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Autore: Ryoda_Oropa    31/05/2009    1 recensioni
Mentre Oropa si è lanciato nello spazio aperto in un viaggio di formazione per sentirsi degno dell'amata Benten, Ryoda si trova su Nettuno insieme alla compagna Kurama per ripagare il suo debito nei confronti di Oyuki. Nel frattempo, gli dèi della fortuna e i demoni dalle vesti tigrate sono pronti a scontrarsi in una battaglia su un pianeta disabitato che si preannuncia memorabile, in cui prenderanno parte anche una ragazzina misteriosa e una spada dotata di incredibili poteri. Terzo e ultimo capitolo della trilogia "Dei e popoli dell'universo" e terza opera dal tandem di autori composto da Kitsune no Pao e Achille88!
Genere: Romantico, Avventura, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Benten, Kurama, Lamù, Nuovo Personaggio, Oyuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VISITE INDESIDERATE

 

Appena furono abbastanza lontani, i quattro presero a correre fra le palme. “Sono su quegli scogli laggiù!”, disse Shutaro.

“Allora dovremo procedere oltre, superando il punto di una cinquantina di metri e mantenendoci nascosti fra le palme”, continuò Ryoda. “Fra le rocce c’è un’apertura che ci consentirà di inquadrare il bersaglio agevolmente”.

“Esatto!”, esclamò Ataru. “Io mi avvicinerò per poter riprendere tutto!”.

“Perfetto!”, affermò Oropa, liberando dal suo involucro il fucile di precisione.

Ataru si staccò dal gruppo e si avvicinò furtivo alle rocce, scalandone alcune e portandosi in posizione, raggiunta la quale fece un gesto con la mano agli amici.

Gli altri tre continuarono ancora la corsa, prima di trovarsi nella postazione designata: una duna di sabbia abbastanza alta da permettere la visione della coppia, che si credeva al sicuro nell’intimità fornitagli dalla corona di rocce circostante.

Oropa guardò nel mirino telescopico e annunciò: “Distanza quarantasette metri, vento di tre chilometri orari da nord ovest, Sakura e Tsubame sono vicini e si accingono a passare bei momenti!”, spostò l’ottica su Ataru. “Il nostro cameraman ha già cominciato le riprese!”.

Ryoda aprì una grande ala per coprire dal sole il ragazzo steso col fucile puntato, Shutaro tolse di tasca due piccoli binocoli; uno lo tenne per sé ed uno lo passò al professore.

“Questo fucile è precisissimo!”, spiegò Oropa. “Me ne servo quando gioco alla guerra con Benten e siccome non ho più la forza di Obelion, ho dovuto ripiegare su tattiche a distanza”.

Oropa infilò nella canna la pallina marrone battezzata cupido e chiuse il caricatore; agganciò una bomboletta di gas al calcio dell’arma e la imbracciò, osservando nel mirino la bella bocca della fascinosa Sakura. Il cecchino fece fuoco e l’obiettivo venne centrato.

Dai cannocchiali i tre videro Sakura portarsi una mano alla bocca e deglutire, poi la osservarono mentre, divenuta paonazza in viso, si strappava di dosso il costume denudandosi davanti all’esterrefatto fidanzato.

“Accidenti!”, esclamò Shutaro, mentre la sacerdotessa aggrediva Tsubame privandolo dell’unico indumento che aveva indosso.

“Cribbio!”, continuò Oropa, mentre la bella Sakura baciava con irruenta passione l’amato e gli passava le mani dappertutto.

“Dannazione!”, proferì il professore. “Lo sta letteralmente scorticando vivo!”.

“Sakura è una belva! Lo sta cavalcando a pelo vivo!”, esclamò Oropa agghiacciato dalla furibonda passione della sacerdotessa.

Ataru gesticolava in segno di vittoria; le riprese procedevano a gonfie vele.

“MA CHE FA?!”, urlò Shutaro, vedendo nel cannocchiale che Sakura si era seduta in faccia al suo amato e si dimenava come una furia.

