Capitolo primo
Tafriel
passeggiava al fianco di Haniel, uno splendido angelo androgino dai capelli
biondi e così lunghi che parevano confondersi con il campo di grano dove si
trovavano.
Entrambi vestiti
con lunghe toniche dalle stoffe cangianti e leggere, i due angeli parlottavano
tra di loro.
Tafriel era
convinta che chi non conoscesse la vita nel Paradiso non avrebbe mai potuto
immaginare che era un po’ come la vita sulla Terra. A dirla tutta, era la vita
sulla Terra che somigliava alla vita in Cielo, e questo grazie a quegli angeli
che avevano il compito di guidare nelle azioni i mortali. Quanto ai mortali, era
difficile che conoscessero la vera identità delle persone con cui parlavano o
che frequentavano.
Ed era proprio
sulle persone che si frequentano che Haniel e Raziel ci mettevano lo
zampino.
Haniel,
l’arcangelo delle passioni terrene e del coronamento sessuale della ricerca del
completamento di due persone, era un angelo solare, che quando guardava tutti
con quegli occhi azzurri pareva che quasi riuscisse a capire le voglie sessuali
di una persona. A dirla tutta, le conosceva tutte, nei minimi particolari.
Quanto a Raziel, era tutt’altro. Era l’arcangelo dell’amore incondizionato, e a
volte era in conflitto con l’Androgino.
Era molto
complicato il loro rapporto, perché si amavano, ma allo stesso tempo si
detestavano benevolmente, e quando scappavano liti divine su chi fosse il più
splendente, Tafriel scappava sempre. Era convinta che più parlassero a quel
modo, più Belfagor assumesse potere.
Sorrise
benevolmente a Haniel e si strinse le
spalle.
- Non saprei
dirti. Azrael è sempre così impegnato con quelle carte burocratiche che scrive
per il Signore Innominabile, che non ha mai tanto tempo per me- ammise
afflitta.
Se gli angeli
avessero un cuore ben definito dentro di loro come gli umani, probabilmente in
quel momento avrebbe sentito una fitta al
petto.
Haniel annuì
piano.
- E
con…?-
Tafriel lo guardò
scandalizzata.
- Oh ti prego,
Haniel! Non dire niente! Hai promesso- esclamò l’arcangelo, cancelliere del
cimitero delle entità spirituali probe e
improbe.
L’altro sorrise e
le fece l’occhiolino.
- Ogni promessa è
debito, cara la mia Tafriel. E poi ti dovevo un favore- ridacchiò
lui.
Sembrò che la
bellezza di Tafriel splendesse ancora di più quando ricordò quei grandi occhi
castani in cui ardeva una forza indicibile, e i capelli corti e ribelli il cui
colore si avvicinava molto al rosso fuoco, che parevano incendiarsi ogni volta
che tirava fuori la sua spada che ardeva di Fede in
Dio.
Cercò di non
pensarci, ma i suoi pensieri erano così forti che non ci riuscì del
tutto.
- Di certo Azrael
non è un grande amante, ma per lui tu eri il meglio a cui potesse aspirare.
Quanto a te…- la squadrò.
Tafriel sentì
quello sguardo desideroso, che l’angelo aveva sempre, sul suo corpo perfetto,
coperto solo dal leggero velo della tunica color delle
nuvole.
Si strinse una
mano al petto, per cercare di coprire pudicamente le sue forme
armoniche.
- Abbiamo fatto un
gran lavoro su di te, Tafriel-, continuò
Haniel.
L’angelo si portò
i capelli bruni dietro le orecchie, mentre un leggero rossore le tingeva le gote
pallide.
- Non vorrai
rinfacciarmi ancora quanto abbiate lavorato tanto e bene per farmi tornare in
vita, vero?- lo stuzzicò la donna angelo.
Haniel si portò
una mano alle labbra sottili e rosa pallido.
