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Autore: emmahp7    30/05/2009    17 recensioni
La prima notte dopo la sconfitta di Voldemort. Il dolore per le perdite e il coraggio di non arrendersi. Naturalmente la mia coppia preferita... Buona lettura!
Prima Classificata al contest "After the war" indetto da DetectiveMary sul forum di EFP
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non essere degli eroi

 

 

Non essere degli eroi

 

 

- Echi e silenzi -

 

 

Non sarebbe bello

Non farci più del male

Non sarebbe eroico

Non essere degli eroi

 

Non sarebbe strano

Essere più leggeri

E non aver paura

Se capitasse a noi

 

Riprendere Berlino – Afterhours –

 

Echoes and silence, patience and grace

All of these moments I’ll never replace

No fear of my heart, no absence of faith

And all I want is to be home

 

Home – Foo Fighters -

 

 

 

“Ti cercavo.”

Era poco più di un sussurro, ma alle orecchie di Ron, quella frase giunse forte come un colpo di cannone. Sobbalzò lievemente, alzò la testa e sbatté le palpebre per mettere meglio a fuoco chi aveva di fronte, la sua vista era offuscata da un velo umido di lacrime che non riuscivano a scendere. Incontrò gli occhi di Hermione ed il suo sorriso confortante.

“Sono stata nel tuo dormitorio, ma il tuo letto era vuoto… ho pensato che avevi bisogno di aria, e sono venuta qui!” disse lei per motivare il suo arrivo.

Ron inclinò la testa di lato studiandola brevemente, pensò a quanto lei lo conoscesse a fondo per venire a cercarlo proprio nel posto giusto.

“Non riesco a dormire.” si giustificò lui, dopo un sospiro.

Hermione annuì, ma rimase in silenzio in attesa che continuasse.

“Non posso dormire,” proseguì Ron abbassando il capo. “Ogni volta che chiudo gli occhi, rivedo…” serrò i denti; una cosa era evocare il nome di Fred nella sua mente, un’altra era ripeterlo ad alta voce, si accorse di non esserne in grado.

L’espressione di Hermione si intristì, “Vuoi che me ne vada?” gli chiese facendo un passo indietro.

“No.” replicò lui, ed era vero, non voleva che Hermione lo lasciasse di nuovo solo con le sue angosce. Nel momento in cui l’aveva vista davanti a lui, la notte gli era sembrata meno scura.

Lei si riavvicinò mettendogli una mano sul braccio, accarezzandoglielo.

Ron tirò su col naso, “Harry?”

“Dorme profondamente, era così stanco…” rispose lei seguitando, inconsapevolmente, a sfiorargli il braccio, assorta nei pensieri.

“George?” domandò ancora Ron dopo un poco, mentre seguiva i movimenti leggeri delle dita di lei sulla sua pelle.

Hermione ritrasse la mano e lasciò cadere il braccio lungo il fianco, lanciandogli un’occhiata colpevole, indecisa se rispondere.

“E’ nella Sala Grande, non si è mai spostato da lì, da ieri.” disse infine.

E’ con Fred… Ron chinò la testa per un attimo, stringendo i pugni, respirando a fondo, poi spostò lo sguardo al cielo stellato, gli occhi persi nel vuoto, la mente che vagava lontano, i ricordi riaffiorarono nuovamente, prepotenti.

Le parole vennero fuori come un fiume in piena che esce dagli argini, come se non riuscisse più a tenersele dentro: “Io e miei fratelli, abbiamo sempre desiderato combattere questa guerra, non ci siamo mai tirati indietro. Volevamo essere in prima linea…” Ron mormorava, parlava a sé stesso, come quando si confabula nel sonno. “Ci sembrava giusto lottare per qualcosa in cui credevamo…” avrebbe potuto essere un discorso senza significato. “Tutti ne conoscevamo i rischi, sapevamo che sarebbe stato difficile e pericoloso, ma non avremmo mai rinunciato a batterci. Nessuno di noi.”  Invece un significato ce l’aveva, eccome, si prese la testa fra le mani, ogni frase gli rimbombava nel cervello, come una serie di spari, “Ma io… io volevo essere un eroe. Io volevo che la gente si ricordasse il mio nome, che mia madre fosse fiera di me, che tu potessi guardarmi in un altro modo…

“Ron, io…” Hermione provò a prendere la parola.

Ron continuò come se lei non avesse aperto bocca, “Lo sognavo sopra ogni cosa, capisci? Tutto il resto passava in secondo piano. Non volevo più essere l’amico di Harry Potter, ero stanco di essere considerato quello che gli copre le spalle. Un sorriso cinico, senza gioia, si fece spazio sul suo viso tormentato. “Ronald Weasley, l’eroe!” pronunciò per sentire come suonava, ma nella sua voce c’era una nota di scherno.

