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Autore: KleineJAlien    20/01/2017    1 recensioni
Sulla diapositiva proiettata sulla parete nord della stanza, vi erano due colonne formate dai loro nomi. Apparentemente per loro sembravano disposti in maniera causale, ma dovettero ricredersi quando la donna riprese parola.
«Walsh, Adams, Clifford, Irwin, Lahey, Styles, Horan, Thompson, voi formerete il primo gruppo.» decretò solenne questa lasciando solo pochi secondi ai ragazzi per guardarsi tra di loro completamente increduli «Avete tre settimane di tempo per affinare le vostre potenzialità, dopodiché vi sarà affidata una sede in cui opererete a tempo indeterminato. Davanti a voi trovate delle cartelle nelle quali sono stilate delle liste sulle competenze che dovrete raggiungere prima dello scadere del tempo, e poi sostenere un esame finale con i nostri esaminatori stessi. Il fatto che voi siate stai chiamati oggi per far parte di una squadra d’intervento, non impedisce che prima della partenza possiate esser rimossi per mancato raggiungimento degli obbiettivi. Ci sono domande?»
AU | One Direction | 5 Seconds Of Summer
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17


Con l’arrivo dell’anno nuovo era iniziato ufficialmente quello che per i ragazzi era il servizio nello stato federato della California in particolare a San Francisco. Il primo giorno i gennaio era cominciato abbastanza tranquillo, vedendo un aumentare degli impegni già da poco prima dell’ora di pranzo, per poi peggiorare in maniera esponenziale nei giorni successivi.
Essendo nuovi nel campo dell’intervento ed essendo alle prime armi con quell’esperienza, erano piuttosto tenuti sotto controllo. Jordan, una donna  minuta ma dallo sguardo così deciso da non far venire alcun dubbio sul fatto che fosse in grado di placcarti con una sola mano se ci fosse stato bisogno, era stata mandata dal Distretto e gironzolò per la villa per un paio di giorni, controllando la serietà dei loro comportamenti e talvolta anche degli allenamenti. Si poteva dire che prendeva le vesti anche di una manager occupandosi costantemente di ricordare loro impegni importanti o meno, che non dovevano saltare.
Il grande passo però avvenne prima della fine della settimana. Quasi tutti in piedi, quel giorno era la prima volta che Jordan non era nei paraggi e tutti si erano permessi di godersi la cosa moderando tutti i tempi, ma era scritto da qualche parte che non avrebbero avuto tranquillità.
Purtroppo per loro uno squillo poco più alto di quello che poteva essere del telefono, ma molto più assomigliante ad un allarme risuonò nella casa attirando l’attenzione principalmente delle persone presenti al piano inferiore. Harry e Sylvia rientrati dalla corsa da qualche minuto e Ashton intento a litigare con la macchinetta del caffè, si recarono per primi nel salone trovando la televisione al plasma accesa e collegata a quello che era senza dubbio il centro generale del Distretto statale reclutamenti o comunque qualcosa di molto smile, come un ufficio interno.
L’uomo brizzolato dall’altra parte dello schermo si assicurò di essere sentito, dopo che i tre risposero affermativamente vedendosi riflessi in un angolo – inconsapevoli e scioccati che si potesse fare una cosa simile – l’uomo continuò a parlare rapidamente e in maniera concisa «Spero che siate tutti svegli ragazzi. C’è un problema, un grosso problema che richiede il vostro intervento il più presto possibile. E non scherzo quando dico che si tratta di vita o di morte per molte persone. Jordan arriverà a minuti insieme ad un furgone del Distretto per portarvi a destinazione e nel frattempo vi spiegherà cosa succede. Confido in voi perché vi assicuriate che il messaggio sia arrivato anche al resto del gruppo e che siate pronti all’arrivo del mezzo che vi preleverà, Detto questo buona fortuna.»