- Potrei farlo. Ho
sbagliato solo a renderti così pudica con le persone che non sono tuoi amanti-,
si lamentò sorridendo.
Tafriel rise e
corse via, a braccia aperte, accogliendo in un abbraccio muto ed espressivo
l’aria che soffiava sempre di più. Quello significava solo una
cosa.
Finalmente era
tornato.
Si voltò verso
Haniel e gli sorrise.
- Permetti?-
chiese, educatamente.
L’Androgino rise
sonoramente e le fece segno di andare.
- Farei un torto a
me stesso se non ti lasciassi andare, cara-, le urlò
dietro.
Tafriel era troppo
impegnata a percepire la presenza del suo amato, che neanche lo stette a
sentire, né tento di ascoltare le parole che le avesse rivolto. Era anche
l’angelo dell’amor carnale, ma proprio di sentimenti non sapeva nulla. Non
poteva immaginare come stesse bene quando era con Lui. La sua aura si
illuminava, e pareva che nel Paradiso ci fossero solo loro
due.
Ricordava come
all’inizio era stato tutto così confuso. E invece eccola lì, che si avvicinava
sempre più al luogo in cui era atterrato l’esercito di Dio, sceso in Purgatorio
per respingere l’attacco di alcuni demoni che erano riusciti ad oltrepassare i
limiti.
Le ali di tutti
quegli angeli erano un turbinio di piume luminescenti e non permettevano neanche
alla sua vista più sviluppata dei mortali di distinguere le varie forme. Solo
quando tutti gli angeli le ebbero ritratte, intravide un angelo che brillava più
degli altri.
Era una visione
che riusciva a togliere il fiato persino a lei, cancelliere duro ed inflessibile
del cimitero degli angeli.
- Anche questa
missione è riuscita-, esclamò Michael non appena ebbe ritratto le ali. Sembrava
quasi annoiato dal prospetto della vita che l’avrebbe aspettato in quel posto
completamente noioso, circondato solo da Serafini e Cherubini che, solo perché
ruotano attorno ai piedi del Grande Signore, si credono di essere chissà chi. I
Dominatori poi, li odiava completamente. Certo, quando gli ricordavano che era
il momento di sterminare i demoni era contento di vederli, ma per il resto
potevano anche rimanere nelle loro stanze. O, al massimo, si sarebbe
accontentato di non sentire la loro puzza di azoto ovunque si girasse in quel
posto.
Posò una mano sul
suo fianco sinistro, e ghignò nel sentire il fodero della spada che quasi
vibrava al suo tocco. Quella spada era anche la sua maledizione, perché doveva
trattenersi davvero quando l’indossava a non sfoderarla per qualsiasi
stupidaggine. Afferrò una sigaretta, mentre Zophiel e Zadkiel si avvicinavano a
lui.
- Oh, Michael.
Come devo dirtelo? Fumare quella robaccia non ti farà star bene-, gli fece
notare Zadkiel.
- Di certo non mi
ucciderà-, ribatté lui, mentre avvolgeva quell’angelo in una nuvola di fumo
grigio trasparente, quasi come se si trovasse dietro un vetro sporco, molto
sporco. – Piuttosto, avete anche stavolta adempiuto al Suo Volere.
Soddisfatti?-
Li guardò
divertito, mentre si scambiavano un’occhiata
imbarazzata.
- Michael, abbiamo
segnato tutte le nostre mosse, come sempre-, disse Zophiel, senza pensare molto
all’ altezzosità che caratterizzava quel ragazzo, che di anni umani ne
dimostrava poco più di una ventina.
- Chiediamo di
poter sciogliere le nostre schiere-, continuò
Zadkiel.
Michael fece loro
segno di andare con la mano, insofferente.
Aveva sentito
l’odore della sua donna, e non voleva impiegare il tempo in quelle pratiche
burocratiche che odiava davvero.
