L’inaspettato
Kara si sistemò gli occhiali
mentre aspettava che Lena finisse con il suo ultimo appuntamento della
giornata. La giovane Luthor era rientrata da Metropolis quella mattina ed era stata sommersa dagli
impegni accumulatisi durante la sua assenza, ma aveva trovato il tempo di
chiamarla e di chiederle se il suo ‘progetto’ per loro due poteva essere
attuato quella sera stessa. Quindi eccola lì, ad aspettare, con la testa e il
cuore in subbuglio. Voleva credere alle parole di Alex che aveva liquidato la
faccenda come idiozie da paparazzi e le aveva chiesto se ora non credeva più
che potesse esistere l’amicizia tra due donne e voleva credere al suo istinto
primario: fidarsi. Malgrado ciò aveva paura che Lena avesse dato alla loro
relazione un significato diverso da quello che le aveva dato lei, magari per
Lena la fedeltà non era nel pacchetto. L’idea la fece irrigidire di nuovo e lei
dovette chiudere gli occhi per allontanare il sospetto.
“Arrivederci
signor Haston, saluti sua moglie da parte mia.” La porta
dell’ufficio si era aperta e un uomo elegantemente vestito ne uscì,
accompagnato da Lena che lo congedò sorridente. Non appena fu entrato
nell’ascensore però, sbuffò. “Mi dispiace! Non riuscivo più a liberarmene.”
Kara sentì il cuore accelerare e
non era un sentimento negativo questa volta, no, nel vedere il sorriso di Lena
ogni sospetto fu categoricamente messo da parte.
“Jess,
per questa sera abbiamo finito, puoi andare. A domani.” Lena non distoglieva
gli occhi da lei.
“A
domani, miss Luthor.” Salutò la donna, alzandosi e
raggiungendo a sua volta l’ascensore, lasciandole sole. Allora, finalmente,
Lena le si avvicinò e si piegò sulla sedia, nella quale lei aveva aspettato,
catturandole le labbra in un bacio, pieno di bisogno.
“Mmm… quanto mi sei mancata…” Mormorò baciandola ancora. Kara arrossì e poi rise.
“Sai… ho
pensato che avessi un’altra…” Gli occhi di Lena si sgranarono.
“Cosa?”
Chiese sorpresa.
“Ecco…
ho visto una tua foto con una donna che ti teneva la mano e il titolo diceva:
nuovo amore per Lena Luthor; e…” Lena rimase
interdetta per qualche secondo poi scoppiò a ridere.
“Kara Danvers gelosa? Davvero?
Questo non me lo sarei mai immaginato!” Con il riso ancora sulle labbra si
chinò su di lei baciandola con passione. “No, Kara,
esisti solo tu. Immagino la foto si riferisse alla mia cena con Elisabeth, una delle poche amiche che mi sono rimaste dalla
scuola. Le ho parlato di te per tutto il tempo.”
“Davvero?”
Chiese Kara sistemandosi gli occhiali con un sorriso
felice e imbarazzato sulle labbra.
“Davvero.”
Mormorò lei baciandola ancora. “Cosa ne dici di salire da me…” Propose la
donna, ma poi ricordò i progetti di Kara. “No, no,
avevi un programma e lo rispetteremo. Dimmi: dove mi porti?”
“Sei
sicura di non essere stanca? Il viaggio e la giornata di lavoro…”
“Non
sono stanca.” La rassicurò lei, poi le prese la mano attirandola in un
abbraccio. “Adoro il fatto che tu me l’abbia detto… adoro la tua sincerità,
vorrei che mi parlassi sempre dei tuoi dubbi o delle tue preoccupazioni, vorrei
che fossimo sincere una con l’altra.” Le loro bocche si incontrarono di nuovo e
Kara soffocò il senso di colpa sulle morbide labbra
di Lena, evitando di pensare al grande segreto che taceva alla donna.
“Ok,
sono perplessa.” Kara aveva congedato l’autista di
Lena e ora la donna fissava un anonimo capannone che sembrava una palestra.
“Ti
piacerà!” Assicurò ancora una volta Kara, poi le
prese la mano e la guidò all’interno. “Devi indossare questa.” Lena osservò
l’aderente tuta nera con aria sempre più confusa.
“Kara… cosa…?”
“Lo
vedrai! Indossala.” Le ordinò poi sparì in un camerino. Quando Lena uscì con la
tuta addosso Kara la stava già aspettando e la sua
incontenibile gioia era tanto contagiosa che Lena smise di preoccuparsi o di
pensare che era ridicola con quella tutina nera. Per quest’ultimo aspetto la
aiutò Kara che nel vederla arrossì distogliendo gli
occhi attraversati da pensieri più che evidenti.
