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Autore: Camipp    25/01/2017    1 recensioni
BELLARKE - POST 3x16
"Non era mai stata una persona che si faceva prendere dall’ansia, anzi, sapeva che molto spesso era stata accusata per la freddezza con cui prendeva le sue decisioni eppure, questa volta, era qualcosa di diverso.
«Ce la faremo anche questa volta.» disse con un bisbiglio Bellamy avvicinando la sua testa a Clarke.
Per l’ennesima volta si chiese come riuscisse Bellamy a leggerle dentro così bene. «Come fai sempre a capire quello che penso?» si lasciò sfuggire Clarke.
Sentì una lieve risatina provenire dal ragazzo. «Forse perché ti ho affidato la mia vita tante volte o forse perché solo con te riesco a venire a patti con i miei errori» rispose in un sussurro tornando serio.
Clarke si commosse a quelle parole perché le comprendeva e capiva, uno era lo specchio dell’altro eppure, lui, era riuscito ad andare oltre, a vederla veramente più di chiunque altro conoscesse o avesse conosciuto. Sentì fra le mani gli angoli smussati della scatola in alluminio che conteneva lo spirito di Lexa, nemmeno con lei era stato così."
Storia scritta da Avenal Alec e pubblicata con il permesso dell'autrice da Camipp.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Raven Reyes, Roan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28

 

Clarke osservò la sala del trono, nella notte le candele la illuminavano, sembrava uguale a come l’aveva vista quando vi era entrata quando aveva deciso di piegarsi a Lexa di fronte a tutti i clan. Molte cose erano cambiate da allora ma, quel luogo sembrava nuovamente risplendere come quella notte, eppure tante erano le differenze, il trono in quel momento era vuoto e tale sarebbe rimasto se tutto fosse andato come doveva. 

Quindici e non più tredici scranni attorno ad esso ma soprattutto i volti in quella sala erano cambiati. I rappresentanti, come alla precedente riunione erano arrivati, avevano deposto le armi all’ingresso e infine accompagnati da due guardie del corpo si erano accomodati nei loro posti. 

Osservò la madre che aveva preso il posto come rappresentante degli Skykru, sorrise al pensiero, una scelta politica come altre ne erano state fatte. Sua madre era ormai riconosciuta da tutti per le sue doti mediche e, aver scelto lei per il ruolo, voleva rimarcare ciò che gli Skykru avrebbero potuto offrire a tutti gli altri clan. 

Kane camminava per la sala, conosceva ormai i volti di ogni uomo e donna, era diventato un mediatore eccezionale, dal forte carisma e autorità. In poco tempo aveva ottenuto il rispetto di tutti i rappresentati e, finchè fosse stato necessario, avrebbe continuato in quel ruolo. 

Il suo sguardo passò oltre, Indra sedeva come  rappresentante dei Trikru, non era un ruolo che lei avrebbe voluto mantenere, non lo desiderava, aveva mostrato più volte lo sfinimento per tutto ciò che le era accaduto ed era più interessata ad addestrare i guerrieri, stare fra i soldati che seduta su quelle sedie. Solo Kane era riuscito a convincere Indra dell’importanza del suo ruolo in quel momento, la necessità che lei fosse presente. 

La guerriera rappresentava una delle tribù più forti sul territorio e tutti sapevano dei legami con gli Skykru, a quel pensiero ne seguì subito un altro e lo sguardo della ragazza di spostò dall’altro lato della sala dove, di fronte allo scranno degli Trikru, era seduto l’Ice King. In quel momento Raven era piegata verso il guerriero, la mano poggiata sulla sua spalla. 

Un gesto intimo, inconsapevole. 

La ragazza stava parlando con Roan, il suo viso concentrato come quello dell’ Ice King e sorrise vedendoli. Non aveva avuto dubbi su chi fosse andato durante la notte nella camera di Raven e, sebbene nessuno dei due mostrasse ufficialmente il loro coinvolgimento, era qualcosa lei riusciva a percepire. Si chiese se anche per lei e Bellamy fosse così. Arrossì al pensiero. Li scrutò ancora un istante e sapeva di non essere l’unica a farlo, una Skykru che parlava in quel modo ad un Ice Nation, sì, gli equilibri erano cambiati, fondati su singole persone, su legami che si erano creati. Non più atti di forza come era avvenuto in passato. Chi entrava in quella sala in quel momento avrebbe potuto vedere accanto al trono a sinistra e a destra, 4 tribù: Floukru, il cui scranno il quel momento era vuoto, rappresentato da Luna l’ultimo nightblood ad essere stato addestrato. Skykru con le loro conoscenze mediche, coloro che eranovenuti dal cielo e cambiato tutti gli equilibri, ed infine Trikru e Ice nation, le potenze miltari. 4 Tribù che stavano lavorando nella stessa direzione e mostravano contro chi avrebbero dovuto scontrarsi dei ribelli, l’ennesima prova di forza, nulla di clamoroso, ma bastava per mantenere il controllo. I rappresentanti dei vari clan lo sapevano, lo accettavano e in queste scelte trovavano una sorta di rassicurazione. Il loro mondo era basato sulla forza, sulla volontà e su una gerarchia ben definita. Kane, con quella disposizione, stava dando tutto ciò. Ci sapeva fare, pensò Clarke,  gli e ne doveva dare atto. 

