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Autore: benzodiazepunk    18/01/2017    1 recensioni
Frank e Gerard, due ragazzi dalle vite completamente opposte che si incontreranno, o meglio scontreranno all'improvviso, negli anni '40 del XX secolo.
Il primo in cerca di indipendenza e di un posto nel mondo, il secondo scontento della sua vita e plagiato da un padre autoritario.
Quando poi la forte stratificazione sociale, i pregiudizi e una guerra imminente si aggiungeranno ai loro problemi, il loro incontro migliorerà o meno le loro vite?
---Aggiornamento ogni mercoledì---
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QUESTA STORIA NON MI APPARTIENE MA E' STATA SCRITTA DA MCRmichi UTENTE DI WATTPAD DA CUI HO AVUTO IL CONSENSO DI PUBBLICARLA SU EFP. TUTTE LE IDEE APPARTENGONO A LEI.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'SCAR'
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CAPITOLO UNDICESIMO
 
 

Frank ingoiò le pillole che l'infermiera gli aveva praticamente infilato in bocca, dal momento che continuava a fissare la porta da dove era uscito Gerard. Frank non capiva come si sentiva. Credeva di odiare quel ragazzo, ma era anche felice che a qualcuno importasse di lui, o almeno così sembrava. Forse avrebbe dovuto dare una chance a Gerard Way, forse voleva davvero solo aiutarlo, però ogni volta che si trovava in sua compagnia non riusciva a non essere pungente e scontroso.

Il braccio era sempre uguale, non migliorava ma nemmeno peggiorava. Passarono diversi giorni noiosi, durante i quali Frank si limitò a rimanere nella sua stanza, ingoiando pillole e facendosi iniettare un sacco di roba nelle vene.

Un giorno il dottore entrò dicendo: "Buongiorno Signor Iero, come va oggi il braccio?" Era la solita domanda.

"A me sembra sempre uguale" rispose Frank stancamente.

Il dottore si avvicinò, gli prese il braccio e lo osservò da diverse angolazioni "Vede qui? Le diramazioni di necrosi si sono leggermente ritirate. Non di molto, ma è un'ottima notizia!"

Frank guardò meglio, e sì, in effetti notò piccoli lembi di pelle più chiara che aveva preso il posto di quella morta.

"Come è successo? Voglio dire, è da giorni che sono qui dentro tipo in quarantena, e non mi sembrava stesse migliorando. Perché ora tutto d'un tratto sto guarendo?" Chiese Frank stupito della nuova notizia.

"Non sta propriamente guarendo. Diciamo che almeno la necrosi non si è estesa, il che è già un ottimo risultato, dal momento che espandersi è quello che fanno le necrosi. Ma da ieri a oggi c'è stato questo piccolo miglioramento, tutto merito del nuovo antibiotico" sospirò il dottore con aria sognante.

"Nuovo antibiotico? Pensavo steste usando sempre le stesse cose"

"Sì, è quello che abbiamo fatto, ma ieri abbiamo iniziato con quello nuovo. Lei è fortunato a potersi permettere queste cure, probabilmente è l'unico prodotto in grado di salvarle il braccio"

Frank era confuso. Lui? Potersi permettere quella cura? Evidentemente c'era un anello mancante in quella storia che gli impediva di capirne il senso.

"Scusi, ma io non ho autorizzato l'utilizzo di questo nuovo medicinale" Frank non ci stava capendo niente.

"Questo è impossibile. Vede, questo nuovo antibiotico è costosissimo, quindi lo somministriamo solo a coloro che possono permettersi di pagarlo di tasca propria. Noi non lo diamo normalmente ai pazienti, è davvero troppo costoso" concluse il dottore.

"Io certamente non ho richiesto questa cura, non posso permettermela, quindi... non capisco proprio cosa stia succedendo" ribatté Frank ma in quel mentre entrò nella stanza l'infermiera.

"Qualcuno ha ordinato quel nuovo antibiotico per il signor Iero? Lui afferma di non averlo fatto, eppure nella sua cartella c'è scritto di trattarlo con quello" disse il dottore rivolto all'infermiera mentre quella sistemava il letto di Frank.

"Sì, non ci sono errori. Ieri ha telefonato un uomo, sembrava giovane, dicendo che avremmo dovuto somministrare quell'antibiotico al signor Iero" rispose la donna mentre stava ridando forma al cuscino.

