Sogni
Kara entrò alla CatCo
e si ritrovò investita da una frenetica attività, tutti erano appesi ai
telefoni verificando informazioni, segnando nuove retate e gestendo le notizie
che arrivavano a frotte.
“Danvers!”
Urlò il caporedattore più agitato e scontroso del solito.
“Sì, capo?”
“Voglio una reazione a caldo della Luthor, vai subito da lei.”
“Ehm… non sono sicura che…” Carr alzò
gli occhi su di lei guardandola da sopra gli occhiali con l’aria più gelida che
lei gli avesse mai visto in volto.
“Non sei più una segretaria, sei una
reporter o quanto meno ci stai provando, la Luthor è,
assieme a Supergirl, l’unico motivo per la quale ti
tengo quindi vai da lei e spremile una dichiarazione riguardo a questo dossier
che sta sconvolgendo la città.” A Kara non rimase che
annuire.
Entrò nell’edificio e vi trovò una
marea di report bloccati nell’atrio da un gruppo di uomini in eleganti completi
neri. Lei si fece largo tra la folla fino a raggiungere il portiere che la
conosceva, l’uomo nel vederla fece un sorriso e le aprì l’ascensore tra le
proteste e gli sbuffi degli altri giornalisti.
Kara si chiese perché si sentisse così
tesa, dopo tutto Lena non era mai stata ostile con lei e il fatto che avesse
cancellato gli ultimi due appuntamenti era più che ragionevole, dopo tutto era
una donna molto impegnata.
L’ascensore si aprì e lei si fece
avanti, si passò le mani sui fianchi cercando di calmarsi: avrebbe fatto le sue
domande, se Lena la riceveva, e sarebbe andata via, tutto lì.
“Sì?” Le chiese interrogativa la segretaria
nel vederla fissare interdetta le porte dell’ufficio.
“Posso… ehm… è libera?” L’impiegata le
lanciò una lunga occhiata e lei si sistemò gli occhiali tentando un sorriso.
Non era mai piaciuta a quella donna, forse si era offesa la volta in cui le era
passata davanti ignorando il suo stop.
“Miss Luthor
ha detto che ha sempre tempo per lei.” Affermò la donna e Kara
sentì le guance tingersi di rosa.
“Oh… bene.” Si avvicinò alla porta,
bussò e la aprì. Lena era alla sua scrivania concentrata nell’osservare
qualcosa al computer, alzò gli occhi e la notò. Kara
vide gli occhi della donna illuminarsi, poi però la mascella si indurì e lei
distolse lo sguardo.
“Kara,
buongiorno, immagino che sarai qui per avere informazioni su questo misterioso
dossier…” La donna si alzò per prendersi un bicchiere d’acqua, il suo tono era
calmo, normale, ma i suoi occhi la sfuggivano, cosa che non avevano mai fatto
prima.
“Sì… ne deduco che tu non ne sappia
niente.” Questa volta Lena la guardò.
“Parlo a Kara
la giornalista, a Supergirl la paladina della
giustizia o…?” Si interruppe senza riuscire a definire il loro rapporto e tornò
alla scrivania. Kara si sistemò gli occhiali confusa
e inspiegabilmente tesa. Poi abbassò il taccuino e lo chiuse.
“Parli a me.” Mormorò e vide una lampo
passare negli occhi della donna.
“I Luthor
hanno molti scheletri negli armadi, scheletri e dossier, potrei passare una
vita a raccogliere quello che generazioni di Luthor
hanno messo insieme come polizze di assicurazione. Siamo una famiglia di paranoici
o di gente accorta, a te decidere.”
“Quindi sei stata tu a consegnare le
Famiglie alla polizia.”
“Sì.”
“Per vendetta?” Lena alzò gli occhi
fissandoli nei suoi.
“Vendetta? L’ho fatto per te.”
Affermò con un certo rancore. “Per noi.” Si lasciò sfuggire, poi scosse la
testa e ruotò a metà la sedia lasciando che il suo sguardo si perdesse
nell’osservare la città.
