Serie TV > Black Sails
Segui la storia  |       
Autore: themightyginger    25/01/2017    2 recensioni
[Dal testo]:
" D'improvviso, tutta la sorpresa divenne stupore accompagnato da un crescente senso di inquietudine.
La giovane non era vissuta prima d'ora in quel mondo di delinquenza e di pericolo, ma /quel/ nome era maledettamente famoso perfino in Inghilterra, perfino a Londra.
James Flint.
Il terrore dei sette mari.
Il pirata più temuto dalla corona inglese, autore di efferatezze ignominiose.
Un fuorilegge, un bugiardo, un ladro.. un assassino. "
Per tutti gli amanti del mondo pirata, una fanfiction ispirata alla fantastica serie tv prodotta dalla Starz, "Black Sails".
L'avventura di un personaggio originale che intreccerà le proprie vicende con quelle della vita del famigerato porto di Nassau e dei personaggi di ogni genere che vi ruotano attorno.
(Sono presenti riferimenti a scene particolari tratte direttamente dalla serie tv, opportunamente revisionate secondo le esigenze di trama.)
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Liberala e dalle quello che vuole in cambio del suo totale silenzio»

La voce del capitano Flint era stata dura e vibrante come un un martello che si schianta sull'incudine, e il dolore era stato forte, ottundente.
Jackie non avrebbe saputo dire a cosa fosse dovuto. Forse un colpo alla testa, forse una pugnalata alla schiena, forse un fendente alla bocca dello stomaco.

Poi tutto si era fatto nebbioso, scuro.

Uno spiraglio di luce intollerabile da guardare le era baluginato di fronte agli occhi, era comparsa una figura sfocata: somigliava ad Eleanor Guthrie..
Poi aveva sentito il mare. Il mare con le sue onde scroscianti, il perpetuo borbottìo dell'acqua che si agita sotto il tocco del vento, le correnti impetuose che attraggono ogni cosa tra le loro spire, come serpenti dalla stretta letale.

«e fa' che abbia chiaro in mente cosa succede..» Flint aveva parlato di nuovo; la voce era austera come al solito, ma stavolta pareva essere un tutt'uno con il suono dei flutti.
Jackie tentò di scovare il temibile capitano; prese a cercarlo con lo sguardo ansioso, desideroso, come se la visione dell'uomo potesse placare il dolore, la confusione, lo stordimento.
Non riuscì a trovarlo. Tutto quel che vide fu solo un oceano sterminato sin dove la sua vista poteva arrivare, sino ai confini del mondo. Poi era accaduto qualcosa di strano, qualcosa che...
Il capitano Flint le era alle spalle, ne era certa. 
Jackie non riuscì voltarsi -non ne capiva il motivo- ma non vi riuscì, come se fosse bloccata, condannata a fissare in eterno quel mare senza limiti.
Però poteva sentirlo.
Poteva chiaramente percepire dietro di lei la presenza autoritaria del capitano della Walrus, quel suo tipico odore di salsedine e di ferocia che le stuzzicava le narici. Ma non era sgradevole o, comunque, non come sarebbe dovuto essere. 
Jackie inspirò come se quell'aroma di salmastro fosse il profumo più dolce che avesse mai avuto il piacere di annusare, un aroma che aveva un qualcosa di fin troppo afrodisiaco, totalmente diverso-- nuovo da come lo aveva percepito la prima volta..
Qualcosa le sfiorò il collo e lei tremò, percorsa da un brivido dalla nuca sino ai lombi. Doveva essere il respiro caldo di Flint, uno sbuffo appena percepibile ma di una potenza inarrestabile.
L'istinto di voltarsi, di specchiarsi nelle belle iridi verdi fuoco dello spietato pirata, s'impossessò della sua mente, ma la ragazza trovò il suo corpo nuovamente ancorato, incapace di qualsiasi movimento.
Un'onda più irruenta delle altre le lambì i piedi proprio mentre la mano ruvida, ma sapiente, di James Flint le stava carezzando il profilo del volto. Jackie, quasi per riflesso involontario, reclinò il capo da una parte, come a venire incontro allo strano, incredibile, gesto di tenerezza e poi.. Poi la mano, quasi fosse stata dotata di tentacoli, le si era avviluppata attorno al collo, avida, violenta, privandola dell'aria in una stretta che sapeva di morte.
D'un tratto, tutto attorno si fece livido e sfocato.

Quando aprì gli occhi di colpo, emise un gemito sofferente ed inspirò a pieni polmoni, il cuore che le martellava nel petto ad un ritmo preoccupante. 
Fece danzare lo sguardo tutto attorno e -nonostante la visuale di uno scrittoio, di uno specchio e di un armadio vecchio, ma ancora buono da utilizzare- il soffitto di quella camera, una sorta di mansarda che scendeva bruscamente a spiovente verso ovest, le apparve decisamente troppo vicino e vagamente soffocante.
Jackie si passò un avambraccio sulla fronte a tamponarsi le minute goccioline di sudore gelido comparse ad imperlarle la fronte. L'incubo, grosso modo sempre il medesimo, la perseguitava ormai da diversi giorni e non le aveva lasciato requie dal momento in cui, in un atto di pietas probabilmente molto raro, James Flint ed Eleanor Guthrie avevano deciso di lasciarla andare.
Se a John Silver era andata di lusso, osava dire che a lei era andata anche meglio. Era vero che il cuoco possedeva informazioni preziose, anzi fondamentali, da "vendere" -garanzia, queste, della sua personale sopravvivenza- ma, a quanto era emerso, anche il silenzio non era di minor valore per la riuscita dell'impresa riguardante la Urca de Lima.
Nel momento stesso in cui, al cospetto della Guthrie e del capitano Flint, Jackie aveva evidenziato l'importanza cruciale del proprio tacere, aveva realizzato d'essersi autoconferita un potere di cui nessuno, nemmeno l'uomo che terrorizzava i Sette Mari, avrebbe potuto privarla. Se lei avesse parlato, se avesse anche soltanto spifferato, della missione che l'equipaggio della Walrus era in procinto di compiere, -Flint lo aveva compreso assai bene- per la nave e la ciurma sarebbe stata la fine. Sarebbero stati tutti massacrati prima del tramonto susseguente.. forse, i più fortunati sarebbero riusciti a sfiorare la nuova alba.
E questo le aveva permesso di togliere le proprie castagne da un gran brutto fuoco.
Tanto per cominciare, era uscita dalla sgradevole "conversazione" con James Flint ed Eleanor Guthrie pressochè illesa-- e già questa, non era affatto cosa da poco.
Inoltre, come a coronare quella vittoria più che soddisfacente e mai neanche immaginata, dopo che Flint aveva lasciato lo studio proprio sopra la rumorosa locanda, silenzioso e rapido come uno spettro, Eleanor Guthrie -non senza rivolgerle uno sguardo infastidito- le aveva fatto cenno di tornare ad accomodarsi sulla sedia di fronte allo scrittoio sommerso di scartoffie varie.                                                                                                                                        
Jackie era rimasta immobile, come una preda in allerta, quando la signora di Nassau aveva alzato gli occhi al cielo, in un evidente segno di rinnovata pazienza, e le aveva parlato con voce ben più accomodante:

«Dato che dobbiamo parlare d'affari, conviene che tu ti segga.»

«Di affari?» le aveva replicato di rimando la ragazza dai capelli scarlatti, confusa.

«Come avrai notato, il capitano Flint ti ha appena risparmiato la vita» Eleanor estrasse un foglio vergine da uno dei cassetti alla sua destra ed afferrò una lunga piuma d'oca di un triste colore cenerino.

«Ma siamo pari adesso, no? Insomma, io ho--»

«Flint è di certo un amante del rischio, ma detesta correrne di inutili e di potenzialmente fatali. E tu, sei uno di quelli!» Eleanor Guthrie aveva ripreso a parlare incurante, come se Jackie non avesse posseduto una propria voce «vuole il tesoro della Urca, ma prima di questo, vuole mantenere il massimo riservo circa il tesoro della Urca, dunque--»

La Guthrie girò la pergamena di modo che Jackie potesse trovarsela sotto gli occhi nel giusto verso e poi le porse la lunga piuma d'oca, un poco spennacchiata.

«--è il caso che tu scriva, e velocemente, cos'è che vuoi per il tuo assoluto silenzio. Soldi, gioielli, armi, qualunque cosa possa comprarti» la donna dai biondi capelli raccolti in una crocchia imprecisa sorrise malandrina, compiaciuta per chissà quale sensazione di potere sentiva di esercitare sulla propria interlocutrice.