"Con che diritto ha autorizzato questa cura? Io non me la posso permettere!" Sbottò Frank irritato per la disorganizzazione dell'ospedale.

"Oh no, per questo l'uomo ha detto di non preoccuparsi, e che avrebbe pagato tutto lui. Ha detto che sarebbe passato nei prossimi giorni per sistemare la faccenda" concluse l'infermiera guardando il dottore a braccia conserte.

"Be signor Iero, chiunque sia questo angelo misterioso, lei è fortunato. Da qualche parte deve avere un amico che tiene molto a lei se le paga questa roba costosissima" gli disse il dottore uscendo dalla stanza.

Frank si risedette sul letto, confuso. Possibile che quel Gerard Way avesse fatto questo per lui? Certo, aveva detto che lo avrebbe aiutato, ma non pensava che intendesse pagare tutto di tasca sua, dato che dei soldi glieli aveva già dati. Comunque, pensò, era meglio così. La nuova cura sembrava davvero funzionare e se le cose avessero continuato ad andare in quel modo il suo braccio sarebbe tornato a posto nel giro di pochi giorni.

Frank passò ancora una settimana in ospedale, settimana che passò con una lentezza terribile. Nessuno venne più a fargli visita, il che gli dispiacque perché si continuava a sentire solo. Durante quei giorni la necrosi era regredita sempre più, fino a sparire del tutto. La ferita tornò ad assumere un colorito normale, ancora un po' infiammata ma il dottore diceva che era normale e che sarebbe passato anche quello. Alla fine non rimase che un bel taglio richiuso, guarito in modo quasi perfetto e Frank pensava che la cura che Gerard Way gli aveva fatto somministrare era stata davvero miracolosa.

Il lunedì della settimana successiva finalmente il dottore disse a Frank che poteva essere dimesso. Tuttavia rimaneva un problema.

"Buongiorno Signor Iero, le faccio portare tutte le sue cose: finalmente se ne può andare. Ma... le devo dire che il suo misterioso amico non si è ancora presentato per pagare l'antibiotico. E sa, qualcuno lo deve fare..."

Frank non poteva credere alle sue orecchie. Lui gli aveva fatto prendere quella roba per più di una settimana e ora non la pagava? Forse con 'ci penso io a pagare' intendeva dire che Frank avrebbe dovuto usare i soldi che gli aveva lasciato precedentemente? In ogni caso pensò che non si era comportato in modo corretto, almeno avrebbe dovuto interessarsi del costo di quella cura prima di ordinarla senza sapere se poi a Frank sarebbero bastati i soldi oppure no.

Ma forse stava pretendendo troppo, dopotutto lo aveva già aiutato.

Frank decise di farsi una doccia: non sapeva quando avrebbe avuto di nuovo l'occasione di farsene una. Così si tolse quell' orrendo camice ospedaliero e si infilò sotto il getto rovente. L'acqua calda era piacevole, così si lavò i corti capelli con lo shampoo, e quando ebbe finito uscì stando attento a non scivolare. Si legò in qualche modo un asciugamano alla vita, quando improvvisamente sentì bussare alla porta. Probabilmente era l'infermiera che gli portava i suoi vestiti puliti, pensò.

Così uscì dal bagno, lasciando uscire una enorme nuvola di vapore, e borbottó un 'avanti' distrattamente, cercando un pettine nel comodino.

Ma dalla porta non entrò l'infermiera, e neanche il dottore. Dalla porta entrò Gerard Way, che alla vista di Frank con solo un asciugamano legato in vita arrossì di colpo.

"Ossignore!" Urlò praticamente Frank tenendosi stretto l'asciugamano.

"Scusa, scusa! Esco! Quando sei pronto dimmelo" Disse in fretta Gerard richiudendosi la porta alle spalle.

"Ma che cazzo!" Imprecò Frank tornando in bagno dopo aver preso i vestiti che evidentemente l'infermiera gli aveva già lasciato piegati sul letto.  Si diede una veloce asciugata ai capelli, che essendo molto corti si asciugarono dopo due sfregate, si pettinò e prese i vestiti che aveva appoggiato sul lavandino.