Passarono
in un secondo camerino dove un addetto le aiutò a trovare un casco adatto,
ormai Lena aveva smesso di tentare di indovinare dove la ragazza la stesse
portando.
“Siamo
pronte.” Affermò Kara.
“Ma la
domanda rimane la stessa: pronte per cosa?” Kara si
voltò a guardarla, gli occhi che brillavano anche sotto gli occhialoni che
portava assieme al casco.
“Pronte
a volare!” Nello sguardo di Lena passò un lampo di sgomento.
“Volare?”
“Sì!”
“Io…”
L’entusiasmo negli occhi di Kara era tale che Lena si
bloccò, come poteva dirle che lei detestava volare? Che lo faceva solo ed
esclusivamente per lavoro?
“Non ti
piace?” Chiese Kara e lei le sorrise.
“No, no…
solo che…”
“Non
aver paura! Ci sarò io a tenerti, lo faccio da sempre!” La ragazza scosse la
testa arrossendo. “Voglio dire: ho già provato a farlo e non è niente di
difficile…” Al suo cenno affermativo Kara la
accompagnò nella sala principale dell’edificio dove vi erano delle stanze
rotonde con mura trasparenti. Malgrado ci fossero varie persone nella struttura,
alcuni con le loro stesse tute altri con abiti normali, nessuno era all’interno
di quelle particolari stanze, ma Lena iniziò a capire di cosa si trattasse.
“Gallerie
del vento…” Affermò e Kara annuì entusiasta.
“Esatto!
Vieni.” Entrarono in una di quelle strutture, ampie abbastanza da poter
contenere anche quattro o cinque persone, e si misero una davanti all’altra.
“Sei pronta?” Le chiese Kara un sorriso smagliante
sulle labbra.
Non era
pronta, non lo era per nulla, gli esseri umani erano fatti per stare a terra e
non per… tese le mani e Kara le prese immediatamente.
“Ti tengo io.” Affermò e nei suoi occhi brillò una tale sicurezza che Lena ne
fu sorpresa, annuì e Kara si voltò per fare un cenno
al tecnico.
Furono
avvolte dal vento e prima che potesse fare alcunché Lena si ritrovò sospesa ad
un metro da terra. Davanti a lei Kara sembrava nel
suo elemento, le sue mani, allacciate alle proprie, le davano sicurezza e la
trattenevano in una posizione corretta. Sto volando: si disse Lena e sulle sue
labbra si aprì un grande sorriso: mio dio, era meraviglioso!
“È
stata la cosa più bella che io abbia mai fatto! Adrenalina pura e quel senso di
libertà, avrei voluto che non smettesse mai.” Lena si voltò verso Kara, gli occhi le brillavano. “Sei la donna più
meravigliosa che io abbia mai incontrato.” Prima che potesse pensarci erano una
sulle labbra dell’altra, i corpi premuti, le mani che tentavano di liberarsi da
quelle tute ormai diventate un fastidioso intoppo. Con il poco di raziocinio
che rimaneva loro si spinsero in un camerino e poi chiusero la porta alle loro
spalle. Lena le abbassò la cerniera che teneva chiusa la tuta per poi
sfilargliela dalle spalle, le morse il collo scendendo in una serie di baci e
morsi verso il suo seno ancora nascosto. Sentì la ragazza gemere quando lo
lambì con una mano e non riuscì più a trattenersi, senza indugiare scostò
quell’inutile tessuto di lato e afferrò tra le labbra il capezzolo già teso dal
desiderio di Kara. La donna gemette di nuovo
mordendosi le labbra cercando inutilmente di controllarsi. Lena tornò alla sua
bocca baciandola con voracità, assaporando la sua lingua, desiderando fondersi
con lei. Infilò la mano della tuta della ragazza scendendo lungo la sua pancia,
infilandosi sotto in tessuto che ancora copriva Kara
e cercando di giungere tra le sue gambe.
“Lena!”
Annaspò Kara cercando di trattenerla. Si fermò,
conscia che stava andando troppo in fretta, eppure lo desiderava da così tanto
tempo. Incollò le labbra a quelle di Kara cercando di
abbassare il ritmo. “Non ti fermare…” Le mormorò però Kara
sulle labbra, gli occhi lucidi di passione e Lena si morse il labbro: non era
stata una richiesta di fermarsi, ma un incitazione ad andare avanti.
Lena
iniziò a lottare con la cerniera della propria tuta e Kara
alzò le mani, poi, come se fosse stata carta, le strappò la tuta di dosso. Si
fermarono entrambe, stupefatte. Kara guardò con
sgomento la tuta di cui aveva un lembo tra le mani.
