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Autore: Breed 107    10/04/2005    2 recensioni
Forse, lontano da tutto e tutti, la verità potrà esser detta... E' il compleanno di Akane e chissà che il suo desiderio più grande non possa realizzarsi. Prima parte della "trilogia del desiderio".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Possibile che Ranma intendesse alludere al loro primo bacio? Al primo bacio tra loro, cioè? Sentì il sangue ronzare vorticosamente in testa, darle un leggero capogiro… Stava parlando di loro due? Di un primo bacio che loro due dovevano scambiarsi o… o di un primo bacio che avrebbero comunque dato a qualcun altro prima o poi? Non voleva lasciarsi illudere, non poteva permetterselo… però… 'Puoi chiederglielo… Avanti, Akane, puoi sempre chiedergli cosa intendesse dire. In fondo hai il diritto di saperlo, in entrambi i casi! Su, avanti! Non essere stupida! Parla!' ma per quanto si sgridasse, la voce non le uscì… era troppo spaventata, troppo timorosa che lui le dicesse che di certo non era sua intenzione dare il suo primo bacio 'volontario' a lei… O avrebbe potuto rimangiarsi tutto, come al solito. Lo guardò con la coda dell'occhio, cercando di leggere sul suo viso la reazione a quelle parole… Che le avesse dette senza rendersene conto?

Ranma invece se ne era reso conto perfettamente. Due secondi dopo che quelle parole erano uscite dalle sue labbra. Come al solito aveva parlato senza riflettere ed ora intimamente tremava al pensiero delle sue ovvie domande… E che le avrebbe risposto? Che sì, stava parlando proprio del loro primo bacio, di quello che da tempo sognava di darle, avvampando al solo pensiero; di quel primo bacio che molte volte era stato sul punto di darle… sul tetto del dojo la notte di Natale ad esempio, dopo averle regalato quella cornice. O rinchiusi nell'armadio per nascondersi alla maledetta tutina, o quando aveva creduto che lei volesse far pace dopo la stupida lite per la misura dei loro seni, mentre lei stava nascondendolo da sua madre. Quelle e altre mille volte, quando avrebbe voluto essere meno imbranato e timoroso delle conseguenze… Solo sotto l'effetto del terrore dei gatti, trasformato in gatto, aveva avuto il coraggio di farlo. O almeno così sembrava, perché non lo rammentava per nulla, purtroppo. Pure per quello voleva che il loro primo vero bacio fosse indimenticabile, per ripagare quello che non rammentava.

Ma Akane continuava a restare in silenzio; il che era davvero strano. Vincendo i suoi timori, Ranma si voltò verso di lei e scoprì che lei stava guardandolo, negli occhi ancora traccia della sorpresa che aveva suscitato con quella frase avventata… Ranma si perse in quegli occhi, grandi e vividi, così sinceri che lui poteva sempre leggervi dentro ciò che Akane provava; quegli occhi lo attirarono, irresistibilmente e per un istante che gli parve lunghissimo, fu certo che l'avrebbe baciata. Sì, sì disse, forse dopotutto il loro primo bacio avrebbe potuto benissimo avere il vagone di una metro come scenario… Deglutì nervoso al solo pensiero e le si avvicinò sensibilmente, tanto che vide Akane sussultare, ma, e questo era molto incoraggiante, lei non si ritrasse. 'Sì, al diavolo tutto, al diavolo quello che avevo deciso… Voglio baciarla ora, proprio nel vagone della metro e… la metro?!'. Come se fosse stato tirato indietro da una forza estranea, Ranma si voltò di scatto notando non solo che il treno stava fermandosi, ma che quella era proprio la loro fermata. "Ehi, siamo arrivati!".

Akane lo guardò alzarsi e come un'automa si alzò seguendolo; non ci poteva credere! Era sicura che lui stesse per baciarla, finalmente e invece… Si sentiva beffata, ma non ce la faceva ad arrabbiarsi (certo, sulle prime aveva pensato di legarlo sui binari della metro e lasciarlo lì!). In fondo non era poi tanto sicura che lui volesse davvero baciarla… Altre volte aveva avuto quell'impressione, ma poi non era mai successo. Perciò non le restava che ingoiare il rospo e sforzarsi di riacquistare un minimo di lucidità. Ora lui stava dicendole, qualcosa, guardandola curioso "Ah? Cosa?" "Ti ho chiesto se sai da che parte dobbiamo dirigerci?" "Beh… mi sembra naturale, no? Da quella parte, il municipio è là". In verità la domanda di Ranma era solo un pretesto per sentire la sua voce, per capire se fosse arrabbiata o meno…  Non lo capì, ma le sembrava delusa.

