Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Tiferet    29/05/2009    2 recensioni
Anno 2030. In Cielo sono pronti all'epocale battaglia contro i demoni.
Una ragazza, moglie di Azrael, l'Angelo della Morte, si innamora di un Arcangelo.
Quella loro relazione, però, non porterà a nulla di buono.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo

 

 

Tafriel passeggiava al fianco di Haniel, uno splendido angelo androgino dai capelli biondi e così lunghi che parevano confondersi con il campo di grano dove si trovavano.

Entrambi vestiti con lunghe toniche dalle stoffe cangianti e leggere, i due angeli parlottavano tra di loro.

Tafriel era convinta che chi non conoscesse la vita nel Paradiso non avrebbe mai potuto immaginare che era un po’ come la vita sulla Terra. A dirla tutta, era la vita sulla Terra che somigliava alla vita in Cielo, e questo grazie a quegli angeli che avevano il compito di guidare nelle azioni i mortali. Quanto ai mortali, era difficile che conoscessero la vera identità delle persone con cui parlavano o che frequentavano.

Ed era proprio sulle persone che si frequentano che Haniel e Raziel ci mettevano lo zampino.

Haniel, l’arcangelo delle passioni terrene e del coronamento sessuale della ricerca del completamento di due persone, era un angelo solare, che quando guardava tutti con quegli occhi azzurri pareva che quasi riuscisse a capire le voglie sessuali di una persona. A dirla tutta, le conosceva tutte, nei minimi particolari. Quanto a Raziel, era tutt’altro. Era l’arcangelo dell’amore incondizionato, e a volte era in conflitto con l’Androgino.

Era molto complicato il loro rapporto, perché si amavano, ma allo stesso tempo si detestavano benevolmente, e quando scappavano liti divine su chi fosse il più splendente, Tafriel scappava sempre. Era convinta che più parlassero a quel modo, più Belfagor assumesse potere.

Sorrise benevolmente a Haniel e si strinse le spalle.

- Non saprei dirti. Azrael è sempre così impegnato con quelle carte burocratiche che scrive per il Signore Innominabile, che non ha mai tanto tempo per me- ammise afflitta.

Se gli angeli avessero un cuore ben definito dentro di loro come gli umani, probabilmente in quel momento avrebbe sentito una fitta al petto.

Haniel annuì piano.

- E con…?-

Tafriel lo guardò scandalizzata.

- Oh ti prego, Haniel! Non dire niente! Hai promesso- esclamò l’arcangelo, cancelliere del cimitero delle entità spirituali probe e improbe.

L’altro sorrise e le fece l’occhiolino.

- Ogni promessa è debito, cara la mia Tafriel. E poi ti dovevo un favore- ridacchiò lui.

Sembrò che la bellezza di Tafriel splendesse ancora di più quando ricordò quei grandi occhi castani in cui ardeva una forza indicibile, e i capelli corti e ribelli il cui colore si avvicinava molto al rosso fuoco, che parevano incendiarsi ogni volta che tirava fuori la sua spada che ardeva di Fede in Dio.

Cercò di non pensarci, ma i suoi pensieri erano così forti che non ci riuscì del tutto.

- Di certo Azrael non è un grande amante, ma per lui tu eri il meglio a cui potesse aspirare. Quanto a te…- la squadrò.

Tafriel sentì quello sguardo desideroso, che l’angelo aveva sempre, sul suo corpo perfetto, coperto solo dal leggero velo della tunica color delle nuvole.

Si strinse una mano al petto, per cercare di coprire pudicamente le sue forme armoniche.

- Abbiamo fatto un gran lavoro su di te, Tafriel-, continuò Haniel.

L’angelo si portò i capelli bruni dietro le orecchie, mentre un leggero rossore le tingeva le gote pallide.

- Non vorrai rinfacciarmi ancora quanto abbiate lavorato tanto e bene per farmi tornare in vita, vero?- lo stuzzicò la donna angelo.

Haniel si portò una mano alle labbra sottili e rosa pallido.

- Potrei farlo. Ho sbagliato solo a renderti così pudica con le persone che non sono tuoi amanti-, si lamentò sorridendo.

Tafriel rise e corse via, a braccia aperte, accogliendo in un abbraccio muto ed espressivo l’aria che soffiava sempre di più. Quello significava solo una cosa.

Finalmente era tornato.

Si voltò verso Haniel e gli sorrise.

- Permetti?- chiese, educatamente.

L’Androgino rise sonoramente e le fece segno di andare.

- Farei un torto a me stesso se non ti lasciassi andare, cara-, le urlò dietro.

Tafriel era troppo impegnata a percepire la presenza del suo amato, che neanche lo stette a sentire, né tento di ascoltare le parole che le avesse rivolto. Era anche l’angelo dell’amor carnale, ma proprio di sentimenti non sapeva nulla. Non poteva immaginare come stesse bene quando era con Lui. La sua aura si illuminava, e pareva che nel Paradiso ci fossero solo loro due.