“Ma tu sei un eroe, Ron!” la mano di Hermione si posò sul ginocchio di lui, mentre lei cercava i suoi occhi.

“Sì.” la prese per le spalle con uno scatto improvviso e la fissò, “E lo vuoi sapere? Non me ne importa niente.”

Placò, sbuffando, la rabbia che sentiva contro sé stesso, si afflosciò e riprese a contemplare le stelle in cielo, “L’unica cosa che vorrei adesso è poter tornare indietro e salvare… Fred…” si sentì travolgere da una nuova ondata di collera, dovette trattenere un fremito, “Dici che sono un eroe, ma la verità è che non sono stato capace di proteggere la mia famiglia!”

Hermione aggrottò la fronte, confusa, “Non puoi prenderti la colpa di questo, tu non centri nulla!”

Ron non le badò, scrollò la testa, lo stesso ghigno freddo di poco prima, “E’ troppo facile dire così, Hermione. Le cose sarebbero potute essere diverse… vorrei essere morto io al suo posto…” la sincerità di quella riflessione lo scosse nel profondo, facendo sanguinare ancora la ferita che si allargava nel suo animo, avrebbe davvero dato la sua vita per quella del fratello, se avesse potuto…

“E pensi che avremmo sofferto di meno se fossi morto tu? Pensi che tua madre non avrebbe versato tutte le sue lacrime? Che i tuoi amici e i tuoi fratelli sarebbero stati meno infelici? Beh, ti sbagli!” affermò Hermione alzando la voce, irritata.

Ron non si scompose, continuò a scrutare l’oscurità, era lontano anni luce, “Credevo che diventando un eroe tutto avrebbe avuto un senso, che mi sarei sentito migliore, più forte, invece mi sento semplicemente più solo…”

“No.” lei gli prese il mento e lo fece voltare nella sua direzione, “Tu non sei solo, Ron, non lo sarai mai!”

Lui sembrò svegliarsi come da un lungo sogno, forse un incubo, la guardò e vide nei suoi grandi occhi castani, lucidi, decisi, l’autenticità di quella promessa, e gli si scaldò il cuore.

Spostò di nuovo l’attenzione, stavolta sul castello, su ciò che ne rimaneva, che continuava ad ergersi sopra di loro, la sua casa per sette anni. Malgrado fosse notevolmente danneggiato, si stagliava nel buio della notte, orgoglioso e antico, riusciva comunque ad ispirare un senso di sicurezza. Quanti ricordi piacevoli, a quante illusioni e fallimenti avevano assistito quelle mura…

“E’ tutto distrutto…” sussurrò Ron, e non si riferiva solo ad Hogwarts, il suo mondo era stato distrutto, le sue convinzioni, le sue speranze.

Hermione parve capire, perché rispose, “Lo metteremo a posto, insieme.”  Allungò la mano e la poggiò sulla guancia di Ron, dolcemente. Lui strofinò il viso contro, poi si voltò e le baciò il palmo. Le afferrò delicatamente il polso e strinse la piccola mano di Hermione nella sua, accarezzandola col pollice.

“Insieme…” ripeté lui.

Lei annuì.

Ron seguitò ad osservare le loro mani intrecciate, non riuscendo a fare a meno di notare come fossero perfette l’una con l’altra, di quanto quel contatto lo confortasse, divenendo improvvisamente consapevole di avere davvero bisogno di lei.

E le parole decisero di venire fuori come se avessero vita propria: “Hermione?”

Lei gli sorrise, invitandolo a continuare.

“Posso baciarti… ogni tanto?” concluse Ron in un sussurro, senza staccare lo sguardo dalle mani.

Il sorriso di Hermione diventò timido, “Puoi… baciarmi ogni volta che vuoi, Ron!” replicò con voce tremante, mentre sulle guance si accendeva un lieve rossore.

Le loro dita seguitavano a sfiorarsi e incrociarsi.

Inaspettatamente, preso da un impeto di coraggio, lui alzò la testa e puntò gli occhi nei suoi, serio, senza timori, il cuore che accelerava frenetico, “E adesso? Posso baciarti, adesso?” le chiese scendendo dal muricciolo sul quale stava seduto ed arrivando ad un soffio da lei.

Hermione, colta alla sprovvista, rimase per un attimo inebetita, trattenendo il respiro, mordicchiandosi il labbro inferiore, sembrava disorientata, ma i suoi occhi brillavano vispi di una luce ardente.

