Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: momoallaseconda    24/01/2017    2 recensioni
Di come potrebbe finire One Piece ne hanno parlato in tanti. A me piace pensare possa finire così.
---
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il futuro e si preparò a vuotare il sacco.
-È finita, capitano.- Sorrideva serafica, come solo lei sapeva essere, anche in quel momento.
RufyxRobin SanjixViolet SaboxKoala
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Raftel era una terra leggendaria.
Da sempre considerata l’isola del tesoro, in tanti anni ben pochi erano i pirati riusciti a spingersi fin là e a sopravvivere per raccontarlo.
Gold Roger con la sua morte l’aveva eletta suo personale dominio nonché guardiana della sua fortuna, e questo non aveva fatto che accrescere la smania di potere delle nuove generazioni. Molti ambivano al suo titolo, pochi avrebbero capito come ottenerlo.
L’isola era inespugnabile, dicevano che fosse impossibile da raggiungere per delle normali imbarcazioni, che fosse popolata da mostri peggiori dei Re del Mare e che vi dimorassero demoni sanguinari. L’alone di mistero che si portava appresso l’aveva resa un mito per ogni pirata che sognava l’agognato titolo e le sue ricchezze.
Anche i Mugiwara avevano dovuto fare i conti con quelle leggende quando si erano ritrovati improvvisamente sulla rotta giusta, scoprendo quanto quelle credenze fossero errate.
Arrivare fin lì non era stata una passeggiata, ma la futura miglior navigatrice del mondo e la ‘nave dei sogni’ sapevano il fatto loro. Il profilo irregolare dell’isola, avvolta dalle nebbie, si era presentato davanti a loro in tutto il suo terrificante splendore. Vi erano giunti di notte, in un silenzio surreale che metteva i brividi, ben sapendo di avere Barbanera e Akainu alle calcagna. Ci sarebbe voluto poco ai loro nemici per capire come giungere fin lì, dopo che il loro galeone aveva spianato la strada.
Attraccare e nascondere la nave era l’unica cosa da fare per sperare in uno scontro su territorio neutrale ed evitare di distruggere la Sunny, loro unico mezzo di fuga.
La battaglia era stata come già immaginato, violenta e con numerose perdite. Il diavolo aveva davvero fatto la sua comparsa su Raftel, solo che aveva ben altri lineamenti e aspirazioni.
Per come era andata, Franky si era trovato spesso a rimpiangere il momento in cui i capitani della ‘Flotta di Cappello di Paglia’ e i loro alleati, avevano preso ognuno in custodia un brandello della vivre card di Rufy.
Non appena la cartina aveva iniziato a bruciare, tutti nessuno escluso, erano venuti in loro soccorso, sprezzanti del pericolo contro ogni ragionevole logica. Senza il loro aiuto le cose sarebbero potute andare diversamente e quella volta la sola forza della ciurma di Cappello di Paglia non sarebbe bastata, con tutta probabilità Barbanera avrebbe vinto e per l’intero mondo sarebbero stati tempi duri.
La felicità che leggeva ora negli occhi di ognuno dei suoi compagni non sarebbe mai esistita e anche l’isola avrebbe subito pesanti danni, per non parlare dei suoi abitanti… ancora faticava a credere che fossero riusciti a nascondersi dal mondo per così tanto tempo, pur sapendo che ci fosse altro all’infuori della loro isola. Era gente insolita, ma stavano bene per conto proprio.
Franky sospirò mesto guardando il mare calmo del porto. Era stata una guerra immane e ne avrebbero per sempre portato le cicatrici soprattutto nell’animo; il senso di colpa li avrebbe logorati per tutta la vita, non era in programma perdonare sé stessi. Non avrebbe mai saputo dire se il gioco valeva la candela, ma si sarebbe impegnato per non rendere mai vane quelle morti, la vita che aveva ancora era una cosa preziosa, non andava sprecato nemmeno un attimo.
Sorridendo, diede le spalle alla distesa d’acqua e al sole tiepido del pomeriggio e si concentrò sul vociare dei  suoi Nakama, sulla banchina.
La giornata volgeva al termine, mancava poco al tramonto e ormai solo quattro navi erano rimaste in porto. Oltre alla Sunny, anche i Rivoluzionari e il Barto Club si erano trattenuti fino alla fine, come anche la Red Force che fu la prima a salpare.
Shanks abbracciò con trasporto Rufy. “Ragazzo mio, a presto!”
Poco più in là la stessa scena avveniva con Yasop e Usop, mentre il resto dei compagni attendeva già a bordo, sbracciandosi dalla nave e ricevendo addii esaltati. Dopo di ché anche la ciurma del Rosso prese il mare.
Erano già partiti, quando Rufy ricordò una cosa.
“SHANKS!” lo richiamò urlando, serio in volto.
Tutti si voltarono verso di lui, in attesa. Anche il diretto interessato si sporse in ascolto, come il resto della sua ciurma.