Si chiese solo come sarebbe stato affrontato l’arrivo di Becca, Marcus non era convinto, non del tutto, ma aveva deciso di affidarsi a Raven che, dopo aver cacciato dalla sala lei, Bellamy, Abby e Luna perché inutili, aveva lavorato con gli altri ragazzi per tutto il pomeriggio nella sala del trono e in quella accanto. 

Clarke cercava di capire cosa fosse successo alla sala da quando ci aveva messo mano il meccanico ma, oltre ad alcune pellicce distese ai piedi del trono, non c’erano grosse differenze rispetto a prima. Si rese conto di essere in trepidante attesa per ciò che sarebbe accaduto, qualcosa su cui lei non aveva alcun potere. 

Riflettè su quella cosa, da quando era scesa sulla Terra era la prima volta che si trovava ad essere spettatrice di ciò che sarebbe avvenuto e la sensazione non le dispiaceva. Certo, fremeva per l’attesa, era preoccupata per ciò che sarebbe successo ma sentiva la speranza crescere in lei. 

Il suo sguardo venne calamitato da Bellamy, che stava facendo servizio di guardia, se così si poteva dire, visto che passava fra i secondi dei vari rappresentati, qualche battuta, una chiacchiera, un sorriso. Sembrava aver trovato la sua dimensione. 

Come se avesse capito che lei lo stava osservando alzò gli occhi, era certa che in ogni momento, da quando era entrata in sala, lui sapesse dove si trovava e queste le riscaldava il cuore. 

Gli sorrise, lui lo ricambiò, quel mezzo sorriso che gli illuminava il volto e che aveva cominciato a conoscere e ad amare nel corso del tempo. Non era sola, lui era con lei, ecco quello che le stava dicendo quel sorriso poi, un attimo prima di voltarsi e rispondere ad un guerriero, le fece l’occhiolino. Un simbolo di quel qualcosa di nuovo che era nato fra diloro e che la fece sussultare.

Ormai tutti i posti erano occupati, Clarke vide Kane spostarsi verso il centro della sala e, quando cominciò a parlare, cadde il silenzio. La ragazza si rese subito conto della bravura di Kane come oratore. Cominciò a parlare di una storia, della storia dell’Arca, di coloro che erano stati esiliati dalla Terra e che sognavano un giorno di poterci ritornare perché quella era anche casa loro. Raccontò loro di ciò che aveva significato incontrare delle genti, combattere contro di loro, tentare di capirle mentre il sangue, le perdite dei loro cominciavano a ferire i loro animi. 

Parlò di ciò che ALIE aveva fatto a tutti, parlò con il cuore in mano attingendo ai suoi ricordi personali poi parlò delle tribù, sottolineando le qualità che aveva riscontrato nelle persone che aveva conosciuto nel tempo trascorso ed infine parlò della Fiamma, di ciò che per loro significava. 

“Un mondo estraneo per me, nato su una nave in mezzo alle Stelle” disse dopo  un pausa “eppure, fondamentale per voi.” 

Continuò dopo aver lasciato che il suo sguardo incontrasse ognuna delle persone in sala “Ora mi chiedo, volete ancora avere un commander, una persona che, solo per il colore del proprio sangue, possa decidere per voi?, solo perché ha la possibilità di ascoltare gli spiriti e le voci dei passati commander..?” lasciò in sospeso la frase, la gente lo osservava confusa “E se quegli stessi spiriti potessero parlare direttamente ad ognuno di voi, di noi? Se potessero mettere al nostro servizio la loro saggezza, saresti pronti ad accettarlo?” chiese ancora, il lieve mormorio si levò fra la gente perplessa, quasi non riuscissero a capirne il senso. 