Jackie corrucciò la fronte e trattenne il respiro per qualche momento. In sè provò un vago senso di disagio, diverso da quello provato al cospetto del capitano Flint, ma parimenti uggioso ed inclemente.
Si sentì maledettamente offesa per essere stata considerata una persona corruttibile, venale e materialmente attaccata alle cose. Se mai c'era stato dipinto più inesatto di se stessa, era quello che Eleanor Guthrie era riuscita a creare in pochissime, elementari, parole. Tirò su col naso, lanciando uno sguardo di disprezzo verso il documento ancora illibato che giaceva, spiegazzato ai bordi, sullo scrittoio.
L'impulso fu quello di afferrare la piuma e di scrivere un qualche colorito insulto nei riguardi della Guthrie, ma una furbizia, una malizia che Jackie non era così conscia di possedere nel proprio animo, le suggerì che, forse, mettere da parte l'orgoglio e i nobili ideali per risollevare -almeno un poco- la propria esistenza, sarebbe stato il miglior esito di tutta quella assurda vicenda, impensabile andando a ritroso anche solo di poche settimane.
Ma se Eleanor Guthrie -e prima di lei, James Flint- stava fremendo per zittirla e per "ricompensarla", approfittare della situazione non le risultò poi così immorale-- sempre che non si considerasse la tipologia di persone con le quali si stava apprestando a "concludere affari". Valutò l'idea di fregare la regina al suo stesso gioco, ma un tacito istinto di sopravvivenza le ricordò che l'incolumità personale doveva restare l'interesse prioritario.

"Chiudere i conti con Flint e con la Guthrie e, magari, anche con questo posto. Potrei imbarcarmi. Verso Port Royal, verso le rive americane... Magari verso Boston o la Louisiana. Dicono che New Orleans sia una bella città, e che--"

La voce stridente e alquanto seccata di Eleanor Guthrie interruppe il filo di pensieri che si stava districando nella mente della giovane rossa; la ragazza non comprese le parole della signora dell'isola fin quando quella non le ripetè, ancor più stizzita.

«Sai scrivere?»

Jackie sbattè le palpebre più volte, lentamente, poi si protese verso di Eleanor Guthrie e le sfilò di mano la piuma d'oca, in un gesto privo di grazia o gentilezza.

«Sì, so scrivere e bene!» Jackie grugnì la risposta a denti serrati, ora più che lievemente offesa.

«Buon per te» la Guthrie incrociò le braccia al petto e si lasciò cadere sullo schienale della sua poltrona foderata, non curandosi di celare il disinteresse.

Jackie le riservò uno sguardo bieco che però la bionda non colse, occupata com'era a guardarsi attorno, immersa in chissà che altri pensieri.
La giovane rossa avvicinò la propria sedia allo scrittoio, intinse la punta della piuma nella piccola ampolla contenente l'inchiostro e si accinse finalmente a vergare la carta. Restò interdetta, indecisa, frastornata, messa dannatamente alle strette. Una grossa goccia di liquido nero e viscoso si riversò sulla pergamena, dando vita ad una brutta macchia scura, quasi come un pugno sferrato alla povera carta ingiallita.

«Meditare non servirà a molto, e tirare troppo la corda sarà anche meno fruttuoso.»

Jackie alzò di scatto la testa e i suoi riccoli vermigli le danzarono sulle spalle ossute.
«E questo che significa?»

Eleanor Guthrie sollevò i gomiti e scrollò le spalle in un cenno come a sottolineare una ridicola ovvietà:
«Meglio che tu non abbia pretese esagerate nelle tue richieste.»

«Se ho ben inteso, il mio silenzio è altamente prezioso ai fini del ritrovamento e della conquista della Urca de Lima, quindi deduco di potermi permettere un qualche incentivo piuttosto appagante--»

La Guthrie si sporse in avanti, lo sguardo duro e glaciale, la voce sottile ma dannatamente convincente.
«Ragazza, stai scherzando col fuoco. Te ne rendi conto o sei troppo ingenua per farlo?»

Jackie espirò rumorosamente, non meno infastidita della Guthrie: era la seconda volta, in brevissimo tempo, che la bionda l'accusava d'essere un'ingenua.

«Hai il diritto di avanzare una richiesta solo perchè Flint è stato tanto magnanimo da risparmiare quel tuo culo secco, ma--» Eleanor si alzò in piedi, prendendo a camminare compulsivamente avanti ed indietro dallo scrittoio alla finestra alle sue spalle «--quello che chiederai dovrà essere giusto.. dovrà essere ragionevole.»

«Ah!» d'istinto, Jackie smollò la piuma d'oca che andò a rotolare sul tavolo, imbrattando il foglio ed altre carte di intense striature nere «e ad ordinarmelo è un uomo che per vivere si dedica al ladrocinio e all'omicidio?»

«Il capitano Flint è un uomo di parola. Se le tue pretese saranno accontentabili, non mancherà di assecondarle. Hai la mia garanzia.»

«La garanzia di una complice non meno colpevole? Non mi sembrano delle basi idilliache per stipulare un accordo, suona come stringere un patto col diavolo!» Jackie si era pentita all'istante di tanto sfoggio di coraggio e strafottenza, ma qualcosa -forse l'esser stata trattata come un rifiuto umano la notte addietro o forse l'esser stata sottovalutata della grossa- l'avevano portata alla saturazione e niente, a quell'estremo punto in cui si era ritrovata, le avrebbe mai potuto impedire di sbottare.

«Vediamo. In normali occasioni, a quest'ora ti troveresti scannata in una qualche fossa dei Relitti. Ti sembra così pessima la tua condizione attuale?» il tono della Guthrie si era fatto, se era possibile, anche più intransigente.

Seguirono degli attimi di pesante silenzio, finchè Eleanor non riprese parola più morbidamente, mentre tornava a sedere:
«Non so chi sei, nè cosa vai cercando. Ma puoi andartene per la tua strada e lasciare questo posto con tutta la follia che esso porta in grembo..»

Jackie scosse il capo in atto di diniego e raccolse, quasi con pena, la povera piuma d'oca:
«In verità, non avevo intenzione di lasciare Nassau-- almeno non fino a ieri mattina. Il progetto che il capitano Flint ha in serbo per questa città mi piace davvero, io.. Non sarei dispiaciuta di prenderne parte» la ragazza fece spallucce, mostrando rassegnazione ma nessuna mestizia «e poi, non saprei dove andare. Non c'è anima viva che mi stia aspettando altrove.»
Questo era inesattamente falso, Jackie ne era consapevole, ma non le dispiacque celare alla Guthrie l'altra metà della verità.
La signora di Nassau aveva impercettibilmente annuito, poi aveva indicato la pergamena, invitando Jackie a sigillare quel patto verbale, fondato su una debolissima fiducia riposta nelle anime di un filibustiere, il peggiore -o il migliore- tra tutti, e una ricettatrice.

La ragazza dai boccoli di fuoco fissò il foglio macchiato qua e là ancora una volta, poi posò nuovamente la piuma, stavolta con maggior grazia.

«Io non so cosa potrei chiedere. Che siano soldi o gioielli, in una bolgia come è quest'isola, tra ladri e puttane, potrebbero sottrarmeli in un qualunque momento. Potrebbero ammazzarmi per sottrarmeli-- sempre che non lo faccia prima il capitano Flint in un momento di lucido ripensamento. Dunque... Io vorrei proporre un altro tipo di accordo.»

Eleanor Guthrie inclinò il capo da un lato ed incurvò un biondo sopracciglio, alquanto scettica:
«Ma davvero?»

Jackie non seppe codificare se nella voce della bionda ci fosse sarcasmo, ironia, o un velato divieto, ma non si fece scoraggiare e proseguì nel suo disperato tentativo.

«Ho ricevuto un'educazione, ho studiato. Non so quanti abitanti abbia questa città, quest'isola, ma da quel che ho visto, non mi sono parsi dei grandi ingegni. Invece di pagarmi o di riempirmi di perle lucenti, credo che sarebbe più utile permettermi di rendermi d'aiuto in una qualche maniera. Potrei occuparmi dei documenti di commercio, dei permessi per le navi, di.. di qualsiasi cosa ci si possa occupare. Datemi un incarico, mettetemi alla prova.»

«E tu cosa ci guadagneresti?»

«Un salario, dei pasti che mi tengano in vita ed un tetto sulla testa. Non ho altre richieste. Eccetto, la garanzia che il capitano Flint e la ciurma della Walrus tutta non mi avanzino ulteriori minacce.»

Eleanor Guthrie si fece improvvisamente meditabonda e i suoi occhi dalla forma delicata si strinsero a formare due fine fessure cerulee.

«Forse, l'idea non è così malvagia» la bionda si alzò di nuovo, stavolta muovendo piccoli passi, quasi roteando su se stessa «non sono i documenti che mi interessano, non più di tanto comunque, piuttosto... Senza offesa-- Jackie, vero? C'è qualcosa che potresti fare e, credo, anche bene.»

«Cosa?!» Jackie rispose quasi in un ruggito, temendo di stare per essere indirizzata verso il bordello.