“HAI DIMENTICATO UNA COSA!!” lo videro allungare il braccio destro a dismisura, concentrato, fino a giungere in prossimità della testa dell’uomo e lasciarci cadere sopra il suo amato cappello di paglia.
Poi, sempre in silenzio, ritirò il braccio e sghignazzò nella sua direzione, mentre Shanks mostrava gli occhi lucidi toccando la paglia.
“HO MANTENUTO LA PROMESSA! ORA SIAMO PARI!” gli gridò dietro, finché erano ancora a portata di voce.
Il rosso ghignò e riprese l’uso della parola a quell’ultima uscita del suo pupillo.
“NON SAREMO MAI PARI, RAGAZZINO!” Prese in mano il cappello e con una precisione degna del suo cecchino, riuscì a rilanciarlo verso di lui a mo’ di frisbee, facendolo atterrare deciso tra le mani di Rufy come fosse stato a pochi metri. “LA NUOVA ERA AVRÀ BISOGNO DI CREDERE IN QUALCUNO, RE DEI PIRATI! LE FUTURE GENERAZIONI SONO NELLE TUE MANI, ADESSO! RENDIMI DI NUOVO FIERO DI TE!”
Franky e compagni strabuzzarono gli occhi, Shanks era davvero un uomo incredibile.
Rufy tiro su col naso, stringendo spasmodico al petto il suo tesoro più grande mentre la Red Force prendeva il largo sempre più veloce, allontanando quell’uomo che più di tutti aveva contribuito a creare la leggenda di un mondo migliore.
“A PRESTO!! SHANKS!!!!!!” Rufy si sbracciò, piangendo. Quello non era di certo un addio.
La nave scomparì all’orizzonte e Robin gli si fece accanto, sorridendogli complice.
Lui si asciugò le ultime lacrime col dorso della mano, guardandola sghignazzando.
Franky, al contrario, non riusciva a smettere di piangere dalla gioia ma anche per la tristezza di tutti quegli addii. “S-Siete fa-fantastici, raga-ragazziiiiii!!!” Usop gli diede delle pacche sulle spalle per calmarlo, ridendo per la sua reazione emotiva.
Sabo si fece avanti. “Direi che è il momento di andare anche per noi.” mormorò, attirando l’attenzione su di sé.
Rufy e Robin si guardarono, prima che il capitano la coinvolgesse in un abbraccio da mozzare il fiato.
Sanji la strinse a sé subito dopo, Chopper fu il successivo.
“Robin, ma tu dove andrai a dormire a Marijoa? Non ti sentirai sola?” mormorò la piccola renna, aggrappata alle gambe della donna, ancora restìa a lasciarla andare. Lei sorrise teneramente, accarezzandogli la testolina e asciugandogli le lacrime con un fazzoletto.
“Mi ospitano gli sposini per un po’… poi vedremo…” mormorò, lanciando un’occhiata allusiva a Nami, prima di lasciarsi abbracciare anche da lei.
Zoro le fece un rispettoso cenno col capo, lei per una volta lasciò da parte il contegno e strinse forte anche lui. “Mi raccomando spadaccino, ti affido la mia sorellina…” gli disse all’orecchio, in un sussurro udibilissimo. Il verde sospirò annuendo, prima di risponderle tranquillo “…Ed io ti regalo quella testa vuota del nostro capitano.” Facendo ridere i diretti interessati e sciogliendo l’abbraccio, ridacchiando. Nami si avvicinò al ragazzo, sfiorandogli la mano con la sua.
La mora li guardò insieme e sorrise dolcemente, prima di lasciarsi avvolgere dalla stretta vigorosa di Usop e dal garbato baciamano di Brook, che le fece alzare gli occhi al cielo, chiedendole per l’ultima volta il colore delle sue mutandine, non ricevendo altro che un bel sorriso in risposta. Si avvicinò infine al suo ultimo Nakama, Franky in tutta risposta, si asciugò le lacrime e la strinse goffamente a sé, con le sue enormi braccia robotiche. “A presto, sorella.” Mormorò il carpentiere, in modo che sentisse solo lei. “Ci mancherai moltissimo. Un giorno saremo di nuovo tutti insieme e solcheremo i mari.”
Robin sussultò. Se finora era riuscita a trattenersi, ora avvertiva gli angoli degli occhi iniziare a pizzicare.
Koala salutò tutti con un sorriso e la promessa di rivedersi presto, mentre Sabo mise da parte i dissapori e stritolò contento anche lo scheletro canterino.
Monkey D. Dragon osservava la scena impassibile, dando ai suoi uomini direttive per l’imminente partenza.
Girando il capo non potè impedirsi di cercare il figlio con gli occhi e quando incrociò il suo sguardo sorrise pacato. Si scrutarono per un attimo, durante il quale Franky potè giurare di percepire una muta conversazione aleggiare tra di loro. Si salutarono con un cenno del capo, ancora poco avvezzi ad un contatto fisico. Il carpentiere sperò intimamente che riuscissero a sviluppare un rapporto che andava oltre il ‘io-ti-guardo-tu-mi-guardi-ti-dico-tutto-con-lo-sguardo-e-fine’, una volta insieme su Marijoa. Avevano condiviso il dolore della morte di Garp, eppure era incredibile come il suo capitano perdesse tutta la sua baldanza e non riuscisse a spiccicare parola, in presenza del padre.