“Doveva
essere difettosa…” Le mormorò Lena, troppo desiderosa di continuare il discorso
intrapreso per preoccuparsi di un dettaglio così insignificante. Posò le labbra
sul collo di Kara che però si tirò indietro.
“Mi
dispiace… mi dispiace… io…”
“Ehi,
ehi… non importa…” Lena guardò la giovane, bianca in volto senza capire perché
fosse così sconvolta. “La pagherò, diremo che l’ho strappata nel toglierla.”
“Non
è quello…” Kara si coprì il corpo con le braccia.
“Scusa io… ora devo proprio andare…”
“Aspetta,
Kara!” Ma la ragazza era già uscita dal camerino.
Lena afferrò la propria camicia indossandola in fretta, ma quando uscì di Kara non vi era più traccia.
“Maledizione!”
Proruppe. Era stata così stupida! Aveva perso il controllo e l’aveva
spaventata. Si era ripromessa di non spingere, di non andare di fretta, di lasciare
alla ragazza il tempo di desiderarlo tanto quanto lo desiderava lei e di non
avere più paura e poi aveva rovinato tutto saltandole addosso in uno squallido
camerino. Si passò la mano sul volto, doveva solo sperare di riuscire a farsi
perdonare.
“Ho
perso il controllo: di nuovo! E poi me ne sono andata lasciandola lì! Mi
detesterà, crederà che sono pazza o…”
“Calmati,
Kara.” La ragazza andava avanti indietro nel salotto
di Alex che la fissava preoccupata.
“Calmarmi?
Non vorrà più vedermi! La sorpresa era andata così bene… perché devo sempre
rovinare tutto?”
“Non
hai rovinato tutto…”
“E
se anche fosse? Non posso stare con lei! È chiaro che non ne sono capace!
Potrei spezzarle un braccio, potrei romperle il collo come se fosse un grissino
e solo perché magari ho voglia di baciarla! Lo capisci?!” Alex non rispose,
aveva visto Kara così sconvolta pochissime volte in
vita sua.
“Perché
non chiedi a Clark?”
“Kal? Il cuginetto a cui cambiavo i pannolini? Il nemico
giurato dei Luthor? Come posso andare da lui e
dirgli: sono talmente innamorata di Lena Luthor che
non riesco a baciarla senza perdere il controllo e ho paura di ucciderla.”
“Lui
capirà, è una persona buona.” Kara si fermò, la mano
sulla fronte, scuotendo la testa.
“Kal è stato sulla terra fin da piccolo, ha sviluppato i
poteri mentre lentamente cresceva, io sono qui da quando ho undici anni, per me
è diverso…”
“Ma hai
imparato a controllarli perfettamente tanto che per tredici anni non li hai
usati, sono sicura che puoi riuscire a controllarti e sono sicura che non
faresti mai del male a qualcuno che ami, volontariamente o involontariamente.”
“Ho
rotto il piede a Ben quando ho voluto ballare con lui e mi piaceva soltanto…”
“Eri una
bambina allora ed eri sulla terra da meno tempo.” Kara
sospirò e Alex aprì le braccia. “Vieni qua.” Le disse e lei obbedì entrando nel
rassicurante abbraccio della sorella. “Andrà tutto bene, vedrai. Non lasciare
che un piccolo…”
“Due.”
La corresse Kara.
“Che due
piccoli incidenti ti fermino. Se sei innamorata di Lena Luthor
allora devi lottare per poter stare con lei.”
“Se le
facessi del male non potrei perdonarmelo…”
“Lasciarla
senza una ragione la ferirebbe molto di più, mi sembra di capire che anche lei
si è presa una bella cotta per te.” Kara arrossì sorridendo,
ancora abbracciata ad Alex. “Pizza?” Chiese poi la maggiore delle Danvers e Kara annuì.
Alex
osservò la sorella uscire dalla finestra per andare a prendere la loro cena e
sospirò. Quella storia poteva finire molto male, Kara
metteva sempre passione in quello che faceva, ma questa volta, questa volta
aveva messo tutta la sua anima e per quanto il suo corpo fosse indistruttibile
il suo cuore non lo era.
Kara entrò alla CatCo con la testa bassa, persa nei suoi pensieri, aveva
dormito poco, tentata di tornare da Lena e al contempo spaventata al pensiero
di rivederla. Cosa le avrebbe detto? Sarebbe stata arrabbiata o delusa o stanca
della sua titubanza? Offesa per il modo il cui l’aveva abbandonata?
“Ciao Kara.” Alzò gli occhi e incrociò quelli di Mon-El.
“Ciao.”
Tentò di sorridere mettendo da parte i suoi pensieri cupi. “Cosa fai alla CatCo?”
