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Autore: Esarcan    19/01/2017    1 recensioni
Una congiura minaccia l'Impero e Charles è proprio nel centro del ciclone. Terzo classificato nel contest "Steampunk Tendencies" organizzato da Ayr.
Genere: Azione, Comico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’imperatore

 

Charles adorava la festa delle Prime Nevi: per qualche giorno sembrava che il mondo fosse più vivo e luminoso. Tutto ciò era piuttosto contraddittorio per un assassino, ma gli piaceva comunque poter fingere di essere una persona normale in quei frangenti, solo per potersi immergere nella gioia generale. Per questo non accettava mai contratti in quel periodo dell’anno. Stavolta, purtroppo, si era visto costretto a fare un’eccezione: quel lavoro era troppo importante e la reputazione dei Corvi non ne sarebbe uscita bene se qualcuno di meno esperto avesse fallito. Il cliente era lo stesso del Duca e, apparentemente, lo stesso dietro alla scomparsa del  Primo Ministro un mese dopo. Chiunque fosse, questo misterioso burattinaio era stato in grado di gettare l’intero impero nella confusione più totale: Voxton era talmente colma di posti di blocco e pattuglie che sembrava di essere in tempi di guerra, tre dirigibili della Flotta Imperiale scandagliavano le vicinanze del Palazzo e Charles era sicuro che l’Imperatore era ad un passo da attivare l’Armata degli Ingranaggi.

L’assassino sperava che Theophilus, secondo del suo nome, sovrano di tutto l’Impero, ecc. ecc. evitasse di ricorrere a misure tanto drastiche, o gli avrebbe reso il lavoro molto più complesso di quello che già era.

La parte più difficile del piano era raggiungere il palazzo: il suo cliente aveva messo in chiaro che le guardie non si sarebbero dimostrate facilmente malleabili come in passato. Difatti, invece di un semplice giro in carrozza Charles era stato costretto al molto meno piacevole passaggio per la rete fognaria della città. Se pensava che le strade fossero luride si dovette ricredere mentre arrancava, immerso fino al ginocchio in liquami, dei quali non aveva alcun interesse ad indagare l’origine. 

Ora sperava solo che il suo lezzo non allarmasse le guardie del ponte sotto il quale era spuntato. L’assenza di corpi penzolanti o gabbie di prigionieri gli fece dedurre di trovarsi all’ombra gelida del Ponte delle Decapitazioni, deliziosamente adornato da ghigliottine e un ceppo per il boia di turno. “Per il Signore delle Braci, come abbia fatto a rimanere in piedi un regime così sanguinario è davvero incomprensibile!” Lamentò per l’ennesima volta. E, come sempre, la risposta giunse dal profondo della sua mente, con il solito tono rassegnato “Ah giusto... il Tizzone Imperiale.”. 

L’unico oggetto del suo genere abbastanza potente da alimentare l’Armata degli Ingranaggi e, convenientemente, utilizzabile dalla sola famiglia imperiale. Un’altra delle sue particolarità era il fatto che fosse ereditabile: questa proprietà unica contraddiceva il principio su cui si fondavano tutti gli altri Tizzoni, cioè il legame indissolubile col proprio creatore, quando uno periva l’altro lo seguiva subito dopo. Charles era sicuro che se avesse potuto studiarlo anche solo qualche ora sarebbe stato in grado di fare luce su alcuni dei misteri che circondavano il potente oggetto, ma dubitava che sarebbe riuscito a convincere la sua vittima a fargli un tour privato delle stanze più protette dell’impero.

Al momento, però, doveva ancora risolvere il problema di come raggiungere la sua vittima. Al contrario di Voxton Nuova, il quartiere da cui era entrato, le fogne di Voxton Vecchia erano strette e costellate di spesse grate d’acciaio che avrebbero reso il passaggio troppo laborioso. In più si rifiutava di navigare ancora fra dei liquami di dubbia provenienza. Fu in quel momento che sentì il chiaro rumore di zoccoli metallici sul marmo del ponte e tese l’orecchio, sperando di carpire le ragioni del visitatore.