I Rivoluzionari erano a bordo, la nave era pronta alla partenza, l’archeologa temporeggiava.
Con un nodo in gola fissava uno ad uno i suoi Nakama, trattenendo quelle lacrime che spingevano per uscire in tutti i modi.
Sabo e Koala fecero un cenno di saluto a tutti i presenti mentre salivano sulla passerella, Dragon li attendeva serio in piedi sul ponte.
“Questo non è un addio, amici miei.” mormorò l’archeologa, facendo piangere ancor di più Chopper e sorridere gli altri. Un ultimo sguardo alla sua famiglia ed anche Nico Robin salì a bordo.
Si sporse dal parapetto sorridendo eterea mentre dalla banchina le inviavano saluti calorosi.
Una voce riuscì a sovrastare le altre facendo voltare tutti, compresi i Rivoluzionari.
“VAI A CAMBIARE IL MONDO, ROBIN!”
Cappello sventolante alla mano, Rufy la guardava con un’espressione talmente fiera e soddisfatta che le fece uscire a tradimento quelle lacrime che cercava ostinatamente di trattenere e, prima che se ne rendesse conto, stava piangendo a dirotto.
Koala la abbracciò per le spalle emozionata, mentre il resto dei Mugiwara si lasciava andare in ululati di gioia, accompagnati per l’occasione dai cori del Barto Club. Rufy non smetteva di sorridere ed agitare il cappello nella sua direzione, ma non si dissero altro.
In quel momento Franky realizzò quanto il suo capitano fosse cresciuto. Si vedeva quanto fosse orgoglioso di lei, quanto la ammirasse, quanto ne fosse innamorato e nemmeno se ne rendeva conto.
Sorrise tra sé e sé guardando la nave partire, ancora non ci credeva che quei due avessero trovato la realizzazione dei propri sogni anche l’uno tra le braccia dell’altra. Se cinque anni prima gli avessero detto che sarebbe finita così non c’avrebbe mai creduto.
Diede le spalle alla barca dei Rivoluzionari ormai lontana e si schiarii la gola, attirando l’attenzione dei presenti. “Allora ragazzi, pronti per un altro suuuuuuper viaggio??” esclamò, unendo gli avambracci verso l’alto e muovendo le gambe ad un ritmo che sentiva solo nella sua testa.
Alle esclamazioni di assenso dei Mugiwara, l’intero Barto Club non riuscì a trattenere l’emozione, scoppiando a piangere e ad urlare, esaltati. Stavano per fare il viaggio di ritorno con i loro beniamini!
Si erano offerti volontari per accompagnare a casa ciascuno di loro, dopo aver lasciato la maestosa Thousand Sunny a Water Seven con il carpentiere e non stavano più nella pelle!
Rufy si schiacciò il cappello di paglia in testa, ghignando entusiasta. “Andiamo!”
 
 
°
 
 
La Sunny aveva preso il largo da qualche minuto ed ora veleggiava serena verso casa.
Zoro se ne stava a braccia incrociate vicino all’altalena, guardando fisso l’isola che stavano lasciando. Qualche decina di metri dietro di loro, navigando placidamente, c’era la ‘Going grande Rufy’ di Bartolomeo. Fino a lì Zoro riusciva a sentire la ciurma intonare canzoni improbabili, palesemente inventate, che riguardavano ‘Rufy’, neanche a dirlo… ‘i Mugiwara’, accidenti… ‘la carne’, (?)… e, per ritornello qualcosa che suonava come ‘la gioia, concessa dagli dei, di amare tutti loro per sempre’...
Il ragazzo scosse il capo, decidendo di sorvolare sulla cosa, troppa fatica cercare di capire quegli uomini, e tornò serio a guardare l’isola.
Raftel era davvero meravigliosa vista dal mare, le sfumature del tramonto giocavano con i colori dei boschi e delle montagne. La nebbia che scendeva durante la notte avrebbe presto nascosto alla vista quel capolavoro della natura. Un vero peccato…
Si schiarì la gola, per farsi sentire dal resto dell’equipaggio con lui sul ponte. “Bene, partenza senza intoppi. In porto non c’erano più navi… Direi che possiamo dichiarare conclusa anche l’avventura su Raftel!” mormorò convinto.
Un mugolio lugubre accolse le sue parole e Zoro grugnì infastidito, assottigliando gli occhi.
“Vi state comportando come dei bambini!” proferì a voce alta, non staccando lo sguardo dall’isola in lontananza.
“Si…”
“Già…”
“Mmmm…”
“Nì…”
Il ragazzo fece una smorfia seccata, voltandosi verso il ponte inferiore dove l’intera ciurma era collassata a terra preda della depressione più nera.
