Capitolo
3
“Awake”
|Coma:
Stato
di completa perdita della
coscienza,
della
motilità volontaria e della sensibilità,
con
conservazione,
parziale
o totale,
delle
funzioni vegetative.|
Merlin
ne era più che sicuro, stava sicuramente
facendo un sogno. Perché il Re di Camelot, non poteva
piegare la sua
biancheria, neanche fra un milione di anni!
Era
ancora a letto, il che era strano, visto che il
sole era sorto da parecchie ore, possibile che non se ne fosse accorto?
“E poi,
gli ho detto di lucidare la mia armatura e lui sai con cosa la
lucidata?”
chiese il biondo senza nemmeno alzare lo sguardo. Farlo gli sarebbe
costato
troppo dolore. “Con la mia veste da notte! Ma siamo seri! Oh
e quella volta in
cui gli ho detto di portarmi un piatto di patate arrosto e lui mi ha
portato un
vassoio carico di pomodori! Tu sai
quanto mi fanno schifo i pomodori!” sorrise, cominciando a
spazzare il
pavimento.
Le
palpebre di Merlin stavano diventando pesanti, ma
riuscì a sussurrare “Ah, allora… mi
preferisci…”, il silenzio prese il sopravvento,
sentì un colpo, simile a qualcosa che cade a terra, il
respiro caldo del suo Re
sul suo collo pallido.
“Oh,
grazie agli Dei sei sveglio!” asserì il biondo,
baciandolo sulle labbra screpolate, “perché di
solito non lo sono?” chiese
divertito l’altro.
“Sei
malato Merlin. Stavi dormendo da mesi” afferrò il
suo amico per le spalle e lo alzò, facendolo poggiare contro
a testiera del
letto. Quella non era la sua stanza, la sua era piccola mentre questa
era
grande, c’erano libri ovunque, pozioni, il drago che suo
padre aveva intagliato
per lui, era sul comodino, accanto al suo letto, le librerie e tavoli
coperti
di manoscritti, un vero caos.
“Vado
a chiamare Gaius, non ti addormentare” ordinò il
sovrano, ma era troppo tardi, Merlin perse di nuovo conoscenza quando
Arthur
uscì dalle camere del Mago di Corte.
***
Era
passato più di un mese da quando Merlin si era
ammalato. Gaius aveva ormai perso la speranza, disse al Re che se non
si fosse
svegliato entro un mese o due, non ci sarebbe più stato
nulla da fare. Ma il
sovrano non perse mai la retta via. Ogni giorno per quattro mesi, si
ritagliò
un po’ di tempo da passare con il suo migliore amico. Lo
fecero anche tutti gli
altri, i cavalieri si divertivano a raccontargli le figuracce di Gwaine
nella
taverna, Gwen disse di voler sposare Lance appena Merlin si fosse
svegliato dal
suo lungo sonno, Gaius e Hunit gli leggevano storie o gli raccontavano
quanto
fosse noiosa la vita al castello senza i lui.
Arthur
invece rimaneva in silenzio al capezzale dell’amante.
Pregava gli Dei di qualsiasi religione, di non portarglielo via, di
farlo
riprendere, un miracolo che però, non arrivò mai.
Le condizioni di
Merlin peggiorarono dopo il secondo mese, la febbre si alzava e si
abbassava in
continuazione, era troppo magro, le uniche cosa che riusciva a mangiare
erano
zuppa e latte con del miele.
“Non
c’è più nulla da fare Arthur, poniamo
fine alle
sue pene…” disse Gaius alzando lo sguardo e
puntandolo in quelle del loro Re, “aspettiamo
ancora una settimana Gaius, ti prego” chiese il biondo, Gaius
sospirò e accordò
a Merlin ancora una settimana.
***
Merlin
venne svegliato dall’aroma pungente dell’erba
bagnata. Il sole era nascosto da una coltre di nebbia, probabilmente
aveva
piovuto durante la notte. Seppellì il viso nel cuscino, era
stanchissimo, cosa
diavolo gli era capitato? Spostò lo sguardo su un batuffolo
di capelli biondi,
con fare dolce ne prese una ciocca e cominciò a giocarci.
“Arthur”
sussurrò, la voce roca, da quanto non la
usava? Il respiro di Arthur gli arrivò caldo sul collo, un
forte profumo di vino
penetrò nelle narici del mago.
“Arthur”
mormorò con insistenza, quando vide che il
biondo non si sarebbe svegliato con le buone, allora provò
con le cattive. Con
un lampo d’oro i sui occhi si illuminarono, e il piccolo
drago di Balinor cadde
sulla testa del giovane biondo.
“M-Merlin”
piagnucolò Arthur alzando la testa e
incontrando lo sguardo dolce di Merlin.
“S-Sei
vivo” sussurrò più per sé
stesso che per il
corvino, “e tu sei ubriaco” disse il mago
sorridendo.
“No
Arthur, io sono morto e tu stai sognando” la
faccia di Arthur divenne spaventata, incupita.
“No,
no no sto scherzando Arthur sto scherzando!
Guarda sto bene, sto bene” Arthur lo guardò per
pochi secondi prima di
cominciare a ridere e quasi riuscì a soffocare il singhiozzo
e coprire i suoi
occhi pieni di lacrime.
“Pensavo
di averti perso” disse alzandosi e sedendosi
sul letto a baldacchino rosso e bianco, “non siamo riusciti a
svegliarti quella
volta, Gaius disse che se non ti fossi più ripreso avremmo
dovuto…” Arthur
scacciò il pensiero e si asciugò le lacrime per
poi continuare, “avevi la
febbre alta, deliravi e l’unica cosa che potavi mangiare era
del latte con
miele e zuppa calda”
“Va
tutto bene, ora sono qui” lo rassicurò
lasciandogli
un casto bacio sulle labbra. Il Re tirò il suo amico in un
abbraccio, che tolse
il fiato al giovane corvino che boccheggiò per
l’aria, dopo l’abbraccio toccò
al bacio più avido e meraviglioso a cui i due abbiano mai
dato vita.
Si sdraiarono sul
letto uno fra le braccia dell’altro, cullati dal loro
respiro, che calmo e
sereno scandiva i secondi di una lunga vita che si apriva davanti a
loro.
“Vado
a prendere Gaius, deve visitarti” disse
alzandosi e baciandogli la fronte. “Non ti addormentare, per
favore” gli ordinò
poi sorridendogli.
E
Merlin annuì, non aveva più voglia di dormire ora
che il suo Re era di nuovo fra le sue braccia.