«Ho delle missive per sua maestà!» Annunciò fieramente la voce di un giovane. Il suono di carte sparpagliate e la mancanza di lamentele da parte del postino, gli disse che l’ispezione era stata piuttosto superficiale “Effettivamente” rifletté Charles “a causa del blocco aereo adesso i postini non potevano più mandare lettere a palazzo sui dirigibili. Interessante.” Nella mente di Charles si formò un piano geniale, ma tremendamente complesso e poco comprensibile anche alla stessa mente che l’aveva ideato, perciò, nel caso decidesse mai di scrivere le sue memorie, optò per qualcosa di più semplice: sarebbe diventato un postino.

Trovare la divisa fu piuttosto semplice, nascondere il corpo del precedente proprietario fu un lavoraccio. Doveva davvero farsi dare un’occhiata alla schiena, in fondo era ancora troppo giovane per faticare così tanto a spostare cadaveri. Insieme alla divisa capitò fortuitamente anche in un pacco di lettere e un carro con tanto di cavallo. Quest’ultimo piuttosto vivo e molto poco meccanico, d’altronde nessuno si aspettava che un postino possedesse un proprio Tizzone. 

Quando arrivò al ponte la procedura fu esattamente come se l’era immaginata, eccetto l’espressione schifata della guardia, che si portò un fazzoletto al naso quando il fetore di fogne lo raggiunse. Escludendo l’imbarazzante alterco che ne seguì sull’utilizzo di profumi, dopobarba e la madre di chi puzzasse di cosa, Charles si lasciò alle spalle il ponte, diretto verso il palazzo.

Sopra la sua testa poteva vedere i dirigibili fare la spola fra le altissime torri alle quali attraccavano, in modo da non dover perdere quota ad ogni cambio d’equipaggio. “Sembra che la sete di sangue di un governo andasse di pari passo con la propria efficenza. Affascinante.” Rifletté Charles mentre procedeva per le vuote strade del distretto nobiliare. In pochi minuti, non avendo incontrato alcun posto di blocco, raggiunse il palazzo. Coi suoi tre piani, per quanto imponenti, si sarebbe potuta considerare un’abitazione alquanto modesta per l’Imperatore di un terzo del pianeta. Semplici colonne di marmo bianco ne adornavano la facciata, tra esse si aprivano finestre rettangolari adornate da tende di velluto rosso. Il secondo piano era leggermente più stretto del primo e lasciava il posto per un balcone, dove solitamente si tenevano discorsi ufficiali, appena sopra l’entrata principale. Appena più in alto, le statue in bronzo di quattro cavalli rampanti adornavano il terzo piano della facciata, sormontate da un timpano decorato con bassorilievi della Via della Cenere. In tutto e per tutto il palazzo era l’esempio perfetto dello stile imperiale che spopolava in quel periodo.

Poche persone passeggiavano di fronte alla struttura. Una donna vestita di rosso, che portava a passeggio il cane, catturò per un istante lo sguardo di Charles, forse perché era l’unica che vestiva un colore sgargiante che gli ricordò immediatamente la festa delle Prime Nevi, che quest’anno tardavano ad arrivare purtroppo.

L’unico aiuto che il suo cliente gli aveva fornito stavolta era stato provvidenziale: una lista con le risposte in codice da dare alle guardie per poter entrare. Infatti, persino avendola letta quando un soldato gli chiese «Ami i gattini blu?» Charles si sentì fortemente imbarazzato, ma dopo aver ritrovato la calma rispose «Solo se sono al forno.». Senza ulteriori cerimonie gli fu permesso di entrare nel palazzo, ovviamente non dall’ingresso principale, ma da una piccola porta per la servitù.