«Dici di non essere una spia, e magari non lo sei davvero, ma a carpire informazioni che non ti appartengono sei piuttosto abile.
Vedi, questa città vive di segreti, di tradimenti e di colpi bassi» la Guthrie si lasciò andare ad un sospiro rassegnato «ma quello che la tiene in vita più di qualunque cosa, è la costante paura che gli Inglesi giungano su queste rive. Magari non tutti lo ammetteranno, ma è ciò che unisce anche le ciurme più ostili tra loro.. Perfino la ciurma di Flint con quella del capitano Vane.»

Al solo sentir nominare gli Inglesi, Jackie trasalì, percependo un brivido di morte attraversarle tutto il corpo indolenzito. Trovò miseramente tragico aver timore della propria stessa gente, anche se, a dirla tutta, lei non si sentiva più inglese di una buona bottiglia di scotch.

«Anche a me premono gli Inglesi. Più volte sono stati avvistati non troppo lontani da New Providence, non quanto dovrebbero esserlo almeno, e una spia al mio servizio insediata al porto, potrebbe essermi di gran vantaggio.
Nessuno ti conosce e nessuno arriverà a pensare ad una nostra collaborazione in tal senso, se manterremo una certa discrezione. Ufficialmente, ti occuperai di controllare per mio conto i carichi che approdano sulla spiaggia, ma principalmente quello che farai, sarà preoccuparti di essere i miei occhi e le mie orecchie. E' accettabile?
In cambio, pattuiremo un buon pagamento, un alloggio e la possibilità di sfamarti nella locanda ogni qual volta ne sentirai il bisogno.. Sempre che il lavoro da te svolto sia eccellente come credo che sarà. E' tutto chiaro?»

Jackie, che aveva seguito con lo sguardo ballerino ogni movimento della Guthrie, rimase in silenzio, soppesando per bene la proposta della signora di Nassau. Contrariamente alle aspettative, dovette ammettere a se stessa che quell'accordo non suonava poi affatto male. La sola prospettiva dell'abnorme quantità di nuove cose che avrebbe potuto apprendere, cose che nessun libro avrebbe mai potuto insegnarle, l'allettò anche più del salario, del cibo e di un letto presumibilmente comodo e asciutto.
Se i beni materiali non erano la chiave per tentarla, la curiosità e la promessa di un'avventura sicuramente adrenalinica avrebbero potuto smentire assai facilmente quella convinzione, connaturata in lei, di essere difficilmente corruttibile.
Ad ogni modo, si sforzò per non tradirsi e trattenere l'entusiasmo, lungi dal voler mostrare ad Eleanor Guthrie la frenesia che aveva preso ad animarle mente e corpo.

«Allora?» la incalzò Eleanor a seguito di lunghi momenti di imbarazzante silenzio.

La giovane dai boccoli vermigli sollevò, realmente per la prima volta, il proprio sguardo sulla signora dell'isola che le torreggiava di fronte, concedendosi il tentativo di scorgere chissà quale tacita sicurezza negli occhi algidi della bionda.
Quell'attimo non servì a scorgere alcunché nelle pieghe profonde dell'animo di Eleanor Guthrie, bensì a trovare una personale conferma interiore.
Diventare una spia al soldo di una malandrina -e di chiunque in generale- recava in sé delle conseguenze di grande pericolosità,  conseguenze da non sottovalutare, ma Jackie si ritrovò a non disporre del tempo e della tranquillità che un'accurata ponderazione avrebbe richiesto e, pregando di non doversene venire a pentire in futuro, si lasciò trasportare dall'entusiasmo della ragazzina che evidentemente abitava in lei e che aveva la brutta abitudine di fuoriuscire nei momenti meno opportuni.

«Accetto» sentenziò definitiva, la voce ferma, ma la gola secca quanto un deserto «non avrete da pentirvene.»

Così, Jackie aveva stretto l'accordo che solo una pazza -o una disperata- si sarebbe sognata di stipulare.
In seguito, si era rifiutata di domandare a se stessa in quale delle due categorie potesse essere collocata, se la pazza o la disperata, e preferì affogare i dubbi negli affari che la stavano attendendo.
Si poteva affermare senza errore che la giovane rossa avesse incominciato a darsi da fare, a "lavorare", quel pomeriggio stesso.
Il garzone che serviva al bancone della locanda, quello che lei aveva etichettato come un oste, in realtà si era rivelato una sorta di scagnozzo al soldo di Eleanor Guthrie, il quale occasionalmente si trovava a svolgere le mansioni di locandiere.
La Guthrie li aveva frettolosamente presentati ed aveva incaricato l'uomo -che rispondeva al nome di O'Malley- di condurre la ragazza a fare un giro quanto più accurato della città e nello specifico del porto, luogo che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto conoscere al pari di un pater noster.

L'uomo le aveva rivolto un mezzo sorriso, stringendole la mano in una presa sicura e convincente. Era molto meno vecchio di come Jackie lo ricordava -forse per colpa dei fumi del sidro che la prima notte alla locanda le avevano dato alla testa- e tuttavia quell'impressione che quel tale fosse un brav'uomo percepita con la mente annebbiata, non era svanita con la sobrietà ed anzi si era andata rafforzando.

Jackie lo aveva seguito, inoltrandosi subito dietro di lui per i vicoli affollati di Nassau, e intanto O'Malley aveva preso a dirle qualcosa che, per via della confusione, giunse a singhiozzi alle orecchie della ragazza.

«Quindi voi... Vi occupereste....esattamente, se ho ben inteso... cosa...?»

La ragazza affrettò il passo e si affiancò alla figura imponente di O'Malley. Alla luce del sole, gli occhi grigi dell'uomo parevano assumere una sfumatura diafana, quasi bianca, che non stonava con quei suoi capelli lunghi e brizzolati d'argento.

«Mi occuperò di controllare i carichi che entrano in porto per conto della signora Guthrie. Valuterò le merci potenzialmente buone da trattare e scarterò quelle che invece risulterebbero solamente un pessimo investimento, uno spreco di denaro» la ragazza fu costretta a gridare per essere sicura di venir udita.

O'Malley annuì col capo, mentre invitò la giovane a svoltare sulla destra in direzione della spiaggia.

«Siete una sorta di... economa?»

Jackie fece spallucce mentre si guardava attorno, ricordando con una certa agitazione le stradine polverose per le quali, solo un giorno addietro, era sgattaiolata come un ratto, fuggendo dagli uomini di Flint.

«Soltanto, non riesco a capire» prese a dire O'Malley, voltandosi e fissando per la prima volta la giovane da che si erano riversati in strada «lavoro per Eleanor Guthrie da molti anni e di solito queste faccende le ha sempre sbrigate da sé.. Perché ora dovrebbe lasciar fare a voi?»

«La signora Guthrie è piuttosto occupata con alcune faccende che--»

«Per causa di quel ..vascello spagnolo, quella Urca de Lima?» domandò O'Malley, accelerando il passo per superare un gruppo di perdigiorno.

Jackie faticò a stargli dietro in un primo momento, ma poi riuscì a riguadagnare terreno ed affiancarsi nuovamente al suo cicerone. Restò sorpresa quando lo sentì nominare la Urca, convinta com'era che la Guthrie non avesse messo al corrente dei propri piani un sottoposto come O'Malley.

«Be'» tagliò corto l'uomo, tamponandosi con l'avambraccio un pó di sudore sulla fronte «se Eleanor si fida di voi, è perché avete delle qualità, dunque.. Benvenuta a tra noi. Oh, ecco finalmente ci siamo!»

Jackie si voltò, scrutando per bene i moli che aveva avuto occasione di osservare solamente con la debole luce del tramonto, quando si era mossa alla ricerca disperata del Corvo.
Lo scoprì poco distante, seduto come lo aveva lasciato la sera del loro sgradevole dialogo, così immobile che alla giovane venne il dubbio che il vecchio, per davvero, non si fosse mosso da quel suo sgabello sbilenco per ore intere.
Rapidamente, mentre si stava incamminando per la banchina principale del porto affiancata dal locandiere, Jackie passò in rassegna i vascelli di cui aveva appreso dalle labbra cascanti del Corvo.
Riconobbe l'enorme sontuosa struttura della Bloody Mary, la particolare polena a foggia di leone alato dalla laccatura laminata in oro della Major Glory, le tipiche vele segnate da una grossa croce greca vermiglia della Reina Moray, il brigantino leggero di Charles Vane; in lontananza, faceva la sua ostile apparizione la temuta Walrus, apparentemente deserta. Ma molti altri velieri erano ormeggiati nel porto, languidamente cullati dalle deboli increspature dell'acqua — velieri di cui Jackie non possedeva conoscenza alcuna.
Erano molti e molti altri sarebbero sopraggiunti, tanto che un insistente senso di timore si insediò in lei, sconfortandola: una buona spia e un'altrettanto buona finta ricettatrice avrebbe conosciuto non soltanto i nomi delle navi, bensì anche i nomi dei loro capitani, nonché le merci che questi erano soliti traghettare.
Per paradossale che fosse, una buona spia sarebbe stata esattamente come il vecchio Corvo.

