bolgor nanis kiin, toshna ormiga Under-reign! ("Adesso dimmi il vero, o ti rispedirò nell'Oltretomba a cui ti ho strappato!")-

Entity si arrese : -Va bene- disse, cercando di parlare nonostante gli occorresse uno sforzo immane. -Il Blazur insegue Lyon ... Ucciderà gli altri e porterà lui da me! Rifletti, ci guadagnerai solo! Se Lyon raggiungesse gli Haranduin potrebbe avvertirli del pericolo o peggio trovare il modo di fermarci-

L'ombra emise un ringhio : -Shtuung naana enna ormang tini est to meeng ("Richiama il tuo sicario e portalo da me")- ordinò. -Shturang mostal fartingturam Minas Morgul. Orga golacchi si, goshniing turan machtu faamg! ("Lui guiderà il mio esercito da Minas Morgul. Tu raduna gli eserciti e marcia contro gli Haranduin. Io scatenerò una delle mie catastrofi per aiutarti!")-

Detto questo scomparve. Entity, corrucciato, non ebbe altra scelta che richiamare il Blazur a sé. Sapeva che, anche se l'Unico non lo aveva espressamente detto, le sue parole sottoindevano che non avrebbe accettato altre insubordinazioni.


**************************************


L'ombra ricomparve come un tornado sopra i boschi del Nord. Al di sotto di esso si poteva intravedere una grossa città, internata nella foresta morta, e un sentiero che attraversava l'intero bosco.

L'ombra iniziò a roteare velocemente e un denso vapore grigio si sprigionò da lui. Su di esso guizzavano lampi viola. Il vapore si espanse su tutta la foresta, per poi cominciare a scendere piano piano.

L'ombra ammirò felice il suo lavoro, poi con la stessa velocità con cui era apparso si trasformò in una nube nera e volò verso dei colli ad est.

Intanto Lyon e il resto del gruppo si erano rimessi in marcia nella tentativo di ritrovare Anna, quando la coltre di vapore calò su di loro.

-Ma che diavolo ...?- disse Mario mentre i capelli si cospargevano di scintille viola e si rizzavano sulla sua testa, così come su quella di Lyon e Stefano. Pareva che avessero appena preso la scossa.

-Direi che ci siamo imbattuti in una tempesta elettromagnetica- disse Grantinks. -Mi raccomando, non create attriti e non esponente metalli. Oh, e consiglio di stare lontani dagli alberi-

-Già, che ci vuole? Non siamo mica in una foresta- disse Mario togliendosi l'elmo nel tentativo di abbassarsi i capelli, ma non appena lo fece un fulmine viola centrò in pieno l'oggetto, carbonizzandolo, e vi rimbalzò sopra colpendo altri tre alberi che crollarono a terra spezzati in due.

-Quale parte di "non esponente metalli" non vi è chiara?- chiese Grantinks arrabbiato. Il gruppo si affrettò a togliere immediatamente spade e armature, per poi riprendere la marcia.

Intanto, non viste, tre figure li spiano tra gli alberi.

-Hanno abboccato- sussurrò Elendin. -Stanno finendo dritti dritti nella nostra bella trappola!-

-Già- mormorò Gavin sorridendo crudele. -La tempesta ci sarà un po' di intralcio, ma sottoterra non ci dovrà preoccupare molto. Cerchiamo ora di andarcene prima di farci vedere-

I tre spiccarono il volo, ma non appena aprirono le ali un fulmine li centrò in pieno, facendoli cadere a terra. -Ehm, forse è meglio che andiamo a piedi ...-
   
 
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