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Autore: Milla Nafira    29/05/2009    0 recensioni
Dal cap. 11:
-Ti avevo detto che sarei venuta stanotte-. Rispose la ragazza. -Avevo capito, pensavo solo che saresti venuta un po’ prima-. Disse il biondo, mentre entrambi andavano verso il balcone della Torre. -Sai, volendo, ti potrei togliere diversi punti-. -Stronzo…-. Fece lei, sorridendo dolcemente, pur sapendo che lui stava scherzando e avvicinando le sue labbra a quelle del ragazzo. -Rispetto a stamattina, quando dicevi che non potevamo nemmeno essere amici, abbiamo fatto progressi…-. Le mormorò Draco in un orecchio, non appena si staccarono. Passò qualche minuto, in cui i due si tennero stretti stretti sotto le stelle, senza parlare, Jennifer con la testa poggiata sulla spalla di Draco, i lunghi, lisci capelli scuri che scivolavano lungo il suo braccio. Lui la guardò: era fantastica, così. Niente divisa della scuola, niente stemma e colori del Grifondoro, che la rendevano così distante da lui, semplicemente jeans e maglietta. Malfoy pensò a come sarebbe stato se fosse stata sempre così: niente Grifondoro, niente Serpeverde, senza Hogwarts, senza rivalità tra famiglie, e soprattutto senza una cazzutissima guerra che andava distruggendo, devastando anche anime innocenti “…come sua zia!”. Pensò a come sarebbe stato se la sua morte non fosse già stata decisa, se avesse avuto davanti a sé ancora tutta una vita, se loro due fossero stati due semplici ragazzi innamorati. --- la mia prima fic: se vi piace, COMMENTATE!!!
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lacrime di speranza'
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Capitolo 2- Anomalie

Pioveva. Erano passate due settimane dall’inizio dell’anno scolastico ad Hogwarts, che li aveva accolti con un bel temporale di fine estate, e da allora Jennifer non aveva più visto né parlato con Malfoy, dopo l’episodio del treno, né d’altra parte desiderava farlo. La giovane Grifondoro stava seduta al secondo banco nell’aula di Trasfigurazione, accanto ad Hermione Granger, in attesa dell’arrivo dell’insegnante McGranitt per l’inizio della lezione. Amava Trasfigurazione e, senza false modestie, vi riusciva anche benissimo: era una studentessa diligente e studiosa, in particolar modo nelle materie che riuscivano ad appassionarla come la Trasfigurazione. Certo, non era secchiona come la sua compagna di banco, sempre con la mano pronta a scattare in alto, che conosceva sempre la risposta, ma era comunque intelligente e si applicava abbastanza per ottenere ottimi risultati in tutte le materie.

Due banchi dietro di lei, Draco Malfoy divedeva il banco in legno con la Parkinson che, con la scusa che Draco le aveva detto che in pubblico poteva farsi vedere insieme o mano nella mano per far credere che stessero insieme, gli stava appiccicata come una sanguisuga. Anche se era stato lui a chiederglielo, questo lo infastidiva comunque: non gli importava niente di lei, voleva solo che gli altri credessero che avesse una ragazza. Non sapeva nemmeno lui il perché: che gli importava in fondo, dell’opinione di quel branco di pezzenti? Gli bastava l’opinione che lui aveva di sé stesso, che se ne faceva di quella degli altri? Eppure, in fondo, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, qualche cosa gli importava. Ma là verità riguardo la storia con Pansy era che a lui non gliene poteva fregar di meno di avere una ragazza e, in quel momento, nemmeno di scoparsi una: era l’ultimo dei suoi pensieri. Il suo gelido sguardo si soffermò un istante sulla mora Grifondoro due banchi avanti al suo, che di voltarsi e cagarlo un minimo non ci pensava nemmeno alla lontana: “Gnocca, in fondo…”. Pensò quasi involontariamente il Serpeverde ma subito bloccò quel pensiero. Ma che cazzo stava dicendo?? Era ubriaco? Gnocca? Gnocca una dannata Grifondoro? La vicinanza della Parkinson doveva averlo rincoglionito parecchio…

In quel momento la McGranitt con un frusciante mantello color verde smeraldo entrò in classe con passo deciso, facendo tacere gli studenti. –Buongiorno-. Salutò con voce cortese ma distaccata.

Jennifer aveva già sul banco un lungo rotolo di pergamena e una piuma d’oca bianca immersa nel calamaio e, all’entrata della professoressa, poggiò sulla superficie ruvida e legnosa anche la sua bacchetta di legno di ciliegio, nella speranza che quel giorno avrebbero fatto pratica di trasfigurazione.

