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Autore: Padmini    22/01/2017    1 recensioni
Uno sguardo, un legame silenzioso tra due anime.
Sherlock, studente brillante ma solitario.
Gregory, studente più grande, generoso e desideroso di riparare a tutti i torti.
Un gatto e un cane che si incontrano nel cortile di una scuola.
Cosa accadrà tra di loro? Possono due anime così diverse trovare un luogo in cui incontrarsi?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non vi siete persi nessun capitolo in mezzo, non preoccupatevi. Come ho già detto, non voglio ripercorrere tutti i fatti della serie, solo quelli più importanti ai fini della storia.

Buona lettura!!






La chiave






L’uomo è dove è il suo cuore, non dove è il suo corpo.
Mahatma Gandhi





To-toc.

To-toc.

To-toc.

Il rumore sordo della pallina sulla parete scandiva il tempo, un lancio dopo l'altro, risuonando nella sua mente, come i passi cadenzati di un boia che sta per raggiungere il condannato al patibolo. Era consapevole di avere poco tempo a disposizione prima di … be', prima di andarsene. Non era certo dell'esito del colloquio che avrebbe avuto di lì a poco con Jim Moriarty, ma aveva poche speranze di poter lasciare quel tetto da vivo o di poter rivedere ancora John o … Gregory.

Gregory Lestrade. Aveva dormito con lui, quella notte a Dartmoore, aveva sentito ancora una volta quel calore che aveva cercato di dimenticare e, con sua somma sorpresa, non si era sentito respinto. Gregory lo aveva accolto come un tempo, come quando andava a rifugiarsi da lui la notte, quando aveva paura di qualcosa o era preoccupato e, esattamente come all'ora, se n'era andato con il sorgere del sole, discreto e silenzioso.

Da allora non si era più avvicinato a lui, non in quel modo.

Era stato bello e spaventoso insieme, il brivido che si prova quando ci si trova di fronte a un precipizio. Da anni non sentiva più quella paura mista ad eccitazione che lo faceva fremere come un adolescente alla prima cotta … la prima e unica cotta che avesse provato in vita sua. No, non era una cotta, era Amore, con la A maiuscola. Se fino a quel momento aveva visto solo il buio in fondo a quel precipizio, ora era riuscito a vedere della luce, il riflesso dell'acqua che lo avrebbe abbracciato una volta che si fosse buttato. La paura c'era sempre, ma ora era consapevole del fatto che non si sarebbe schiantato sui massi appuntiti del rifiuto, ma avvolto dall'acqua fresca e limpida di un amore che sì, forse, poteva essere ricambiato.

Il problema era che, purtroppo, anche stavolta, era arrivato tardi.

L'esistenza, pilotata da Jim Moriarty, stava chiudendo il sipario sulla sua vita.

Sapeva esattamente cosa doveva fare, non gli restava altro che farlo.

Impostò il messaggio, lo avrebbe inviato più tardi.





Doveva essere un incubo, ne era certo. Non aveva dormito, quella notte, ma per forza doveva essere un brutto sogno. Sì, si era addormentato sulla sua poltrona e aveva sognato tutto. Si stropicciò gli occhi gonfi per il sonno e in quel momento sentì bussare alla porta.

Avanti ...” mormorò con la voce ancora impastata per il sonno.

Buongiorno Ispettore.”

Era Sally Donovan. Grugnì, irritato. Non aveva mai provato molta simpatia per quella donna, non da quando aveva notato come trattava Sherlock, esattamente come i bulli avevano sempre fatto a scuola. Eppure non aveva potuto farci nulla, aveva dovuto tenerla perché, nonostante il carattere di merda, era brava, intelligente e capace nel suo lavoro.

Dimmi” mormorò mentre il suo cervello già pensava ad una tazza di caffè accompagnata da una ciambella.

Non li abbiamo ancora trovati. Né lo psicopatico né il dottor Watson.”

Chiuse gli occhi, trattenendo il fiato come se fosse stato raggiunto da un pugno sullo stomaco.

Era vero. Era dannatamente vero. Sherlock era stato accusato di una quantità assurda di crimini e ora era latitante. Sospirò e annuì.

Capisco. Continuate a cercare.”