O'Malley la riportò alla realtà, scuotendole una spalla con una leggera botta di gomito; l'uomo indicava tutt'attorno un qualcosa di indefinito, forse una nave o un gruppo di persone o chissà cos'altro.
«Questo è il porto con tutti i suoi approdi, ma a giudicare da come vi muovete, mi pare di capire che già lo conosciate..»

Jackie arricciò le labbra in una smorfia poco convinta e poco partecipata, l'aria distratta ancora assorta nelle proprie attente osservazioni.
«Sono approdata su queste rive non molto tempo fa, ho una buona memoria per i luoghi che mi capita di praticare» la ragazza si aggiustò i lunghi capelli dietro l'orecchio, in un gesto di vago nervosismo «una memoria meno buona per ricordare i nomi di tutti questi vascelli.
Ne vedo di nuovi che al mio arrivo non erano agli ormeggi.»

«Ne arrivano sempre di nuovi. Spagna, Francia, Olanda, intraprendenti mercanti inglesi; e molti carichi giungono qui dalle coste americane. Nassau ha il privilegio d'essere un porto di transito, con tutte le conseguenze che questo comporta» O'Malley annuì, rivolgendo lo sguardo oltre la spalla di Jackie quasi che stesse seguendo le parole di un suggeritore, tanto che alla ragazza suscitò l'istinto di voltarsi — cosa che, però, evitò di fare.

«Ci sono delle dritte che potreste darmi, O'Malley-- posso chiamarvi O'Malley, vero?»

L'uomo tornò vigile a rivolgersi alla sua giovane intelocutrice, incrociando le braccia al petto in un atto cogitativo.
«Solitamente, i primi carichi che la signora Guthrie si preoccupa di gestire, sono quelli del capitano Lawrence della Black Hind, del capitano Naft dell'Intrepid, del capitano Hornigold -per quei pochi bottini che importa da quando si è impossessato del forte dell'isola- e del capitano Vane, quando decide di richiamare -o per meglio dire, quando Rackham lo fa- quella ciurma di cani sciolti che si ritrova a capitanare.»

L'attenzione di Jackie ebbe un significativo picco quando sentì O'Malley fare il nome di Lawrence e della sua nave. La Black Hind. Doveva essere il mercantile sul quale lei aveva viaggiato qualche settimana prima.

«E poi, naturalmente, ci sono i carichi di Flint» riprese a parlare il locandiere, ghignando come se quell'informazione fosse la cosa più ovvia e ridicola del mondo «o meglio, c'erano.»

«C'erano?» la giovane rossa si interessò ancor di più a quella conversazione iniziata in maniera piuttosto piatta e scoprì, con suo sommo disappunto, di come al solo sentir nominare il capitano della Walrus ancora sobbalzasse simile ad un fringuellino preso in gabbia.
Le tornò alla mente l'incubo -giacchè era sempre lo stesso, salvo qualche insignificante variazione- in cui il pirata dalla signorilità spietata tentava crudamente, e forse con successo, di soffocarla. Non si era voluta fare domande in tal proposito, dal momento che aveva ritenuto quel sogno di cattivo gusto soltanto il frutto del suo ego agitato a causa degli ultimi eventi nei quali si era trovata coinvolta. Tuttavia, il senso di mancanza d'aria col quale si andava svegliando da diversi giorni, trascendendo in tal modo la dimensione onirica, stava tacitamente cominciando a preoccuparla nel concreto.

«Sono ormai quasi tre mesi che l'equipaggio di Flint non conquista carichi degni di nota e nessuno ne conosce esattamente il motivo, dal momento che è per mare più di qualsiasi altro capitano dell'isola.
Il solo pensare che fallisca gli assalti ai galeoni spagnoli o ai mercantili olandesi e inglesi è a dir poco un'assurdità.. Ma, ad ogni modo, ora ha promesso cinque milioni in pezzi da otto. La signora Guthrie prega che il capitano riesca nella difficile impresa. In caso contrario, gli affari subirebbero un colpo mortale.»

Jackie annuì, ostentando una falsa aria vagamente confusa. Di certo conosceva la vicenda della Urca de Lima in maniera molto più accurata al confronto di O'Malley e non aveva dunque bisogno del locandiere per intuire e valutare le conseguenze che il tesoro spagnolo avrebbe portato con sè assieme al proprio splendore, ma aveva deciso -da che Eleanor Guthrie l'aveva assoldata- che non avrebbe mostrato di conoscere più di quel che avrebbe asserito.
In quel luogo di Satana, forse sarebbe stato un bene essere sottovalutata piuttosto che temuta — per quanto la natura della ragazza la portasse a gradire assai maggiormente la seconda opzione.

***

Non le pareva quasi possibile che fossero già trascorse quasi due settimane da quel pomeriggio in cui O'Malley l'aveva mollata al porto, alla mercè della bolgia caotica delle spiagge di Nassau e, ancor di più, non le pareva vero che fosse riuscita ad adattarsi al ritmo vertiginoso al quale, quella città, pretendeva si dovesse danzare.
Da che aveva preso a frequentare il porto, Jackie aveva appreso parecchie informazioni circa le persone e le ciurme che lo popolavano.
Aveva imparato come riconoscere le navi basandosi sugli emblemi campeggianti sulle bandiere, ed aveva redatto una lista con i nomi dei capitani, dei loro vascelli, e delle merci che questi erano soliti depredare e trasportare fino a Nassau. Non poteva ancora dire di possedere un quadro completo dei commerci di contrabbando, ma di sicuro si trovava sulla buona strada.
Aveva studiato le personalità più influenti dell'isola, nel tentativo di capirne il modo di fare e di agire. 
Benjamin Hornigold si faceva vedere poco sui moli del porto -chiuso com'era nel forte del quale deteneva il controllo- ma comunque, quelle rare volte in cui si degnava di passeggiare per i vicoli di Nassau, pareva suscitare un certo rispetto negli animi degli uomini che incrociava per la strada — ma quanto a Jackie era saltato all'occhio, era semplicente la presunzione eccessiva che accompagnava quell'uomo dall'abbigliamento raffinato, la barba un po' all'antica e l'aria tronfia.
Poi le era capitato di assistere ad una scenetta alquanto esilarante, grazie alla quale aveva avuto modo di conoscere più da vicino il capitano Naft e un certo Frasier che non era un capitano, ma possedeva abbastanza denaro tanto da essere altamente considerato addirittura dalla stessa Eleanor.
Naft le era risultato particolarmente tardo e decisamente molto ignorante, ma era un sempliciotto e, alla fine, non la persona peggiore che si potesse incrociare per le vie di New Providence.
Aveva scaricato dalla propria nave un quadro che doveva valere parecchi soldi; Jackie non avrebbe saputo indicarne l'autore -che di talento doveva possederne- ma aveva riconosciuto la tecnica molto vicina a quella dei capolavori fiamminghi di artisti rinomati come Van Dyck e Rubens; Naft poi aveva affiancato a quell'opera un quadro, probabile copia di un falsario non molto in gamba, qualitativamente più scadente. Agli occhi di Naft, quelle due tele apparivano identiche, ma non ci sarebbe voluto di certo un grande intelletto critico per comprenderne la differenza e riconoscere da una parte un'opera d'arte e dall'altra uno scarabocchio immondo.
Più o meno, il concetto che Frasier tentava di far entrare nella testa vuota del capitano dell'Intrepid da almeno qualche ora.
Così Jackie si era tenuta in disparte e si era gustata lo spettacolino, notando la perizia con la quale Frasier aveva condotto un'analisi del quadro vero; le era improvvisamente sovvenuto alla mente di aver udito già quel nome dalla bocca di uno degli uomini di Flint, dal quartiermastro -Gates, se non andava errata- l'uomo col tatuaggio da settario sulla nuca.

Ora Jackie lo ricordava con chiarezza.

Frasier aveva tentato di fare da garante per la compravendita della rotta della Urca de Lima tra John Silver e il capitano Vane, ovviamente fallendo, perchè la transazione era saltata in quella famosa notte ai Relitti, forse anche grazie a lei e al suo parziale e mal riuscito intervento.
Alla fine, proprio quando la diatriba tra Naft e Frasier stava per risolversi in chissà quale strambo compromesso, la giovane aveva intravisto sopraggiungere quel colosso di Billy Bones, naturalmente accompagnato dal solito, inseparabile Gates, e si era dileguata prima di poterli incrociare sul proprio cammino.
Sulla carta, Jackie non aveva più alcunchè da temere da parte degli uomini della Walrus, Eleanor gliel'aveva garantito, ma sarebbe stata insincera se avesse ammesso di fidarsi /pienamente/ della parola della Guthrie o soprattutto del capitano Flint.
L'aveva risparmiata una volta, era chiaro che sarebbe stato saggio sparire — o comunque rendersi più invisibile possibile. Non vi era il benchè minimo motivo per giocare a sfidare la sorte una seconda volta.