-Non ci speri, signorina Dirie-. Le disse secca la McGranitt osservandola da dietro i suoi piccoli occhiali. -Non credo che ci sarà tempo: oggi è giorno d’interrogazione-. A quest’affermazione, dalla classe si levò un coro di sbuffi: proprio fantastico, iniziare l’anno con una serie di interrogazioni, già, proprio un sogno! L’unica a non sembrare scocciata o agitata, che anzi pareva quasi felice della notizia, era la Granger: sai che novità! –Silenzio!- ordinò la McGranitt alzando la voce quel poco che bastava per sovrastare i borbottii e le lamentele dei suoi allievi.

-Vediamo…- continuò la professoressa –Signor Malfoy?-. Chiamò dopo aver dato una rapida scorsa all’intera classe, posando lo sguardo sullo studente Serpeverde. Draco pareva assopito in chissà quali pensieri. –Uh?-. Fu l’unica cosa che riuscì a proferire sentendosi chiamare.

-Signor Malfoy-. Ripetè la McGranitt scocciata, fissandolo con aria di rimprovero. –In caso non l’avessi capito, sei interrogato!-. Fece in tono secco, guardando male il biondo, che si rese conto d’improvviso che l’insegnante si stava rivolgendo a lui.

-Ora, se non ti dispiace, vorrei che mi parlassi dell’incantesimo Feraverto-. Il Serpeverde si rese conto di non sapere nemmeno di cosa stava parlando la McGranitt. Feraverto? Ma che era? Quella farneticava! -Eh..uh…- balbettò confusamente il ragazzo, che non sapeva un emerito cavolo di quel dannato incantesimo che, se lo sentiva, gli avrebbe rovinato la media in Trasfigurazione. –Insomma, Malfoy!-. Esclamò stizzita la McGranitt a quel punto: non sopportava questa mania degli allievi di prendere lo studio sottogamba. -Stiamo parlando di una magia da secondo anno, vuoi parlarmene o preferisci prendere una T su un incantesimo che abbiamo studiato quattro anni fa???-.

Oh, si, ora Malfoy cominciava a ricordarsi qualcosa: Feraverto era quell’incantesimo con cui quel poveraccio di Weasley aveva fatto una figura di merda al secondo anno facendo venir fuori un bicchiere con la coda di un topo! Ma coma cavolo funzionava?? Come faceva a ricordarselo ancora, dopotutto, come aveva detto la McGranitt stessa, l’avevano studiato quattro anni prima, non poteva avere tutta quella memoria!

-Uh…L’incantesimo Feraverto…-. Cominciò a balbettare confusamente il biondo Serpeverde, nella benché vana speranza di riuscire a prendere almeno una A. –E’ usato nella Trasfigurazione per trasformare qualsiasi animale in un…-. In cosa??? In che cacchio doveva trasformarlo? Ma che cosa ne poteva sapere lui di ‘sto dannato incantesimo, che tanto non gli sarebbe servito mai a niente? Il sedicenne cominciò a guardarsi intorno, in cerca di un aiuto, senza però smettere di avere quell’espressione arrogante davanti agli altri, in particolare ai Grifoni: non voleva dare a quei bastardi la soddisfazione di vederlo in difficoltà.

-In?-. Domandò accigliata la McGranitt, che di perdere tempo con quegli asini ne aveva già le scatole piene, quel giorno, e che non sopportava che uno studente la prendesse in giro in quel modo facendole credere di saper rispondere alla domanda e rubando tutto quel prezioso tempo alla sua lezione. Hermione sorrise sadicamente. Era una soddisfazione vedere Malfoy in cerca di un aiuto, sebbene lui stesse facendo di tutto per non darlo a vedere: lei la risposta la conosceva ovviamente! Figuriamoci, poteva non saper rispondere ad una domanda da secondo anno? Anche Jennifer, voltata indietro come la compagna di banco, conosceva la risposta: non è che ci volesse un genio per saperlo, in effetti, probabilmente in quella classe l’unico che non sapeva rispondere era Draco! Questo, vedendo tutta la classe girata verso il suo banco a fissarlo, voltò d’istinto la testa verso il banco delle due “secchione” Grifondoro, senza smettere di guardarle male. La Granger, per tutta risposta, gli rivolse un sorriso ironico e provocatorio, uno dei ghigni in cui solitamente era proprio Malfoy quello che riusciva tanto bene, e continuò a fissarlo con aria realizzata mentre boccheggiava in cerca di una risposta che lei, sicuramente, non gli avrebbe dato. Già se fosse stato un Grifondoro o comunque un amico Hermione ci avrebbe pensato due volte, prima di suggerire, ma a Malfoy non avrebbe passato una risposta neanche se pagata! Lui doveva averlo capito, ma nonostante questo continuava a guardare la secchiona per eccellenza a la Dirie, quasi ce l’avesse scritta negli occhi o in faccia, la risposta.