I ragazzi una volta spentosi lo schermo, allo stesso modo in cui si era acceso, passarono tre secondi a fissarsi per assimilare quando successo. Subito dopo corsero tutti al piano superiore scoprendo che anche gli altri avevano sentito l’annuncio, persino Jennifer in quel momento con un asciugamano tra i capelli, sosteneva che lo specchio nel bagno avesse proiettato l’immagine.
Non ebbe tempo di asciugarli, come Sylvia e Harry di entrare in doccia. In meno di dieci minuti il campanello suonò erano tutti pronti, tranne qualcuno – come ad esempio Michael e Niall – che salì nel retro del furgone nero ancora allacciandosi le scarpe.
«Buongiorno ragazzi.» esordì la donna seduta centralmente rispetto alle due file formate dal gruppo «Come vi è già stato anticipato oggi sarete coinvolti nella vostra primissima missione  come squadra d’intervento. Abbiamo poco tempo perciò sarò breve e sperò tutti riusciate a capirmi sin da subito.  Circa un’ora fa, alla Northeast High School quattro studenti del penultimo e ultimo anno sono entrati nell’istituto e da allora lo stanno tenendo in ostaggio, anche se non crediamo affatto sia quello il loro scopo principale.  I poliziotti sono riusciti a collegarsi con le videocamere di sorveglianza e hanno scoperto che i quattro sono precedentemente entrati e hanno piazzato vari ordigni tra la mensa e la biblioteca. Si pensa che volessero far esplodere la parte della scuola e fare molte vittime in un solo colpo, ma qualcosa è andato storto, perciò il piano dev’essere cambiato perché sono entrati loro stessi armati fino ai denti, e quanto dico armati fino ai denti intendo dire che hanno borsoni colmi di armi esplosive.»
«Perché siamo stati chiamati così tardi?» chiese Sylvia corrucciata.
«Hanno tardato persino i professori a capire che non si trattasse di una bravata degli studenti dell’ultimo anno. L’ultimo aggiornamento ricevuto proviene da una professoressa ferita che si è rintanata con una cinquantina di studenti nella biblioteca. Dovrebbe essere ancora in collegamento via telefono. Il vostro compito è cercare prima di tutto di salvare quante più persone possibili e fermare al più presto quei quattro pazzi. Se è necessario non trattenetevi dall’utilizzare le maniere forti, abbiamo fiducia nel vostro metro di giudizio.»
I ragazzi annuirono pensierosi. Erano tante le sensazioni che in quel momento stavano provando, dall’adrenalina al timore perché l’una non poteva davvero esistere senza l’altra.
Quando il furgone si fermò definitivamente e l’autista andò loro ad aprire, i ragazzi si trovarono in un parcheggio - nel punto più distante rispetto all’edificio -, in un perimetro chiaramente adibito in quel momento da centro di controllo tra paramedici e forze dell’ordine. La situazione in un primo momento fu confusionaria per loro,tra Jordan che provava a dare loro qualche dritta e ad armarli nei dovuti modi.  Inoltre i commenti che provennero da un gruppo di poliziotti poco distanti, non li aiutò per niente ad ambientarsi.
«E questa dovrebbe essere la squadra d’intervento che stavamo aspettando?» rise uno.
«Avranno l’età dei miei figli. Se entrano lì dentro non ne usciranno mai vivi.» sostenne un altro.
Jess sciolse la propria cintura e sguainò la propria katana nel tentativo di sembrare minacciosa. Eppure ciò non diede il risultato sperato. I poliziotti risero all’unisono e ancora più forte, cominciando a fare così tante battute che per un attimo il parcheggio si trasformò in un circolo ricreativo. Con Niall chiesero se avesse il porto d’armi per poter possedere ed utilizzare tutte quelle ami da fuoco nella propria cintura, Jess, Jennifer e soprattutto Harry videro commenti che citavano spartani e gladiatori, oppure domande che chiedevano dove avessero lasciato i costumi.
Ma la cosa che dava loro più fastidio non era tanto esser sottovalutati da una mandria di persone che non avevano la minima idea di cosa ci fosse oltre il loro naso, ma che la situazione dentro quella scuola era davvero tragica e loro non stavano nemmeno tentando di fare il loro lavoro.