Ad ogni modo, a parte le singole individualità, anche le rivalità tra ciurme erano fondamentali, dato che potevano rivelarsi utili per avanzare ricatti ed ottenere più facilmente quello che Eleanor Guthrie si prefiggeva di ottenere — che fossero carichi esclusivi, o prezzi più modici da pagare, o che si trattasse semplicemente di ricordare ai pirati quale legge -e di chi- vigesse nel porto e nell'isola.
Ed in effetti, la conoscenza si stava rivelando un'arma piuttosto preziosa ed efficace.
Jackie aveva speso ben due giorni a trattare con la ciurma di Boyd per un carico di tabacco che -Eleanor le aveva detto- si sarebbe potuto rivendere con lauti guadagni agli spagnoli di Siviglia, minacciando il capitano dell'equipaggio in questione di ricompensare col doppio del valore, il prossimo carico che la ciurma di Moulton -storico rivale di Boyd- avrebbe trasportato sulle rive del porto.
Inutile dire che Boyd aveva ceduto, sgomento alla sola idea di regalare un favore all'odiato nemico, e che, alla fine della storia, Jackie aveva fatto risparmiare ad Eleanor Guthrie almeno un quarto del prezzo previsto e che, infine, il tabacco era partito per le colonie spagnole già il giorno successivo.
Eleanor, dal canto suo, si era dimostrata entusiasta del lavoro che la giovane stava svolgendo, dando prova di una certa apprezzabilissima ed intraprendente sagacia, tant'è che le aveva ripagato i primi sforzi.
Jackie aveva ottenuto un alloggio nella mansarda della locanda -una stanza appena sopra quella della Guthrie- e con i primi compensi ricevuti, aveva potuto comprare degli abiti nuovi e finalmente aveva potuto riprendere a mangiare e a dormire in condizioni civili.
Solo a ripensarci, le pareva tutto un lungo sogno dorato.
Anche i rapporti con la signora dell'isola si erano fatti molto più morbidi e distesi. Entrambe avevano abbandonato i convenevoli -non che Eleanor ne avesse mai adottati nei suoi riguardi- e si rivolgevano l'una all'altra alla stregua di due persone in rapporti da anni. Eleanor preferiva essere pragmatica, piuttosto che ben educata.
E Jackie, incredibilmente sorpresa, aveva dovuto ammettere a se stessa che la persona di Eleanor Guthrie non le dispiacesse affatto e che, anzi, la sua compagnia le risultasse assai gradevole.
Del resto, la padrona di Nassau si meritava il massimo rispetto già soltanto per aver addomesticato orde di pirati indisciplinati, per non parlare della maestria con la quale riusciva a gestire i commerci e gli affari dell'attività paterna.
E tutto questo, essendo una donna in un mondo a misura d'uomo.
Jackie, in tutta onestà, provava una segreta ammirazione per quella figura tanto autoritaria e tanto d'ispirazione sin dai tempi in cui ne aveva udito parlare -ovviamente in malo modo- tramite le bocche di galantuomini londinesi anni addietro.

[...]

Ripercorrendo col pensiero gli ultimi avvenimenti che l'avevano coinvolta, la rossa si sollevò a sedere sul materasso asciutto e sufficientemente confortevole per il quale ancora tacitamente ringraziava.
Sbadigliando, sbirciò tra le imposte schiuse dell'unica finestra presente nella camera ed ipotizzò, grazie ad un sole pieno ancora sopra l'orizzonte, che l'ora non doveva essere ancora così inoltrata. Sbuffò e si dispiacque perché avrebbe voluto dormire fino a sera fatta, dal momento che si era messa in testa di studiare il porto e Nassau di notte, priva dell'agitazione di essere inseguita o ricercata da anima viva.
Sapeva che avrebbe trovato uno spettacolo ricco di uomini ubriachi, risa sguainate e puttane sudate, ma se c'era qualcosa che aveva imparato, era che di notte gli uomini si dimenticano d'essere prudenti, che tendono ad agire d'istinto e a straparlare — comportamenti che per lei avrebbero costituito un gran vantaggio.
Se avesse prestato molta attenzione, avrebbe raccolto informazioni utili -specie dalle bocche ansiose di condividere le proprie avventure, o dei forestieri giunti in giornata- ed Eleanor ne sarebbe stata entusiasta e l'avrebbe pagata bene.

Jackie abbandonò il letto complimentandosi con se stessa per la velocità d'adattamento alle folli regole di quel porto e per la notevole capacità di riuscita in quello che poteva chiamare ‘lavoro’ a tutti gli effetti.
Si sciacquò rapidamente la faccia con dell'acqua che aveva stagnato nel catino per l'intero pomeriggio e che era divenuta calda come una sera d'aprile, ma la ragazza non vi badò molto, presa com'era dal filo dei suoi pensieri.
Dal momento che oramai era in piedi, valutò di andare a farsi un giro per la spiaggia, vigilando e appurandosi che nulla, quella mattina, fosse sfuggito al suo occhio indagatore.

Prima di lasciare la camera investita dal sole bollente, afferrò un pugnale, uno dei soli due che le erano rimasti, e lo infilò nella custodia che aveva appeso alla fianco, circondato da una grossa cinta di pelle.
Scese le scale della locanda tra il caos più totale. Due uomini stavano sul punto d'azzuffarsi per una questione di gioco d'azzardo, mentre qualche marinaio stanco sonnecchiava con la testa tra le braccia e un boccale di birra o chissà che altra diavoleria in una mano.
Jackie evitò gli ostacoli quali tavoli, sedie vuote e involontari contatti fisici con i clienti, salutò con un cenno del capo O'Malley che stava servendo al bancone, poi uscì e si riversò nella strada assolata.
A pochi passi da lei, Jack Rackham ed Anne Bonny stavano lasciando il bordello e camminavano tutti trafelati chissà alla ricerca di chi o di cosa.
Prima che prendessero strade opposte, Anne Bonny le lanciò uno sguardo di disprezzo, quindi sputò a terra come in segno di affronto.
Jackie la ignorò, voltando lo sguardo, chiedendosi perché mai quella pirata ce l'avesse tanto con lei.
Non si era ancora data risposta quando giunse alla spiaggia, affollata e priva anche di un solo angolo d'ombra.
Interruppe la propria marcia e si portò le mani a coppa attorno agli occhi, cercando di combattere il sole e di scrutare gli uomini disseminati qua e là.
Tutto le parve freneticamente normale.

Affondando gli stivali nella sabbia, si addentrò verso la riva, notando con sollievo che non vi era traccia neanche di una sola nave all'orizzonte.
La sua attenzione venne catturata dunque dalla Walrus che, forse la notte addietro, era stata faticosamente trascinata sulla battigia e adesso somigliava davvero ad una carcassa di un qualche animale putrefatto.
Il Corvo le aveva detto, sere prima, che gli uomini erano in procinto di svuotarla da cima a fondo per fare carena. Jackie non avrebbe saputo dire come funzionasse un carenaggio, ma da quel che poteva vedere, le parve fosse cosa grossa.
Come spinta da un venticello dispettoso, la ragazza si incamminò in direzione della nave, combattuta tra la sua stessa curiosità e il suo debole buon senso.
La ciurma di Flint aveva allestito una sorta di accampamento di fortuna sulla riva, e aveva ammassato botti, barili, casse e oggettistica varia tra una tenda e l'altra. 
Jackie restò sorpresa dalla quantità di materiale che un vascello -nemmeno tra i più imponenti- potesse contenere al proprio interno, ovviamente contando anche l'equipaggio.
Accanto ai suoi piedi, notò una grossa cesta colma di volumi e libri di svariate dimensioni. Attratta, si chinò e ne estrasse uno dalla rilegatura forte ma alquanto rovinata.
Con cautela l'aprì e ne sfogliò qualche pagina maldestramente vergata in un inglese sgrammaticato. L'unico carattere che non le diede problema furono il luogo la datazione: Cartagena de Indias, 1710.
Stava rimettendo quel registro di bordo al proprio posto, quando una voce alle sue spalle la fece sobbalzare, il volumetto impattò sugli altri, aprendosi scompostamente.

«Non ti conviene toccarli» qualcuno le si era piantato alle spalle, solido come una roccia, con le braccia incrociate al petto «il capitano tiene particolarmente ai suoi libri.»

