Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Milla Nafira    27/05/2009    2 recensioni
Dal cap. 11:
-Ti avevo detto che sarei venuta stanotte-. Rispose la ragazza. -Avevo capito, pensavo solo che saresti venuta un po’ prima-. Disse il biondo, mentre entrambi andavano verso il balcone della Torre. -Sai, volendo, ti potrei togliere diversi punti-. -Stronzo…-. Fece lei, sorridendo dolcemente, pur sapendo che lui stava scherzando e avvicinando le sue labbra a quelle del ragazzo. -Rispetto a stamattina, quando dicevi che non potevamo nemmeno essere amici, abbiamo fatto progressi…-. Le mormorò Draco in un orecchio, non appena si staccarono. Passò qualche minuto, in cui i due si tennero stretti stretti sotto le stelle, senza parlare, Jennifer con la testa poggiata sulla spalla di Draco, i lunghi, lisci capelli scuri che scivolavano lungo il suo braccio. Lui la guardò: era fantastica, così. Niente divisa della scuola, niente stemma e colori del Grifondoro, che la rendevano così distante da lui, semplicemente jeans e maglietta. Malfoy pensò a come sarebbe stato se fosse stata sempre così: niente Grifondoro, niente Serpeverde, senza Hogwarts, senza rivalità tra famiglie, e soprattutto senza una cazzutissima guerra che andava distruggendo, devastando anche anime innocenti “…come sua zia!”. Pensò a come sarebbe stato se la sua morte non fosse già stata decisa, se avesse avuto davanti a sé ancora tutta una vita, se loro due fossero stati due semplici ragazzi innamorati. --- la mia prima fic: se vi piace, COMMENTATE!!!
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lacrime di speranza'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1-Hogwarts express

L’ora di cena cominciava ad avvicinarsi e, come ogni anno, il treno pieno di studenti esilarati all’idea del loro primo anno ad Hogwarts o felici di tornarci dopo la rilassante estate trascorsa senza praticare magie di alcun genere, sarebbe arrivato a destinazione solo qualche ora dopo, e allora si sarebbe svolta la vera cena: il banchetto di Hogwarts. Fuori dai finestrini appannati, il cielo, che per tutta la giornata era stato grigio e nuvoloso, andava imbrunendosi con il calare della sera, e la fame cominciava a farsi sentire.

-Qualcosa dal carrello?-. La voce acuta e stridula della signora che passava con il carrello del cibo per la cena svegliò del tutto Hermione Granger dal suo dormiveglia. La sedicenne sbatté un paio di volte le palpebre stanche nonostante la dormita e si tastò i capelli che, durante il pisolino, si erano spettinati ulteriormente. La ragazza mosse rapidamente lo sguardo nel suo vagone: Harry, Ginny e Neville erano svegli da poco, a giudicare dall’espressione dei loro volti e dal fatto che regnava un silenzio di tomba, nessuno apriva bocca. Jennifer dormiva con la testa mora piegata da un lato, poggiata sulla spalla di Ron che, del canto suo teneva gli occhi chiusi fingendo di dormire per non dover spostare Jennifer che gli era scivolata addosso nel sonno, mentre dormiva accanto a lui: Ron se n’era accorto subito, non stava dormendo veramente, ma non gli era dispiaciuto per niente. Hermione provò un senso di fastidio e irritazione nel constatarlo ma si sforzò di rimanere impassibile mentre cercava di scacciare quei pensieri dalla sua mente: era già fin troppo evidente il suo interesse per Ron!

-Hey, voi non cenate?-. Era le voce allegra e squillante di Luna Lovegood, appena entrata nel vagone dove stavano gli amici con due brioches di zucca in mano, ancora calde, comperate dal carrello un paio di minuti prima.

-Sì, certo…- disse Harry, stropicciandosi gli occhi verdi dopo un rumoroso sbadiglio e rimettendosi gli occhiali. –Forse è meglio svegliare anche Jennifer e Ron…mancano ancora un paio d’ore prima del banchetto ad Hogwarts-. Lui, al contrario della Granger, non aveva capito che l’amico tutto era tranne che addormentato, in quel momento. Dopo pochi secondi Jennifer, svegliata, più che dalla fame, dal vociare che si era formato nel suo vagone, spostò un poco la testa e socchiuse gli occhi sbadigliando.

-E’ già ora di cena?- domandò la giovane Grifondoro con voce ancora assonnata e un’espressione del viso da cui si intuiva che non si era ancora completamente svegliata, tirandosi su da Ron, con un po’ d’imbarazzo nell’accorgersi che era praticamente sdraiata sopra di lui, così il ragazzo decise che a quel punto poteva smettere di fingere di dormire.