“Per me?” Chiese Kara,
il suo cuore aveva battuto veloce a quel noi, ma ora non osò ripeterlo.
“Hanno tentato di ucciderti, volevano
eliminare ciò che rappresenti: la speranza. Non potevo permettere che ci
riprovassero e il DEO ci avrebbe messo anni a raccogliere prove sufficiente per
sistemare uno solo dei capi delle Famiglie, io ho fatto cadere le teste di
tutti.” Il suo tono era adirato, non vi era soddisfazione, solo rabbia e
rancore.
“Non lasciare che quello che ti hanno
fatto soffochi il tuo desiderio di fare del bene.” Disse e Lena si voltò, i
suoi occhi ora erano lucidi. “Ti ringrazio di volermi proteggere… ma voglio che
tu sappia che non mi devi niente, io…” Si interruppe perché sul volto di Lena
era apparsa una smorfia.
“Lo so: ti saresti sacrificata per
chiunque.”
“Non volevo dire questo…” Kara si sistemò gli occhiali scuotendo la testa, incapace
di comprendere le emozioni che provava, incapace di sopportare la sofferenza
che vedeva sul viso di Lena.
“Di al tuo capo che la mia
dichiarazione alla stampa è semplice: non ho scritto quel dossier, non l’ho mai
visto e non so cosa contiene, ma sono contenta che uno dei più attivi e potenti
tra i gruppi mafiosi di National City sia stato messo in ginocchio.”
“Perché sei diversa?” Sbottò Kara e Lena si irrigidì. “È per quello che è successo? Perché
hai scoperto che sono aliena o…”
“Non sono diversa, sono solo molto
impegnata, ho dovuto preparare al meglio la mia compagnia per evitare perdite
troppo ingenti e mettere assieme il dossier non è stato facile.”
“Capisco.” Kara
si alzò, si sentiva triste e arrabbiata. Desiderava una reazione da Lena, una
qualsiasi, invece di quelle blande affermazioni. “Grazie di avermi dedicato il
tuo tempo.” Si voltò decisa e raggiunse la porta, ma Lena intervenne.
“Mi dispiace.” La mano ormai sulla
maniglia Kara si voltò a guardarla.
“Di cosa ti dispiace?” Lena sospirò
scuotendo la testa senza voler aggiungere altro. “Lena, cos’è successo tra di
noi in quelle due settimane che ho dimenticato?” La domanda le bruciava sulle
labbra da così tanto tempo che porla fu una specie di liberazione.
“Mi hai salvato la vita.” Mormorò la
donna alzandosi, incapace di rimanere seduta. Le braccia incrociate si voltò a
fissare i palazzi di vetro.
“Tutto qui?” Kara
si avvicinò lentamente, doveva vedere i suoi occhi, doveva capire.
“Sei quasi morta per me, non è
sufficiente?” Lena era ancora voltata e Kara appoggiò
la mano sulla spalla della donna. Sfiorare il suo corpo le diede un brivido e
un brivido attraversò anche Lena che trattenne il respiro, mentre lei ammaliata
seguiva con gli occhi la curva del collo, su verso l’orecchio e la tempia.
Senza che se ne rendesse conto le sue dita seguirono quella dolce linea
infilandosi tra i capelli scuri, increspando la pelle di Lena. La donna si
voltò a guardarla e Kara si specchiò nei suoi occhi
pieni di lacrime, poi senza parlare Lena la abbracciò stringendola a sé quasi
con disperazione.
Kara fu a casa. Con un sospiro chiuse gli
occhi e sorrise, ora tutto era al suo posto, lì doveva stare, lì doveva vivere:
lì era felice. Le mani di Lena salirono lungo la sua schiena mentre le sue
labbra si posavano sul suo collo in un bacio. Kara
sobbalzò stupita e Lena si separò da lei, abbassò lo sguardo e fece un passo
indietro.
“Perdonami, ora ho davvero del lavoro
da fare.”