Ma quelli non erano i suoi vestiti. C'erano una camicia azzurra, una felpa bordeaux con la cerniera e un paio di pantaloni neri, praticamente nuovi. Probabilmente l'infermiera, dopo aver visto lo stato in cui erano i suoi vecchi vestiti, invece di lavarli li aveva eliminati e li aveva sostituiti con dei vestiti che avevano in lavanderia, pensò Frank. Poi si vestì con le cose praticamente nuove, stranamente della sua taglia, si mise i suoi anfibi neri e uscì dal bagno, più pulito e profumato di quanto non fosse mai stato.

Si avvicinò alla porta e la aprì.

"Be, ora sono pronto, puoi entrare" informò Gerard. Questo, che stava in piedi appoggiato al muro, entrò timidamente nella stanza sperando di non trovarsi altre sorprese imbarazzanti. "Che ci fai di nuovo qui?" Chiese Frank mentre metteva le sue poche cose nella sacca che gli aveva riconsegnato l'infermiera insieme a quei vestiti.

"Sono venuto a pagare la tua cura no?" Rispose tranquillamente Gerard Way guardandosi intorno.

"Avevo già perso le speranze per quello. Pensavo avrei dovuto usare i soldi che mi avevi dato." Ribattè Frank.

"No, avevo detto che sarei venuto, così... eccomi qui. Senti Frank, io avrei una proposta"

Frank si girò e vide Gerard che lo stava guardando con sguardo incerto. Non sapeva proprio cosa aspettarsi, doveva avere paura di quello che stava per dirgli?

"Sentiamo" disse Frank in tono piatto, tornando a preparare la sua roba.

"La cura ha funzionato, no? Bene, ora la tua necrosi se n'è andata quindi puoi stare tranquillo per questo. Però vedi... le ferite sono lunghe a guarire, e quella che ti ho fatto io è davvero brutta..."

"Allora, qual è il punto, Gerard Way?" Incalzò Frank.

"Il punto è che non voglio che tu torni a dormire su una panchina. La ferita potrebbe di nuovo infettarsi se tu non la curi, o se non mangi abbastanza. Capisci?"

"E quindi che farai? Mi offrirai la camera degli ospiti della tua casa gigante?" Chiese Frank ironicamente, prendendo il cappotto nero dall'appendiabiti e afferrando la borsa pronta sul letto.

"Be, non esattamente..." rispose Gerard.

Frank, che prima stava scherzando, ora non poteva credere alle proprie orecchie.

"Pensavo che per un po' saresti potuto venire a stare nel mio garage. Be, ovviamente non è un garage dove ci stanno le macchine, io e mio fratello lo abbiamo risistemato e ci sono tutte le cose di cui potresti aver bisogno e..." Gerard stava parlando a macchinetta, come suo solito quando era in imbarazzo.

Questa poi! Pensò Frank. Gerard Way lo stava invitando davvero a stare praticamente in casa sua? Si affrettò ad assumere un'espressione normale, perché si era reso conto di star guardando quel ragazzo con tutte e due le sopracciglia alzate in uno sguardo di puro stupore.

"Allora? Almeno potrai dormire su un letto e mangiare decentemente fino a quando non ti sarai ripreso completamente. Che ne dici?"

Frank sinceramente non sapeva cosa rispondere.

"Be... senti Gerard Way, io non posso..." cominciò Frank.

"Non puoi cosa? Dai, oramai è deciso" Affermò prendendo dalla mano di Frank la sacca e avviandosi verso l'uscita dell'ospedale e lui fu costretto a seguirlo.

"Aspetta nel taxi, io devo pagare" disse Gerard indicandogli la macchina che li aspettava fuori.

Che diavolo! Pensò Frank. Sembravano una dannatissima coppia sposata. 'Aspettami in macchina mentre io pago, tesoro'. Era tutto surreale. Eppure non era un sogno, si era già tirato un paio di pizzichi.

Dopo cinque minuti Gerard uscì dalla porta della clinica, si sedette affianco a Frank e ordinò all'autista di partire. Evidentemente sapeva già dove andare.

"Allora Gerard Way..." Frank voleva ringraziarlo.

"E la smetti di chiamarmi Gerard Way? Solo 'Gerard' andrà benissimo" gli disse guardando la strada.

"D'accordo, Gerard. Volevo... volevo solo ringraziarti" ma il ragazzo continuò a guardare fuori dal finestrino, senza rispondere.

  
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