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"Signori, questo è l'ultimo ascensore per oggi, la terrazza panoramica dell'edificio chiuderà tra venti minuti" Akane guardò Ranma che si strinse nelle spalle "Be', siamo arrivati fin qui… Meglio starci un po' che per nulla" lei annuì e dopo aver ringraziato il gentile addetto, entrarono nell'ascensore dove c'erano solo altre tre persone. Il velocissimo movimento verso l'alto fece girare la testa ad Akane che si appoggiò alla parete trasparente dell'abitacolo; Ranma la guardò interrogativamente "Tutto bene?" "Sì, solo non mi aspettavo che fosse tanto veloce… Non dovrebbe farmi tanto effetto, dopotutto più di una volta sono stata strizzata come in una lavatrice dal tuo Hiryu shotenha…" lui sorrise e incrociò le braccia al petto "E' vero… e ne sei uscita incolume ogni volta" "Uhm, soprattutto grazie a te. Se non mi avessi tirato fuori dal vortice ogni volta, ci sarei rimasta… Se non ci fossi stato tu…". Ranma la guardò stupito, poi sospirò e guardò di fronte a sé "Se non ci fossi stato io, non saresti stata mai coinvolta".

Akane lo osservò: la voce di Ranma le era parsa carica di rimorso… Si sentiva in colpa forse per tutto quello che era accaduto? Si riteneva responsabile… In effetti, Akane sapeva che se Ranma non avesse fatto parte della sua vita, questa sarebbe stata molto più tranquilla, però… "Mmm, come esperienza non è stata poi tanto male. E poi l'abbiamo superata, no?" "Sì, l'abbiamo superata però…" Ranma sospirò, non voleva parlare di quello che era successo in Cina, non per il momento comunque; prima o poi avrebbe chiesto ad Akane di parlargliene, ma non in quel momento: lo aspettava una prova già abbastanza ardua ed aveva bisogno di tutto il suo coraggio già per quello… Per ora gli bastava rammentare i momenti cupi passati alla fonte delle sorgenti, per avere la forza di fare ciò che doveva, nulla di più.

Silenziosamente l'ascensore condusse i pochi passeggeri alla sala panoramica della torre, a circa 242 metri dal suolo: la vista della città dalle enormi vetrate della sala era strabiliante.

Attirata da quel panorama mozzafiato, Akane corse diretta ad una delle grandi vetrate e ad occhi sgranati osservò Tokyo distendersi davanti a lei: sembrava persino più bella vista da lassù, così immersa nella calda luce pomeridiana. "Guarda, si vede il Fuji!" infatti il maestoso vulcano si stagliava nitidamente contro il cielo primaverile, spazzato da una leggera brezza che aveva eliminato ogni nuvola. Ranma annuì, non ugualmente entusiasta: lui preferiva di gran lunga altri panorami, tipo il cielo stellato che a volte ammirava dal tetto di casa Tendo. Non si rifugiava lassù solo per ricercare quella solitudine e quella intimità che la caotica vita al dojo non sempre gli consentiva, ma a volte rimaneva ore lassù solo ad ammirare il cielo. Tutto qui, ammirava le stelle e pensava ad Akane.

Guardò la ragazza con la coda dell'occhio, ammirando il sorriso che stava illuminandola e come sempre lo stomaco gli si contrasse: l'aveva presa proprio brutta! Eh, sì, detta in parole spicciole… Tornò a guardare il panorama e ripensò a quella giornata, così strana e così bella. Stare con lei, solo con lei era stato persino più facile del previsto: certo, c'erano stati momenti di imbarazzo però… però non avevano litigato. Lei, tanto per dirne una, non lo aveva martellato nemmeno una volta.

"Nerima è in quella direzione – Akane indicò un piccolo agglomerato lontano, quasi invisibile tanto era distante – si vede appena… Però… è proprio piccola" "Certo, paragonata a Tokyo" lei annuì e si morse il labbro inferiore "Però… a volte non ti sembra che Nerima sia un mondo a parte? – Ranma si volse a guardarla – Cioè, è una piccola cittadina, ma ne succedono così tante e di così incredibili! A volte credo che Nerima viva in un'altra dimensione rispetto al resto del pianeta. Non credo che quello che ci capita quasi ogni giorno sia normale per gli altri" "E ti spiace?" "No, anzi… E' vero, a volte viviamo nel caos più totale, rischiamo la vita di continuo e conosciamo i tipi più assurdi in circolazione… Ma ci ho pensato molto ultimamente: non vorrei cambiare nulla della mia vita… o quasi". Quel quasi assunse per Ranma un'importanza capitale: aveva il terrore che il ‘quasi’ comprendesse lui.

"Akane… c'è una cosa che…" lei si volse nella sua direzione, dando le spalle alla città; vista così lei sembrava quasi stagliarsi contro il cielo che ora andava impreziosendosi dei caldi colori del vicino tramonto. Era così bello osservare il gioco che la luce creava sul suo viso, la calda sfumatura dei suoi occhi…. però Ranma non doveva farsi distrarre, assolutamente doveva restare lucido. O avrebbe detto qualcosa di stupido. "Sì, Ranma?".