Il verde si incupì. “Vorrei ricordarvi che siamo una ciurma di pericolosi pirati che ha appena trovato il leggendario tesoro di Gold Roger!”
“Aha… Si…”
“Già…”
“Aha…”
“Nì…”
“Piantatela di fare questi versi!!” li avvertì, con sguardo truce.
“Ma siamo tristi!!” mugugnò Chopper, emergendo per un attimo dall’alone nero che li  circondava, solo per ripiombarci dentro subito.
Zoro scosse la testa, innervosito. “Perché non avete insistito se volevate che restasse con noi?? Lei vi crede contenti per la sua decisione! Se non sbaglio, eravamo tutti concordi sul non tapparle le ali!”
Nami si infervorò. “Sei un’insensibile! Non hai capito niente…” esalò isterica, affiorando dalla nube nera depressiva con il pugno ben visibile indirizzato verso di lui.
Lo spadaccino si indignò, punto sul vivo. “Oh insomma, certo che ho capito! Ma eravate comunque tutti d’accordo con lei!!”
“Robin-channn!!” bofonchiavano intanto Sanji e Brook piangendo, stretti in un comico abbraccio consolatorio.
Zoro li ignorò. “Adesso basta, state diventando ridicoli!” esclamò risoluto.
Franky sollevò la testa dal pavimento, i lacrimoni agli occhi. “Fratello… sei senza cuore!”
Chopper gli diede man forte. “Un pezzo di ghiaccio!!” proferì triste, stringendo gli zoccoli.
“Yohohohoh… peggio di Moria!!” Brook si unì alle lamentele.
“Il solito marimo senza cervello…” Sanji, immancabile.
Usop alzò la testa da terra, sbattendo gli occhi confuso. “Ragazzi, perché ho la sensazione di averla già vissuta questa scena…?”
“Oh, per tutti i Kami…” mormorò Zoro alzando le braccia e allontanandosi dal gruppo, esasperato.
Giunto a prua, restò piuttosto sorpreso di trovarci l’unica persona che aveva un motivo valido per sentire la mancanza dell’archeologa. Incredibilmente, il suo capitano sembrava il solo a non essere caduto preda della depressione.
“Rufy?” lo chiamò, titubante.
Il moro, seduto a gambe incrociate sulla testa del leone, si voltò. “Oi, Zoro.” Lo salutò sorridente, prima di tornare a guardare il mare sconfinato davanti a lui.
Il verde ghignò tranquillo, sedendosi vicino al timone e chiudendo gli occhi, rilassandosi.
“Ancora non ci credo che sia finita, sono state settimane davvero pesanti per tutti…” Cappello di paglia si addossò meglio ad uno dei raggi e Zoro ci mise qualche secondo a capire che stava parlando con lui. Lo spadaccino si ritrovò ad annuire tra sé e sé partecipe, studiando la schiena del suo capitano.
“…L’arrivo su Raftel, Barbanera e il Governo Mondiale, Traffy e gli altri…” Zoro lo ascoltava attento. “…la scoperta del tesoro, Sabo, mio padre, il nonno che arriva facendo un gran casino come al solito…” Rufy si voltò a guardarlo, il sorriso enorme, gli occhi lucidi. “Sai, stavo pensando... lo so  che è stupido ma… mi sarebbe tanto piaciuto che Ace l’avesse visto…” esalò, la voce un pò roca.
Zoro sospirò, facendo un sorrisetto. “Non credo sia un pensiero stupido.”
Rufy ridacchiò. “Forse un po’ si…”
L’amico non rispose, sapeva che non ce n’era bisogno.
Entrambi persi nei propri pensieri, non si accorsero dell’arrivo silenzioso del resto della ciurma a prua, ognuno senza più traccia di depressione sul viso.
Nami, un sorriso dolce ad incorniciarle il viso, si sedette vicino al proprio uomo scompigliandogli la zazzera verde ricevendo un mugolio in risposta ed un braccio intorno alla vita.
“Ragazzi, vi rendete conto di cosa stiamo lasciando…” mormorò il cuoco, aspirando dalla sigaretta.
Non era una domanda e tutti sorrisero guardando il tramonto che tingeva di rosso il cielo davanti a loro.
L’aria iniziava a farsi pungente, presto sarebbe stata ora di cena.
“Io non riesco a non pensare alle taglie che avremo ora sulla testa a causa di Smoker…” latrò il cecchino, con una smorfia di dolore.
“Davvero?” chiese il piccolo dottore, gli occhi sgranati. “Credi che avremo ancora delle taglie, Usop??”
“Beh, perché no.” Si intromise l’enorme carpentiere, con un’alzata di spalle. “Smoker ha detto chiaramente che avrebbe continuato darci la caccia…”
“Cooosaaa??” esclamò la renna, spaventata.
“Piuttosto, Sanji...” Proferì tranquillo Franky, attirando l’attenzione su di sé “Per quanto tempo vuoi che ci  fermiamo a Dressrosa?”