- Siete
efficienti, miei cari Dominatori. Ora però lasciatemi in pace, okay? Ho bisogno
di ritrovare un po’ me stesso. Torno nelle mie stanze-, affermò boriosamente
alzandosi e continuando a fumare tranquillamente la sigaretta stretta tra indice
e medio della mano destra. Riusciva a sentire la carta che s’accartocciava a
poco a poco, e questo lo faceva stare bene e tranquillo con se stesso.
Tranquillo, però, sempre relativamente al momento di tornare in campo contro i
demoni, che stavano diventando furbi e iniziavano ad
organizzarsi.
Si allontanò,
camminando tranquillamente fuori, tra gli angeli, che si guarivano l’un l’altro
scambiandosi amore e tutte quelle cose là, che piace fare loro. Che esseri
patetici!
Vide la sua donna,
il suo angelo, fermo in mezzo a quel campo di grano. Quei capelli castani
risaltavano ancora di più, lunghi e dritti sulle sue spalle, coprendo le sue
forme.
Le sorrise, e vide
in lontananza ricambiare il suo sorriso.
Era bellissima, e
non vedeva l’ora di stringerla al suo petto. Quelle settimane parevano essere
stati mesi, se non anni, lontani dalla sua
bella.
Riprese a
camminare come se nulla fosse.
Finì quella
sigaretta, e per il nervosismo se ne accese un’altra. Perché era sposata? Non
era proprio pensabile. Era così attraente che era impossibile che fosse stata
una volta promessa e ora sposata all’angelo della Morte, Azrael. Lui era così
spocchioso e vecchio, sempre dietro una scrivania e a fare da avvoltoio ai
Mortali, mentre lei era così giovanile, allegra, passionale, bella,
decisa…
Incontrò un paio
di angeli di grado inferiore, e non si degnò di salutarli. Entrò nelle sue
stanze sbattendo la porta. Si guardò attorno e tutto pareva come l’aveva
lasciato. Il letto a due piazze con le coperte tirate (probabilmente era passato
qualcuno di buona volontà – e ce n’erano davvero in Paradiso – che gli aveva
fatto arieggiare la stanza) era sempre illuminato per metà dalla luce che sempre
spendeva, sotto delle finestre arcuate grandi con le tende rosse che donavano
alla stanza un piacevole luogo in penombra.
Era il suo
rifugio, con tutte le armi in esposizioni e il Libro dei Libri, la Storia di
tutti gli Angeli.
Si avvicinò al
leggio, aprendo il Libro all’ultima pagina, vedendo le parole comparire con
inchiostro nero sulle pagine ingiallite.
“E i demoni salirono in Purgatorio, trascinando con sé
le anime in cerca di Perdono. Il grande Arcangelo della Fede, potente, seguito
da altri Angeli pieni di Fede, scese allora dalle divine dimore e con l’ardore
della sua lama incandescente insegnò la forza del Signore Dio nostro, che tutto
può e tutto vede. Le loro anime disoneste e pesanti furono stroncate e
rinacquero sotto nuova luce, più oscura di prima, smarrite e senza ricordi, nel
grande Cimitero Celeste, sito lontano dai Cieli e dalla Terra, impossibile alla
vista sull’Eden, riposo delle anime giuste che una volta erano state Mortali
…”
Sorrise e chiuse,
mentre le scritte ancora si mostravano. Probabilmente nel “grande Cimitero
Celeste” la sua donna aveva il suo bel
daffare.
Si stese sul
letto, afferrando da sotto la tunica da combattimento il suo caro pacco di Lucky
Strike red, comprato di contrabbando, fingendosi un uomo. Posò il filtro tra le
sue labbra e guardò la punta, desiderando che si accendesse da solo. Prese lo
zippo e inspirò, sentendo l’odore forte della sigaretta diffondersi ovunque,
dandogli un senso di sollievo.
- Fai presto-
sussurrò tra sé, mentre la sigaretta tra le sue labbra si muoveva su e
giù.
Spalancò le sue
ali del colore delle nuvole, e scese dal campo di
grano.