“Ehm… ehm… certo.” Con passo deciso,
ancora scombussolata, raggiunse la porta, poi si voltò verso di lei con un
sorriso. “A presto Lena e… la città e io ti siamo grate per quello che hai
fatto.” La donna annuì, ma i suoi occhi non salirono a incrociare i suoi.
La pelle di Lena era morbida sotto le sue dita, il suo profumo
inebriante, le sue labbra dolci come il miele, le sue mani ovunque su di lei. Kara inarcò la schiena mentre il piacere l’avvolgeva.
Kara aprì gli occhi respirando con
affanno, mentre il suo corpo era ancora travolto dal piacere. Scosse la testa
senza capire. Aveva appena sognato di fare l’amore con Lena? Non poteva
negarlo, se chiudeva gli occhi riusciva ancora sentire il cuore di Lena battere
veloce, correndo con il suo.
Cosa le stava succedendo?
“Ho fatto un sogno questa notte…”
“Ah sì?” Alex l’ascoltava con un
orecchio solo, concentrata a osservare dei dati sul computer.
“Ero con Lena e…” Questa volta Alex
si voltò a guardarla, dimenticando i file.
“E…?” Chiese, Kara
arrossì.
“Beh… era molto realistico, non
sembrava un sogno… voglio dire… è ovvio che fosse un sogno, ma… ecco, non che
io desideri quello che è successo nel sogno… però…” Alex aprì la bocca e la
richiuse incapace di formulare una frase.
“Un sogno.” Disse alla fine.
“Sì, un sogno molto vivido che mi ha
svegliata.” Aggiunse Kara, cercando di non arrossire
nel ricordare che aveva dovuto cambiare mutandine e pigiama dopo quel sogno molto vivido.
“Capisco.”
“Capisci? Perché io no, voglio dire,
non è che io e Lena ci conosciamo così bene e… mi chiedevo se tu potessi, non
so, dire qualcosa che mi possa aiutare, tu sai sempre dire qualcosa che mi
aiuti.” Supplicò Kara.
“Cosa ha provocato questo… sogno?”
“L’ho vista, ieri Carr mi ha mandato
a intervistarla, e abbiamo parlato.”
“Bene! Di cosa avete parlato?” Alex
sembrava estremamente felice della notizia, eppure Kara
era sicura che a lei Lena non piacesse molto, almeno, non le piaceva molto prima…
“Del dossier e del perché fosse così
fredda con me adesso, le ho chiesto se era successo qualcosa tra di noi durante
le due settimane che ho dimenticato.” Alex sgranò gli occhi.
“Cosa ha risposto?”
“Che le ho salvato la vita quasi
perdendo la mia…” Kara si torturò le mani che teneva
in grembo. “E poi mi ha abbracciato e… mi ha dato un bacio, ehm… qui…” Indicò
il collo e sul viso di Alex comparve un sorriso.
“E poi tu hai fatto un sogno con lei,
che ti ha svegliato e che non era un incubo, dico bene?”
“Ehm… sì.” Il sorriso di Alex si fece
ancora più amplio.
“Capisco.”
“Cosa?” Chiese lei esasperata. Alex
si strinse nelle spalle.
“Un sogno può voler dire molte cose,
magari ti sta suggerendo qualcosa, magari interpreta i tuoi desideri.”
“Noooo.”
Disse lei, arrossendo fino alla radice dei capelli e scuotendo la testa.
“No?”
“No, no… non credo proprio… non…”
Alex assunse quell’aria divertita e sarcastica che faceva quando sapeva che Kara stava mentendo e la kryptoniana
sentì il suo viso andare in fiamme. “Davvero, non credo che io e Lena…”
“Pensaci, io devo lavorare e alla CatCo ti staranno aspettando.” Chiuse il discorso Alex.
Alex arrivò a casa con un sospiro di
sollievo, avevano avuto un’emergenza nel pomeriggio ed era stata tre ore
immersa per metà nelle fogne per stanare un gruppo di alieni del pianeta Talpix. Ora voleva solo farsi un bagno caldo, mangiare e
rilassarsi. Era a metà del suo progetto quando arrivò Maggie.