Tutti presero a ridacchiare capendo al volo, mentre il biondo cuoco sorrideva compiaciuto, dietro il fumo della sigaretta.
Rufy sghignazzò. “E tu, Brook? Sei impaziente di rivedere Loovon?” chiese il capitano.
“Yohohohoh!! Non sto nella pelle!! Anche se… sapete, io la pelle…”
“…non ce l’hai!” terminarono per lui i Mugiwara al completo, ridendo.
“Yohohohohoh… non avrei saputo dirlo meglio!” mormorò il musicista gioioso, prima di voltarsi verso la rossa navigatrice. “Mia cara Nami-san, nel viaggio di ritorno tu avrai l’occasione di disegnare le isole che ti mancano per completare la cartina del mondo!”
La cartografa sorrise di cuore. “Si! Non vedo l’ora.”
Zoro la strinse un po’ di più, sorridendole. Lei lo scrutò un attimo prima di sussurargli dolce come non mai “Sai, disegnare la mappa del mondo non era il mio unico desiderio…” mormorò, accarezzandogli lievemente una guancia.
“Anch’io spero tanto di riuscire a terminare i miei studi…” mormorò Chopper abbattuto, il visino a terra.
Usop lo abbracciò, fissandolo sicuro. “Ce la farai senz’altro!!”
“Anche perché, se ce l’ha fatta naso-lungo a diventare un coraggioso pirata, tu fratello puoi fare tutto!” esclamò Franky, incrociando le braccia e ammiccando in direzione del cecchino.
“Forse dovrei offendermi ma non hai tutti i torti, Boss…” considerò quello, facendo ridere tutti.
Ancora seduto sulla polena, Rufy guardò i suoi amici con un’aria di malinconia negli occhi neri. Era bello e doloroso insieme, vederli ridere così rilassati. Chiunque guardandoli ora avrebbe detto che erano solo persone comuni che si divertivano in compagnia, ma il capitano sapeva che non potevano essere più in errore di così. Guardando il sole morire nell’oceano, i ricordi di una vita che sembrava lontana anni luce lo colpirono come un pugno nello stomaco e come un flash se li rivide tutti davanti appena un po’ più di bambini, ma con sogni già grandi e forse po’ troppo illusi. Una ciurma sgangherata a prima vista ma che col passare degli anni si era rivelata ben altro.
Erano…
…un ragazzino scemo che partiva dal suo paese con una barchetta, convinto di riuscire a trovare dei compagni con poco sforzo ed ambiva ad una vita troppo pericolosa per la sua età…
Erano, un cacciatore di pirati, legato mani e piedi ad un palo, i cui morsi della fame non avevano spento il fuoco ardente della promessa che si portava appresso…
Erano, una bambina diventata donna troppo presto, che arrivava a spegnere una miccia a mani nude, pur di proteggere uno sconosciuto dentro una gabbia…
Erano, un curioso personaggio con una bandana che, atteggiandosi a capo di una grande armata, usava le bugie come scudo contro un mondo che lo disprezzava…
Erano, un biondino troppo buono e gentile per lasciar morire di fame qualcuno, ma che non si faceva scrupoli a punire chi osava denigrare la sua cucina…
Rufy ridacchiò da solo, arrivando col pensiero anche su una nave ormai lontana.
Erano, una donna adulta, scaltra, un po’ macabra, loro nemica ma non per scelta, che si portava nel cuore un dolore così grande da essere più vasto dell’oceano…
Erano, una piccola renna, scambiata per un procione, che si nascondeva dietro un muro e riusciva a salvare la vita della sua navigatrice e l’anima della propria isola…
Rufy sospirò mesto, guardando il mare.
Erano, un bizzarro cyborg che rubava loro tutti i soldi e malmenava un suo compagno, prima di rischiare la vita per salvare tutti loro…
Ed erano, uno scheletro canterino dall’anima antica, sprovvisto di ombra ma che non perdeva la speranza di un riscatto, dopo cinquant’anni di solitudine…
Glielo diceva spesso nonno Garp… alla fine, si pensa sempre all’inizio. Rufy si ritrovò a dargli ragione, ora capiva cosa intendeva. Si sentiva il cuore così pesante, gonfio di amore e gratitudine, che dovette trattenersi per non piangere di nuovo. Gli individui che aveva intorno erano ben più che compagni, erano una famiglia. Una singolare, stravagante, pazza famiglia che non avrebbe cambiato per nulla al mondo.
I loro occhi riflettevano i suoi ricordi, ricordi effimeri di una vita vissuta appieno che aveva ancora molto da dare.
Rufy si tolse il cappello, prendendo a rigirarselo tra le mani, soppesando le parole da usare, cercando qualcosa da dire per far capire loro quanto, quanto contassero per lui. Sorrise tra sé e sé, sapendo che nulla di quello che avrebbe mai potuto dire sarebbe stato abbastanza, ma concordando allo stesso tempo che a loro non sarebbero serviti grandi discorsi, perché conoscevano bene l’uomo che si nascondeva dietro la facciata da ragazzino.
