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Autore: GReina    19/01/2017    3 recensioni
Percy decise che quello era un buon giorno per morire: il sole era alto; niente nuvole all'orizzonte e Annabeth accanto a lui era la ciliegina sulla torta. Quella mattina la prima cosa che fece fu scrivere il testamento, Annabeth era entrata nella cabina tre domandandosi come mai il suo ragazzo non fosse a colazione, goloso com'era, e lo trovò seduto alla scrivania che forse veniva usata per la prima volta
Genere: Angst, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Paul Blofis, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 2

Fu il padrigno a trovarlo. Doveva essere mattina presto, la luce che filtrava dalle finestre era ancora velata dall'ombra della notte. L'uomo lo scuoteva con fare insistente, un'espressione preoccupata, forse con anche un pizzico di delusione negli occhi. Solo allora il semidio si rese conto di essere per terra: una bottiglia vuota in mano e un'altra abbandonata sul pavimento. Quando Paul capì che era – più o meno – lucido, lasciò andare la presa dalla sua spalla e raccolse le bottiglie. Invece di dirigersi alla pattumiera della cucina, scavalcò la finestra arrivando sulle scale antincendio e lanciò le bottiglie dall'altra parte del vicolo dove Percy sapeva esserci dei cassonetti.
Con fatica il semidio si issò sul divano-letto stropicciandosi gli occhi. Il mal di testa era atroce; credeva che quella al pub con i fratelli Grace fosse una grossa sbronza, ma si sbagliava.
Il patrigno prese ad armeggiare in cucina, senza dire una parola, offrendo a Percy solo alcuni sbiechi sguardi. Tornò in salotto solo dopo qualche minuto, un bicchiere con uno strano intruglio nelle mani: il colore del contenuto non prometteva bene, l'odore ancora meno. Il figlio di Poseidone fece una smorfia disgustata quando glielo porse
"Il rimedio migliore per un dopo sbronza" spiegò il professore. A Percy veniva da vomitare al solo pensiero, anzi veniva da vomitare da momento in cui la veglia prese il posto del sonno. "Ti conviene rimetterti in sesto" continuò l'uomo afferrando la mano di Percy costringendolo ad afferrare a sua volta il bicchiere "tua madre si sveglierà a momenti, e non voglio che ti veda così." il semidio si costrinse ad ingurgitare tutto l'intruglio preparato dal padrigno. Era peggio di quanto si aspettasse
"Ci sono le uova?" chiese disgustato, con una voce talmente roca che stentò a riconoscerla
"Tra le altre cose" rispose. Quando quello tornò nella stanza accanto per riporre il bicchiere nel lavandino, il semidio provò a seguirlo. Issarsi sul materasso è un conto, camminare un altro. Riuscì a malapena a raggiungere il tavolo da pranzo prima che le gambe cedettero: non si era mai sentito così male, forse solo nel tartaro. Nel frattempo, l'uomo era tornato. Lo afferrò sotto l'ascella aiutandolo a rimanere in piedi "tutto bene?" si preoccupò
"Sono stato peggio" fece un sorriso mesto.
"Percy" continuò l'altro, il tono preoccupato sostituito da quello deciso, pronto a fare una ramanzina al figliastro "un conto è bere una birra in compagnia-"
"lo so" lo interruppe il più giovane "mi dispiace." aggiunse sincero
"Ricordi il nostro discorso dell'altra sera?" tornò il tono preoccupato "Io sono qui, per tua madre come che per te." ci fu un attimo di silenzio, interrotto solo dai primi rumori della città e da qualche piccione appollaiato sul balcone
"Sì" alzò lo sguardo sul patrigno "lo vedo" sorrise, stanco, ma sincero.
Il loro scambio di sguardi fu interrotto da un rumore proveniente dalla stanza di Percy, probabilmente Annabeth si stava svegliando, il che ricordò ai due che anche Sally avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro.
"Riesci a metterti in piedi?" si premurò l'uomo
"Nessun problema" si alzò barcollante il ragazzo "ma non penso che stare in piedi copra la nottata di ieri" Paul serrò le labbra "qualche brillante idea, prof?"
"Tua madre si lamentava di avere poco colorante blu, ieri, potresti andare a comprarlo."
"A che le serve il colorante blu?" alzò un sopracciglio il semidio "Sono in punizione." provocò le risate dell'uomo
"Conosci tua madre meglio di me, Percy. Dovresti sapere che non può resistere dal cucinarti cibo blu. Vedessi quando non ci sei" gli mise una mano sulla spalla "qualche mattina mi sveglio e trovo la tavola di un solo colore. Non si rende conto neanche lei di mettere il colorante, ormai."
"È molto da lei" rise a sua volta il ragazzo
"piuttosto..." tornò serio l'uomo "pensi di potercela fare?"
"Fare la spesa? Non sarà peggio che salvare il mondo."
"Camminare per strada col tuo odore da semidio e un dopo sbronza da far invidia al più beone di tutta New York" chiarì Paul
"i mostri sono meno attivi, dopo Gea." rispose il figlio di Poseidone passandosi una mano tra i capelli "Mi sono fatto una buona reputazione. Non avrò problemi" affermò
"forse dovrei venire con te"
"no, davvero. Credimi, te lo direi se non ne fossi sicuro. Ho... bisogno di schiarirmi le idee." il patrigno sospirò, sconfitto, e non insistette oltre.

