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Autore: Dragonfly_95    26/01/2017    2 recensioni
Emma è rimasta sola, dopo una serata in discoteca: la sua amica Greta l'ha lasciata sola. Qualcosa di terribile sta per accadere quella notte, tra i vicoli di un quartiere buio e malfamato. Ma poi arriva Tom...e tutto cambia. Sembra un angelo venuto a salvarla...ma se invece non fosse così? Emma non puo' averne la certezza. Ma non puo' far altro che fidarsi di lui.
-Non aver paura, tesoro…andiamocene forza. Vieni qui.
Tom l’afferrò delicatamente per un braccio, l’attirò a sé e la fece appoggiare sulla sua spalla. Emma non era nemmeno in grado di camminare, né di reggersi in piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Lo spacco laterale del vestito era veramente troppo:  la coscia le rimaneva quasi tutta scoperta.

Si sentiva mezza nuda.

 I tacchi erano incredibilmente scomodi.

‘Avrei dovuto portarmi un paio di scarpe basse di ricambio’ pensava Emma , mentre se ne stava in piedi fuori dal ‘Boulevard’, indecisa se entrare o no.

Si sentiva un pesce fuori dall’acqua.

Non vedeva l’ora che quella serata finisse…E doveva ancora cominciare.

Si fece forza, tirando un lungo sospiro; aprì la porta pesante ed entrò.

Angela aveva affittato una sala privata per il suo addio al nubilato. Era un’ampia sala scura, illuminata da alcune luci blu elettriche, che facevano venire il mal di testa solo a guardarle.
La musica commerciale era sparata a tutto volume e, a terra, c’erano molti palloncini colorati.
Al centro dello stanzone troneggiava un grosso tavolo pieno di patatine, sandwich, pizzette e altri stuzzichini. Sul lato destro, invece, proprio sotto la cassa della musica, c’era il bar, già affollatissimo.
Moltissime ragazze stavano ballando al centro della stanza al ritmo della musica, scuotendo i capelli e i fianchi.
Qualcuna stava sgranocchiando delle noccioline vicino al tavolo, qualcun’altra era in fila al bar per farsi un drink.

Emma si tolse la giacca e l’appoggiò su una sedia vicino.

Il vestito color indaco, lungo fino ai piedi, le ricadeva dolcemente per tutto il corpo, aderendo bene sul seno e sui fianchi. Si era legata i capelli in una specie di chignon morbido, così giusto per cambiare un po’acconciatura. Solo che lo aveva pettinato davvero troppo morbido: dei fastidiosi ciuffi di capelli le ricadevano sul viso.

Si guardò intorno e intravide Angela: stava ballando con alcune ragazze una canzone di Lady Gaga, proprio al centro della stanza.
Indossava un vestito rosso fiammeggiante aderente e tacchi a spillo come grattacieli. In testa, aveva una coroncina color argento con dei peni rosa che spuntavano.
Anche Angela la vide e corse (per quanto possibile con i suoi tacchi chilometrici) verso di lei.

-Emmaaaaa!- urlò  e l’abbracciò fortissimo, come se non la vedesse da mesi. E si erano viste soltanto il giorno precedente.

 Emma ricambiò l’abbraccio, ridendo.

-Ragazze, questa è Emma, la miglior collega del mondo!- biascicò Angela alle due ragazze che erano con lei, sistemandosi con la mano la coroncina.

Doveva essere davvero ubriaca. Emanava un forte odore di alcool e il mascara le era colato sotto gli occhi, lasciandole due aloni neri.

-Ma se sono la tua unica collega!- Esordì Emma, sorridendo.

-E allora? Sei la migliore in assoluto!-

Angela non pronunciava correttamente le parole. Le ‘s’ le pronunciava ‘sc’ e allungava troppo le vocali.
Emma alzò gli occhi al cielo e trattenne una risata.

Non conosceva nessuno dei presenti.

Anche Nina era stata invitata alla festa, ma non aveva voluto partecipare.

‘Sono troppo vecchia per queste cose!’ aveva detto quando Angela le aveva chiesto di venire. Emma si era morsa le labbra: le sarebbe davvero piaciuto avere un po’ di compagnia.

Ora invece si sentiva sola e a disagio.
Non sapeva come muoversi né con chi parlare e si torturava le unghie nervosamente. Avrebbe potuto fare quattro chiacchere con Angela, ma l’aveva già persa di vista.
Probabilmente era andata a farsi un’altra bevuta, oppure era svenuta da qualche parte.
Emma pensò di attaccare bottone con qualche ragazza. Si guardò un po’ intorno, ma quasi tutte erano impegnate a scatenarsi in pista o a conversare con qualcun altro.