Tutti si ammutolirono quando dall’ingresso lontano la porta si spalancò, un o studente fece qualche passo oltre la soglia, per poi cadere al suolo immobile. Ma non fu questa la cosa più stupefacente, la cosa che zittì tutti fu la prontezza di Ashton. Un secondo prima era a fianco a loro in mezzo al gruppo, il secondo dopo non c’era più. Poco dopo ancora poggiava vicino all’ambulanza il corpo ferito del ragazzo che chiaramente non era più all’ingresso.
«C.. come ha fatto? Non è possibile.» borbottò uno degli ufficiali.
Jordan si fece avanti in quel momento «Vorremmo essere aggiornati. C’è un superiore, qualcuno qui che potrebbe dirci com’è la situazione all’interno, prima che io mandi i miei ragazzi?»
Un uomo superò il gruppo di poliziotti che ancora stentava a credere a quanto visto «Due stanno facendo avanti e indietro nel corridoio della biblioteca, siamo ancora in contatto con la professoressa all’interno e per ora è una delle nostri fonti più sicure. Gli altri due gli altri due invece li abbiamo persi. Alcune telecamere sono esplose a causa di alcuni ordigni rudimentali e abbiamo perso le loro tracce già da un po’.» spiegò questo.
«Ottimo.» sentenziò la donna più ferma e decisa che mai  «Avete sentito no? Salvate la scuola.»
Il gruppo si mosse compatto attraverso il parcheggio, osservando attentamente la facciata della scuola. C’erano decine e decine di finestre e entrate da cui i ragazzi avrebbero potuto sparare.
Arrivati all’atrio parlare a voce bassa fu un azione spontanea per tutti. A quel punto le strade da intraprendere erano tre e per poter intervenire il più in fretta possibile avrebbero dovuto dividersi. Lo fecero, senza ragionare particolarmente su come fosse meglio farlo, avendo il tempo probabilmente avrebbero potuto trovare le giunse alleanze, ma  non ne avevano.
«Ci vediamo alla fine. Cercate di non farvi troppo male.» sussurrò Alexis.
«Stessa cosa vale per voi.» rispose Jennifer guardando tutti gli amici uno alla volta.

Michael e Ashton proseguirono per il corridoio est evitando qualche maceria e osservando gli armadietti incurvati dall’esplosione di qualche bomba artigianale. Alcune aule erano aperte, al loro interno alcuni banchi erano spostati a ridosso di altri. Libri sparsi per terra, zaini al suolo ad intralciare la strada e sulle lavagne  trascritte, le lezioni lasciate in sospeso. In quelle chiuse sbirciavano dentro sperando di trovare qualcuno ancora salvabile, o di non trovarne affatto.
«Come li immagini? Chi credi dovremmo cercare?» chiese il rosso rompendo il silenzio.
«Non lo so, non ho idea di come sia ma sono sicuro di saper individuare un pazzo armato di mitraglietta se lo trovo.» rispose Ashton stringendo la presa sul proprio pugnale, mentre l’altro apriva una porta sulla destra. Quella che scoprirono essere la palestra era anch’essa deserta. Le porte antincendio erano spalancate nel chiaro segno che erano state utilizzate come via di fuga. Non trovarono nessuno nemmeno negli spogliatoi adiacenti, o nei bagni più avanti.
Fu diverso invece appena arrivarono alle scale. Un corpo riverso su di esso, a faccia in giù, fece rivoltare lo stomaco dei due ragazzi. Ashton dovette spostare lo sguardo, Michael trattenne il respiro mentre si inchinava su di lui e confermava subito dopo  che non vi era più battito.
Procedettero lungo la rampa, e questa volta la scena si ripeté, o quasi. Una ragazza poco più piccola di loro era semi distesa contro una fila di armadietti. La sua gamba e la sua spalla sinistra erano ferite da un colpo d’arma da fuoco. Le sue guance erano rigate da lacrime ma dalle sue labbra nessun suono osava uscire. Appena Michael si chinò su di lei questa sussultò.