Sally annuì a sua volta, raggiante. Che stronza. Gioiva per quella situazione, mentre lui avrebbe solo voluto sprofondare e dimenticare tutto, gettando quei problemi tra le mani di qualcun altro. Chiunque, ma non lui. Strinse gli occhi, pensando a ciò che era accaduto in così poco tempo.

Prima il processo, poi il rapimento di quei due bambini … e ora quella fuga, poco prima dell'arresto. Aveva sperato, no, era stato certo fino all'ultimo istante che Sherlock fosse innocente e, nonostante tutto, voleva crederci ancora. Se si fosse lasciato arrestare senza lottare probabilmente avrebbero potuto trovare una soluzione, capire cosa era successo e confermare che era stato incastrato, invece con quel gesto folle aveva fornito l'ultima prova a suo sfavore, insieme alle altre. Avrebbe voluto combattere ancora … ma no, non poteva rischiare la carriera per un uomo che gli aveva sempre e solo mentito, ingannato il prossimo … lui … Proprio lui che, dopo quella notte, aveva scoperto finalmente di amarlo, di averlo sempre amato, ma di non aver avuto il coraggio di ammetterlo, nemmeno con se stesso. Si era nascosto, prima dietro il finto amore che aveva pensato di provare per Haley, poi nel lavoro e ora …? Ora dietro a cosa avrebbe potuto nascondersi? Era esposto, terribilmente esposto, ma aveva ancora paura di soffrire.

I suoi pensieri tornarono a quella notte a Baskerville. Gli era sembrato sincero, perfino … no, non era possibile? Oppure sì? Che Sherlock fosse davvero ancora innamorato? Come avrebbe potuto resistere tutto quel tempo senza dimostrare nulla … senza soffrire? No, doveva esserci altro sotto. Erano trascorse diverse ore da quando lo aveva visto per l'ultima volta, a Baker Street. Aveva lo sguardo atterrito di una preda accerchiata dai suoi predatori. Avrebbe voluto fare di più, aiutarlo … ma lui non glielo aveva permesso. Si sentiva impotente. Da quando era entrato nella polizia, aveva sempre cercato di fare del suo meglio per far vincere la giustizia. Lo aveva promesso, anni prima, a se stesso e a Sherlock. Nonostante tutto, in quel caso, sentì di aver fallito.

In quel momento entrò la sua segretaria, con la posta del giorno. La ringraziò con un sorriso tirato, non aveva voglia di parlare, con nessuno, se non per questioni urgenti.

Tra le solite missive, ne notò una diversa dalle altre. Era una busta senza francobollo o timbri. Probabilmente qualcuno l'aveva imbucata a mano. Non era la prima volta che accadeva e in quei casi si dimostrava sempre molto prudente.

Quando fu solo la sollevò per esporla alla luce e verificarne il contenuto prima di aprirla. C'era una lettera scritta a mano, una grafia che aveva già visto … e una chiave.





Vieni a giocare. Sul tetto del Bart's Hospital.

SH

P.S. Ho qualcosa di tuo che forse rivuoi.


Un semplice messaggio, niente di che, ma con quel messaggio aveva innescato una bomba che, di lì a poco, sarebbe stata pronta ad esplodere. John se n'era andato da poco quando era arrivata la risposta di Moriarty. Aveva riflettuto tutta la notte, preparandosi per quel momento ma, nonostante questo, si sentiva impreparato per quello che lo aspettava. Non si trattava di risolvere un caso, di mettere alla prova la sua intelligenza con qualche enigma … stava per sacrificare la sua vita per amore delle persone a cui teneva di più.

John.

La signora Hudson.

Gregory.

Soprattutto Gregory. Non avrebbe potuto dirgli addio, non di persona, e soprattutto non avrebbe potuto tuffarsi nelle acque limpide dei suoi sentimenti, dirgli che lo amava ...

Aveva sperato fino all'ultimo istante di non dover inviare quel dannato messaggio, di potersi risparmiare di morire … ma alla fine Moriarty non gli aveva dato scelta. Si sarebbe buttato, avrebbe confermato le accuse di quel criminale, suicidandosi sul marciapiede di fronte al Bart's.