‘D’accordo’ si disse Emma ‘La serata non durerà in eterno. Resisti Emma’.

Si mise in fila al bar e prese un Sex on The Beach: almeno avrebbe avuto una bevuta da sorseggiare e avrebbe potuto fingere di divertirsi.
Non avendo molto da fare, lo finì in pochi minuti.

Prese un altro Sex on The Beach e poi un Gin Lemon.

Ora sentiva i nervi cominciare a sciogliersi…e anche le gambe.

Emma si lanciò al centro della sala, sbattendo contro altre persone e rischiando più volte di inciampare sui suoi stessi piedi. Poi si lasciò trasportare dal ritmo della musica. Era facile adesso ballare seguendo la canzone, senza preoccuparsi troppo.
I suoni sembravano amplificati e le luci rallentate. Non erano più fastidiose come prima.
Nemmeno i tacchi le facevano più male.

Dopo un po’, una ragazza con i capelli scuri e un mini dress a pois salì sul tavolino, rischiando di cadere. Fece cenno al DJ di abbassare la musica e chiese un microfono.

-Gentilissimi invitati…Vorrei rubarvi qualche minuto e approfittarne per ringraziare la nostra meravigliosa sposina Angela di questa splendida festa!- disse la ragazza.
Il salone si levò in un grido e  tutti applaudirono. Anche Emma applaudì.

Poi la ragazza con il vestito a pois disse qualcosa sull’importanza dell’amore e del matrimonio, ma anche su quanto fossero importanti le amicizie, il sesso e le feste.
Emma non seguì bene in discorso: la testa non le ubbidiva più. Le veniva da ridere, ma si trattenne.

-Quindi propongo un brindisi per Angela!-

E tutti urlarono nuovamente.

Dei ragazzi passarono con dei bicchieri e alcune bottiglie di spumante.

Emma non ebbe la minima esitazione: si fece riempire il bicchiere fino all’orlo e bevve lo spumante tutto d’un fiato.

-E ora…una piccola sorpresa per la nostra Angelina. E per tutte voi, belle donne!-

La ragazza scese finalmente dal tavolo, con un salto.
Le luci si abbassarono e la musica pompante ripartì a tutto volume.
Emma iniziò a battere le mani a ritmo della canzone e muovendo i fianchi.

D’improvviso, un ragazzo vestito da pompiere salì con uno scatto sul tavolo, ballando in modo esagerato e sensuale. Si tolse il caschetto che aveva in testa con un gesto rapido, lanciandolo in mezzo alle ragazze urlanti.

Emma scoppiò in una sonora risata.

Non aveva mai visto uno spogliarellista dal vivo (aveva visto ‘Magic Mike’ duemila volte per colpa di Greta)…ma la cosa la incuriosiva molto.
Il ragazzo si tolse anche la parte sopra della divisa, quasi strappandosela, lasciando in bella vista il petto depilato e le braccia muscolose.
Ora anche Emma urlava, con gridolini striduli.

Non si sentiva per niente in imbarazzo di fronte a quella scena, anzi.

Era sicuramente colpa dell’alcool.

Improvvisamente, Emma s’immaginò Tom al posto di quell’uomo: lo immaginò vestito da pompiere, mentre ballava in modo volgare sopra quel tavolo e lanciava occhiate seducenti alle ragazze intorno a lui.
La scenetta fece sorridere Emma .
Ma nello stesso momento, sentì anche un velo di tristezza dentro di lei.

Doveva essere davvero ubriaca, perché non si concedeva mai, nemmeno per un minuto, di pensare a lui.

I primi giorni dopo ‘la visita’ a casa sua era stato davvero difficile; la cosa più difficile era stata non pensarci, nonostante le sue chiamate e i suoi sms di scuse che erano durati per giorni, settimane…
Ignorarli era stata un’impresa durissima.
Non aveva più nominato Tom con Greta e Rachel. Era un argomento delicato, che non poteva e non doveva essere tirato fuori.

Quando la sera, prima di addormentarsi, Emma si metteva sotto il piumone caldo, i pensieri tenuti a bada per tutta la giornata riaffioravano con violenza.
Ma Emma aveva imparato a bloccarli, a distruggerli prima che i ricordi e i rimpianti si facessero nitidi. E allora riusciva ad addormentarsi.

Ma quella sera era diverso.
Quella sera era lì, da sola, ubriaca, senza difese…E non seppe difendersi. Lasciò che Tom visitasse di nuovo la sua mente, come un soldato che ritorna a casa dopo cento anni di guerra.

Si fece riempire di nuovo il bicchiere di spumante.
Mentre lo spogliarellista si toglieva gli ultimi indumenti rimasti, Emma chiuse gli occhi, vedendo occhi celesti e mille altri colori.
Poi tutto divenne buio.