Jackie si voltò e fu sommersa da un'ombra scura in controluce nella quale, osservata la mole, riconobbe la sagoma dell'immancabile nostromo, Billy Bones.
Intimorita, si affrettò a rimettersi in piedi, ma scoprí -con disappunto- che anche così il ragazzo la sovrastava di netto, molto più somigliante ad un gigante che ad un uomo.
Tuttavia, la giovane raddrizzò le spalle e si diede un certo contegno, portando le mani ai fianchi ossuti.

«Scommetto che neanche uno di questi volumi interessa davvero al vostro capitano.»

«Ma davvero?»

«Diari di bordo di navi che avete depredato dio-solo-sa-perchè, rapporti e resoconti di transazioni commerciali vecchi di anni. Ribadisco la mia considerazione» commentò la rossa, avanzando una certa sarcastica strafottenza.

«Una congettura azzardata» si limitò a controbattere Billy Bones, sfoggiando un sorriso sghembo decisamente poco efficace.

Jackie si chinò e raccolse il volume che pochi attimi prima teneva tra le mani e ne estrasse uno ulteriore.
Aprí una pagina a caso e lesse ad alta voce quasi fosse una gazzettante esperta.

« “Eravamo da quattro giorni sull'ancora...
le altezze delle vele che di lontano cominciammo a distinguere, ci accertarono che la squadra inglese era giunta.
...questa bella squadra, composta da tre vascelli da 120 ciascuno e gli altri cinque da 80”
— Cartagena de Indias, datato all'anno 1710 » Jackie chiuse il primo libro e sfogliò distrattamente il secondo, fino a raggiungere una pagina a caso «qui invece racconta di una compravendita, sta' a sentire: “...a Siracusa cedute 50 casse di Zenziglio da 150 libbre ciascuna con profitto ammontante a cinquemila ducati..” — da non credere! Lo Zenziglio è uno tra i tabacchi più raffinati, si vende ad almeno quindicimila ducati per carico, se non di più, e da solo può rendere fino a duecentoventicinquemila ducati l'anno.. Colui che si è fatto abbindolare in questo pessimo affare dev'essere stato un vero idiota, comunque--» la rossa chiuse anche il secondo volume e li fece scivolare entrambi di nuovo nella cesta di vimini «sono sicura che potrei anche bruciarli tutti e che a nessuno importerebbe granché.» proseguì divertita, non mancando comunque di pregare in cuor suo di non venir pestata a sangue — o peggio ancora, di venir condotta al cospetto di James Flint per una seconda volta.

Billy Bones aveva arricciato il naso in una smorfia perplessa e stava per porle una domanda, forse che diavolo ne sapesse una semplice ragazzina riguardo il commercio del tabacco, ma ad anticiparlo subentrò chi a Jackie era parso strano non si trovasse nei dintorni.

«Sorprendentemente ammirevole!» il Signor Gates spalancò le braccia, sorridendo così ambiguamente che la giovane non riuscì a capire se si trattasse di ironia, di scherno o di genuino sbalordimento.

«La pulce sa leggere!» esclamò nuovamente il quartiermastro calvo, esibendo un applauso simbolico di un solo battito di palmi.

«Con tutto il dovuto rispetto, mastro Gates, non vedo perché dovreste deridermi» Jackie incrociò le braccia sotto al seno piccolo e mise su un broncio offeso «mi pare che i nostri pressoché immotivati screzi si siano rivelati soltanto un grosso malinteso e si siano risolti pacificamente, o sbaglio? Dunque, perché tanta scortesia?»

«E va bene» sentenziò Gates, inchinandosi a riordinare i diari nella cesta secondo una logica priva di senso agli occhi della rossa «non sei una spia, però non sei neanche una puttana — o almeno, dici di non esserlo, ma in caso contrario si spiegherebbero molte cose.. Insomma, qual è la tua occupazione, esattamente?»

Jackie lasciò andare le braccia lungo il corpo, valutando la risposta corretta e conveniente da formulare.
«In effetti, sono una spia» affermò annuendo come a dare più enfasi alle proprie parole.

Gates la fissò per diversi istanti, e così Billy, poi il quartiermastro scoppiò in una risata tonante, questa volta davvero sentita.

«Hai sentito, Billy? Almeno la pulce ha il senso dell'umorismo!»

Billy sorrise ampiamente, voltando lo sguardo altrove, abbandonando quella posa plastica da duro che aveva forzatamente assunto in precedenza.
Jackie si unì solo in parte all'improvvisa ilarità e scosse il capo, negando.

«Lavoro per Eleanor Guthrie, le gestisco gli affari» aggiunse in tono serio.

«Ah, questa sì che è nuova! Che io sappia, Eleanor Guthrie si è sempre gestita gli affari benissimo per proprio conto..» replicò Gates, terminando di rivolgere le proprie attenzioni alla cesta dei libri.

«Non ultimamente. È così presa da questa vostra impresa circa la Urca de Lima che tutto il resto pare essere impallidito al confronto.»

«Eleanor non ti aveva mai vista prima, se non ricordo male» osservò Billy, tornato a concentrarsi sulla conversazione.

«Mi ha assunta dopo il nostro piccolo inconveniente» la ragazza mal sopportò le facce vistosamente perplesse dei due pirati «andiamo, è stata concessa un'occasione di riscatto ad uno come Silver!»

Gates rise di nuovo, poi si congedò da Billy con una pacca sulla schiena e sorpassò la ragazza.
«Ci si vede in giro, pulce!»

La rossa si voltò e con indignazione alzò il tono della voce:
«Il mio nome è Jackie!»

Gates, ormai di spalle, le rivolse un cenno vago della mano a mezz'aria, mentre lei si fissò per alcuni momenti su quel suo tatuaggio strambo impresso sulla nuca liscia.
Quando in lontananza intravide la figura del capitano Flint, seduto ad un tavolo al riparo sotto una tenda, tornò a voltarsi verso di Billy che la stava scrutando indecidibile.

«Cosa ci fai qui?» le domandò il ragazzo

«Soltanto una passeggiata. E voi?»

«Ci stiamo preparando per fare carena.»

Jackie lo sapeva, ma restò comunque sorpresa dalla risposta sincera del nostromo, il quale aveva quasi del tutto abbandonato il tono severo dell'inizio e si era fatto di gran lunga più confidenziale.
Nonostante tutto, Jackie trovò che Bones fosse un atipico corsaro gentile.

«Richiederà molto tempo?»

Billy diede un'alzata di spalle, il pugnale che aveva legato alla cintola suonò di un leggero clangore metallico.

«Se gli uomini lavorano, non più d'una settimana.»

«E gli uomini lavorano?»

Billy sorrise, un poco in imbarazzo.
«Io tento di spronarli al meglio, ma a volte-- Dannazione, Logan!» il nostromo biondo si portò le mani a coppa ai lati della bocca per canalizzare meglio la voce «avevo detto di legare quella cima all'ultimo degli alberi, o sei sordo, per caso?!»

Un uomo scarmigliato in lontananza si sbracciò e borbottò qualcosa che però venne sovrastato dal rumore incessante del mare.

«Temo di dover andare» Billy Bones mosse alcuni passi «è stato... insolito, Jackie!»

La ragazza annuì e con un cenno della mano salutò il nostromo dalla prestanza fisica stravolgente.
Tirò un lieve sospirò di sollievo, avendo verificato di persona che la ciurma di James Flint era impegnata in affari ben più grossi rispetto a quello di perseguitarla, e all'improvviso si sentì sensibilmente più sicura.

Quella sconosciuta sensazione di pace durò poco più di qualche attimo, fino a che la giovane non posò gli occhi verdi sulla figura austera del capitano Flint.
Abbandonata la tenda e lo scrittoio, si era mescolato con i suoi uomini e, a non più di venti passi di distanza, se ne stava immobile a fissare la ragazza senza dar segno di un atteggiamento anche solo per sbaglio amichevole.
Jackie deglutì e percepì anche da lontano lo sguardo insistente di Flint indagarle l'anima e rivoltarle le viscere. Ebbe timore che l'uomo stesse per sfoderare la pistola e non ebbe dubbi che avrebbe potuto centrarle la fronte anche da lì dove si trovava.
Pesantemente turbata, la giovane si voltò fingendo -miseramente- indifferenza ed affrettò il proprio passo facendosi strada verso le stradine della città.
Qualcuno alle sue spalle chiamò a gran voce il nome di Flint.
Con prudenza, Jackie provò a voltarsi, ma quando il suo sguardo vagò tutt'attorno, il capitano si era dileguato.
Svanito come una nereide nell'Oceano.


Jackie non aveva fatto in tempo nemmeno ad uscire dal dedalo costituito dalle tende dell'accampamento, passo svelto e testa china, che aveva impattato contro un corpo mobile.
Sollevò lo sguardo giusto in tempo per veder scolare da una ciotola un intruglio torbido che si rovesciò sulla punta dei suoi stivali nuovi. Rimase immobile per diversi momenti, la bocca schiusa per la sorpresa sgradevole e mille imprecazioni silenziose nella mente.
Quando adocchiò l'imbranato autore dell'impiastro, la giovane trovò ad attenderla una sorpresa ancor più sgradevole.