Ricordava come all’inizio era stato tutto così confuso. E invece eccola lì, che si avvicinava sempre più al luogo in cui era atterrato l’esercito di Dio, sceso in Purgatorio per respingere l’attacco di alcuni demoni che erano riusciti ad oltrepassare i limiti.

Le ali di tutti quegli angeli erano un turbinio di piume luminescenti e non permettevano neanche alla sua vista più sviluppata dei mortali di distinguere le varie forme. Solo quando tutti gli angeli le ebbero ritratte, intravide un angelo che brillava più degli altri.

Era una visione che riusciva a togliere il fiato persino a lei, cancelliere duro ed inflessibile del cimitero degli angeli.

 

- Anche questa missione è riuscita-, esclamò Michael non appena ebbe ritratto le ali. Sembrava quasi annoiato dal prospetto della vita che l’avrebbe aspettato in quel posto completamente noioso, circondato solo da Serafini e Cherubini che, solo perché ruotano attorno ai piedi del Grande Signore, si credono di essere chissà chi. I Dominatori poi, li odiava completamente. Certo, quando gli ricordavano che era il momento di sterminare i demoni era contento di vederli, ma per il resto potevano anche rimanere nelle loro stanze. O, al massimo, si sarebbe accontentato di non sentire la loro puzza di azoto ovunque si girasse in quel posto.

Posò una mano sul suo fianco sinistro, e ghignò nel sentire il fodero della spada che quasi vibrava al suo tocco. Quella spada era anche la sua maledizione, perché doveva trattenersi davvero quando l’indossava a non sfoderarla per qualsiasi stupidaggine. Afferrò una sigaretta, mentre Zophiel e Zadkiel si avvicinavano a lui.

- Oh, Michael. Come devo dirtelo? Fumare quella robaccia non ti farà star bene-, gli fece notare Zadkiel.

- Di certo non mi ucciderà-, ribatté lui, mentre avvolgeva quell’angelo in una nuvola di fumo grigio trasparente, quasi come se si trovasse dietro un vetro sporco, molto sporco. – Piuttosto, avete anche stavolta adempiuto al Suo Volere. Soddisfatti?-

Li guardò divertito, mentre si scambiavano un’occhiata imbarazzata.

- Michael, abbiamo segnato tutte le nostre mosse, come sempre-, disse Zophiel, senza pensare molto all’ altezzosità che caratterizzava quel ragazzo, che di anni umani ne dimostrava poco più di una ventina.

- Chiediamo di poter sciogliere le nostre schiere-, continuò Zadkiel.

Michael fece loro segno di andare con la mano, insofferente.

Aveva sentito l’odore della sua donna, e non voleva impiegare il tempo in quelle pratiche burocratiche che odiava davvero.

- Siete efficienti, miei cari Dominatori. Ora però lasciatemi in pace, okay? Ho bisogno di ritrovare un po’ me stesso. Torno nelle mie stanze-, affermò boriosamente alzandosi e continuando a fumare tranquillamente la sigaretta stretta tra indice e medio della mano destra. Riusciva a sentire la carta che s’accartocciava a poco a poco, e questo lo faceva stare bene e tranquillo con se stesso. Tranquillo, però, sempre relativamente al momento di tornare in campo contro i demoni, che stavano diventando furbi e iniziavano ad organizzarsi.

Si allontanò, camminando tranquillamente fuori, tra gli angeli, che si guarivano l’un l’altro scambiandosi amore e tutte quelle cose là, che piace fare loro. Che esseri patetici!

Vide la sua donna, il suo angelo, fermo in mezzo a quel campo di grano. Quei capelli castani risaltavano ancora di più, lunghi e dritti sulle sue spalle, coprendo le sue forme.

Le sorrise, e vide in lontananza ricambiare il suo sorriso.

Era bellissima, e non vedeva l’ora di stringerla al suo petto. Quelle settimane parevano essere stati mesi, se non anni, lontani dalla sua bella.

Riprese a camminare come se nulla fosse.

Finì quella sigaretta, e per il nervosismo se ne accese un’altra. Perché era sposata? Non era proprio pensabile. Era così attraente che era impossibile che fosse stata una volta promessa e ora sposata all’angelo della Morte, Azrael. Lui era così spocchioso e vecchio, sempre dietro una scrivania e a fare da avvoltoio ai Mortali, mentre lei era così giovanile, allegra, passionale, bella, decisa…

Incontrò un paio di angeli di grado inferiore, e non si degnò di salutarli. Entrò nelle sue stanze sbattendo la porta. Si guardò attorno e tutto pareva come l’aveva lasciato. Il letto a due piazze con le coperte tirate (probabilmente era passato qualcuno di buona volontà – e ce n’erano davvero in Paradiso – che gli aveva fatto arieggiare la stanza) era sempre illuminato per metà dalla luce che sempre spendeva, sotto delle finestre arcuate grandi con le tende rosse che donavano alla stanza un piacevole luogo in penombra.