 
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Il profumo che le solleticava le narici era gradevole: doveva essere cannella o forse qualche altra spezia.

Quando pensò alle ‘spezie’ , lo stomaco di Emma si contorse con violenza.

Aprì gli occhi di scatto, tenendosi con una mano lo stomaco dolorante e cercando di trattenere il senso di nausea.

La stanza in cui si trovava non era la sua camera da letto.

Era una camera piccola e poco illuminata, dipinta con colori scuri. L’arredamento era essenziale: un grande armadio di legno, una sedia in un angolo su cui erano appoggiati dei vestiti, uno specchio a muro e il letto su cui Emma giaceva.
Una finestrella lasciava entrare un timido bagliore di luce.

Emma si tirò su di scatto, spaventata.

Ora oltre alla nausea, sentiva anche un’altra morsa nello stomaco: il panico.

Dove diavolo era? Di chi era quella stanza?

Seduta sul letto, cercò di sforzarsi e ricordare gli eventi della sera prima.

Ricordava la grande stanza con luci e palloncini; il discorso della ragazza con il vestito a pois; lo spogliarellista…

Poi più niente.

Niente.

Non ricordava quello che era accaduto di lì in poi.

Non sapeva neppure in che modo era finita in quel luogo sconosciuto.

E ora che doveva fare?

La testa le diceva di alzarsi dal letto morbido e di sgattaiolare via dalla camera, senza fare troppo rumore, cercando l’uscita.
Sì, era sicuramente la soluzione più accettabile: andarsene di lì.

Ma le gambe sembravano come paralizzate e il respiro era trafelato: aveva paura.

Che cosa avrebbe trovato di là? E se qualcuno volesse farle del male?

Strinse forte i pugni, chiudendo gli occhi e concentrandosi.

Basta. Doveva andarsene. Non poteva rimanere lì per sempre.

Emma si fece coraggio e si tirò su lentamente, cercando di non fare troppo rumore.

Si avvicinò barcollando alla porta di legno chiaro e l’aprì con cautela, sbirciando fuori.
C’era un salotto piccolo e stretto; sembrava una miniatura a causa delle sue dimensioni. Anche questa stanza era poco illuminata: doveva esserci una sola finestra anche quì. A terra c’era una moquette color grigio-topo e, al centro della stanza, una vecchia TV; di fronte al televisore, era piazzato un divano sgangherato, rivestito con una fodera a quadretti.

La sala era deserta.

L’unico segnale di vita era una piantina con dei piccoli fiori rossi che spuntava da un angolo della stanza e dava un po’ di luminosità.
Nonostante quel posto sembrasse cadere a pezzi, tutto era perfettamente in ordine. Anche la vecchia moquette sembrava incredibilmente pulita.
Emma fece qualche passo verso il salotto: doveva esserci una porta per uscire lì, da qualche parte.
Non riconosceva neppure quella stanza.  ‘Forse è casa di Angela?’ pensò Emma e sentì una strana pace interiore a quel pensiero.
Fece qualche altro passo più deciso e arrivò vicino al divano.

E fu allora che lo vide.

Un ragazzo dai capelli colore del grano stava dormendo rannicchiato proprio su quel divano. Alcuni ciuffi spettinati gli ricadevano sul viso. La sua pelle era liscia e rosata, sembrava fatta di seta. Teneva le braccia strette intorno al proprio corpo e le gambe schiacciate contro il bracciolo del divano. Indossava dei pantaloni della tuta ed era senza maglietta; dormiva profondamente, immobile. Sembrava un bambino indifeso.

Emma urlò per lo stupore.

-Ma che cazzo…?-

Non diceva quasi mai parolacce, ma questa volta non poteva trattenersi perché tutta questa situazione era assurda.
Non poteva crederci.

Che diavolo era successo la notte prima?

Il ragazzo si mosse di scatto e si stropicciò gli occhi con una mano.
Il grido di Emma lo aveva svegliato.
Aprì le palpebre assonnate, e i suoi occhi trasparenti esplosero come un fuoco d’artificio.

Anche Emma esplose alla vista di quegli occhi che aveva tanto amato. Che aveva imparato a dimenticare.

Vedendola lì, in piedi, davanti al divano, lui fece un mezzo sorriso soddisfatto e mormorò:

-Buongiorno anche a te, tesoro.-

 


ANGOLO D'AUTORE

Lo so, avete ragione, non odiatemi...ma oggi vi lascio con un po' di suspance ;) non temete, aggiornerò presto come sempre, promesso!
Aspetto i vostri pareri!
Un bacione grandissimo
Vi_Dragonfly
 

 
   
 
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