La semidea aprì la porta della camera del suo ragazzo proprio quando quella di ingresso si chiudeva. Andò in cucina dove trovò Paul.
"Buongiorno" la salutò raggiante. Lei ricambiò calorosamente, per quanto il suo tono da appena sveglia permetteva. Accettò volentieri il cappuccino (scoperta italiana) che l'uomo le offrì, concedendosi anche una brioche.
"Percy è uscito?" chiese, notando il letto vuoto e associandolo alla porta d'ingresso che si richiudeva
"Sì, Sally ha finito il colorante blu, ho chiesto a Percy di andare a comprarlo" spiegò. La bionda rise
"mi chiedevo per quanto avrebbe resistito senza cibo blu"
"ti riferisci a Percy o a Sally?"
"Non ho ancora deciso" risero entrambi.
"Di buon umore sin dal mattino" sbucò la donna stropicciandosi gli occhi
"buongiorno!" andò a baciarla Paul "Ti abbiamo svegliata?"
"Non preoccuparti, avevo la sveglia tra due minuti" gli diede un secondo bacio lei "buongiorno, Annabeth"
"buongiorno, signora Jackson" si guadagnò un'occhiataccia "...Sally" si corresse, per ricevere una carezza materna sulla guancia.
"Percy?" fece all'uomo
"Chissà" alzò le spalle lui, complice, con il tono allegro abbastanza da far capire che non era stato rapito da Era o chiamato a salvare il mondo, ma che non lasciava intendere altro. La semidea stava cercando un argomento di cui parlare, quando notò l'anello al dito della donna: era sull'anulare destro, con un piccolo zaffiro a decorarlo. Annabeth rimase a bocca aperta, Sally dovette notarlo, perché si guardò le dita e un meraviglioso sorriso le si stampò in faccia, talmente luminoso da illuminare tutta la stanza
"Ti piace?" le chiese. Annabeth era ancora senza parole, fu interrotta da Paul ancor prima di riuscire a parlare
"Ho chiesto il permesso di sposare Sally a Percy, prima di tutta la faccenda di Gea. Con la scomparsa di Percy e tutto il resto, non trovavo mai il momento giusto per propormi" sorrise "l'ho fatto pochi giorni dopo l'aver saputo che avete salvato il mondo, di nuovo."
"Ma è fantastico!!" scattò in piedi la bionda, finalmente di nuovo con la voce "Percy sa che gliel'hai già chiesto?"
"Volevamo vedere la reazione che avrebbe avuto" rise Sally "dubito che se ne sia accorto."
"Conviene dargli qualche suggerimento, allora" consigliò Annabeth "o potremmo aspettare fino alla prossima apocalisse". Fu allora che si sentì il tintinnio delle chiavi girare nella serratura: quel genio del suo ragazzo era rientrato.