Il sangue di Moriarty, che si stava già coagulando sulla ferita, riluceva come un tessuto prezioso sul tetto dell'ospedale. Non aveva altra via di fuga. Doveva farlo per proteggerli, sacrificarsi per loro.

Gli ultimi istanti di vita, della sua vita … prima di gettarsi nell'anonimato di un'esistenza sotto copertura, nella quale sarebbe stato costretto a fuggire e a nascondersi.

Addio John ...”

Lo sguardo del suo amico amico era terrorizzato. Avevano litigato quella mattina, eppure John era lì, pronto a stare al suo fianco come sempre, fedele come l'amico che era e che si era sempre dimostrato. Sorrise mentre le lacrime scendevano lentamente sulle sue guance magre. Non era stato facile mentirgli, dirgli che era un impostore, un imbroglione … ed era stato altrettanto difficile dirgli addio. Non sapeva se lo avrebbe più rivisto.

Abbassò la mano che teneva il cellulare. Sbirciò per un istante e andò ai messaggi inviati. Dopo quello che aveva spedito a Moriarty ce n'era un altro, che si affrettò a cancellare. Non voleva lasciare prove di alcun tipo del suo inganno.



Sms to: Mycroft

Operazione Lazarus.

Nella mia cassetta di sicurezza, a Baker Street, troverai una scatola di metallo chiusa a chiave. Consegnala a Gregory.

S


Il messaggio venne cancellato. Lanciò a terra il telefono e, allargate, le braccia, immaginò che sotto ci fosse Gregory ad attenderlo, l'acqua limpida in cui immaginava di tuffarsi quando pensava a lui. Chiuse gli occhi, sorrise e si buttò.





Il caos regnava sovrano a Scotland Yard. Le voci di tutti gli agenti si sovrapponevano l'una sull'altra. Sally sembrava impazzita di gioia malgrado cercasse di celare malamente questo suo sentimento dietro a un comportamento professionale. Anderson, che avrebbe normalmente gioito con lei, sembrava invece sperduto, come un bimbo lontano dai genitori.

Non capiva. Cosa stava succedendo? Non riusciva a distinguere le parole, c'erano troppe voci. Aveva sentito un Holmes … forse lo avevano trovato prima che fosse troppo tardi? In quel momento entrò Sally.

Ispettore Lestrade! Abbiamo trovato Holmes!”

Un istante di gioia lo travolse. Forse non tutto era perduto.
“Dov'è?” chiese, senza rendersi conto di essere impallidito.

Si è suicidato.” esclamò lei “Si è buttato dal tetto del Bart's. Siamo stati allertati da un agente che è arrivato con i primi soccorsi.”

Suicidato.

Si è suicidato.

Si è buttato dal tetto del Bart's.

C-capisco.”

Come vuole procedere?” chiese lei, che evidentemente non vedeva l'ora di potersi recare sul posto.

Vai tu.” gli rispose lui, secco “Io devo fare una cosa.”

Ma ...” provò a protestare lei, che però sembrava anche felice di quello strano ordine.

Non dovrai fare niente di eclatante. Il caso è chiuso. Non si può arrestare un uomo morto. Fa in modo di ripristinare l'ordine e torna per fare rapporto sull'accaduto. Chiaro?” chiese, guardandola negli occhi con odio mascherato da determinazione.
“Chiaro, capo” rispose lei, entusiasta, prima di correre via.

Quando fu solo, Gregory sospirò piano. Non voleva vederlo. Non voleva vederlo ricoperto di sangue. Nemmeno anni prima, quando era stato pestato dai suoi compagni di classe, lo aveva visto con il viso sporco di sangue, ma direttamente in ospedale, dove il rosso sulla sua pelle era dovuto semplicemente ai disinfettanti. Quella volta ce l'aveva fatta, anche se per poco, e lui si era convinto di poterlo aiutare, di poterlo risollevare dal dolore in cui era precipitato. Questa volta no, niente e nessuno avrebbe più potuto salvare Sherlock Holmes … e lui non era certo di voler assistere a quel macabro spettacolo.

Sherlock … cosa hai fatto?”


Era riuscito a liberarsi solamente dopo un'ora e finalmente era tornato a casa.