-Eh già!-. Esclamò Luna che, nonostante dall’inizio del viaggio non avesse chiuso occhio e si fosse spostata in un altro vagone per poter chiacchierare non appena gli amici Grifondoro si erano addormentati, tra tutti era la più sveglia e pimpante. “A volte gliela invidio, quella calma, impassibile felicità di vivere…” pensò Jennifer mentre si alzava in piedi. La ragazza cercò nella sua borsa nera, che a scuola utilizzava per libri e pergamene delle varie lezioni, il suo portafoglio viola. Non poté fare a meno di sorridere nel guardarlo: Versace. Un portafoglio Babbano, pieno zeppo di Galeoni, soldi magici. Lei era una Maga, una Purosangue anche, ma nonostante ciò viveva nella Londra Babbana insieme alla famiglia…insomma, insieme alla servitù più che altro, perché era raro che la famiglia si facesse vedere. Scacciando rapidamente questi pensieri che si stavano insinuando nella sua mente, si mise il portafoglio nella tasca dei jeans che ancora non erano stati sostituiti dalla divisa di Hogwarts e uscì dal vagone, recandosi in fondo al treno, verso il carrello.

-Voi non mangiate?-. Chiese Jennifer agli amici, notando che era l’unica ad alzarsi.

-Sì, ti raggiungiamo subito!-. Disse Ron, che stava contando i pochi spiccioli che aveva per vedere se riusciva a mettere insieme una somma abbastanza consistente da poter mangiare qualcosa di decente prima di arrivare ad Hogwarts.

Jennifer cominciò ad avviarsi, con passo rapido. Non aveva fame, in effetti, ma qualcosa doveva pur mangiare, o sarebbe crepata di fame prima di cominciare il suo sesto anno di scuola!

-Tre cioccorane, quattro brioches di zucca e due bolle bollenti-. Chiese all’anziana donna, tirando fuori i soldi dal piccolo portafoglio: aveva deciso di prendere qualcosa anche per Ron e Ginny, non sembrava che loro fossero nelle condizioni economiche adatte per pagarsi la cena. Indossava semplici abiti Babbani: scarpe da ginnastica, jeans neri e una felpina rosa e attillata, con la scritta “Armani” piuttosto vistosa.

-Ehy Dirie, fai scorta anche per quei poveracci dei tuoi amici che non possono permettersi un pasto decente?-. La ragazza si voltò lentamente verso l’autore di quella provocazione, diretta a lei: Draco Malfoy, doveva immaginarlo. Lui la superava di svariati centimetri in altezza e indossava già la divisa nera di Hogwarts su cui brillava lo stemma dei Serpeverde.

-Come mai mi rivolgi la parola, Malfoy? A cosa devo l’onore?-. La ragazza rimase fredda e impassibile, senza nemmeno guardare in faccia il ragazzo mentre pagava le sue cioccorane. Non si erano mai cagati, lei e Malfoy. Non nel senso che litigavano o che non si sopportavano: non si parlavano e basta, da quando erano arrivati ad Hogwarts per la prima volta, gli era capitato di parlarsi solo nelle occasioni in cui Jennifer aveva difeso Hermione perché Draco l’aveva insultata. Per il resto, nemmeno si salutavano se si incrociavano nei corridoi del castello, nessuno dei due aveva mai sentito il bisogno né il desiderio di approfondire la conoscenza e non tendevano a provocarsi a vicenda come Malfoy faceva con molti altri Grifondoro.

-Non posso parlarti, adesso?-. Fece il biondino, alzando un sopracciglio dall’occhio grigio come un cielo nuvoloso. –Potter ha l’esclusiva su di te?-. Proseguì provocatorio, notando che la ragazza non gli rispondeva, intenta a mettere in uno zainetto rosso tutto ciò che aveva comprato.

-Certo che puoi parlarmi-. Rispose finalmente la ragazza, con un sorrisetto ironico, sollevando lo sguardo dallo zainetto. –Non posso mica obbligarti a stare zitto.Ma per le cazzate che dici, forse sarebbe meglio che lo facessi-. E detto questo la sedicenne si voltò e si diresse nuovamente verso il vagone di soli Grifondoro…fatta eccezione per la Lovegood, che era Corvonero, ma dove comunque non c’erano Serpeverde a rompere le scatole, lasciando Malfoy, che avrebbe continuato volentieri a litigare, piantato accanto al carrello.

