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Autore: Cinzia N Spurce    22/01/2017    2 recensioni
[Sterek | Angst]
Derek se la ricorda quella sensazione, ogni anno durante l'anniversario dell'incendio ne risente un eco lieve che minaccia di farlo impazzire.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Old sad memory



 

È un quasi ricordo dai contorni non ben definiti, quello che Stiles si porta dentro. Non saprebbe descriverlo al meglio, ne ricorda per lo più le sensazioni, vibranti sotto pelle, quando credeva che non avrebbe provato più nulla e poi l’ha visto, con le spalle dritte e lo sguardo bruciante, ed è scattato in lui qualcosa di tremendamente simile alla consapevolezza che quel ragazzo fosse decisamente troppo simile a lui. 
Ogni tanto ci riflette su, ma non l’ha mai detto a nessuno, non l’ha mai rivelato nemmeno a Derek, in effetti. Custodisce quel ricordo sfocato come un segreto, ticchettando con le dita sul tavolo.
Derek è dietro di lui, gli occhi puntati sulla nuca bianca di Stiles, annusa qualcosa che sembra un misto di nostalgia, tristezza e amarezza e si domanda perché, di tanto in tanto, Stiles abbia la tendenza a rinchiudersi nella bolla asfissiante dei suoi pensieri così cupi. 
«A cosa stai pensando?» gli domanda con voce carezzevole. 
Stiles sussulta appena, si volta a guardarlo. Ha ancora addosso la maglia di Derek che non lo copre a dovere, il collo arrossato per la barba che Derek ci ha strofinato su fin troppe volte e un segno rosso sull’interno coscia che, in maniera del tutto egoistica e territoriale, Derek considera meraviglioso. 
È una creatura bellissima ed è un peccato sentirla avvolta da tutta quella cappa soffocante.
Stiles scrolla le spalle e un sorriso mesto gli si dipinge in viso.
«Non mi piace sentirti addosso tutta questa tristezza,» gli mormora a un passo da lui, la mano grande e ruvida di Derek gli accarezza il collo, sale a tracciare con un polpastrello il contorno del labbro inferiore. Lo guarda negli occhi come se stesse soffrendo anche lui. 
Stiles sospira, boccheggia appena. «Pensavo alla prima volta che ti ho visto» dice piano. Tanto piano che pure Derek fatica a sentirlo. 
«Io...» gli trema la voce e Derek ha capito «mia madre era appena morta e credevo che non avrei mai più provato nulla in vita mia, dopo tutto quel dolore... Poi ti ho visto, nella sala d’aspetto, eri sporco di cenere e avevi gli occhi arrabbiati di chi ha perso tutto.»
Derek se la ricorda quella sensazione, ogni anno durante l’anniversario dell’incendio ne risente un eco lieve che minaccia di farlo impazzire.
«Papà era dentro a parlare con i medici e ho pensato che fossi così uguale a me...»
Ha la voce rotta, il battito cardiaco accelerato e gli occhi umidi.
Anche Derek lo ricorda, nitidamente. Era immobile su una panca, zitto e puzzava così tanto di sofferenza che per un attimo tutta la sua rabbia era stata surclassata. Quel ricordo gli era ritornato alla memoria non appena Stiles e Scott fecero la loro comparsa nella riserva, ma avevano deciso entrambi di non parlarne.
«Tu avevi gli occhi vuoti, asciutti» gli sussurra sfiorandogli le tempie in le labbra, perché certe confessioni non si reggono senza aggrapparsi a qualcuno. «Puzzavi di disperazione...»
Stiles sgrana gli occhi, cerca il suo sguardo. «Ti ricordi?»
Derek annuisce, era difficile dimenticare quell’odore così macchiato dalla sofferenza, Stiles non sa che un sentore di tutta quella disperazione se la porta ancora cucita addosso, nonostante tutto. 
«Eri così piccolo su quella panca, eppure non piangevi» continua ad accarezzargli il viso perché vorrebbe veder sparire tutti quei brutti pensieri, ma è consapevole del fatto che non è possibile.
«A volte penso che non ti ho mai detto che mi dispiace» tira su con il naso, Stiles «non l’ho detto quel giorno e non l’ho detto da quando ti conosco, nemmeno dopo che ci siamo messi insieme.»
Derek lo stringe di più a sé. «Non importa...»
Stiles avvolge le sue braccia attorno a Derek, poggia la testa nell’incavo del collo, la sua voce viene fuori attutita. «Mi dispiace, Derek. Per la sofferenza e la cenere e per tutta quella rabbia.»
«Anche a me...» risponde Derek sentendolo piangere in silenzio «Dispiace anche a me, per tutto.»

 

 

 

Note: Perché scrivere cose fluff quando puoi scrivere cose angst? 
Perciò, il concetto è sempre quello, più sono vicina agli esami, più me ne esco fuori con sciocchezze del genere. Non è niente di che. 
Tra l’altro, facendo due calcoli sulla data di nascita di Derek e gli eventi so che è improbabile che l’incendio sia avvenuto in concomitanza con la morte di Claudia, probabilmente quest’ultimo evento è avvenuto prima e l’incendio qualche anno dopo, ma l’incontro tacito di loro due in ospedale quando hanno perso tutto mi ha così stretto il cuore che ho deciso di utilizzarlo. 
Pace, amore e fantasia. 

Cinzia N. 

 

   
 
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