«Ops, colpa mia!» John Silver le rivolse quel suo usuale sorrisetto irridente ed incredibilmente bianco, in netto contrasto con la carnagione abbronzata.

«Fottiti, Silver! Sei buono solo a combinare casini!» la voce di Jackie risuonò molto simile al ringhio di un cane rabbioso

«E' un talento anche questo, a ben pensarci..» rilevò il cuoco, che prese a mescolare con un grosso cucchiaio di legno il liquido verdastro che si trascinava dietro dentro una cuccuma vecchia di chissà quante primavere.

«Ma tu non pensi e quindi la questione non sussiste!» Jackie spinse con le suole un po' di sabbia sulle punte delle proprie calzature al fine di far assorbire quel liquido olioso, il quale -a dirla tutta- non emanava un odore cattivo quanto il suo aspetto.

«Noto che la tua avversione nei miei confronti non è affatto scemata, ne sono lusingato. Eppure, ritengo che dovresti-- sì, insomma, dirmi grazie!» 
Silver sorrise ancora e Jackie dovette reprimere l'impulso di ficcargli lo stiletto che teneva nascosto nella manica sinistra della camicia dritto al lato del collo, là dove la carne è tenera e spaventosamente vulnerabile.

«...dirti grazie?» gli fece eco, sollevando scetticamente per scherno le sopracciglia «ed esattamente in merito a cosa?»

Silver inclinò il capo da un lato e gettò un'occhiata rapida verso il miscuglio di cui stava fingendo di occuparsi sul serio
«Be', ovviamente devi a me il fatto di essere ancora in vita.»

Jackie incrociò le bracco al petto e poggiò il proprio peso su una gamba sola, assumendo una posa a chiasmo greco
«E secondo quale impeccabile logica?»

«Andiamo, è chiaro come la luce del sole che Flint ti ha lasciata andare perchè io l'ho ammorbidito!» i riccioli del cuoco ballarono sopra le spalle nel seguire i movimenti del collo «aveva già ottenuto quanto era in suo desiderio: la rotta e la mia collaborazione.»

Jackie si sforzò duramente per non scoppiare a ridere, perdendo dunque di credibilità, di fronte ai vaneggiamenti di John Silver. Velocemente, si ripetè che lo detestava.
«Tu credi davvero che sia stata una mossa astuta quella di consegnare la rotta incompleta. Quanto pensi che ci impiegherà Flint a sgozzarti e ad abbandonare il tuo cadavere sulla spiaggia più vicina, dopo il recupero dell'oro della Urca?»

«Come ho già detto: abbiamo diverse settimane fino ad allora e sono convinto che diventeremo amici.»

Jackie scosse il capo in cenno di diniego, schioccando la lingua sul palato.
«Sei davvero un imbecille!» la ragazza fece per oltrepassare Silver, ma questo le si parò davanti ed altro olio verdognolo si riversò a terra, stavolta tra le dunette sabbiose.

«Non vuoi ringraziarmi, l'ho capito, ma almeno il tuo nome vorresti rivelarmelo?»

Jackie portò una mano alla cintola ed estrasse un pugnale a lama corta e fina che puntò verso di John Silver, come ad indicarlo e non per minaccia
«Vuoi sapere come la vedo io, invece? Sei tu che dovresti ringraziare me» la rossa mosse alcuni passi e coprì la distanza tra se stessa ed il cuoco, quindi gli posò la punta della lama del pugnale sulla fronte resa umida dal sudore «dovresti ringraziarmi per non averti tagliato le palle e sai perfettamente che non me n'è di certo mancata occasione» 

Jackie fece correre la punta della lama giù fino al pube del cuoco, premendo con maggior pressione, una volta giunta nel punto specifico.
Silver deglutì, a disagio, puntò gli occhi cerulei sul pugnale e poi tornò a concentrarsi su di Jackie; sorrise un'ulteriore volta, convinto dell'efficacia di quel suo gesto.

«Non credo di afferrare del tutto il motivo di questa tua fissazione per le mie palle, ragazza molto-- rossa.. comunque, non ritengo necessario giungere a queste colorite minacce. Io volevo solo stabilire con te una ragionevole tregua, ma tu sei scorbutica quanto lui, quanto il nostro amico capitano!» 

Jackie, con un movimento esperto del polso, fece roteare il coltello e lo ripose nella sua custodia, ciondolante su un fianco. Non rispose alla considerazione di Silver, perchè le diede curiosamente da pensare.

«In effetti, potresti davvero somigliarli. Sei sicura che non siate imparentati? Stessi capelli, stessi occhi, stessa aria algida e aggressiva.. Peccato che quel suo caratteraccio non ti si addica per nulla...» proseguì il cuoco, con tono fastidiosamente allusivo.

«E tu sei sicuro che quella poltiglia che stai mescolando sia commestibile?» replicò la rossa con la medesima vena sarcastica nella voce.

«Sono un cuoco, nel caso ti fosse sfuggito, e questa... E' una mia specialità!» 

Jackie annuì, contraendo le labbra in una smorfia furba. 
Sorrise, stranamente cortese, in direzione di John Silver in modo da catturare tutta la sua attenzione, poi -portando una mano sotto la ciotola- la spinse improvvisamente verso l'alto. Il liquido, probabilmente un condimento, saltò fuori dal recipiente e si andò a spalmare sul viso ancora inebetito del cuoco.
La cuccuma e il cucchiaio gli scivolarono dalle mani e rotolarono tra la rena, mentre lui, sputacchiando, cercava di non ingerire o inalare l'intruglio olioso.

«Ops, colpa mia!» col sapore del trionfo e dello smacco tra le labbra, Jackie si scostò ed oltrepassò il nuovo membro dell'equipaggio della Walrus.

Non si voltò indietro e due dozzine di passi dopo, la terra battuta delle vie di Nassau aveva già sostituito il tappeto sabbioso, molle ed irregolare che ricopriva la spiaggia sino perdersi tra le onde del mare.

***

Eleanor Guthrie era giunta a passo spedito con la veemenza di una furia, la lunga gonna a balze blu, bianche e celesti le frusciava dietro come un alito di vento colmo di minaccia.
Aveva raggiunto quel tavolino all'estremità della locanda, seminascosto e in perenne penombra, e si era accomodata sulla sedia libera con movimenti scattosi; la sua faccia era la trasfigurazione del nervosismo e della stizza.
Jackie aveva placidamente sollevato la testa, distogliendo le proprie attenzioni dal suo personale taccuino sul quale, di tanto in tanto, era solita appuntare note significative con un pezzo di carbone fino e ben appuntito.
In un primo momento, restò in silenzio, scrutando la signora dell'isola perplessa e confusa. Chiuse il taccuino, legandogli attorno un lungo laccio di cuoio, e lo ripose nella tasca dei calzoni di tela, poi poggiò i gomiti sul tavolo ed incrociò le mani tra loro. 

«Qualcosa non va?» osò domandare, mentre Eleanor aveva sgarbatamente preteso che le venissero portati al tavolo due bicchieri lerci.
A giudicare dall'odore, Jackie suppose che non si trattasse di banale grog, bensì di vero rum — forse proveniente da una qualche scorta privata riservata alla padrona e a qualche altro ospite illustre.
L'immagine della chioma vermiglia e raccolta di Flint si fece largo nella mente della ragazza con una facilità ed una prepotenza che un poco la turbarono.

Eleanor afferrò un bicchiere e ne ingollò il contenuto in un solo sorso, sotto lo sguardo incredulo di Jackie che l'alcool non lo reggeva affatto bene.
«Faresti prima a chiedere se ci sia qualcosa vada» ringhiò Eleanor, riponendo maldestramente il bicchiere vuoto sul legno consunto e umido del tavolino.

«Be', la trattativa per le casse di caffè ci ha procurato un risparmio del 10%. L'equipaggio di Williams le sta caricando sulla propria nave e domani salperanno per le coste spagnole di--»

«Fanculo il caffè!» la interruppe Eleanor, portandosi le mani tra i capelli chiari disordinatamente legati «abbiamo una questione decisamente più seria da risolvere.»

Jackie diede un'alzata di spalle, come a comunicare di non sapere e di essere disponibile all'ascolto.

«I cannoni, Jackie, i maledetti cannoni» la Guthrie abbassò sensibilmente la voce, come se tra tutto il caos che regnava nella taverna, qualcuno potesse far caso a lei ed effettivamente udire le sue parole.

«I cannoni...» le fece eco Jackie, assottigliando gli occhi smeraldini per lo sforzo di seguire il filo rosso tesole da Eleanor «...danni al forte?»

