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Autore: Machi16    22/01/2017    2 recensioni
Le tracce di quegli insulsi pensieri che i due si scambiavano attraverso gli occhi diventarono parole precise, esse delinearono il loro essere Holmes e Watson e allo stesso tempo Watson e Holmes.
Non era mai esistito l' uno senza l' altro perché in una maniera sconosciuta e misteriosa i due erano complementari, in una maniera altamente improbabile e lo si vedeva ogni qual volta i loro sentimenti avversi combaciavano e il loro risolvere misteri indicava un lento districarsi della loro anima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"I said dangerous and here you are."



John se ne stava come se niente fosse, indispettito, sull’ orlo del baratro che lui stesso si era creato scavando nelle profondità di una vita che non gli apparteneva, pregando per far si che un giorno fosse anche la sua. Assomigliava molto ad un giocoliere che si destreggiava in un circo senza nome e forma ma pieno di spettatori con gli occhi puntati su di lui al solo scopo di mettere in discussione la poca stima che aveva di se stesso.

Era tutto lì, in quella casa confusionaria e nella sua mente assorta, era tutto chiaro ed evidente come quel foglio che stringeva tra le mani e quella scritta rosso scarlatto che spuntava con aria minacciosa, la fissava, ne toccava i contorni e la porgeva a favore della luce proprio come aveva visto fare Sherlock, si sentiva importante a giocare di nuovo al detective ma nonostante ciò era già conscio di quello che stava cercando: era sangue.

Per un momento, breve ma illuminante, si ricordò di essere un dottore e  un soldato ed era forse giunto il momento di smettere di essere qualcuno che non sarebbe stato, se si trova lì al 221B di Baker street non era per le sue doti investigative ma per le sue conoscenze mediche e forse, in parte, per il suo buon cuore.

“Sapevo che ti avrei trovato qui!”

Mary faticava a salire le scale con quel pancione che la costringeva ad ondeggiare lateralmente come se fosse una signora vecchia e stanca, non era abituata a quelle condizioni fisiche così stranamente difficili per lei, muoversi era importante per una persona del suo calibro, addestrata ad un certo tipo di movimenti silenziosi e precisi atti a muoversi silenziosamente e in maniera studiata. Era oramai da tempo che non riusciva più a sorprendere suo marito alle spalle e abbracciarlo mentre era immerso nei suoi pensieri, talmente profondi da farlo sobbalzare al tocco delle sue mani sui fianchi.

“Mary! Diamine, dovresti essere a casa a riposate!”

“Andiamo John, tu dovresti essere con me e invece ti ritrovo sempre qui. Siamo attratti entrambi dal gusto del pericolo.”

Per un secondo John Watson fissò il vuoto ricordando  il giorno in cui Sherlock Holmes gli aveva detto la stessa identica cosa, era il giorno in cui si erano conosciuti eppure sembrava conoscerlo da una vita intera, non erano le sue deduzioni a sorprenderlo ma il suo modo di capirlo. “Ho detto pericoloso ed eccoti qua”

“Cos’è quello John?”

Mary indicò il foglio che John teneva tra le mani e lo fissò in maniera confusa e allo stesso tempo incuriosita, si trovava di fronte ad un altro mistero che la attirava a se quasi fosse una calamita in quel periodo di assoluta noia e staticità.

“Io non lo so”

Eppure avrebbe dato qualsiasi cosa per saperlo, per essere ancora più intelligente da individuare le falle di quel sistema quale era la sua mente, in quel momento odiò le sue emozioni che lo travolgevano, odiò se stesso per non riuscire a fare quello che Sherlock Holmes faceva di continuo: sopprimerle.

“Io si”

Una voce spettrale si fece strada nell’ appartamento echeggiando tra le pareti e i muri di quel rifugio contenente così tante storie da non poter essere spiegate  con semplici parole, vi erano i sospiri, gli echi di gioia e in quel momento il puro terrore. Per John e Mary non fu difficile vedere chi avevano di fronte, riconoscerne la provenienza o almeno immaginarla, i tratti erano distinguibili quasi come l’ eleganza che faceva di quel personaggio un misto tra la perfezione e il caos.

“E’ lei il dottor John Watson immagino…”

Quel sorriso gelido mise a disagio i due consorti tanto da farli indietreggiare di qualche passo quasi potessero convincersi che non fosse reale.

“Si… sono io”

Il medico deglutì mostrando più paura di quanto non volesse e poi perché? Come aveva la certezza di essere in pericolo?

“Devo chiederle gentilmente di seguirmi”

L’ uomo senza nome si appoggiò con aria sicura allo stipite della porta e fece segno con la mano a John di farsi avanti ma non si mosse di un passo, rimase lì, pietrificato di fronte a Mary che per la prima volta aprì bocca.

“Chi è lei?”

“Chi sono io…. E’ una bella domanda sa, si dovrebbe chieder chi non sono visto che non ci siamo mai incontrati prima e che presuppongo nessuno mi abbia mai nominato! Oh Mary, speravo davvero di non trovarla qui sa, potrebbe essere una scomoda testimone!”

Da quel momento fu tutto troppo veloce per essere spiegato, una nove millimetri si presentò sulla mano dell’ uomo quasi per magia, come se nessuno potesse dimostrare che l’ avesse estratta dalla fondina sotto la giacca. Un proiettile attraversò la stanza con una rapidità indescrivibile e si infranse sul petto di Mary che cadde a terra ansimante, morente.

John si gettò su di lei stringendola talmente forte da farle ancora più male, con entrambe le mani iniziò a tentare di bloccarle la ferita mentre le lacrime si fecero strada tra le sue guancie, era viva, ancora per poco ma era viva prima che il buio invase gli occhi di John facendolo cadere a fianco di sua moglie.

L’ uomo era ancora lì, nella sua giacca elegante e nel suo sorriso gelido a vegliare sul suo operato.

  
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