"Oh, ben svegliate, dolci donzelle" salutò entrando
"buongiorno, tesoro" lo salutò la madre. Le occhiaie di lui fu la prima cosa che la bionda notò. Quella del tartaro era stata senz'altro la loro peggiore esperienza, eppure non sempre la semidea si spiegava l'insonnia del fidanzato: insieme, avevano affrontato la fine del mondo due volte; avevano attraversato gli inferi e, cinque anni dopo, quello che alcuni chiamavano "l'inferno dell'inferno". Avevano visto decine di amici cadere in battaglia; erano stati traditi; usati come marionette; pugnalati, graffiati, morsi. Anche loro erano per metà umani, era ovvio che prima o poi sarebbero crollati, eppure Annabeth era sicura che ci fosse qualcosa in più: Percy, testardo com'era, finiva col prendersi tutta la responsabilità, come se non fossero stati Crono e Gea, titani e giganti a mietere centinaia di vittime mezzosangue, ma lui.
Quando superò la soia di casa, lei era ancora in piedi vicino alla sedia che aveva fatto cadere, tanta era stata la foga nell'alzarsi. Piuttosto che dirgli "Bentornato" "Buongiorno", si buttò tra le sue braccia lasciandogli sfuggire la presa sulla busta della spesa, baciandolo con ferocia, non perché Percy ne avesse bisogno, non solo, ma perché ne aveva bisogno lei: aveva bisogno di assicurarsi che tutto fosse finito, che Gea era solo la terra su cui camminavano e loro stessero davvero gustando una meravigliosa colazione a casa Jackson parlando di matrimonio. Lasciò che le loro lingue si trovassero e si rincorressero, gustò il sapore di Percy, il sapore del mare, il sapore che sapeva di casa, beandosi delle braccia del suo ragazzo che la stringevano e la facevano sentire al sicuro.
"Hey" disse dolcemente lui una volta che si furono staccati, entrambi col fiatone "è tutto apposto?" le scostò una ciocca bionda dal viso
"Dovrei chiederlo io a te" lo scrutò con gli occhi tempesta
"sto bene" le diede un altro bacio, stavolta calmo.

Paul si era avvicinato a prendere la busta, lo sguardo di nuovo complice a fissare Percy, che ricambiò. Sally invece, a poca distanza, era rossa come un peperone, come se non credesse che suo figlio potesse baciare con tanta voracità
"dove sei stato?" disse, cercando di riprendere il colorito naturale
"Al supermercato. Tornando ho deviato per il parco"
"come mai?" chiese la madre alzando un sopracciglio
"Avevo voglia di sgranchirmi le gambe. Sai, l'iperattività e tutto il resto..." disse forse cercando di cambiare discorso e, prima che la donna potesse continuare con l'interrogatorio, Annabeth lo accontentò
"hai visto che bello smalto ha tua madre?" lo sguardo del ragazzo passò dal 'Chi se ne frega' al 'è davvero quello che penso?' al 'Allora l'ha fatto davvero!'. Passarono tutto il resto del pasto a parlare del matrimonio.

Paul gli aveva chiesto il permesso di sposare la madre molti mesi prima. Quando lo fece, Percy quasi si meravigliò che pensasse davvero di dover chiederlo prima a lui. Non che non amasse anche questo lato del patrigno che presto sarebbe stato ufficialmente tale.
Fino alla vista dell'anello il figlio di Poseidone dette per scontato che quei due dovessero stare insieme, come se fossero sposati dalla battaglia contro Crono, quando li aveva visti combattere insieme. Il sorriso che dominava la donna gli fece dimenticare tutto il resto, tutte le scene orribili che dalla sera prima non lo lasciavano in pace se non in overdose di alcol. Era da anni che non vedeva la madre così felice; questo lo fece ingelosire un po', ma quel sentimento sfigurava di fronte alla felicità che provava a sua volta per lei.
"E ovviamente sarà tutto in blu" stava dicendo. Poi guardò timida in direzione di Paul "inizialmente non ne ero sicura, ma..."
"Cosa?" la incitò il figlio
"Sally credeva che mi sarei sentito a disagio. Sai, il blu, Poseidone..." rise "le ho spiegato che non associo il blu a tuo padre, ma solo al colore preferito della donna che amo. Così l'ho convinta" alzò le spalle con il sorriso che si allargava sempre di più.
"Hai già preso il vestito?" chiese Annabeth alla donna
"Ho quello del matrimonio con Gabe, ma è da escludere" fece una smorfia disgustata "pensavo di andare a comprarlo in questi giorni."
"Potrei accompagnarti... se ti va" propose la bionda arrossendo
"che tu venissi con me era scontato, mia cara" le strinse il braccio la donna.
"Bene, voi occupatevi del vestito e di altre cose noiose" si fece avanti Percy "io penso all'addio al celibato."