Quando fu all’interno ebbe paradossalmente un pochino più di libertà, che sfruttò per passare in rassegna alcune delle tante stanze. Ebbe fortuna: trovò una guardia solitaria in un piccolo salotto blu. Le si avvicinò con fare innocente e sempre innocentemente le tagliò la gola con un unico movimento preciso, poi tamponò la ferita in modo tale che il sangue non sporcasse la divisa. Cambiò il proprio travestimento e, facendo uso del proprio Tizzone e le sue conoscenze di Magia delle Ceneri, incenerì il corpo all’istante non avendo tempo di nasconderlo. 

Si aggirò per il palazzo con molta più sicurezza una volta nei panni della guardia, che per coincidenza gli calzavano quasi a pennello. Riuscì a raggiungere gli appartamenti privati di “Sua Maestà”, ma davanti alle porte sostavano due guardie. Purtroppo aveva dovuto lasciare la sua spada pneumatica col cadavere del postino, quindi, prima che queste potessero accorgersi di nulla, utilizzò nuovamente un poco di magia. Rapidamente due nubi di fumo nero si formarono intorno alle teste dei due soldati, che caddero per terra e si dibatterono debolmente. Polverizzò anche questi due corpi ed entrò nelle stanze imperiali.

Sembrava che l’imperatore non amasse particolarmente lo sfarzo, ma piuttosto la storicità dell’arredamento. Busti, dipinti e mobili antichi adornavano le semplici sale bianche. Dopo un poco di girovagare Charles si trovò davanti ad una pesante porta blindata, fortunatamente socchiusa. Sbirciò all’intero e vide una scena molto interessante: una donna piuttosto anziana, dai capelli grigi raccolti sotto una rete di rubini, stava litigando con un vecchio uomo distinto in completo bianco. Sembrava che anche l’imperatore avesse problemi con le donne.

«È inutile che temporeggi Theophilus, l’impero è già praticamente nelle mie mani! Tu sei senza eredi, senza supporto politico, non hai più nulla capace di fermarmi!» Rise la vecchia. “Possibile che sia lei il mio cliente?” Ponderò Charles.

«Mi dispiace Gran Duchessa, ma non lascerò il trono così facilmente. Le tue macchinazioni finiscono qui! Guardie!» Chiamò l’imperatore.

Charles prese un lungo respiro ed entrò nella stanza. Ora che poteva vederla meglio aveva capito dove si trovava. I muri rivestiti di metallo, la porta blindata e, soprattutto, la sfera d’acciaio sospesa al centro della stanza: quello era il luogo dove veniva custodito il Tizzone Imperiale! 

«Arrestate questa pazza traditrice e portatela immediatamente lontano dalla mia vista! Voglio che sia giustiziata all’alba!»

«All’alba? Ma domani è festa, per il Signore delle Braci!» controbatté Charles.

Per un attimo l’imperatore rimase a bocca aperta. Poi si avvicinò minaccioso.

«Osi contraddirmi?! Hai idea di chi io sia?»

«Sì, lei è il bersaglio.» Replicò, conficcandogli il pugnale nel cuore.

L’imperatore cadde con un tonfo, la donna cominciò a ridere. Poi, calmatasi, raccolse una chiave dal collo del defunto regnate e aprì la sfera che conteneva il Tizzone Imperiale. La stanza si riempì di una calda luce gialla. La Gran Duchessa estrasse un piccolo sassolino che emetteva la stessa aura, ma in scala molto ridotta e lo inserì all’intero della sfera. Con espressione trionfante decretò «E ora sono io l’imperatrice!». Ma rapidamente la sua faccia si trasformò in una smorfia di dolore. «Non credo proprio.» Le sussurrò Charles mentre estraeva il pugnale dalla schiena della vecchia.

“Spero di aver capito come funziona questo aggeggio.” Pensò mentre inseriva il proprio Tizzone nella sfera. Immediatamente la luce del Tizzone Imperiale divenne divisa, in parte rossa e in parte gialla. Poi, con il solito rumore d’incendio, che però stavolta scosse l’intero edificio, il Tizzone di Charles abbe la meglio e la stanza fu immersa in un’aura sanguigna.

“Sarà una magnifica festa delle Prime Nevi!” Gongolò il nuovo imperatore.

   
 
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