Era il suo rifugio, con tutte le armi in esposizioni e il Libro dei Libri, la Storia di tutti gli Angeli.

Si avvicinò al leggio, aprendo il Libro all’ultima pagina, vedendo le parole comparire con inchiostro nero sulle pagine ingiallite.

 

“E i demoni salirono in Purgatorio, trascinando con sé le anime in cerca di Perdono. Il grande Arcangelo della Fede, potente, seguito da altri Angeli pieni di Fede, scese allora dalle divine dimore e con l’ardore della sua lama incandescente insegnò la forza del Signore Dio nostro, che tutto può e tutto vede. Le loro anime disoneste e pesanti furono stroncate e rinacquero sotto nuova luce, più oscura di prima, smarrite e senza ricordi, nel grande Cimitero Celeste, sito lontano dai Cieli e dalla Terra, impossibile alla vista sull’Eden, riposo delle anime giuste che una volta erano state Mortali …”

 

Sorrise e chiuse, mentre le scritte ancora si mostravano. Probabilmente nel “grande Cimitero Celeste” la sua donna aveva il suo bel daffare.

Si stese sul letto, afferrando da sotto la tunica da combattimento il suo caro pacco di Lucky Strike red, comprato di contrabbando, fingendosi un uomo. Posò il filtro tra le sue labbra e guardò la punta, desiderando che si accendesse da solo. Prese lo zippo e inspirò, sentendo l’odore forte della sigaretta diffondersi ovunque, dandogli un senso di sollievo.

- Fai presto- sussurrò tra sé, mentre la sigaretta tra le sue labbra si muoveva su e giù.

 

 

Spalancò le sue ali del colore delle nuvole, e scese dal campo di grano.

Con l’arrivo di Michael, aveva anche molto da fare. Amava vederlo tornare, ma quando andava al cimitero ogni volta era una storia diversa.

Atterrò elegantemente, ritirando le ali, che le sentì rimpicciolirsi, e si avvicinanò ai cancelli. Stranamente pareva tutto tranquillo.

Ogni anima, che ormai non aveva più distinzione, né grado, né alcun ricordo, entrava in quei cancelli dopo essere segnati. Molti di quelli che una volta erano stati angeli e caduti entrarono tra quei cancelli, aspettando che qualcuno li facesse uscire.

La rinascita era un complesso processo, di cui si occupavano alcuni Angeli superiori, come i Cherubini. C’erano anime a cui avrebbero donato il ricordo, altre che invece avrebbero dovuto imparare tutto daccapo.

Si avvicinò a Lorhi, un angelo dal viso giovane, che era intento a scribacchiare qualcosa su un grande registro.

- Quanti ne abbiamo registrati?-

Il ragazzo alzò lo sguardo sul Cancelliere del Cimitero Celeste, con sguardo stanco, ma tranquillo e fedele.

- Dieci demoni e sette angeli- riportò tranquillo.

Gli sorrise.

- Andiamo sempre peggio, eh? L’altra volta i demoni erano di più- constatò.

Uno strano senso di sollievo si impossessò di lei. I tempi per sconfiggere Satan erano sempre più lontani, e ciò significava che poteva stare più tempo con Michael, soprattutto dopo la sua ultima richiesta fatta a Metatron, il segretario dell’Altissimo, un serafino dai modi duri e bruschi, ma molto efficiente.

- E’ meglio così, non trovi?- chiese lui, guardando verso i cancelli.

- Sì-, si limitò a rispondere allontanandosi da Lorhi e attraversando i cancelli alti e imponenti. Andò a controllare le nuove anime che erano tutte ammassate in un angolo, che cercavano di proteggersi l’un l’altro.

Erano come bambini, tornati allo stato primordiale, senza che Dio concedesse loro la Conoscenza. Fece in loro indirizzo il segno della croce.

- Che la Fede vi accompagna ovunque vogliate andare. Siete anime pure, e così resterete per un po’, dimenticando ogni cosa tranne queste mie parole-, recitò meccanicamente, come se stesse recitando una poesia senza pathos.

Si allontanò da quelle anime, osservando le altre anime guardarla come se fosse la prima volte. Stupide e sciocche anime che hanno scelto la strada di una possibile quanto mai probabile rincarnazione, dal momento che erano semplici Angeli, e semplici Demoni. O meglio, neanche Angeli o Demoni, erano solo un ammasso di azoto e amore che aleggiava senza forma e senza coscienza nell’azzurro Cielo.