“Ti ho
portato queste.” Ruotò le braccia che teneva nascoste dietro alla schiena e le
mostrò un mazzo di rose.
“Oh…”
“Mi
hanno detto che sono questi i fiori da regalare a una ragazza…” Disse
improvvisamente titubante. “Su Daxam non strappavamo
fiori per regalarli… ma qui mi è stato detto che…”
“Sì, ma
le rose rosse sono per un sentimento d’amore!” Nel vedere di nuovo uno sguardo
deluso comparire sul volto di Mon-El, Kara sorrise, non voleva che si sentisse sempre sbagliato,
voleva che imparasse a considerarsi a casa lì sulla terra.
“Sono
bellissime e ti ringrazio.” Kara posò le rose accanto
a quelle di Lena che iniziavano ad appassire, ma erano ancora belle.
“Ne
avevi già…” Rimarcò il daxamite scontento.
“Sì,
beh…” Kara accarezzò un petalo del mazzo di Lena
ricordando la pelle vellutata della giovane, per Rao,
doveva risolvere i suoi problemi con lei!
“Kara?”
“Sì?” Il
giovane le stava parlando della loro prigionia assieme, diceva di aver capito
qualcosa in quella situazione estrema, ma lei, distratta, lo aveva ascoltato
appena.
“Tu sei
speciale.”
“Oh…
beh, ti ringrazio… ma faccio sempre dei pasticci e…” Kara
ripensò alla sera prima mordendosi un labbro, con Lena era stato così intenso…
“Non
sono abituato a queste cose.” Mon-El fece una smorfia,
poi si strinse nelle spalle. “Farò come si faceva a casa, spero che tu non ti
offenda.” Kara cercò di concentrarsi su quello che
stava cercando di dirle il giovane, ma prima che potesse reagire in alcun modo
lui l’aveva attirata contro di sé e aveva premuto le proprie labbra contro le
sue.
“Capisco.”
La parola arrivò come uno schiaffo, mentre lei faceva un brusco passo indietro
scostandosi da Mon-El.
“Non è
come…” Provò a bofonchiare, il volto in fiamme.
“Sembra?”
Sul volto di Lena Luthor vi era solo fredda durezza.
“Lena,
io…” La donna non la lasciò spiegare, ma, con un brusco dietro front, si voltò
e tornò all’ascensore.
“Aspetta!”
Kara fu sul punto di inseguirla, ma numerosi occhi si
alzarono sorpresi dal suo tono di voce troppo alto. Si morse un labbro e
l’ascensore si chiuse portandosi via la donna. Poteva sempre fare le scale,
poteva gettarsi dal palazzo in realtà, doveva raggiungerla, assolutamente, e
spiegarsi!
“Kara?” Si voltò verso Mon-El con
un’espressione feroce.
“Perché
lo hai fatto? Perché devi sempre comportarti come uno stupido?” James uscì dal
suo ufficio attirato da tutto quel trambusto.
“Ehi… Kara, cosa succede?” La ragazza aveva le lacrime agli
occhi.
“Ha
rovinato tutto!” Proruppe, mentre le sfuggiva un singhiozzo. “Ora Lena non mi
perdonerà mai.”
“Lena?”
Chiese perplesso James, fissando prima Kara poi Mon-El che era altrettanto spaesato.
“Rao! Sono innamorata di lei! È così
difficile da immaginare?” James rimase a bocca aperta mentre Mon-El abbassò gli occhi profondamente dispiaciuto. Senza
aspettare una risposta Kara lasciò l’edificio
lanciandosi all’inseguimento di Lena.
Note: Ok… ho quasi paura ad interrompere così! XD
Le cose vanno bene (quasi benissimo nel camerino) e poi vanno male e quando potrebbero migliorare vanno ancora peggio! E siamo solo all’inizio della storia… Ma visto che siete delle schegge a leggere e a commentare non disperate, il prossimo capitolo arriverà altrettanto in fretta! (Ai 5 commenti come sempre.)
La sorpresa di Kara ha funzionato, ma la passione ha preso il sopravento e ha spaventato la nostra supereroina e infine Mon-El si è messo in mezzo, come un idiota ha colto il momento meno opportuno in assoluto… certo, se Kara fosse stata un po’ più concentrata forse avrebbe potuto evitare!
Lena sembra una donna dolce, ma di certo è orgogliosa… permetterà a Kara di spiegarsi?
Non odiatemi troppo, la storia inizia a scaldarsi e ne vedremo di tutti i colori: belli e brutti!
Sto già preparando parafulmini e anti malocchio per più avanti, quindi trattenete le maledizioni, ci sarà tempo per scagliarle, ma ricordate sempre che io amo le SupeCorp! ;-)