Perso nelle sue riflessioni solo dopo diversi minuti Rufy si ricordò che il silenzio non era prerogativa della Sunny e, sollevando lo sguardo, si accorse che tutti i suoi Nakama lo stavano guardando sorridenti in silenzio, chi nostalgico, qualcuno visibilmente commosso, altri ancora ebbri di felicità. Avvertì un piacevole morso allo stomaco realizzando che stavano tutti aspettando le sue parole, capendo perfettamente quanto lui desiderasse liberare quelle sensazioni che lo tormentavano confidandosi, così come lui per giorni si era fatto carico di ogni loro sofferenza.
Si aprì in un dolce sorriso, schiacciandosi l’amato cappello di paglia in testa.
“Voi sapete perfettamente chi sono, mi conoscete meglio di quanto io conosca me stesso.” Ridacchiò nervoso, sapendo di avere tutti gli occhi puntati addosso. “Non sono il genere di capitano che fa discorsi di incitamento o di commiato. Non so fare un sacco di cose, mangio tanto e mi metto nei guai da solo…” Nami alzò gli occhi al cielo, ridendo. “…mi piace inventare balletti stupidi e ridere, però non mi tiro mai indietro se c’è da combattere! Mi perdo quasi sempre e mi piace pescare! Si, pescare è divertente!” Usop scosse la testa sconcertato, Rufy sogghignò. “…E mi piace anche avere degli amici, su cui fare affidamento…” Zoro lo squadrò mesto abbassare gli occhi, fissandosi i sandali. “…quando sono partito da Foosha sapevo bene quello che volevo essere. La mia ambizione più grande è sempre stata diventare il Re dei Pirati, poco importava che nessuno credesse in me, io ero certo di potercela fare!” Chopper gli si avvicinò, tirando su col naso mentre Sanji aspirava una profonda boccata sprigionando nuvolette grigie, Rufy proseguì. “Sul nostro cammino abbiamo incontrato personaggi di tutti i tipi, affrontato sfide e vissuto più avventure di quante avrei mai potuto sognare…” si fece determinato “…ma tutto questo non sarebbe mai potuto accadere senza di voi, ragazzi. Sono grato al mio sogno perché se non fosse stato per lui, forse non sarei mai partito per mare e non avrei mai incontrato le persone meravigliose che siete!” Franky si asciugò una lacrimuccia, Rufy ghignò. “Abbiamo avuto anche noi i nostri momenti di sconforto, alti e bassi che fanno parte della vita, ma che siamo riusciti a superare perché ci fidavamo e tenevamo gli uni agli altri!” il the era ormai freddo, ma Brook non se ne curava affatto. Rufy allargò le braccia, con un sorriso enorme in viso ed un nodo fastidioso in gola. “I ricordi con voi sono infiniti, non so come potervi dire quanto siete importanti per me, ragazzi… la ciurma migliore che esiste! Mi avete dato la forza per affrontare Akainu e Barbanera… Senza di voi io non sarei niente! Il mio sogno non è niente, se paragonato all’avventura che abbiamo vissuto insieme…” deglutì, il nodo in gola era aumentato insieme ai battiti frenetici del suo cuore. “Voi siete stati il mio vero sogno.” Sussurrò, stringendo lo zoccolo di Chopper nella sua mano e sorridendo commosso ai suoi lacrimoni. “…quindi, volevo solo dirvi grazie. Grazie per avermi sopportato, per avermi fatto da mangiare, grazie per i giochi, per aver cercato di impedirmi di fare l’idiota, per aver sempre avuto fiducia in me, per avermi voluto bene… ma soprattutto, grazie, grazie per la meravigliosa avventura che mi avete fatto vivere!” concluse sorridendo, rosso come un pomodoro, strofinandosi gli occhi con forza.
Un leggero venticello mosse le vele e le fronde dei mandarini di Bellmere, prolungando la quiete, mentre le stelle facevano capolino nel cielo nero, in quella prima notte di viaggio.
Un silenzio innaturale seguì le sue parole, nessuno riusciva più a proferire verbo, tutti troppo emozionati e stravolti. Sapevano già quanto Rufy tenesse a loro, ma sentirglielo dire così apertamente aveva provocato un’ondata di commozione collettiva che non sapevano come affrontare. Le lacrime non erano più un optional e sgorgavano a fiumi dagli occhi di cecchino, dottore, carpentiere e navigatrice; gli altri tre, normalmente i più stoici, affrontavano la cosa con meno trasporto anche se con un innegabile miscuglio emotivo difficile da spiegare.
Poi con malcelata calma, Brook afferrò il suo violino.
La melodia prese presto forma tra sue mani ossute e ognuno si ritrovò attento e silenzioso ad ascoltare la versione più dolce e malinconica di quella canzone che ormai conoscevano bene.