-In calici da acqua…-. Malfoy sentì un mormorio proveniente, appunto, dal banco delle secchione: Jennifer. Ma…cosa significava questo? La Dirie gli suggeriva? E da quando in qua quella ragazza farebbe qualcosa di gentile per lui, anzi, da quando in qua loro due si rivolgevano la parola? Però era vero, la risposta era quella, gli aveva fatto tornare in mente la noiosa spiegazione di quattro anni prima fatta dalla McGranitt.

-Malfoy! Dirie!-. Aveva esclamato questa prima che Draco potesse risponderle col suggerimento di Jennifer. Doveva averla sentita e, visto l’umore, doveva averla presa ancora peggio del solito. –Niente suggerimenti nella mia aula. Cinque punti in meno a Grifondoro e cinque in meno a Serpeverde-. Fantastico! Aveva pensato Jennifer. Ma cosa le era preso, come le veniva in mente di aiutare Malfoy, di far perdere punti alla sua Casata per dare una mano a quello stupido Serpeverde? -E-. Aggiunse la McGranitt, dipingendo sul volto di Jennifer un’espressione ancor più depressa. –Tutt’e due in punizione nel mio ufficio, oggi, alle cinque-.

Meraviglioso! Ci mancava solo questa! Già erano pieni di compiti nonostante la scuola fosse appena cominciata, già Draco aveva gli allenamenti di Quiddich e Jennifer le lezioni extra di Rune Antiche, ci mancava solo la detenzione nella tana dell’orco e allora sì, che sarebbero stati stressati. Ma nessuno obiettò nulla, ovviamente. Jennifer si era già voltata dall’altra parte e stava facendo gocciolare l’inchiostro del suo calamaio sulla pergamena ingiallita, per non rischiare di incrociare lo sguardo di nessuno dei presenti, anche se con la coda dell’occhio poteva scorgere le loro facce allibite. La Dirie che suggeriva? La Dirie che suggeriva a Malfoy? Pazzesco! Fuori dal mondo! Hermione le rivolse un’occhiata interrogativa e stranita, che pareva quasi di rimprovero, al che Jennifer non poté fare altro che stringersi nella spalle, e stare ad ascoltare la professoressa per tutto il resto dell’ora, più per non rischiare di incrociare gli sguardi dei compagni, in particolare per non guardare Malfoy, che non perché fosse realmente interessata.

L’ora passò lenta come non era mai passata e la testa di Jennifer era in subbuglio. “Perché l’hai fatto?” era sicura che sarebbe stata la domanda di tutti i Grifoni, e anche quella che si stava facendo lei, senza riuscire a trovare una risposta: forse semplicemente perché non era davvero fredda come voleva far credere, e le era venuto naturale. La lezione di Trasfigurazione finì, finalmente, e Jennifer si precipitò fuori dall’aula, diretta al dormitorio femminile del Grifondoro, rapida come una scheggia per evitare, da parte degli amici, domande a cui nemmeno lei sapeva rispondere in quel momento. Ma perché aveva suggerito a quel bastardo di Malfoy? Non erano amici, non si erano mai cagati, e l’opinione che aveva di lui non era certo buona!

La ragazza Grifondoro stava attraversando, a passi rapidi, l’ampio cortile, quando una figura le si parò davanti. –Ehi Dirie, qual buon vento!-. Com’era arrivato fin lì così in fretta? Che, la stava pedinando? –Cosa vuoi Malfoy? Non ho tempo!-. Doveva levarselo dalla scatole, e in fretta anche, già non voleva vedere gli amici, figuriamoci quello stronzo lì poi, era proprio l’ultima persona con cui avrebbe voluto avere a che fare adesso. –Non credere che ti stia seguendo…non farti illusioni-. Aveva ghignato il biondo, al che Jennifer aveva provato l’istinto di prenderlo a sberle. -Volevo solo sapere…devo interpretarlo come un gesto d’amicizia quello di oggi?-.

-No… interpretalo come un gesto di pietà!-. Già era irascibile al naturale, poi in quel momento aveva risposto così perché si era sforzata assai di essere gentile, ma sentiva che se Malfoy non l’avesse lasciata in pace alla svelta, l’avrebbe Schiantato…e la bacchetta le funzionava bene! Il ragazzo ghignò di nuovo, col suo tipico sorrisetto da schiaffi, provocatorio, di derisione. –Come vuoi-. Aveva risposto di nuovo, fissandola senza smettere di ghignare, poi, sentendo la Parkinson che lo chiamava strillando dall’altra parte del cortile, se n’era andato, mollando Jennifer in mezzo al giardino.

-Menomale che è sparito…-. Bisbigliò tra sé e sé la sedicenne, riprendendo a dirigersi verso la torre dei Grifondoro, mentre ignorava il suo gruppetto che a gran voce la chiamava. Ora le rimaneva solo un dubbio: come si sarebbe comportata, con Malfoy, nell’ufficio della McGranitt?

 

   
 
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