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Autore: Fabb5000    22/01/2017    1 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Stefano riaprì lentamente gli occhi.

La prima cosa che capì fu di essere sdraiato sopra una lastra molto dura, probabilmente roccia, e di avere le mani legate dato che non le poteva muovere.

Poi mise a fuoco ciò che c'era davanti a lui e notò due zampe terminanti con tre artigli ciascuna lunghi come coltelli.

-Ben svegliato- disse una voce, e poi Stefano si sentì spingere da un fianco e ruotò su se stesso, finendo col fissare il soffitto e mettendo a fuoco un volto da rapace che conosceva molto bene. -Gavin- mormorò.

-In persona. Niente autografi, grazie- disse l'uccello ghignando, mostrando la dentatura affilata. -Il mio piano è andato esattamente come volevo. Non sforzarti a cercare di scappare, perché ti ho tolto tutto e ti ho legato con corde di hargnaff, una pianta speciale che nessuno può spezzare che cresce in queste caverne. E non sperare nell'aiuto dei tuoi amici, perché hanno altri problemi adesso-

Stefano sperò si trattasse di un bluff, e sviò il discorso : -Dove sono gli altri due?-

-Parli dei miei figli?- chiese Gavin con noncuranza. -Li ho mandati a monitorare la situazione. Sai, non voglio che qualcosa vada storto. E non voglio nemmeno che vedano quello che ti farò ora-

-Hai intenzione di uccidermi?- chiese Stefano.

-Certo che no, altrimenti saresti già morto- rispose Gavin. -Prima voglio fare qualcos'altro con te. Voglio raccontati una storia-

Gavin si erse in tutta la sua altezza di fronte a Stefano e iniziò a narrare : -Sai, noi rapaci delle montagne saremo anche all'antica, come dicono alcuni per via della nostra passione per la caccia e il nomadismo, ma non siamo stupidi.
Conosciamo molto meglio di voi umani la natura che ci circonda ... compresa quella del Pluriverso. Immagino che gli Enderman ti abbiano già spiegato, no? Beh, devi sapere che i nove universi sono interconnessi l'un l'altro, così come ciascun pianeta e stella. Sono collegati da un filo invisibile che li unisce. Pertanto ciò che accade in un mondo ha ripercussioni su un altro. Se un pianeta nasce, un altro ne viene generato. Se uno cade, un altro viene distrutto. E se uno è in guerra, in un altro scoppia un conflitto.
Il mondo che è interconnesso al vostro, la Terra, è proprio questo, l'Overworld. Ora, noi rapaci siamo molto longevi. Io, ad esempio, ho centotre anni, ma al cambio della vostra durata di vita ne ho appena trenta. Tuttavia il tempo non ha tenuto conto di questi canoni, perciò io ho visto la più tremenda delle guerre ... quella che voi chiamate la Seconda Guerra Mondiale.
Qui scoppiò poco dopo che la vostra folle specie entrò in conflitto. Io allora avevo appena trentun anni, ma era come se un essere umano ne avesse sei. Era giovanissimo, in poche parole. Quando i popoli dell'Overworld entrarono in guerra, i miei genitori fecero di tutto per proteggermi, ma vennero assassinati dalle truppe nemiche, ovvero quelle dei Villager, i quali ci detestavano per la nostra abitudine di attaccare i loro pascoli. Tuttavia mi risparmiarono, poiché videro in me alcune qualità che gli avrebbero fatto comodo.
E infatti ero perfetto per loro. Nonostante fossi giovanissimo, venni subito addestrato e in breve divenni il più micidiale soldato scelto che i Villager avessero mai avuto. Così mi mandarono missione con gli Umani, loro alleati, e in breve fui conosciuto in tutto il pianeta col nome di Grifone. Sai quale è la parte divertente? Quella gente mi diceva che agivo per la giusta causa ... ma io in realtà servivo il male senza accorgermene. Perché vedi, i Villager e gli Umani qui erano più o meno come i Tedeschi da voi. Desideravano liberarsi dei mostri, dei rapaci e di altre razze, come gli Haranduin, ma volevano compiere un vero e proprio genocidio. Più o memo come Hitler con gli ebrei.
Beh ... alla fine amche io cominciai a pormi delle domande. Ormai la guerra stava giungere al termine e io ero da tutti conosciuto non più come Grifone, ma come Gavin, soprannominato lo Spezzaossa, poiché qualche spia nemica aveva rivelato la mia vera identità. Io continuavo a ignorare quella vocina nella mia testa che mi diceva che stava combattendo dalla parte sbagliata, che avrei dovuto mollare tutto e comportarmi da rapace e non da assassino, e mi dicevo che ero ancora un ragazzino, e che simili concetti sfuggivano alla mia mente giovane. Ma poi arrivò lei.
La incontrai per caso in una missione. Anche lei era un rapace giovanissimo, rapita dal nido proprio per combattere. Fu la prima a non indietreggiare di fronte a me, ma ad opporsi alla paura e a lottare con tutte le sue forze. Blaingaal era il suo nome, e nella nostra lingua significa "piccolo angelo"; mai definizione fu più appropriata. Io ne rimasi colpito e fui tentato di lasciarla fuggire, ma alla fine feci il mio dovere di soldato e la catturai, poiché non ero capace di ucciderla. La portai dagli Umani, sostenendo che sarebbe potuta diventare una potente alleata. Allora i Villager erano stati sconfitti e rimanevano solo gli Umani a difendere la loro avanzata, perciò avevano bisogno di soldati efficienti ... penso che questo avvenimento coincida con lo sbarco delle truppe americane in Italia.
Io ebbi il compito di addestrarla. Ci provai molte volte, ma era impossibile : non riuscivo infatti ad essere severo con lei, c'era qualcosa che mi bloccava, che cristallizzava la mia rabbia quando lei non faceva le cose che dicevo. Stavo provando nuovi sentimenti, che pensavo non avrei mai sentito.
Continuai così per molti mesi, ma alla fine mi arresi all'evidenza. Compresi di essere io dalla parte sbagliata, compresi che in tutto quel tempo ero stato un criminale. Cosa mi combinò quella ragazza! In pochissimo tempo aveva trasformata in angeli quelli che mi apparivano demoni. Fatto sta che una notta la feci uscire dalla cella e insieme fuggimmo, tornando dalla parte avversaria.
E allora le sorti della guerra cambiarono rapidamente. Con me al comando, il nostro esercito attaccò gli Umani, con la complicità anche dei Villager e degli Umani che odiavano quel regime capitalista, e li costringemmo alla resa in meno di tre mesi. Non a caso questo avvenimento coincide sulla Terra con lo sbarco in Normandia. I Tedeschi si arresero poche settimane dopo che noi avevamo vinto.
La guerra era finalmente finita. I Villager e gli Umani che si erano schierati dalla nostra parte (praticamente quasi tutti) strinsero accordi di pace con i mostri e con gli Haranduin, e a noi rapaci fu dato libero accesso a tutti i pascoli che volevamo. Io, per il mio eroismo nel combattere e per le mie azioni contro gli Umani, fui assolto dalle mie colpe precedenti.
Poi, io e quella ragazza cominciammo a frequentarci ... divennimo inseparabili. E poi, beh, sai come vanno queste cose. Ci sposammo. Finalmente potei chiamarla mia moglie, e vivemmo felici per tantissimo tempo.
E poi ... beh, sono un padre single con due figli e da noi il divorzio non è concesso, quindi ti lascio immaginare cosa accadde alla persona che amavo, perché io non te lo racconterò.
Dopo che lei lasciò questo mondo, io lentamente tornai quello di un tempo. Divenni sempre più rabbioso e collerico, ma comunque una scheggia di lei era rimasta. Crebbi i due figli, cone lei avrebbe voluto. In breve mi feci una reputazione sulle montagne, e usai il mio vecchio nomignolo, Spezzaossa, per farmi riconoscere. Ma tu mi hai battuto in pubblico, e quindi devi capire che non posso tornare sulle montagne senza la tua testa nella mia mano-