Uscì dal Cimitero e salutò Lorhi che parlava con altre ragazze angelo.

- Lorhi, ho adempiuto ai miei obblighi verso queste anime ignare e pure. Ora lascio tutto alla tua fidata supervisione-.

Neanche aspettò che quello le rispondesse, che già aveva spalancato le ali.

Con una spinta, si alzò in volo, con il viso alzato contro il vento, che le gettava indietro i bei capelli scuri.

Stava arrivando dal suo amato.

- Tafriel!- la chiamò una voce potente.

Si voltò, fermando il suo volo verso il Paradiso. Quella voce cupa, forte, che pareva simile a quella del Grande Signore, apparteneva solo ad un Angelo, e sapeva chi fosse.

- Azrael, mio signore-.

Gli sorrise e si avvicinò a lui in volo.

Ad ogni battito d’ali sentiva Michael sempre più distante.

Il Dominatore allungò una mano, coperta da un guanto anch’esso nero, verso di lei, sfiorandole la guancia con le dita.

- Dov’eri? Ti abbiamo aspettato alla riunione-.

La riunione! Non ci credeva, l’aveva dimenticata. Era una riunione importantissima, per decidere dove avrebbero dovuto mettere le anime ignoranti nel caso il Cimitero Celeste si fosse riempito prima del tempo.

Si strinse nelle spalle, guardandolo colpevole.

- Scusa, mio signore, ma l’ho dimenticato-.

Non fu felice della risposta, glielo lesse in volto. Quando era adirato, o avrebbe tanto voluto rimproverarla, non alzava mai la voce, limitandosi a guardarla con rimprovero, facendola sentire così piccola che per qualche attimo desiderò di sparire.

Michael, al contrario, non avrebbe mai fatto così. Avrebbe riso e l’avrebbe abbracciata dicendo “Ti perdono, Tafriel. In fondo come non potrei farlo? Ti amo, e questo conta più di ogni riunione”… Beh, ripensandoci non le avrebbe detto proprio così, ma avrebbe detto più qualcosa che somigliasse a ciò.

- Immagino che sia davvero dispiaciuta, ma ogni tanto faresti bene a presiedere quelle assemblee. Hai un posto grazie a me, e già iniziano a dubitare sulla tua fedeltà a me, Tafriel-, disse sospirando.

- Ma come!- esclamò lei, indignata, e gonfiando il petto. – Ho sempre servito con fedeltà ad ognuno di voi, e a te specialmente, Azrael, signore del mio cuore prima che della Morte. Come possono dire ciò? Perché? Con quale espressione in volto hanno il coraggio di fare queste affermazioni? E’ uno scandalo! Io non potrei mai!- saltò su.

Voleva andare via, correre tra le braccia del suo uomo, quello vero, quello che Haniel le aveva trovato più consono.

Azrael le prese il viso tra le mani, e lei guardò in quegli splendidi e profondi occhi neri come i posti in cui la luce divina non splendeva. Aveva sempre paura quando lo guardava, ma si faceva forza. Una volta lo aveva amato davvero, e non ne aveva mai avuto paura. Ora temeva che scoprisse la falsità delle sue attenzioni, ed era ciò che più odiava. Ma un matrimonio tra Angeli era improrogabile. Non esisteva un tribunale del divorzio, come in Terra, ed era per questo che un matrimonio tra angeli non era così diffuso come sarebbe potuto sembrare.

Gli strinse le mani e gli sorrise.

- Sono calma. Ho solo bisogno di stare un po’ da sola-, disse affranta.

L’Angelo della Morte annuì.

- Sì, mia bella cancelliera. Và, ritirati nelle tue stanze, mentre io assolvo ai miei compiti sulla Terra. Ti cercherò quando sarò tornato-.

Lei sorrise piano.

- D’accordo, allora. E non uccidere troppo-.

- Ho bisogno di…-

- Sì, sì, lo so. Se non muore la gente non avremo più anime per i nuovi nati. Penso che sia ora che il Signore Dio Nostro ne crei delle altre-, rispose lei, un po’ piccata.

- Con il rischio che le altre diventino Demoni?-

- Potrebbero diventare anche Angeli- rispose lei, baciando quelle labbra fredde. – Ma ora và, fa il tuo lavoro, e dopo torna da me…-

- Come sempre- rispose lui, ricambiando il bacio e planando verso piani inferiori.

Michael. Aveva bisogno di Michael.

 

*Angolo dell'autrice*

Devo ammetterlo, cari lettori: questa storia sta appassionando anche me! Ringrazio Echoes che ha commentato il prologo. E' vero, è solo l'inizio, e dal primo capitolo non penso abbia capito qualcosa (xD), ma la storia è un crescendo di suspance e novità mozzafiato.

Spero che continuiate a seguirmi...

Baci, baci...

 

   
 
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