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Autore: coffee girl    28/01/2017    1 recensioni
Una modern AU sui nostri John e Paul adolescenti.
Dal primo capitolo:
"È buffo quando bastano uno sguardo diverso e una piccola insignificante frazione di secondo a cambiare tutto ciò in cui si è sempre creduto. Eppure non è proprio in questo modo che gli eventi destinati a cambiare per sempre la nostra vita prendono forma?"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente, Paul era passato da John a Mendips, per percorrere insieme la strada fino a scuola, ed era rimasto stupito del fatto che l’amico non fosse in casa. Zia Mimi gli aveva detto che quella mattina il nipote si era alzato presto ed era uscito come una furia lasciando la colazione intatta sul tavolo del soggiorno. Questo fatto era già di per sé piuttosto strano poiché, il più delle volte, toccava a Paul l’ingrato compito di tirare giù dal letto e trascinare a scuola John che, vuoi a causa di una rissa, vuoi per avere esagerato con la birra, finiva con lo svegliarsi con la luna storta.
Che avesse scoperto qualcosa? Fu il primo pensiero che attraversò la mente di Paul.
Fu assalito da un’ondata di terrore e cercò di autoconvincersi dell’oggettiva impossibilità che John fosse venuto a conoscenza della verità su ciò che era accaduto, o meglio, non accaduto, la sera precedente. Senza rivolgere ulteriori domande, salutò Mimi, inforcò veloce la bicicletta e si avviò a scuola, la testa affollata da pensieri catastrofici. Fu schivato a stento da un’auto e schivò a sua volta un anziano signore che lo mandò a quel paese senza troppi complimenti. Solo in seguito a questi due quasi incidenti, Paul comprese che se non avesse provato a calmarsi, avrebbe rischiato di farsi seriamente del male o di farne a qualcun altro ben prima di arrivare in classe.
 
John era uscito presto e aveva avuto tutto il tempo di fare una sosta da certi suoi conoscenti per procurarsi da bere. Ancora prima di entrare a scuola aveva notato, nel cortile, Jane Asher, l’ormai famosa compagna di classe di Paul.
Si chiese che cosa l’amico ci trovasse in lei. Non si poteva certo negare che fosse una ragazza carina, proporzionata, ben fatta, un visino regolare e lunghi capelli rossi, ma per quanto si sforzasse, John non riusciva a trovarla interessante, neppure un pochino. Se ne stava lì a parlottare con le sue amiche, tutta stupidi sorrisi e moine. Si domandò se stesse raccontando della serata che aveva trascorso con Paul. Nonostante tentasse di convincersi che non fossero fatti suoi, quel pensiero non fece che aumentare il suo malumore.
Si avvicinò a passo svelto, la lingua si mosse più veloce di quanto avrebbe voluto.
«Allora ti sei divertita ieri sera?» Non c’erano dubbi sulla natura provocatoria del suo tono di voce.
«Lennon di cosa stai parlando?» Replicò la ragazza.
«Non fare l’innocente, sai bene a cosa mi riferisco.»
«No che non lo so. Quello che invece è chiaro è tu sei già ubriaco di prima mattina.»
Le due amiche le diedero manforte domandandogli se avesse intenzione di farsi sospendere, ma era chiaro quanto fossero felici di avere trovato anche solo l’occasione di rivolgere la parola a John Lennon il playboy.
John si limitò a liquidarle con un’occhiataccia per poi tornare a focalizzare la sua attenzione sulla ragazza dai capelli rossi.
«Il nome McCartney, ti dice niente?» Domandò ancora per poi voltarsi e andarsene senza attendere la riposta.
 
Quando, poco più tardi, Jane gli si avvicinò a passo spedito tutta rossa in viso, Paul si chiese cosa stesse accadendo quel giorno. Prima, John che se ne era andato senza di lui e ora Jane che sembrava intenzionata ad iniziare una conversazione. Infatti, nonostante frequentassero gli stessi corsi, fino a quel momento non aveva avuto molte occasioni di chiacchierare con lei o con le sue amiche ad eccezione della volta in cui, ormai quasi due mesi prima, l’insegnante di geografia li aveva assegnati allo stesso gruppo di ricerca.
«Il tuo amico Lennon, è venuto da me prima che entrassimo a scuola. Ha iniziato a fare strane insinuazioni. Ha detto che dovrei sapere bene di cosa stesse parlando e ha fatto il tuo nome.»
«Il mio nome?» Domandò Paul pallido come un lenzuolo.
«Credo fosse ubriaco.» Lo rassicurò lei.
«Ne sei sicura?»
Jane annuì.
John non veniva a scuola ubriaco da quando aveva perso sua madre. Pertanto Paul immaginò che il problema dovesse essere molto serio. La preoccupazione si sostituì velocemente al timore di essere scoperto. Doveva assolutamente trovarlo prima dell’inizio delle lezioni, se non ci fosse riuscito avrebbe dovuto aspettare fino alla campanella dell’intervallo e non aveva nessuna intenzione di trascorrere altre due ore senza sapere cosa aveva ridotto il suo migliore amico in quello stato.
 