«Ci mancherebbero soltanto quelli!» la bionda scosse più volte il capo per negare, poi sospirò e riprese in tono più conciliante «intendo i cannoni promessi a Flint per la sua impresa.»

«Oh, sì!» Jackie schioccò le dita della mano destra «le bocche da dodici libbre, se non sbaglio.»

«Proprio quelle. Ne ho promesse al capitano Flint una dozzina e-- be', negli ultimi mesi, se ne saranno viste forse una o due» Eleanor rivolse lo sguardo su di Jackie, in attesa forse di una tacita conferma.

«E tu, questo, lo chiami problema?!» Jackie impugnò il bicchiere col rum e ne buttò giù un lungo sorso «hai promesso all'uomo più pacifico della Terra di armarlo fino ai denti con-- qualcosa che, non solo non possiedi, ma nemmeno si trova in giro? Con il massimo rispetto, Eleanor, ma a voler essere precisi, questo non si chiama  'problema', si chiama condanna a morte

Eleanor rimase in silenzio per degli istanti, poi ridacchiò un poco civettuola
«Non essere sciocca, Flint non oserebbe torcermi un capello-- però ammetto che la portata della faccenda è piuttosto seria.»

Jackie annuì, rafforzando il sarcasmo di pochi attimi addietro
«La portata della faccenda è piuttosto seria e scommetto che tu hai una soluzione impossibile e ancora più problematica del problema stesso, dico bene?»

«Comincio a capire sempre meglio perchè ti ho assunta, Jackie!»

La rossa sospirò, fiutando la possibilità di finire presto in un mare -letteralmente- di guai.
«Sentiamo la folle idea.»

«E' stata appena avvistata una nave in avvicinamento, l'Andromaca, capitanata da un certo Bryson. Lavora per la Guthrie Trade Company, la compagnia di mio nonno e dei miei zii, che ha sede a Boston. Mio padre ha sempre fatto da intermediario, ma come saprai, qualche giorno fa la Marina inglese lo ha arrestato ed ora si trova nascosto nella zona interna dell'isola..»

Jackie era forse approdata da un giorno o due quando Richard Guthrie era stato dichiarato un fuorilegge, e ricordava che la notizia aveva sparso una notevole agitazione negli umori degli isolani, dei commercianti e dei contrabbandieri.
«E Bryson non sa dell'arresto di tuo padre..»

«Non direi. Secondo Scott, questo è l'ultimo carico che ci verrà da lui consegnato, una volta appresa l'infausta notizia.» Eleanor si torturò con le dita alcune ciocche ribelli «Bryson è un uomo onesto.»

«Un uomo onesto? E lavora con voi?»

La Guthrie le rivolse una smorfia imbronciata, ma si astenne dal commentare, preferendo sorvolare l'allusione velenosa e tornare invece al discorso principale.
«Bryson possiede le bocche da dodici che ci servono» annunciò quindi, diretta e concisa «va convinto affinchè ce le-- metta a disposizione.»

Jackie annuì, soppesando le parole con cura. Non capiva ancora dove Eleanor Guthrie volesse andare a parare, ma aveva il sospetto che il piano non sarebbe stato semplice da mettere in atto.
«Io che c'entro? Nemmeno lo conosco questo Bryson...»

«La questione è molto semplice: io dovrò condurre, non vista, qui mio padre -dato che Bryson vorrà parlare con lui, come ogni volta- e starà a mio padre convincere il capitano a prestarci il suo armamentario.
Be', io non mi fido affatto di mio padre. Non sa che ho assecondato i piani di Flint per la Urca de Lima e sta' pur certa che digerirà male la cosa.»

«Continuo a non capire cosa c'entri io in tutto questo...»

Eleanor si sporse verso di Jackie, allungando le braccia sul piccolo tavolino
«Ho elaborato un piano alternativo. Piazzerò degli uomini armati per questa sala e fuori la locanda, non daranno nell'occhio. Qualora Bryson non dovesse accettare, e dubito che accetterà, bisognerà evitare che esca da questo posto, capisci che intendo?»

«Vuoi ammazzarlo?» Jackie percepiva la confusione dentro di sè farsi sempre più largo sul buon senso.

«No, voglio che venga intimidito a dovere. Gli uomini armati, Jackie, faranno capo a te» la Guthrie le puntò un dito contro, rivolgendole uno sguardo di intensa complicità.

«A me?! Perchè non al signor Scott o--» le proteste della giovane servirono a ben poca cosa.

«Il signor Scott non la vede come me riguardo Bryson, ed è per questo che non dovrà sospettare nulla finchè non avremo ottenuto i cannoni. Mi stai seguendo?»

«C-Credo di sì, Eleanor, soltanto che...»

«Aiutami a recuperare quei cannoni, Jackie. Per favore.»

«Non è un recupero, è quanto di più vicino al furto!» 

Eleanor sminuì l'ultima esclamazione con un cenno vago della mano. Jackie immaginò che la parola 'furto' non dovesse possedere troppo significato etico per una ricettatrice quale era Eleanor Guthrie. 
«Onestamente, non so se sono in grado.» 

«Scommetto che qualcosa riuscirai ad inventarti e comunque speriamo che non ci sia bisogno di un intervento tuo e dei miei uomini» Eleanor si rizzò in piedi con aria molto più sollevata di quella con la quale era sopraggiunta «siamo d'accordo, allora?»

«Dove stai andando?» domandò la ragazza, nello spaesamento più totale.

«Mi aspetta un incontro importante. Non so se lo hai saputo, ma pare che Charles Vane sarà il gregario di Flint nel ritrovamento della Urca.»

La notizia risuonò come un colpo di scena davvero molto importante alle orecchie di Jackie, che tuttavia aveva un'altra domanda ad aleggiarle nel cervello.
«E Bryson?»

Eleanor si voltò, le chiavi che teneva legate alla cintura tintinnarono
«Non si presenterà prima di domattina. Recati sulla spiaggia ed accoglilo a nome mio, dopodichè accompagnalo qui con quanta più discrezione possibile. 
Io sarò di ritorno per l'ora di pranzo.»

«Di ritorno da dove?» chiese ulteriormente Jackie, alzandosi e seguendo i passi della signora dell'isola.

«Andrò a recuperare mio padre a casa Barlow. Mi ci vorrà qualche ora.»

«Ed io che dovrei fare con Bryson, una volta giunta alla locanda?»

«Be', conducilo nel mio ufficio, offrigli da bere ed intrattienilo con la chiacchiera e l'astuzia che non ti mancano. Adesso, però, devi scusarmi.»

Eleanor Guthrie virò bruscamente verso le scale di legno e salì i pioli due a due, tenendo la gonna sollevata con una mano. Raggiunse il suo studio e, sbattendo la porta, vi si barricò dentro. 
Jackie arrestò la propria marcia, intontita come se si fosse appena svegliata da un sogno frenetico e delirante. Le pulsavano forti le tempie. 
Si mosse lentamente verso l'entrata del locale, sentendo il bisogno improvviso di prendere qualche boccata d'aria. 
Non aveva capito granchè del compito che le era stato assegnato, eppure le era parso relativamente semplice: assicurarsi che Bryson giungesse alla locanda di buon umore e che ne uscisse alleggerito di dodici preziose bocche di cannone.
Come la cosa si sarebbe potuta realizzare, le si presentò alla mente come un fitto mistero.

Quando sospinse delicatamente l'uscio, persa nel labirinto dei propri pensieri, si ritrovò di fronte l'unico diavolo che proprio non avrebbe voluto incrociare.
James Flint aveva spinto l'uscio in senso contrario e i due si erano ritrovati l'uno di fronte all'altra; subito dietro il capitano, il signor Gates stava blaterando qualcosa.
La ragazza si paralizzò sul posto, le labbra improvvisamente secche e schiuse, l'aria fattasi insufficiente nei polmoni.
L'uomo si concesse un lungo istante per squadrarla e per riconoscerla, riservandole uno sguardo ardente e penetrante quanto un dardo infuocato. 
Se soltanto le avesse chiesto qualcosa, qualunque cosa, Jackie avrebbe obbedito senza esitare — se non per timore, almeno per apparire degna di considerazione a quegli occhi che, infine, le riservarono soltanto indifferenza mista a vivo fastidio. 
Il capitano solcò l'ingresso, lasciando la solita scia di salmastro tanto particolare, e così fece anche il signor Gates che, però, non mancò di rivolgerle un saluto quasi simpatico — specie se confrontato con l'occhiataccia del suo superiore.
«Pulce!» 

Jackie accennò un lieve inchino del mento, attendendo che la coppia di pirati si inoltrasse nell'ombra della locanda.
Scese i pochi gradini che conducevano sulla strada ed espirò, sfogando la tensione. 
Più che qualche boccata d'aria, le avrebbe davvero giovato una nuotata fino a Cadice e ritorno.








   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Black Sails / Vai alla pagina dell'autore: themightyginger