Old sad memory
È
un quasi
ricordo dai contorni non ben definiti, quello che Stiles si porta
dentro. Non
saprebbe descriverlo al meglio, ne ricorda per lo più le
sensazioni, vibranti
sotto pelle, quando credeva che non avrebbe provato più
nulla e poi l’ha visto,
con le spalle dritte e lo sguardo bruciante, ed è scattato
in lui qualcosa di
tremendamente simile alla consapevolezza che quel ragazzo fosse
decisamente
troppo simile a lui.
Ogni tanto
ci riflette su, ma non l’ha mai detto a nessuno, non
l’ha mai rivelato nemmeno
a Derek, in effetti. Custodisce quel ricordo sfocato come un segreto,
ticchettando con le dita sul tavolo.
Derek è dietro di lui, gli occhi puntati sulla nuca bianca
di Stiles, annusa
qualcosa che sembra un misto di nostalgia, tristezza e amarezza e si
domanda
perché, di tanto in tanto, Stiles abbia la tendenza a
rinchiudersi nella bolla
asfissiante dei suoi pensieri così cupi.
«A cosa stai
pensando?» gli domanda con voce carezzevole.
Stiles
sussulta appena, si volta a guardarlo. Ha ancora addosso la maglia di
Derek che
non lo copre a dovere, il collo arrossato per la barba che Derek ci ha
strofinato su fin troppe volte e un segno rosso sull’interno
coscia che, in
maniera del tutto egoistica e territoriale, Derek considera
meraviglioso.
È una creatura bellissima ed è un peccato
sentirla avvolta da tutta quella
cappa soffocante.
Stiles
scrolla le spalle e un sorriso mesto gli si dipinge in viso.
«Non mi
piace sentirti addosso tutta questa tristezza,» gli mormora a
un passo da lui,
la mano grande e ruvida di Derek gli accarezza il collo, sale a
tracciare con
un polpastrello il contorno del labbro inferiore. Lo guarda negli occhi
come se
stesse soffrendo anche lui.
Stiles
sospira, boccheggia appena. «Pensavo alla prima volta che ti
ho visto» dice
piano. Tanto piano che pure Derek fatica a sentirlo.
«Io...» gli
trema la voce e Derek ha capito «mia madre era appena morta e
credevo che non
avrei mai più provato nulla in vita mia, dopo tutto quel
dolore... Poi ti ho
visto, nella sala d’aspetto, eri sporco di cenere e avevi gli
occhi arrabbiati
di chi ha perso tutto.»
Derek se la
ricorda quella sensazione, ogni anno durante l’anniversario
dell’incendio ne
risente un eco lieve che minaccia di farlo impazzire.
«Papà era
dentro a parlare con i medici e ho pensato che fossi così
uguale a me...»
Ha la voce
rotta, il battito cardiaco accelerato e gli occhi umidi.
Anche Derek
lo ricorda, nitidamente. Era immobile su una panca, zitto e puzzava
così tanto
di sofferenza che per un attimo tutta la sua rabbia era stata
surclassata. Quel
ricordo gli era ritornato alla memoria non appena Stiles e Scott fecero
la loro
comparsa nella riserva, ma avevano deciso entrambi di non parlarne.
«Tu avevi
gli occhi vuoti, asciutti» gli sussurra sfiorandogli le
tempie in le labbra,
perché certe confessioni non si reggono senza aggrapparsi a
qualcuno. «Puzzavi
di disperazione...»
Stiles
sgrana gli occhi, cerca il suo sguardo. «Ti
ricordi?»
Derek
annuisce, era difficile dimenticare quell’odore
così macchiato dalla
sofferenza, Stiles non sa che un sentore di tutta quella disperazione
se la
porta ancora cucita addosso, nonostante tutto.
«Eri così
piccolo su quella panca, eppure non piangevi» continua ad
accarezzargli il viso
perché vorrebbe veder sparire tutti quei brutti pensieri, ma
è consapevole del
fatto che non è possibile.
«A volte
penso che non ti ho mai detto che mi dispiace» tira su con il
naso, Stiles «non
l’ho detto quel giorno e non l’ho detto da quando
ti conosco, nemmeno dopo che
ci siamo messi insieme.»
Derek lo
stringe di più a sé. «Non
importa...»
Stiles
avvolge le sue braccia attorno a Derek, poggia la testa
nell’incavo del collo,
la sua voce viene fuori attutita. «Mi dispiace, Derek. Per la
sofferenza e la
cenere e per tutta quella rabbia.»
«Anche a
me...» risponde Derek sentendolo piangere in silenzio
«Dispiace anche a me, per
tutto.»
Note:
Perché scrivere cose fluff quando
puoi scrivere cose angst?
Perciò, il
concetto è sempre quello, più sono vicina agli
esami, più me ne esco fuori con
sciocchezze del genere. Non è niente di che.
Tra l’altro,
facendo due calcoli sulla data di nascita di Derek e gli eventi so che
è
improbabile che l’incendio sia avvenuto in concomitanza con
la morte di
Claudia, probabilmente quest’ultimo evento è
avvenuto prima e l’incendio
qualche anno dopo, ma l’incontro tacito di loro due in
ospedale quando hanno
perso tutto mi ha così stretto il cuore che ho deciso di
utilizzarlo.
Pace, amore
e fantasia.