Con l’arrivo di
Michael, aveva anche molto da fare. Amava vederlo tornare, ma quando andava al
cimitero ogni volta era una storia diversa.
Atterrò
elegantemente, ritirando le ali, che le sentì rimpicciolirsi, e si avvicinanò ai
cancelli. Stranamente pareva tutto
tranquillo.
Ogni anima, che
ormai non aveva più distinzione, né grado, né alcun ricordo, entrava in quei
cancelli dopo essere segnati. Molti di quelli che una volta erano stati angeli e
caduti entrarono tra quei cancelli, aspettando che qualcuno li facesse
uscire.
La rinascita era
un complesso processo, di cui si occupavano alcuni Angeli superiori, come i
Cherubini. C’erano anime a cui avrebbero donato il ricordo, altre che invece
avrebbero dovuto imparare tutto daccapo.
Si avvicinò a
Lorhi, un angelo dal viso giovane, che era intento a scribacchiare qualcosa su
un grande registro.
- Quanti ne
abbiamo registrati?-
Il ragazzo alzò lo
sguardo sul Cancelliere del Cimitero Celeste, con sguardo stanco, ma tranquillo
e fedele.
- Dieci demoni e
sette angeli- riportò tranquillo.
Gli
sorrise.
- Andiamo sempre
peggio, eh? L’altra volta i demoni erano di più-
constatò.
Uno strano senso
di sollievo si impossessò di lei. I tempi per sconfiggere Satan erano sempre più
lontani, e ciò significava che poteva stare più tempo con Michael, soprattutto
dopo la sua ultima richiesta fatta a Metatron, il segretario dell’Altissimo, un
serafino dai modi duri e bruschi, ma molto
efficiente.
- E’ meglio così,
non trovi?- chiese lui, guardando verso i
cancelli.
- Sì-, si limitò a
rispondere allontanandosi da Lorhi e attraversando i cancelli alti e imponenti.
Andò a controllare le nuove anime che erano tutte ammassate in un angolo, che
cercavano di proteggersi l’un l’altro.
Erano come
bambini, tornati allo stato primordiale, senza che Dio concedesse loro la
Conoscenza. Fece in loro indirizzo il segno della
croce.
- Che la Fede vi
accompagna ovunque vogliate andare. Siete anime pure, e così resterete per un
po’, dimenticando ogni cosa tranne queste mie parole-, recitò meccanicamente,
come se stesse recitando una poesia senza
pathos.
Si allontanò da
quelle anime, osservando le altre anime guardarla come se fosse la prima volte.
Stupide e sciocche anime che hanno scelto la strada di una possibile quanto mai
probabile rincarnazione, dal momento che erano semplici Angeli, e semplici
Demoni. O meglio, neanche Angeli o Demoni, erano solo un ammasso di azoto e
amore che aleggiava senza forma e senza coscienza nell’azzurro
Cielo.
Uscì dal Cimitero
e salutò Lorhi che parlava con altre ragazze
angelo.
- Lorhi, ho
adempiuto ai miei obblighi verso queste anime ignare e pure. Ora lascio tutto
alla tua fidata supervisione-.
Neanche aspettò
che quello le rispondesse, che già aveva spalancato le
ali.
Con una spinta, si
alzò in volo, con il viso alzato contro il vento, che le gettava indietro i bei
capelli scuri.
Stava arrivando
dal suo amato.
- Tafriel!- la
chiamò una voce potente.
Si voltò, fermando
il suo volo verso il Paradiso. Quella voce cupa, forte, che pareva simile a
quella del Grande Signore, apparteneva solo ad un Angelo, e sapeva chi
fosse.
- Azrael, mio
signore-.
Gli sorrise e si
avvicinò a lui in volo.
Ad ogni battito
d’ali sentiva Michael sempre più distante.
Il Dominatore
allungò una mano, coperta da un guanto anch’esso nero, verso di lei, sfiorandole
la guancia con le dita.