“Che giornata!” Esordì la ragazza per
poi lasciarle un dolce bacio sulle labbra.
“A chi lo dici…” Borbottò lei e
Maggie sorrise.
“Top Secret?” Chiese e quando Alex
annuì il suo sorriso si ampliò ancora. “Magari ha a che fare con le fogne?”
Alex si annusò un braccio chiedendosi se puzzasse ancora, ma la donna rise
scuotendo la testa. “Tu sei profumata come una rosa, ma lo sai che ho orecchie
dappertutto.”
“Mmm...”
Brontolò lei poi si consolò baciando la ragazza e godendosi il suo caldo
abbraccio. “Tu invece? Sempre presa con le operazioni legate al dossier?”
“Sì, non credo che finiremo presto,
anche solo la catalogazione delle prove ci prenderà intere settimane.”
“Lena Luthor
vi ha fatto un regalo niente male.” Maggie inarcò le sopracciglia.
“Non capisco come tu possa continuare
a parlare bene di lei, per carità, ci ha fatto un enorme favore, ma quello che
ha fatto a tua sorella non dovrebbe squalificarla per sempre ai tuoi occhi?”
Chiese e Alex sospirò.
“È complicato.”
“L’ha mollata per Supergirl,
non mi sembra complicato.”
“Chi ha detto che si sono lasciate
per…” Alex si fermò scuotendo la testa, detestava non poter dire la verità a
Maggie quindi non voleva neppure parlarne.
“Non sono cieca, si solo lasciate
quando è uscita quella foto sui giornali e poi quel video… pochi credono che
era un falso e di certo non io che ti ho avvisato del rapimento! Lena Luthor è innamorata persa e Kara
ne soffre. Era la felicità incarnata quella sera in cui siamo usciti tutti
assieme, sembrava brillare tanto stava bene e, credevo, anche Lena… ma mi ero
sbagliata.”
“Dici che dovrebbero stare assieme?”
Chiese Alex.
“Ovviamente, persino il povero Mon-El lo ha capito, ho visto i suoi occhi quando le ha
viste assieme.”
“Ho fatto un errore davvero stupido.”
Affermò allora Alex.
“Cosa? Che centri tu?”
“Io ho… è… accidenti, avrei potuto
far sì che tornassero assieme, ma ho… ho fatto uno sbaglio, ho preso la decisione
sbagliata.” Maggie la fissava senza capire, ma si strinse nelle spalle.
“Puoi rimediare?” Chiese, pratica
come sempre. Alex rifletté qualche istante poi annuì.
“Forse, ma non sarà facile.”
“Sei sicura che debba andarci?” Alex
annuì e Winn confermò con una lunga serie di sì con
la testa.
“L’informazione è fondata, forse non
succederà niente, ma la tua presenza sul posto potrebbe evitare un disastro.”
“Molto bene, allora.” Disse ancora
perplessa Kara osservando l’invito al galà
dell’università.
“Indossa un bel vestito.” Incalzò Winn.
“Devo indossare un bel vestito?
Perché? Non posso andarci come Supergirl?”
“L’invito è per Kara
ed è meglio mimetizzarti tra i donatori dei fondi universitari.” Intervenne
prontamente Alex lanciando a Winn uno sguardo ammonitore.
“Oh… va bene.” Annuì lei. “Spero che
abbiano un buon buffet.”
“Lo spero anche io!” Mon-El si fece avanti, un sorriso sulle labbra.
“Verrai anche tu?” Chiese Kara, sempre più confusa da quell’improvvisa missione.
“L’invito è per due e mi farebbe piacere
aiutare.” Spiegò il daxamite e Kara
annuì con un sorriso.
Poche ore dopo Kara
uscì dal taxi con Mon-El, lei indossava un elegante
vestito color crema, senza maniche, che Alex aveva definito perfetto, e il daxamite un completo giacca e cravatta elegante di colore
grigio scuro.