"Cosa?" chiesero tutti all'unisono
"Bhe, sempre che Paul non abbia già qualcuno che glielo organizzi"
"non ho bisogno di un addio al celibato"
"tutti hanno bisogno di un addio al celibato"
"e si può sapere che ne sei tu, Testa d'Alghe?" Percy parve offeso
"E tu che ne sai di abiti da sposa, Ragazza Saggia? Se la mettiamo così sarebbe più esperto Grover" riuscì a fare mettere il broncio alla bionda
"Perseus Jackson!" cominciò la donna con le mani sui fianchi, ma l'aria era troppo allegra perché il suo nome intero potesse impaurirlo "Sei impossibile" sospirò, abbandonando le braccia lungo il corpo. Tutti risero.

"Allora" Percy si sfregò le mani "prima dell'addio al celibato bisogna decidere la data delle nozze. L'avete già fatto?" era da giorni che Percy non si sentiva così felice e leggero
"Non ancora" rispose la madre

"il luogo, allora"
"neanche" continuò la donna
"perché non la spiaggia?" propose Paul. Sally sembrò pensarci per un momento, il mare le era sempre piaciuto, ma il suo imbarazzo era palpabile
"Sei sicuro?" le venne in soccorso Percy "Una cosa è il blu, ma il mare..."
"mi ricorda mio figlio" alzò le spalle l'uomo "perché non dovrei esserne sicuro?" sui volti di tutti si fece strada un gran sorriso; Sally baciò il suo futuro sposo, mentre Percy dovette lottare contro se stesso per non farsi venire gli occhi lucidi e sembrare una ragazzina
"Vieni, Ragazza Saggia. Lasciamo in pace i due piccioncini" ammiccò al padre.