Il silenzio rimbombò nelle sue orecchie. Da quando non c'era più Haley si era abituato a quella mancanza di suoni, ma quel giorno tutto quella finta quiete lo ferì come un colpo al cuore. Non era l'assenza di Haley … era l'assenza di Sherlock … e avrebbe dovuto sopportarla per sempre. Ora che sapeva, ora che era certo di ciò che provava per lui … ora che era certo di amarlo … lui non avrebbe più potuto saperlo, non avrebbe più potuto dirgli che lo amava, se non davanti a una fredda lapida con inciso il suo nome.

Era rientrato da pochi minuti, quando qualcuno suonò il campanello. Come previsto, era uno degli uomini di Mycroft che, senza troppe cerimonie, gli consegnò una piccola borsa. Gregory lo ringraziò con lo sguardo e, senza aspettare altro, chiuse la porta e tornò in casa.

Andò in salotto e, posata la borsa sul divano e la chiave che aveva trovato nella busta sul tavolino, l'aprì. Tirò fuori una scatola di metallo, semplice, grande a sufficienza da tenere dentro … cosa? Cosa poteva mai contenere?

Tremando, Gregory prese la chiave e aprì il contenitore.

Taccuini.

Dentro c'erano cinque taccuini di pelle marrone.

Ne prese uno e, sfogliandolo, lo riconobbe. Le pagine erano ingiallite dal tempo, ma riconobbe la macchia di fango che non era riuscito a pulire, anni prima, ben impressa sul bordo delle pagine.

Sherlock ...”

Era il suo taccuino di appunti e, accanto a quelli, altri che doveva aver scritto nel corso degli anni. Ne sfogliò altri, la grafia acuta e precisa di Sherlock era evidente. Un nodo alla gola gli impedì di respirare correttamente. Tremando posò i libretti sulla scatola e, tirata fuori la lettera che aveva letto poco prima, la mise sopra tutto.

Erano successe troppe cose in troppo poco tempo e lui si sentiva smarrito, perso come un bambino solo nella tempesta.

Non ricordava esattamente l'ultima volta in cui aveva dato sfogo al suo dolore. La rabbia sì, quella era riuscito a sfogarla parecchie volte, soprattutto in palestra, ma il dolore … quello no. Da quando non accadeva?

Prese nuovamente il primo taccuino, quello che aveva salvato dalla pioggia e dal fango. Lo aveva salvato … ma non era riuscito a fare lo stesso con il suo proprietario. Sapeva cos'era, era consapevole del peso di quelle pagine. Era il cuore di Sherlock, la sua anima … e lui ne possedeva la chiave … ma a cosa sarebbe servito, ora?

Strinse quel libretto tra le mani tremanti e, urlando il suo dolore al mondo, scoppiò a piangere.





Caro Gregory.

Se stai leggendo questa lettera, significa che sono morto. Non voglio che piangi per me, non ce n'è davvero bisogno. Come hai visto, vi ho ingannati, ho mentito e questo è ciò che merito. Ti ho mentito per tutti questi anni e voglio che almeno adesso tu sappia la verità.

Ti amo, Gregory, ti ho sempre amato e non ho mai smesso di farlo, anche se ci ho provato. Quando ho scoperto la tua relazione con Haley e poi il tuo matrimonio con lei ho deciso di farmi da parte, di dimenticare, di non pensare più all'amore che provavo per te perché ero certo che niente e nessuno avrebbe mai potuto sostituirti. Ho deciso di non amare perché non avrei potuto amare nessun altro che non fossi tu.

È stato bello dormire con te, come un tempo, quella notte a Baskerville. Avrei voluto dirti queste cose di persona, ma il destino ha deciso diversamente.

Appena avrai l'occasione di farlo, torna a casa, mio fratello, o probabilmente uno dei suoi uomini, ti porterà qualcosa di importante. Voglio che ce l'abbia tu. Ti ho voluto dare la chiave, in modo che solo tu possa aprire quel cofanetto, non voglio che Mycroft veda cosa contiene, è troppo prezioso. È solo per te e voglio che tu lo veda, completamente, senza più segreti.

Ti prego, custodiscilo con cura e, ti prego, perdonami.


Ti amo

Per sempre tuo

Sherlock

   
 
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