Ron si specchiò nelle sue iridi scure per un istante, desiderando di poterlo fare per sempre, pensando che non si era mai realmente accorto di quanto fosse bella Hermione… non la classica bellezza prorompente, che si fa notare, ma la bellezza discreta di una donna forte, che non aveva paura di lottare per i suoi ideali, testarda, che sapeva sostenerlo ed accoglierlo, che era stata capace di attendere, che non lo avrebbe lasciato andare e che lui non avrebbe lasciato andare, mai più. Si appartenevano…

D’un tratto il desiderio di stringerla fra le braccia, si fece pressante, non aspettò che lei parlasse, le prese il viso fra le mani e la baciò.

Fu un bacio completamente diverso dal primo che si erano scambiati, non c’era la paura della guerra adesso, non c’era Harry, non c’erano Horcrux da distruggere, c’erano solo loro due, avvinti ed emozionati nella quiete della notte. Ron accarezzò le labbra calde di lei con le sue, con dolcezza, lentamente, assaporando ogni gesto con calma, la calma che non avevano avuto la prima volta. Percepì il corpo di Hermione vibrare tutto, elettrizzato, fece scendere le mani sui suoi fianchi e la abbracciò.

Sentì un brivido percorrergli la schiena, quando lei dischiuse le labbra e rispose al bacio, mentre si avviluppava a lui.

Da delicati e lenti, i loro movimenti divennero a poco a poco avidi, famelici, la bocca inesperta di Hermione lambiva quella di Ron con urgenza. Lui fece scorrere le mani sulla schiena di lei, completamente ubriaco del suo profumo, perso nel calore dell’esile corpo di Hermione premuto contro il suo, avvertì la propria mente sgombrarsi, tutti i pensieri trasformarsi in fumo… ogni cosa veniva spazzata via dalle sensazioni che provava, ora esisteva solo lei…

Si aggrappò ad Hermione con forza, come se da quel contatto dipendesse la sua vita, come se staccarsi da lei, significasse precipitare nel vuoto, nell’abisso che inizialmente aveva bramato, e capì che forse avrebbe potuto resistere ancora, che avrebbe voluto combattere ancora, per lei.

Lasciò le sue labbra per far entrare aria nei polmoni, poggiò la fronte su quella di lei con gli occhi chiusi, continuando a stringerla a sé. Il respiro affannato di Hermione si disperdeva sul suo viso.

“Grazie.” bisbigliò Ron con voce roca. Per esserci sempre stata, perché so che ci sarai sempre.

Hermione ridacchiò e lasciò una serie di piccoli baci veloci sulle sue guance e sulla bocca. Ron sorrise, trascinato dal suo entusiasmo.

Si stupì che la sua faccia fosse ancora in grado di sorridere nonostante tutto, e si domandò se era possibile essere, allo stesso tempo, disperati e felici, perché era esattamente così che si sentiva, disperato per il lutto che la guerra aveva causato, e felice di poter avere lei, viva ed appassionata, fra le sue braccia.

Poggiò il mento nell’incavo del suo collo ed inspirò il suo odore, e si sentì come quando si torna a casa dopo un lungo viaggio, quando i timori svaniscono e provi la sensazione di essere al sicuro da tutto, nulla potrebbe farti del male, nessuno; e sei stanco, stremato, ma riconoscente di essere riuscito a non perderti, di aver ritrovato alla fine, la strada giusta. 

“Forse dovremmo rientrare.” disse Hermione piano, incerta.

“No.” Ron non voleva allontanarsi da quell’attimo perfetto, non ancora. “Resta qui, con me.”

Si staccò da lei tenendole le mani, e si sedette a terra, sull’erba, la schiena attaccata al muro di pietra, la guardò per invitarla ad imitarlo. Lei sorrise, si piegò sulle ginocchia e lo raggiunse, sedendosi fra le sue gambe, appoggiò la schiena contro il suo petto e si abbandonò al suo abbraccio protettivo.

Rimasero così senza più parlare, godendo semplicemente della vicinanza dell’altro, finché non videro spuntare l’alba.

Mentre la luce fioca di un giorno nuovo gli sfiorava il viso, Ron avvertì quel senso di completezza, di pace, che si era aspettato di ottenere alla fine della guerra, e che invece aveva tardato ad arrivare. Si lasciò invadere dalla consapevolezza di essere finalmente forte, determinato come non lo era mai stato.

Le cose sarebbero andate a posto, la ferita si sarebbe rimarginata, avrebbe ricostruito il suo mondo, avrebbe lottato per quella felicità che non percepiva più tanto lontana. Con Hermione al suo fianco non aveva bisogno di nient’altro, lei lo faceva sentire un eroe.

 

 

 

 

Grazie a coloro che hanno letto e recensito, e a quelli che leggeranno e recensiranno.

E grazie ai Foo Fighters per aver scritto Home, che mi ha accompagnato durante tutta la stesura della storia. Vi consiglio di ascoltarla, perché è veramente bellissima.

Alla prossima.

 

Emmahp7

   
 
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