- Dov’eri? Ti
abbiamo aspettato alla riunione-.
La riunione! Non
ci credeva, l’aveva dimenticata. Era una riunione importantissima, per decidere
dove avrebbero dovuto mettere le anime ignoranti nel caso il Cimitero Celeste si
fosse riempito prima del tempo.
Si strinse nelle
spalle, guardandolo colpevole.
- Scusa, mio
signore, ma l’ho dimenticato-.
Non fu felice
della risposta, glielo lesse in volto. Quando era adirato, o avrebbe tanto
voluto rimproverarla, non alzava mai la voce, limitandosi a guardarla con
rimprovero, facendola sentire così piccola che per qualche attimo desiderò di
sparire.
Michael, al
contrario, non avrebbe mai fatto così. Avrebbe riso e l’avrebbe abbracciata
dicendo “Ti perdono, Tafriel. In fondo come non potrei farlo? Ti amo, e questo
conta più di ogni riunione”… Beh, ripensandoci non le avrebbe detto proprio così, ma avrebbe detto più qualcosa che
somigliasse a ciò.
- Immagino che sia
davvero dispiaciuta, ma ogni tanto faresti bene a presiedere quelle assemblee.
Hai un posto grazie a me, e già iniziano a dubitare sulla tua fedeltà a me,
Tafriel-, disse sospirando.
- Ma come!-
esclamò lei, indignata, e gonfiando il petto. – Ho sempre servito con fedeltà ad
ognuno di voi, e a te specialmente, Azrael, signore del mio cuore prima che
della Morte. Come possono dire ciò? Perché? Con quale espressione in volto hanno
il coraggio di fare queste affermazioni? E’ uno scandalo! Io non potrei mai!-
saltò su.
Voleva andare via,
correre tra le braccia del suo uomo, quello vero, quello che Haniel le aveva
trovato più consono.
Azrael le prese il
viso tra le mani, e lei guardò in quegli splendidi e profondi occhi neri come i
posti in cui la luce divina non splendeva. Aveva sempre paura quando lo
guardava, ma si faceva forza. Una volta lo aveva amato davvero, e non ne aveva
mai avuto paura. Ora temeva che scoprisse la falsità delle sue attenzioni, ed
era ciò che più odiava. Ma un matrimonio tra Angeli era improrogabile. Non
esisteva un tribunale del divorzio, come in Terra, ed era per questo che un
matrimonio tra angeli non era così diffuso come sarebbe potuto
sembrare.
Gli strinse le
mani e gli sorrise.
- Sono calma. Ho
solo bisogno di stare un po’ da sola-, disse
affranta.
L’Angelo della
Morte annuì.
- Sì, mia bella
cancelliera. Và, ritirati nelle tue stanze, mentre io assolvo ai miei compiti
sulla Terra. Ti cercherò quando sarò
tornato-.
Lei sorrise
piano.
- D’accordo,
allora. E non uccidere troppo-.
- Ho bisogno
di…-
- Sì, sì, lo so.
Se non muore la gente non avremo più anime per i nuovi nati. Penso che sia ora
che il Signore Dio Nostro ne crei delle altre-, rispose lei, un po’
piccata.
- Con il rischio
che le altre diventino Demoni?-
- Potrebbero
diventare anche Angeli- rispose lei, baciando quelle labbra fredde. – Ma ora và,
fa il tuo lavoro, e dopo torna da me…-
- Come sempre-
rispose lui, ricambiando il bacio e planando verso piani
inferiori.
Michael. Aveva bisogno di Michael.
*Angolo dell'autrice*
Devo ammetterlo, cari lettori: questa storia sta appassionando anche me! Ringrazio Echoes che ha commentato il prologo. E' vero, è solo l'inizio, e dal primo capitolo non penso abbia capito qualcosa (xD), ma la storia è un crescendo di suspance e novità mozzafiato.
Spero che continuiate a seguirmi...
Baci, baci...