“Probabilmente, Tsubame ha… mollato… ma lei non ancora e vuole il giusto orgasmo!”, spiegò Ryoda incredulo ai suoi stessi occhi.

“DOBBIAMO SALVARLO!”, gridò Oropa. “SE CONTINUA DI QUESTO PASSO, SAKURA LO FARA’ A PEZZI!”.

Ad un tratto la bella Sakura cominciò a tremare tutta e graffiò ripetutamente il ventre dell’amato, prima di piegarsi e mordergli le labbra. Si fermò e si accasciò a fianco dello sfinito Tsubame, mentre Ataru guizzò via dal nascondiglio e si ricongiunse al gruppo con un’espressione mistica di paura e meraviglia. “Roba da matti!”, si limitò a dire.

“Il professor Onsen avrà un infarto quando vedrà questo filmato!”, sghignazzò Shutaro.

“Dovremo preparare bende e cerotti per Tsubame…”, propose Ryoda.

I quattro fecero ritorno ridendo, ma già da lontano videro che qualcuno si era aggiunto alla compagnia… qualcuno che al posto degli ombrelloni usava un paio di alti funghi per farsi ombra. “Sono Rupa e Karla!”, esclamò Ataru, spaventato.

“Sono tornati all’attacco!”, commentò Shutaro.

“Chi sono?”, domandò Ryoda.

“Il tizio coi capelli chiari ha rapito la mia Lamù ed ha creato un caos incredibile, arrivando ad invadere la Terra con quei maledetti funghi, mentre la ragazza è una furia dal grilletto facile!”, rispose Ataru.

“Volete dire che quei due sono i responsabili dell’invasione di funghi giganti che ha colpito la Terra qualche tempo fa?!”, chiese il giovane insegnante di Storia terrestre trattenendo a stento la collera.

“Proprio così!”, affermò il giovane Mendo.

“Non potete nemmeno immaginare l’angoscia e la disperazione che ho provato in quei giorni terribili! Non riuscivo né a dormire né a mangiare! Non potevo sopportare l’idea che tutte le meraviglie che gli uomini hanno costruito sulla Terra nel corso dei secoli venissero distrutte in una maniera così… assurda!”.

“Cerca di calmarti!”, suggerì il giovane Moroboshi nel tentativo di calmare Ryoda, accecato dalla collera. “In fondo, i danni sono stati riparati e…”.

“Non importa!”, esclamò furioso il professore. “Quegli sciagurati hanno bisogno di una lezione!”.

 

“Che sorpresa trovarvi qui!”, disse Rupa alle ragazze.

“Già, proprio una bella fortuna…”, commentò aspramente Benten.

“Suvvia!”, esclamò Karla. “Ora che siamo sposati non siamo più un pericolo per nessuno!”.

“Detto da te, è piuttosto difficile da credere!”, commentò Lamù.

“A cosa dobbiamo la vostra visita?”, chiese Oyuki.

“Siamo qui in vacanza!”, disse il ragazzo dai capelli chiarissimi. “Questo è il nostro viaggio di nozze!”.

“Allora dovreste starvene in intimità!”, commentò Benten alzandosi dalla sdraio e scrocchiando i pugni.

“Noi stiamo dove ci pare e piace!”, ringhiò Karla armando un grosso mitragliatore.

“Shutaro, mi presti la tua arma?”, chiese Oropa all’amico; i quattro si erano avvicinati senza essere notati ed ora gli sguardi si erano concentrati tutti su di loro.

“Prego!”, disse Shutaro porgendo la sua katana all’amico. Oropa la impugnò a due mani e si avviò verso i coniugi portatori di funghi.

“Che intenzioni hai?”, domandò Lamù al ragazzo.

Passando davanti a Benten, Oropa le porse il fucile. “Reggimelo un attimo!”, disse avanzando ancora.

Rupa impallidì osservando lo sguardo torvo del ragazzo, ma Karla gli si parò davanti sparando una raffica di colpi. “Se vuoi fare del male al mio Rupa, dovrai passare sul mio cadavere!”, minacciò al giovane.