Andarono in camera di Percy, quella che Annabeth occupava da quando erano giunti a New York. Il letto era disfatto, al Campo Annabeth non era abituata a rifarsi la branda, lo trovava solo una perdita di tempo, pochi, preziosi minuti che nell'insieme le facevano guadagnare tempo prezioso usato per cose ben più importanti che sistemare le lenzuola: allenarsi, studiare, stare con il suo ragazzo, allenarsi, salvare il mondo, allenarsi. Il resto della stanza era in ordine, la semidea non aveva toccato nulla al di fuori dei suoi vestiti, riposti nella piccola valigia che teneva chiusa sotto il letto.
Percy entrò subito dopo di lei, chiudendosi la porta alle spalle; si annusò il collo della maglietta e decise di cambiarla. Le cicatrici del semidio erano aumentate a dismisura, nel tartaro. La bionda ricordava ancora il volto sofferente del suo ragazzo, morente, trafitto da migliaia di maledizioni per mano delle arai. Non importava quante cicatrici prima di allora Percy avesse collezionato, quello stormo di mostri le triplicò. Ora, tutto il suo busto era dominato da tagli, alcuni bianchi altri rosa; la maggior parte ancora arrossati: le maledizioni sono difficili da curare. Annabeth gli si avvicinò prima ancora di rendersene conto. Portò delicatamente una mano all'altezza del tatuaggio e bloccò il braccio di lui in cerca di una maglietta nel cassetto; poi la fece vagare lungo il braccio, arrivando alla spalla; la portò alla schiena, disegnando un ampio cerchio e – quando risalì al collo – venne raggiunta dall'altra. Lo baciò sulla schiena, salendo sempre di più, fino a quando le labbra non raggiunsero le mani. Percy si voltò, il fiato corto, e anche lui prese ad esplorare il suo corpo con le mani: prima, le afferrò i fianchi, la attirò a sé e prese a baciarla sulle labbra, un bacio più forte di quello che la ragazza gli aveva riservato sul collo; poi, le sue dita si inoltrarono sotto la maglietta, sempre più in altro fin quando non raggiunsero il reggiseno, andando anche sotto quello; Annabeth gemette, ma lui non si fermò: lasciò in pace la bocca e prese a baciarle il collo, la clavicola; lasciò una mano a contatto con la sua pelle e portò l'altra a scostarle la maglietta; passò a baciarle anche la spalla appena scoperta. Fuori dalla porta si sentivano rumori, passi che andavano su e giù per la cucina, forse Sally e Paul che sparecchiavano; delle voci parlavano, forse chiamavano loro, ma i semidei non le sentivano, ora c'erano solo loro due. Annabeth afferrò il viso dell'altro e riportò le labbra tra le sue: la sua lingua penetrò nella bocca dell'altro e viceversa, come se fossero fatte per combaciare l'una con l'altra. Il bacio si faceva sempre più forte, sempre più voglioso; le mani di lei passarono sulla nuca del semidio attirandolo verso di sé, come se il suo corpo non avesse ancora abbastanza Percy. Si staccarono solo il tempo necessario per sfilare la maglietta della ragazza da sopra la testa, le mani di Percy non dovevano più combattere contro il tessuto attillato. La strinse alla vita e la issò nei suoi fianchi; avanzò fino al letto dove si lasciò cadere. Annabeth era cavalcioni sopra di lui, ma con un colpo di reni il semidio invertì le posizioni. Prese a guardarla, i suoi occhi verde-mare si persero in quelli grigio-tempesta e sembrò che il tempo si fosse fermato. Tornò a baciarla al collo con i respiri affannosi di entrambi a riempire la stanza, poi fu il suo turno: la bionda si sollevò sui gomiti, ruotò il bacino e si ritrovò sopra il suo ragazzo: iniziò a baciargli i pettorali, tanti, piccoli baci che scendevano verso l'ombelico e le mani con loro, più veloci. Quando arrivarono alla cintura, iniziarono a giocare con essa; la allentarono, permettendo alla semidea di insinuarsi sotto i pantaloni. Percy gemette di piacere, Annabeth continuò ad accarezzare la mezza erezione del semidio da sopra i boxer, i sospiri di lui sempre più irregolari
"Ci sentiranno" riuscì a dire tra un affanno e l'altro, ma la ragazza non lo ascoltò: senza togliere la mano dall'inguine dell'altro risalì con la bocca raggiungendo quella del fidanzato "Annabeth" sospirò quello "non-" non riuscì a finire la frase, la bionda afferrò con più saldezza il suo membro iniziando a far scendere e salire la mano. "i miei genitori... non riuscirò a-" un altro forte gemito
"Percy! Tutto bene?" qualcuno bussava alla porta.
"Sì" la voce di Percy non era per niente ferma, Paul iniziò a maneggiare con la maniglia, che per fortuna era difettosa. Annabeth ritirò la mano e raccolse la maglietta, finita sopra l'armadio. L'erezione di Percy era evidente, quindi la ragazza gli passò un cuscino e l'uomo entrò. Il loro aspetto doveva dire molto: fiato corto, capelli in disordine, Percy mezzo nudo.
"State bene?" chiese l'uomo con sospetto
"Perché non dovremmo?" chiese a sua volta la semidea. L'uomo grugnì
"Bhe, sono venuto a dirvi che abbiamo ospiti. Vi aspetto di là" si allontanò con espressione accigliata, ma ad Annabeth non sfuggì il sorrisetto, un attimo prima che la porta si richiudesse.

 

Note autore:

Ebbene sì, aggiornerò - se tutto va bene - ogni due settimane.

Comincio col dire che nel file word che ho nel pc il primo capitolo è di 20 pagine e lo sto dividendo per pubblicare. Quindi scusatemi se la fine di ogni capitolo non è proprio "da fine".
Per quanto riguarda la scena finale: è la prima situazione semi-sessuale che scrivo. Quindi spero di averlo fatto bene :P direi che nella vita quotidiana di due ragazzi che stanno insieme e si amano ai livelli della Percabeth un po' di tensione sessuale ci deve essere.

Dal prossimo capitolo in poi, ve lo anticipo, Percy inizierà a stare meglio, quindi piano piano il rapporto tra Percy e Paul si sposterà dalla sofferenza del primo per il Tartaro alla felicità di entrambi per il matrimonio. Vediamo cosa ne viene fuori... sto avendo qualche difficoltà con gli ultimi capitoli, ma non demordo!!!

Detto questo spero di vedervi anche al prossimo e che la storia non vi deluda!!!

xxx
GReina

 
   
 
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