«Shh tranquilla siamo dalla parte dei buoni. Vogliamo aiutare.» cercò di dire in maniera più convincente e delicata possibile «I proiettili sono ancora all’interno, non posso curarla. Ma non può nemmeno rimanere qui o morirà.» si rivolse poi ad Ashton.
Il riccio che stava controllando le spalle ad entrambi, spostò per la prima volta lo sguardo sulla ferita. Si trovò d’accordo con lui «La portiamo all’esterno?»
«No tu la porterai all’esterno, io intanto controllo le aule, potrebbe esserci qualcun altro.»
«Non ti posso lasciare qui da solo. Se qualcuno di loro dovesse saltar fuori..»
«Me la posso cavare, e poi tu ci metterai troppo poco tempo, perché mi succeda qualcosa.»
L’altro annuì «Va bene signorina, la porto fuori. Adesso dovrai stringere i denti, ti devo prendere in braccio, e ti prego non urlare, stiamo per fare qualcosa di un po’ particolare.»
«A..aspetta!» lo fermò la ragazza «Il ragazzo armato, è andato verso di là ma ogni tanto torna.»
Un secondo dopo Ashton non c’era più e Michael era solo. Non perse tempo. Osservò un paio d’aule attraverso la finestrella posta al centro. Tutto sarebbe sembrato normale, se il rosso non fosse addestrato a catturare tutti i dettagli, non si darebbe mai accorto della punta di una scarpa, sbucare da dietro l’armadio all’angolo della stanza. Una volta all’interno, furono molte più di quanto pensasse le persone nascoste all’interno. Queste si spaventarono vedendolo, ma capirono subito, anche che non fosse lui il pericolo. Si raccomandò con loro di stare attenti, di non muoversi di lì, che sarebbero tornati a liberarli il prima possibile, e disse al ragazzo all’angolo di farsi più piccolo. Quando il riccio ricomparve al suo fianco, lo paura tornò negli occhi dei ragazzi. Oltre quello però fu possibile vedere anche la confusione e lo stupore per ciò che di paranormale avevano appena visto.
Come la ragazza aveva detto, uno dei ragazzi armati si trovava ad un paio di corridoi di distanza, intento a sparare fuori dalla finestra, verso il campo da calcio dove alcuni paramedici cercavano di aiutare studenti in fuga e feriti. Non poté essere più facile di così prenderlo alle spalle.
Michael era una frana con il labiale, in quel momento rimpianse la presenza di Jess e del suo potere, grazie al quale lei lo avrebbe capito senza che parlasse. Con il castano al suo fianco, prima di farsi capire dovete mimare le stesse parole tre volte, e quando effettivamente Ashton capì passò comunque un po’ di tempo che fece ancora dubitare la reale comprensione al rosso. Dal modo nel quale lo guardava poi capì, non voleva colpirlo come gli aveva chiesto, non voleva farlo anche se sapeva bene che l’altro non avrebbe provato tutto quel dolore che invece tramite la sua pelle e il suo potere avrebbe inflitto al ragazzo, e che sarebbe potuto guarire subito.
A quel punto Michael fu costretto a parlare a ordinargli di colpirlo con uno dei suoi pugnali. Il rumore naturalmente attirò anche il ragazzo il quale si voltò e senza metterli a fuoco sparò.
Se non ci fosse stato Ashton che prontamente lo afferrò per un braccio e teletrasportò entrambi dalla parte opposta, il rosso si sarebbe preso un proiettile in pieno petto, e sapeva sarebbe stato per colpa sua.  Solo allora, come ordinato, Ashton chiuse gli occhi e infilzò il suo pugnale nell’avambraccio destro dell’. Le urla, quelle dello studente arrivarono immediatamente. Il fucile cadde a terra ed entrambi gli furono a dosso bloccandolo in modo che non potesse scappare.
La ferita di Michael era già guarita, decisamente non lo era quella dello studente.


 
   
 
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