I colpi esplosi dall’arma rimbalzarono contro le lucide penne dell’ala che Ryoda aveva spalancato a protezione del ragazzo. “Ci vuole ben altro!”, ringhiò il professore.

Oropa avanzò fino ad un passo dai due; Karla allargò le braccia, mettendosi fra l’amato Rupa e l’aggressore. “Non passerai se non…”.

Un sibilo tagliò l’aria, mentre Oropa vibrava un violento colpo di traverso. Il ragazzo si voltò, dando le spalle ai due terrorizzati coniugi e pulì la lama con le dita, facendo scivolar via un liquido chiaro. I due funghi usati come ombrelloni caddero al suolo, tagliati di netto alla base.

“Ten, vieni qui!”, esclamò Oropa.

“Eccomi!”, rispose il piccolo oni, svolazzando fin lì dal bagnasciuga.

“Fiamma moderata per pochi minuti, mi raccomando…”, consigliò il ragazzo al cuginetto di Lamù, che intuì alla perfezione il comando.

Tutti osservavano la scena ammutoliti e mentre Ten cuoceva i funghi, Oropa si avvicinò ad Oyuki e si fece prestare il grosso ventaglio che la regina di Nettuno usava per arieggiarsi. Quando si riavvicinò a Ten, questo aveva appena finito la sua opera e i due enormi funghi emanavano un delizioso profumino.

Oropa diresse l’odore verso la boscaglia di palme aiutandosi col ventaglio ed un attimo dopo una specie di grosso bue col pelo tigrato arrivò sbavando copiosamente.

“REI?!”, esclamarono in coro Lamù e Benten.

“Assaggia!”, gli consigliò Oropa; il bestione ingurgitò i funghi in un sol boccone e gridò: “SQUISITI!”.

Ran arrivò furibonda. “State usando il mio amore come cavia!”, ringhiò l’aliena.

“Un piccolo sacrificio per il bene comune!”, rispose Oropa.

“Tu sei in combutta con Lamù!”, sibilò Ran furiosa. “State cercando di eliminare il mio Rei perché ora vuole solo me!”.

“Ci risiamo con questa storia…”, borbottò Lamù passandosi le mani nei capelli.

“Questo è un affronto!”, tuonò Rupa. “I funghi sono il nostro simbolo e nessuno può permettersi di reciderli senza il mio consenso, cucinarli e darli in pasto ad una vacca a strisce!”.

“CHI SAREBBE LA VACCA A STRISCE?!”, gridò Ran furibonda.

“Questa è la vendetta per quella vecchia storia, vero?”, domandò Karla.

“Ma certo!”, continuò Rupa. “Questi esseri meschini vogliono rivangare quella vecchia storia e usarla per farci del male! Ma le vecchie storie andrebbero dimenticate e non ha senso rimuginare sulle cose passate perché il passato è passato e non serve a nessuno!”.

Un silenzio di tomba cadde sull’intera compagnia.

Ryoda fremeva facendo emettere alle penne delle sue ali un rumore sinistro.

“Ma che stupidaggini state dicendo?”, domandò Ataru sdraiandosi vicino a Lamù come se nulla fosse.

“Credo che abbiano i funghi anche nel cervello…”, commentò Shutaro mentre prendeva posto vicino a Shinobu.

“Quante storie per due funghi…”, sbottò Oropa prima di restituire la katana al giovane Mendo e raggiungere poi l’amata.

“Dimentichiamo tutto e ricominciamo da capo”, suggerì Rupa. “Non vogliamo litigare con nessuno!”.

“Troppo tardi!”, sussurrò Kurama.

“Avete osato mettere in pericolo la Terra e pagherete caro il vostro insano gesto!”, tuonò Ryoda prima che una paurosa raffica di vento generata dalle sue ali scaraventasse in cielo Rupa, Karla e i loro maiali.

“Quei due avranno sicuramente imparato la lezione!”, proferì soddisfatto il professore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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