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Abbassò gli occhi a terra e nervoso, infilò le mani nelle tasche; la sua espressione parve imbronciarsi ed Akane cominciò a temere che quello che lui stava per dirle non le sarebbe piaciuto: sembrava quasi combattuto…

"Devo dirti una cosa… E' da ieri che ci penso, da quando abbiamo discusso" lei deglutì ed incrociò le braccia al petto, come cercando istintivamente una sorta di difesa dalle sue parole "E… poi ieri sera mia madre mi ha fatto pensare ad una cosa. Io e te non abbiamo mai parlato veramente di quello che è successo un mese fa… no, aspetta – la fermò, vedendo che lei stava per dire qualcosa – per favore, fammi finire… Ecco, io come uno stupido credevo che visto come sono andate le cose, non ci fosse nulla di cui parlare. Non possiamo cambiare quello che è successo, perciò meglio andare avanti come se nulla fosse, ecco cosa pensavo. E poi ero convinto che tu non volessi parlarne… in fondo tu volevi sposarmi per farmi avere l'acqua delle sorgenti, e quella se l'era bevuta il vecchiaccio…" "No, aspetta! – Akane non poté trattenersi oltre – Non era solo questo" Ranma la guardò appena, poi annuì "Avrei dovuto chiedertelo, avremmo dovuto parlarne… da soli. Avrei dovuto chiedere come ti sei sentita dopo…dopo quel disastro, capire se la cosa ti aveva sconvolto. E invece ti ho fatto credere che per me fosse una storia passata e ti ho costretto a starmi lontana… Pensavi che non m'importasse" "Non è così? Hai detto che non pensavi ci fosse qualcosa di cui parlare" "E invece sì!" Ranma aveva alzato la voce, attirando l'attenzione degli altri visitatori, ma se ne infischiò, per una volta non gli importava degli altri "Ci sono un mucchio di cose di cui dobbiamo parlare! Io… io vorrei farti tante di quelle domande! Fino a ieri sono stato come un cieco, ma ora ho tanta di quella confusione in testa da non sapere nemmeno cosa sto dicendo… Però una cosa l'ho capita, sai?" Akane serrò le mani intorno ai gomiti, facendosi quasi del male; avvertiva di nuovo la sensazione di panico avvertita al caffè poche ore prima. Il panico più totale la assalì, avrebbe voluto zittirlo, impedirgli di continuare perché tutto continuasse come prima, come prima di quel maledetto matrimonio! La vita non era uno spasso, ma almeno… almeno Ranma era al suo fianco, chiaro, cristallino… Non conosceva i suoi sentimenti, ma sapeva che lui teneva a lei e che non avrebbe mai scelto una delle altre. Ma ora… una parte di sé le diceva che in realtà era giunto il momento di mettere in chiaro le cose o avrebbe continuato a vivere nell'incertezza sui sentimenti di lui e fino a quando? Fino a che i loro genitori non avessero organizzato un altro matrimonio? E se stavolta tutto fosse andato liscio, cosa sarebbe successo? Avrebbe finito con sposare un uomo che non sapeva nemmeno se la amava o se semplicemente teneva a lei? No, non poteva accettarlo, però… Se ora lui metteva in chiaro le cose, questo avrebbe significato la fine della vita che avevano vissuto fino a quel momento.

"Tu stavi per sposarmi… questo l'ho capito, tardi però" "Tutto qui?" gli chiese stupita. Era ovvio che stava per sposarlo, no? Ranma sospirò e passò una mano tra i capelli, ora davvero era nervoso "Akane, tu stavi per sposare me, di tua volontà! Nessuno ti aveva drogato o costretta con la forza, nessuno ti aveva imposto di sposarmi… e tu stavi per farlo. Ed ora c'è una cosa che mi tormenta – la guardò dritto negli occhi – lo avresti fatto anche se non ci fosse stata l'acqua delle sorgenti?" lei distolse lo sguardo, incapace di rispondergli "E' una domanda tutto sommato logica, no? Avrebbe dovuto venirmi in mente di fartela subito, ma credo che temessi la risposta… io…" "Sì" "Come?" "L'avrei fatto… comunque". Akane lo guardava dritto in viso, senza apparente imbarazzo o paura…

"Credevo che … che a Jusenkyo tu fossi sul… sul punto di confessarmi il tuo amore. Ero convinta che… sposandoti avrei potuto darti l'acqua e… farti felice… E' stato sciocco da parte mia, del resto quelle parole che… che credevo tu stessi per dirmi, erano probabilmente dovute al… al dispiacere di sapermi morta. Mi spiace per l'acqua, ma dopotutto tu non volevi confessarmi un bel nulla in quella grotta, quindi è stato un bene che il matrimonio non ci sia stato" "Lo credo anch'io". Ecco, le parole che più temeva di ascoltare da lui… e le aveva dette. Akane capì che in realtà, nel suo intimo, era stato quello il motivo per cui l'aveva evitato: per non sentirgli dire quelle parole. Tutti gli altri motivi, il non voler litigare, il voler evitargli ogni sofferenza… tutte scuse, pretesti. Non avrebbe mai voluto ascoltare quelle parole… ecco tutto. Si morse le labbra, tentando di reprimere rabbia e sofferenza perché accidenti se facevamo male!

"Voglio rompere il fidanzamento". Akane sbarrò gli occhi. Incredibile, ma vero: aveva trovato parole anche peggiori… La gola le si serrò spasmodicamente, costringendola a schiudere le labbra per poter respirare. Lui voleva…

  
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