La grande sala che ospitava il galà
per i donatori dell’università era piena di gente, tutti eleganti e intenti a
chiacchierare. Kara lanciò un’occhiata alle uscite di
sicurezza, chiedendosi se tutta quella folla sarebbe riuscita a uscire in
fretta nel caso il cacciatore di taglie si fosse fatto vivo alla festa come
suggeriva l’anonima fonte di Maggie che aveva avvisato Alex.
“Rilassati.” Le suggerì Mon-El prendendo due bicchieri e consegnandogliene uno.
“Grazie.” Disse Kara
prendendo il bicchiere e intercettando veloce un vassoio di dolcetti. Era
meglio mangiare prima che la festa finisse.
“Ti va di ballare?” Chiese Mon-El quando notò l’orchestra.
“Ma non sta ballando nessuno…”
“Qualcuno deve pur iniziare.” Le tese
la mano con un sorriso e Kara acconsentì all’invito,
posò il bicchiere ormai vuoto su di un tavolino e prese la mano del giovane.
Pochi istanti dopo volteggiavano sulla pista da ballo. Mon-El
si muoveva elegante, ma era chiaramente concentrato su qualcos’altro.
“Mi fa piacere vedere che sei così
concentrato sul lavoro.” Gli confidò Kara e lui la
guardò perplesso.
“Come?”
“Stai cercando il cacciatore, giusto?
Ballare è stata un’ottima idea per avere una visuale migliore.” Mon-El sbatté le palpebre stupito poi annuì.
“Ma certo.” Kara
si portò la mano all’auricolare e comunicò con Alex.
“Nessun avvistamento, per ora sembra
tutto tranquillo.”
“Già… sembra che la soffiata fosse sbagliata.”
“Come?” Il tono di Alex era strano e Kara era alquanto perplessa da quella nuova informazione.
“Sbagliata, sì, godetevi la serata lo stesso, ora che siete lì. Passo e
chiudo.”
“Ma…?” Mon-El
le fece un sorriso e un orrendo sospetto nacque in Kara.
“Non sarà stata tutto un piano per
farci uscire assieme, vero?” Chiese mentre il ragazzo continuava a condurla nei
passi di danza.
“Cosa? No! Certo che no! Non ho
intenzione di rovinare di nuovo… insomma, non voglio mettermi tra…” Si
interruppe, i suoi occhi fissi in un punto tra la folla. Si fermò di botto e Kara seguì il suo sguardo incontrando i penetranti occhi
azzurri di Lena. Verde-azzurri ricordò Kara, mentre
il suo ventre si tendeva al ricordo del sogno. Non si era preparata a vedere la
donna tanto presto.
“Guarda! C’è Lena, andiamo a
salutarla.” Affermò il giovane quasi trascinandola verso la Luthor.
“Buonasera, Lena.” Disse, un sorriso
amplio sulle labbra.
“Mon-El.”
Disse solo lei, dimostrando di conoscere la vera identità del ragazzo.
“Ciao Lena…” Disse invece lei, le
mani che aggiustavano gli occhiali sul naso, gli occhi che sfuggivano dai suoi.
“Kara… non
pensavo partecipassi a eventi simili. Si tratta di un articolo?”
“Una soffiata.” Spiegò Mon-El vivace. “Rivelatasi sbagliata. Ora, se non vi
dispiace dovrei fare una cosa, vi lascio chiacchierare tra di voi.” Il ragazzo
si allontanò rapido e Kara si ritrovò a dover parlare
con Lena da sola.
“Sono contenta di vederti così
presto.” Ammise e si rese conto che era vero, era davvero felice di vedere la
ragazza. La donna non rispose, sembrava concentrata, come se vederla lì l’aveva
sorpresa al punto da non saper più come gestire la cosa. “Quindi… sei una delle
donatrici dell’università?”
“Tu e Mon-El
uscite assieme?” La frase uscì secca dalle labbra di Lena.
“Come? Oh no, no, no. Siamo amici,
solo amici.” Kara agitò la mano davanti a sé come a
voler allontanare l’idea, ma dovette chiedersi perché non voleva che Lena la
credesse impegnata.