Il liquore di Binks…
Il canto di accompagnamento del musicista era quasi un sussurro ma fece breccia subito nei cuori di ciascuno di loro, esprimendo perfettamente lo stato d’animo di tutti.
Questa non sarebbe stata la fine, ma l’inizio…
Le lacrime smisero di uscire, le mani di tremare e ascoltarono lo sciabordare delle onde contro lo scafo che si mischiava alla canzone creando un curioso ed ovattato contrasto di suoni. Si trovarono a sorridere, di nuovo composti, con uno scintillio furbo che brillava negli occhi di ciascuno.
In un attimo, come spinti da una forza soprannaturale, venne a tutti la stessa idea e si gettarono sul capitano, nel frattempo sceso dalla polena, per coinvolgerlo in un abbraccio stritolatore di gruppo.
Rufy non smetteva di ridere, schiacciato da quella marea di corpi addossati a lui che gli sorridevano con trasporto.
“SIIII RUFY-SEMPAIIII!!! TI AMIAMO ANCHE NOIIII!!!!!” l’urlo sovrumano di Bartolomeo li fece sussultare. Si voltarono tutti e gli occhi strabuzzarono nel vedere il capitano della seconda flotta a pochi metri da loro, sul ponte della sua nave, che si sbracciava contento e commosso dal loro abbraccio.
La ‘Going Grande Rufy’ aveva affiancato la Sunny senza che se ne accorgessero e ora i suoi occupanti lanciavano urla, montavano striscioni sgargianti e intonavano versi stonati al loro indirizzo per renderli partecipi della loro festa.
I Mugiwara si separarono lentamente sghignazzando e Rufy, Usop e Chopper si misero a salutarli, agitando le mani in aria.
Zoro prese parola, fissandoli torvo. “Io qui lo dico e qui lo prometto. Se Bartolomeo ha intenzione di farmi passare i prossimi due mesi in questa maniera, me ne vado e chiedo un passaggio ad un Re del mare!”
“Mi hai tolto le parole di bocca marimo…” mormorò convinto Sanji, accendendo una sigaretta, il momento di malinconia cessato per forza maggiore. “Solo che io avrei buttato lui fuori bordo con la ciurma e gli avrei preso la nave…”
Era ora di tornare ad essere i pericolosi pirati che molti ancora credevano fossero…
Nami annuì, contenta di vederli fare fronte comune per una volta e silenziosamente grata di tornare a respirare allontanando il magone e la minaccia di nuove lacrime. “Sono d’accordo sul rubare la nave! Chissà se hanno dei tesori nascosti in qualche angolino dimenticato…” mormorò pensosa, un simbolo inconfondibile al posto dei soliti begli occhi scuri che fece lanciare ad Usop un’occhiata al cielo.
Brook avanzò di un passo, mettendo il violino dietro la schiena. “Yohohoho!! Questo mi ricorda che dobbiamo ancora stabilire cosa fare del gigantesco tesoro che abbiamo nella stiva!!!”
Il capitano si illuminò. “È vero!! Non vedo l’ora di iniziare ad usare l’oro del tesoro!!” esclamò battendo le mani entusiasta.
Chopper si esaltò. “Oh si! Devo fare rifornimenti!”
Zoro annuì mesto “Mi sono rimaste solo un paio di bottiglie…”
Sanji si grattò la testa pensieroso. “Siamo a corto anche di cibo…”
Rufy diede man forte al pensiero del cuoco. “Si fantastica idea, Sanji! Li userò tutti per prendermi il più grosso cosciotto di carne che riesco a trov-!” un pugno lo appiattì al suolo, conficcandogli la testa tra le assi del ponte con notevole nonchalance, mentre il cuoco mormorava “Io non ho detto nulla del genere…”
“Ogni volta che mi sembra di aver intravisto un po’ di cervello sotto quella paglia, ecco che vengo riportata alla realtà! Prova anche solo a toccare quell’oro e ti butto a mare!!” lo ammonì la navigatrice, inviperita, il pugno ancora fumante.
Franky sollevò il capitano per un piede, estraendolo dal pavimento con un gesto secco. Scrollò un po’ il suo peso morto, prima di mollarlo con un tonfo tra le braccia del cecchino che si premurò di farlo riprendere.
Il carpentiere ghignò sereno tornando a fissare il Barto Club, ora impegnato a spegnere un piccolo incendio che avevano appiccato da soli ad una vela mentre cercavano di accendere i fuochi d’artificio che si vedevano sul ponte. “La cosa più bella è che ora avremo un lungo periodo di pace, tranquillità…
“…e noia tremenda!” esalò Rufy toccandosi cauto il bernoccolo sulla testa.
Usop lo fissò con un’aria imbronciata. “Guarda che è stata tua l’idea di separarci per qualche anno…”
“Beh, io mi annoio già!” mormorò il capitano tenendo il muso e incrociando le braccia, prima che tutti scoppiassero a ridere.