Kane lasciò in sospeso quelle ultime parole, la ragazza lo vide spostarsi lateralmente lasciando libera la visuale sul trono dove da sempre si erano seduti i commander

Una luce perlacea cominciò a vibrare attorno e sul trono, un pulviscolo che sembrava fatto di stelle, un’opalescente luminosità celestina lo nascose per un istante alla vista. 

Clarke provò un brivido superstizioso, come se realmente di fronte a lei stesse accadendo una qualche magia. Lentamente la nebbiolina che aveva avvolto il trono scomparve mostrando alla sala ammutolita dallo stupore una figura, era seduta sul trono. La ragazza riconobbe i vestiti, erano quelli di un’astronauta, il suo sguardo venne calamitato sulle parole scritte sul taschino “Commander”, e si rese conto che quella che aveva di fronte ai suoi occhi era Becca, la scienziata che era scesa sulla terra. Come se le sue parole avessero richiamato la figura immobile fra di loro, questa si alzò, lentamente tolse il casco mostrando il suo viso alle gente riunite, un sommesso stupore attraversò la sala, nessuno osava parlare. 

Le sue vesti cambiarono di fronte agli occhi della gente, ora era abbigliata come una grounder, come Becca-Promheda e, in quell’istante, la sua dolce voce cominciò a narrare la storia delle prime genti, quando il mondo era solo un cumulo di macerie.

Dietro alle sue spalle, immagini del ieri scorrevano e si riconcorrevano, ricordi della prima, memorie che provenivano direttamente da Becca. 

Raccontò loro delle loro origini, del mondo che avevano creato. 

L’istante successivo la luminosa opalescenza avvolse Becca-Promhedanascondendola alla vista, Clarke trattenne un istante il respiro, coinvolta come tutti da ciò che stava avvenendo.

Dalla brumosa nebbia una nuova figura apparve, era un guerriero, strani simboli maori gli marchiavano il viso, i suoi occhi neri di ossidiana sembravano sondare la sala, la scrutavano in cerca di nemici. Un urlo invase la sala mentre il guerriero cominciava una strana danza, straneparole uscivano dalla sua bocca. 

Dietro di lui altri guerrieri, nascosti dalla nebbia del ricordo cantavano e danzavano quell’antico inno di guerra.

Alcuni balzarono sulle loro sedie, i secondi pronti ad agire, il sangue di tutti i guerrieri ribolliva a quelle parole, frasi che facevano parte del loro stesso DNA. 

L’uomo terminò quella danza, le figure dietro di lui immobili, scrutava la gente di fronte a se, e parlò, dichiarò il suo nome: Tana Savae Comcru, Commander, e, come la Promheda primo di lui, cominciò a raccontare la sua storia, delle battaglie e delle vecchie famiglie che per prime avevano colonizzato i territori e di come si erano formati i primi clan. Ad esso altri Commander si susseguivano ognuno raccontava la propria storia e come il mondo fosse cambiato con loro. 

Clarke era incantata e sbalordita da ciò che Raven era riuscita a fare, no, pensò non la ragazza ma la Fiamma, il meccanico era stato un mezzo, come Roan aveva detto, per mostrare una magia che superasse qualunque loro immaginazione. 

Non seppe per quanto rimasero lì incatenati dai racconti di quelle figure leggendarie, da un momento all’altro la ragazza si aspettava che anche Lexa apparisse ma, in cuor suo, non ne era certa. 

Non dopo ciò che le avevano raccontato, non dopo ciò che era successo negli ultimi mesi sotto il suo commando e come il mondo del prima fosse andato distrutto. 

No, Lexa non sarebbe apparsa si rese conto, una ferita ancora aperta, il segno tangibile della crisi che aveva coinvolto il mondo intero. Quando l’opalescenza sparì senza far apparire altri commanderLuna fece un passo avanti.

Si posizionò di fronte al trono dove, fino ad un attimo prima gli altri commander avevano parlato. 

“Io sono Luna Kom Floukru, ultima nightblood addestrata e.. non prenderò il ruolo di Commander. Gli spiriti hanno parlato, seguiranno i nostri passi, ci accompagneranno nel nostro cammino, ci aiuteranno con la loro saggezza. Saranno la memoria del nostro passato e del nostro futuro, non saranno più solo il retaggio di un'unica persona ma dell’intero popolo. Terminò la giovane andandosi poi ad accomodare nello scranno degli Floukru, ora occupato dal suo legittimo rappresentante. 