-"In pubblico"!?- esclamò Stefano. -Ma se eravamo in quattro!-

-Ti sbagli, ce n'erano molti di più. Tu non li hai visti, ma eravamo letteralmente circondati da rapaci come noi- rispose Gavin. -Perciò puoi comprendere che devo avere la tua morte per riacquistare la mia fama di invincibile. E anche perché nessuno può permettersi di seppellirmi sotto trenta tonnellate di roccia-

-Hai appena detto che non vuoi uccidermi subito- disse Stefano. -Quindi cosa vuoi fare?-

-Te lo mostrerò tra poco. È un'abilità che ho appreso nei miei primi giorni da soldato- rispose Gavin iniziando ad affilarsi un artiglio. -Non voglio che i miei figli lo vedano. Sai, quando Blaingaal fu addestrata, nel suo corpo fu iniettato un siero per farla maturare più rapidamente, così che capisse le atrocità dei nemici. Elendin e Gulliver lo hanno ereditato, infatti nonostante siano giovanissimi ragionano come i loro contemporanei umani : Elendin ha quindici anni e Gulliver quattordici, che sono pochissimi per gli standard dei rapaci. Tuttavia, nonostante siano maturi, non voglio ancora che sappiano cosa sono capace di fare-

Gavin toccò con l'artiglio destro il braccio di Stefano : -Sai, c'è ancora una cosa che non ti ho detto della guerra. Il mio primo giorno da soldato gli Umani vollero affidarmi un incarico semplice, e inoltre non volevano avere dubbi sulla mia fedeltà. Perciò mi portarono in una stanza. C'era un tavolo, proprio come questo, sul quale stava adagiato un ragazzo come te, anche se era uno scheletro. E in piedi di fronte a lui c'era un Umano, che impugnava oggetti molto simili ad artigli. Il comandante allora mi guardò negli occhi e mi chiese : "Tu vuoi stare sdraiato o in piedi?"-

E così dicendo Gavin affondò l'artiglio nella carne del ragazzo e poi lo mosse per tutto il braccio, creando un taglio enorme che sanguinava copiosamente. Stefano urlò di dolore, mentre il rapace passava all'altro braccio.
   
 
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