Un suono cavernoso proveniente dal suo stomaco li fece zittire, Rufy ridacchiò. “Tutto questo parlare di cibo mi ha stimolato! Sanji, ho fame!”
Sanji scosse la testa e spense la sigaretta con il piede, avviandosi. “Forza andiamo, ormai è ora di cena.”
Rufy scattò rapido verso il biondo. “Mi fai la faraona al forno con tante tante patate??” esclamò entusiasta, aggrappandosi al suo braccio e facendosi trascinare, Sanji proseguì il tragitto senza apparente sforzo. “Non abbiamo più carne, Rufy. Dovrai aspettare due giorni fino alla prossima isola.” mormorò, avviandosi verso la cucina.
“Ah… allora vorrà dire che mi accontenterò del pesce!” proclamò ghignando mettendo le mani sui fianchi e mollando finalmente il cuoco.
Sanji, già sulla soglia, si voltò tranquillo. “Non c’è neanche quello…
Il capitano sgranò gli occhi, scioccato. “Cosaaaa?? E allora cosa c’è da mangiare??”
“Beh…” esalò quello pensieroso, entrando nel suo regno. “Zucchine! Siamo pieni di zucchine! E porri anche…”
Rufy lo seguì indefesso fin dentro la stanza. “Solo zucchine per cena?? …….Ok posso sopportarlo... però voglio un cosciotto di pollo come contorno!” Ormai la voce di entrambi arrivava attutita al resto dei compagni fuori sul ponte, però non gli impedì di sentire distintamente il suono di una scarpa elegante che cadeva sopra un cranio vuoto, seguito da un urlo belluino. “Ti ho detto che non c’è carne, brutto scemo!!”
Brook si sistemò vicino all’albero con l’altalena. “Amici miei che ne dite di una canzone per rallegrare gli animi? Yohohohohoh!”
Chopper si animò, sedendogli accanto, entusiasta. “Siii, una che parli di pirati e zucchero filato!!”
“E di cyborg e ninja!!” propose Franky, unendo gli avambracci in aria.
“Non so se esiste una canzone del genere…” affermò Usop, dubbioso.
“Yohohohohoh! Qualcosa mi verrà in mente!” concluse lo scheletro, ridendo e accordando la chitarra.
“Usop, Franky, ballate con me!!” esclamò il piccolo medico, saltando in braccio al cecchino, mentre le prime note di quella strampalata canzone prendevano forma e i tre soggetti entusiasti assumevano le pose più strane andando a ritmo con il testo cantato da Brook.
Nami, ancora vicino al timone con lo spadaccino, osservò i suoi compagni dilettarsi felici in uno dei balli più scoordinati che avessero mai fatto mentre dalla cucina le arrivavano alle orecchie gli improperi di Sanji contro Rufy per aver tentato di scardinare la dispensa.
“Sai, mi mancherà tutto questo…” mormorò dispiaciuta dopo qualche attimo, voltandosi lievemente verso Zoro.
Lui la affiancò, una mano alle spade. “Sarà solo per qualche anno.” sussurrò serio “Senza più avventure per mare il tempo correrà veloce e prima che ce ne rendiamo conto sarà già ora di ripartire…”
Nami lo squadrò furba. “Avresti avuto di che annoiarti nel frattempo… fortuna che ti ho trovato qualcosa da fare!” ancheggiò nella sua direzione, sorridendogli maliziosa e incamminandosi verso la cucina, da dove proveniva già un invitante profumino di zucchine in padella.
Zoro ghignò sghembo alla luce della luna, prima di avviarsi anche lui.
“Senti un po’ mocciosa, a proposito di quella stanza da ampliare…”
“Oddio ne vuoi parlare ora??”
 
Accanto alla nave, un entusiastico Barto Club programmava in gran segreto un assalto in massa alla Sunny all’alba, per festeggiare insieme ai Mugiwara il primo giorno di viaggio, non sapendo che questo avrebbe decretato per loro un bagno nelle acque gelide e cristalline del Nuovo Mondo e la minaccia di vedersi rubare la nave.
 
“Ciurma!!! Stanotte in alto i bicchieri! Si brinda alla fine e al nuovo inizio!”
 
Solo il tempo glielo avrebbe detto, ma quel futuro radioso che agognavano era a portata di mano.
 
 
 
Vado a consegnar il liquore di Binks!
Noi siamo pirati e attraversiamo il mare...
le onde sono i nostri cuscini, la nave il nostro giaciglio...
la vela con il teschio il nostro cipiglio!

 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
Angolo autrice:
Ciao!! Ho fatto più in fretta del previsto ^.^ sono proprio contenta! E per chi se lo stia chiedendo, no non è l’ultimo capitolo… dovrete sopportarmi ancora solo per un’altra volta, per l’epilogo :-p che spero di riuscire a pubblicare presto! Ringrazio di cuore sempre chi recensisce, preferisce, segue… e chi legge in silenzio, spero sempre possa piacere! Grazie!!
momoallaseconda
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: momoallaseconda