La donna si incamminò verso un lato
della sala e Kara la seguì in silenzio. Si fermarono
quando furono sole su di un balcone, all’interno la musica suonava, ma da lì
potevano osservare la pioggia che cadeva sulla città.
“Questo è uno dei progetti in cui L-Corp è impegnata: fondi per un laboratorio di scienze e per
uno laboratorio creativo.” Affermò dopo poco la donna spezzando il silenzio.
“Ti stai impegnando per fare del
bene. Ne sono felice.” Lena la guardò come se fosse particolarmente colpita da
quelle parole, Kara arrossì e abbassò il volto. “Ti
ho sognata questa notte.” Ammise, senza sapere perché.
“Sognata?” Chiese Lena, sembrava che
la sua voce fosse una carezza morbida ora, niente a che vedere con il tono che
aveva assunto recentemente con lei, quello professionale e distaccato.
“Sì.”
“Era un bel sogno?” Chiese la donna
dopo che il silenzio aveva seguito la sua risposta.
“Sì.” Ammise e, di nuovo, pensò che
era vero, non era stato un sogno strano o imbarazzante, forse sì, ma solo in
superficie, l’unica cosa che contava era la felicità che aveva provato… e il
piacere, oh Rao, quanto piacere! La mano di Lena
scivolò sul suo braccio nudo, creandole una serie di brividi, il suo cuore
prese a battere più veloce. Poi la donna ritirò la mano come se si fosse
bruciata.
“Devo andare. Buona serata Kara.” Con un secco dietrofront tornò all’interno della
sala e la lasciò sola a guardare la pioggia, confusa e con la pelle che fremeva
lì dove la ragazza l’aveva sfiorata.
Si stese sul letto con la testa
affollata di pensieri, il galà aveva perso tutto il suo interesse quando Lena
se n’era andata e neanche i tentativi di farla sorridere di Mon-El
avevano funzionato. Anche tra quella folla di gente allegra lei si sentiva
sola.
Ruotò nel letto cercando di
addormentarsi, ma la pioggia, così rara a National City, continuava a
ticchettare nel suo cervello senza che lei riuscisse a farla stare zitta. Passò
un’altra ora evidenziata dall’inclemente sveglia, ma il sonno non ne voleva
sapere di arrivare.
Poi bussarono alla sua porta. Kara osservò l’ora perplessa, era l’una passata, strinse un
poco gli occhi usando i raggi X e riconobbe subito la figura di Lena. Il suo
cuore prese a batterle follemente nel petto e quando vide la donna voltarsi per
andarsene si ritrovò ad aprire la porta.
“Lena!” Chiamò e la donna si voltò di
nuovo verso di lei. Era bagnata dalla testa ai piedi, i capelli sempre ordinati
e perfetti le ricadevano scomposti dallo chignon, l’abito elegante e aderente
che aveva indossato al galà era fradicio di pioggia ed era a piedi nudi, i
tacchi stretti in una mano.
“Sono rimasta sotto casa tua fino a
quando non ho trovato il coraggio di salire… ma ora...” Sospirò e scosse la
testa. ”Non sarei dovuta venire…” Kara non la lasciò
andare avanti, tese la mano e la attirò a sé, poi senza indugiare posò le
proprie labbra roventi su quelle gelide di Lena.
Note: Avete notato i riferimenti al primo capitolo? Il cerchio si sta chiudendo oppure quello che è successo è troppo importante per poter essere messo, semplicemente, da parte?
Lena ha resistito fino a quando ha potuto, ma andiamo, se incrocia gli occhi di Kara non può fare a meno di sciogliersi. E cosa mi dite della gang del bosco? Alex, Winn e Mon-El con quella storia della soffiata non sono un po’ sospetti?
Infine: Kara. Che sogni fa?? ;-)
Fatemi sapere tutte le vostre opinioni, lo so che ho interrotto sul più bello e che mi detesterete per questo, ma si stanno baciando! Assaporate la gioia di vederle di nuovo assieme… sperando che duri…