Il ragazzo biondo sbuffò e rientrò nel suo vagone di Serpeverde lecchini, e si sedette, o meglio si sdraiò, tanto che Goyle dovette alzarsi per fargli posto, sul sedile, senza dir nulla. La Dirie lo irritava terribilmente: non solo lei era una Grifondoro, che già di per sé era una colpa da espiare, ma lui non era mai riuscito a litigarci, a farla incazzare, per il semplice fatto che lei lo ignorava, non lo considerava proprio. Solitamente i Grifondoro, o comunque quelli che come Casata non avevano Serpeverde, in cui lui era il re indiscusso, lo temevano, magari lo odiavano, ma mai lo ignoravano in quel modo. L’indifferenza di quella ragazza lo infastidiva tremendamente, ma non poteva neanche sfogarsi su di lei perché tanto sapeva che la Dirie, senza infuriarsi o perdere la calma, l’avrebbe zittito con una delle sue battutine pungenti e dopo quei pochi secondi avrebbe ripreso ad ignorarlo. Questo lui non poteva sopportarlo! Era lui quello che poteva permettersi di ignorare la gente di zittirla, di comportarsi con fare superiore nei confronti degli altri, ma che qualcun altro, una ragazza per giunta, lo trattasse con tanta indifferenza, non esisteva proprio! Che nervoso…

-Che hai, Draco?-. Domandò Pansy vedendolo sovrappensiero.-Eh?- Malfoy sobbalzò: si accorse di avere un’aria da perfetto ebete, con la bocca semiaperta e lo sguardo pensoso. –No, niente, niente-. Rispose appena si riprese dalla trance.

-Sicuro?-. Insistette la Parkinson. –Avevi una faccia strana poco fa, come se non ti sentissi bene…stai bene, tesoro?-.

-Ho detto che non ho niente, e piantala di chiamarmi tesoro, lo sai che giro con te per il castello solo perché voglio che tutti quegli altri sfigati credano che ho la ragazza!-. Sbottò Malfoy, che Pansy quasi non poteva soffrirla, ma era pur sempre una bella ragazza, ed era Serpeverde…insomma, era il meglio che era riuscito a trovare, ma non gli piaceva veramente, se non fisicamente.

-Che hai, Jen?-. Domandò Neville non appena la ragazza entrò nel vagone, poggiando sul sedile tutto ciò che aveva comprato, a mo’ di bancarella. Se Neville se n’era accorto, voleva dire che aveva un’aria irritata. Anche se Draco le era indifferente, le provocava comunque un certo fastidio il fatto che lui insultasse…no, non lei, ma i suoi amici. Perché, sostanzialmente, erano loro quelli che Malfoy aveva insultato, non Jennifer.

-Oh, niente-. Rispose la ragazza, con voce stanca, scartando una cioccorana. –Ho incrociato quello stronzo di Malfoy, mentre compravo da mangiare-. Guardò la sua rana che saltava dalla scatola e volava dal finestrino. –E te l’ho già detto di non chiamarmi Jen. Non mi piacciono i soprannomi su di me-. L’aveva detto sorridendo, ma le dava davvero fastidio che qualcuno la chiamasse con un soprannome anziché semplicemente “Jennifer”, anche se il soprannome era carino e non offensivo.

-Che ti ha fatto Malfoy?-. Domandò Harry all’amica. Sapeva bene che Jennifer non era uno dei bersagli preferiti del Serpeverde, ma forse, non vedendo gli altri Grifondoro, aveva pensato di prendersela con lei.

-Niente, niente-. L’aveva tranquillizzato la ragazza, sorridendo, mentre addentava il cioccolato. –Ha solo detto qualche stupidata-.

-E tu?-

-L’ho mandato a quel paese-.

Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere di gusto a quell’affermazione. Jennifer era una delle poche, oltre ad Harry, ovviamente, che riusciva davvero a tener testa a Malfoy, e lo faceva anche con una naturalezza incredibile. Forse era anche per questo che lui non amava particolarmente provocarla: non vedeva in lei una preda, ma solo un’avversaria, e in fondo era un vigliacco. Quel commento che Malfoy aveva fatto sul suo gruppo però, quella volta aveva veramente infastidito Jennifer, anche se non aveva voluto dare al ragazzo la soddisfazione di darlo a vedere…lei era di famiglia ricca, ma che diritto aveva, un ricco, di giudicare un povero? Uno come Malfoy, poi…ci era rimasta veramente male per Ron. “Stupido Serpeverde” pensò, stritolando la sua brioches per sfogare il nervoso che le saliva. “…stupido Mangiamorte”. Si trovò a pensare poco dopo, quasi senza rendersene conto, e subito si pentì di quel pensiero: Draco era un cretino e anche uno stronzo, ma questo non voleva necessariamente dire che fosse come il padre…

Qualche scompartimento più in là, in un vagone in cui sfavillavano i colori verde e argento, un ragazzo biondo slavato dalla carnagione un po’ pallida, per un attimo pensò di andare nello scompartimento dei Grifondoro dalla Dirie, tanto per avere qualcuno con cui litigare. Ma poi ci ripensò: una stupida ragazzina con cui litigare non valeva lo sbattimento di andare tra quei poveracci perdenti, destando i sospetti dei suoi compagni…compagni, perché amici non poteva definirli, e di schifare sé stesso alla vista di quei pezzenti. Che idea idiota! Il ragazzo la scacciò subito dalla sua mente e si addormentò.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Milla Nafira