L’intera sala rimase per diversi minuti nel silenzio, avvolti dalla magia di ciò che era appena avvenuto, quando dal basso della torre, come un unico coro le voci della gente li raggiunsero, ad essi si aggiunsero i bassi tamburi poi archi e strumenti a fiato, una musica che raggiunse la gente al conclave, un simbolo dell’unione che tutti sentivano in quel momento. Clarke si guardò in giro, non capiva poi Kane prese la parola di nuovo. “La vostra storia, la storia delle tribù appartiene a tutti e, ciò che voi avetevisto in questo luogo, gli spiriti lo hanno mostrato fuori da questa torre. Uscite, parlate alle vostre genti, osservate la torre, una nuova luce celeste brilla in alto, un fuoco che racconta dal nostro nuovo cammino, di un nuovo conclave, di un nuovo ordine, festeggiate questo nuovo mondo di tutti. Concluse poi si allontanò dal centro della sala. Mentre la musica delle tribù permeava la stanza, lentamente i rappresentanti si alzarono, straniti come dopo essersi risvegliati da un sogno si avviarono verso le porte per uscire. Quella notte avrebbero avuto molto di cui parlare con la loro gente.

Quando la sala si svuotò solo loro, gli artefici di quel cambiamento rimasero. Clarke, ancora sbalordita raggiunse Raven che, nell’altra sala stava festeggiando la riuscita di quello spettacolo che, di certo, sarebbe rimasto nella storia di tutti i popoli. 

Era contenta, non era ancora certa di cosa sarebbe successo il giorno dopo ma, la gente che fino a pochi momenti prima aveva cantato, stava trasformando anche quell’occasione in una festa e, secondo lei, quello poteva essere un buon inizio.

Clarke si fece prendere da quell’atmosfera di euforia che stava contagiando tutti loro, si stava avvicinando a Bellamy, voleva essere accanto a lui in quel momento quando Kane prese la parola, un sorriso soddisfatto gli illuminava il viso.

“Beh ragazzi, credo proprio che voi abbiate avuto ragione, se i rappresentanti e la gente è rimasta impressionata da ciò che ha visto, quanto lo sono rimasto io, direi che da domani ogni cosa cambierà definitivamente e in meglio” le sue ultime parole furono accolte da uno scroscio di applausi e grida di giubilo a cui anche Clarke partecipò. “E ora, a quanto sembra, una nuova festa grounder sembra essere cominciata. Non mi aspettavo che le tribù fossero così festaiole” terminò lasciandosi andare ad una risata contagiosa, poi si avvicinò all’ Ice King che, come tutti si erano riunito nella sala, allungò una mano. Il guerriero osservò un istante l’uomo, poi gli e la strinse. “E ora andate a divertirvi, da domani si comincerà a costruire il nuovo mondo, un nuovo inizio per tutti.”

Nessuno in quel momento desiderava pensare alla minaccia delle centrali, quanto bui sarebbero stati i giorni del futuro ma, in quel clima di festa, dopo ciò che erano riusciti a fare, tutti guardavano al futuro con speranza. Erano riusciti a finalmente a superare il dolore di ciò che la Terra gli aveva portato via ed ora erano pronti ad andare avanti. 

 

Quindi ora si festeggia?” chiese Nathan sorridendo.

“Come se dopo ieri non ne avessi abbastanza” replicò Bryan assestandogli una pacca.

“Beh, io non sono mai stata ad una festa grounder, quindi noi ci andiamo, vero Monty?” si intromise Harper sorridendo al suo compagno che annuì divertito.

“Beh a questo punto credo che ci andremo tutti!” continuò di getto Clarke

“Basta che lui” intervenne Murphy guardando Bellamy “non si faccia fuori tutto l’alcool

“Sarà impegnato a festeggiare con la bionda” rimarcò Nathan ridendo “Ce la presenti vero?” chiese poi.

“Potrei anche farlo!” rispose Bellamy “ora però” continuò “Se mi scusateandrei a farmi la doccia che non sono riuscito a fare stamattina e che voi avete ampiamento notato” poi si incamminò verso l’uscita.

“Ti devi preparare per la bionda?” gli urlò dietro Nathan.

Ma Bellamy non rispose e gli mostro il dito medio, scoppiando a ridere. Prima di superare Clarke, si accostò a lei, i ragazzi continuavano a scherzare fra loro. “Se metti i vestiti di ieri sera, ti giuro che li taglio con il coltello stasera!” le mormorò sorridendo, Clarke arrossì e riuscì solo ad annuire. “Bene allora  a più tardi Principessa.” Poi uscì.

   
 
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