Quando giunse davanti alla classe di John non gli fu molto difficile individuare il suo amico dato che era impegnato in una fitta conversazione con un ragazzo che si era trasferito da poco nella loro scuola.
«John, mi hai fatto preoccupare. Stamattina quando sono passato, Mimi mi ha detto che eri già uscito. E’ tutto a posto?»
«Avevo da fare.» Rispose con un tono incolore senza fornire ulteriori spiegazioni, come se non fosse la prima volta, da quando si conoscevano, che non percorrevano quel dannato tratto di strada insieme «A proposito, tu e Stu vi conoscete già, vero?»
Stu? Da quando quel tizio era diventato Stu?
«Sì, io e Stuart ci conosciamo.» Si affrettò a precisare Paul, tentando di rimanere calmo.
Come dimenticarlo? Anche volendo, non credeva che ne sarebbe stato in grado. Paul si ricordava perfettamente quando John glielo aveva presentato non più di un paio di settimane prima, lodando le sue incredibili, sempre a detta di John, doti artistiche. Sentirlo così elettrizzato nel parlare di un’altra persona, era stato come ricevere un pugno dritto nello stomaco. Ricordava bene anche la sensazione di amarezza che non l’aveva abbandonato per tutto il resto di quella stramaledetta giornata.
In quel momento John sembrava allegro ma Paul che lo conosceva bene, sapeva che quello era il sorriso forzato, la maschera di finta allegria che indossava quando c’era qualcosa che non andava per il verso giusto. Paul doveva scoprire a tutti i costi dove fosse il problema. Ma un’altra cosa che aveva imparato, in anni e anni di conoscenza reciproca, era che non si sarebbe mai aperto davanti a Stuart. Sarebbe stato complicato anche se fossero stati soli.
La campanella che segnava l’inizio delle lezioni era da poco suonata e Paul sapeva che, se non avesse subito fatto ritorno in classe, avrebbe rischiato di prendere una nota di demerito e Paul non era il tipo da prendere brutti voti o ramanzine da parte dei professori. In ogni caso avrebbe avuto occasione di parlargli dopo la scuola.
«Allora ci vediamo oggi pomeriggio.» Gli disse soltanto.
«Non oggi, Paul. Questo pomeriggio sono impegnato.»
«Ma noi dovevamo provare quel pezzo… ricordi?»
«Non succede proprio niente se per una volta non proviamo. Piuttosto, approfittane per portare fuori la tua ragazza, scommetto che muori dalla voglia di farlo.» Poi diede una leggera gomitata al compagno «Sai Stu, Paulie adesso ha una ragazza.» Disse con quel tono di sprezzante superiorità che faceva arrabbiare Paul.
«Veramente io non…» si affrettò a rispondere Paul con le guance in fiamme «io devo andare in classe.»
Ma che cosa credeva di fare? Spiattellare tutta la verità e farsi odiare da John, oltre a tutto davanti a quello Stuart? Non poteva essere tanto stupido!
Non riusciva proprio a capire cosa fosse accaduto a John. Quando si erano salutati il pomeriggio precedente era tutto tranquillo e adesso sembrava che l’amico volesse evitarlo. Prima di arrivare a scuola credeva che l’avrebbe tempestato di domande su Jane, e l’idea certo lo terrorizzava, ma il fatto che ora gli rivolgesse la parola a stento e gli avesse appena dato buca per le prove, era una prospettiva di gran lunga peggiore.
 
Durante l’intervallo, una delle inseparabili amiche di Jane era venuta a cercarlo per dirgli che quest’ultima lo stava aspettando in cortile e così, si era precipitato da lei come posseduto dall’irrazionale terrore che chiunque, Jane compresa, fossero venuti a conoscenza del suo segreto.
 
«Ehi, sei venuto.» Gli disse la ragazza, l’espressione raggiante mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«La tua amica mi ha detto che volevi parlarmi e che ti avrei trovato qui. Sembrava importante.»
«Senti, ho pensato alle parole di Lennon… Beh ecco, anche tu mi piaci e sì, uscirei molto volentieri con te.» Confessò, arrossendo un poco.
Paul sulle prime credette di avere frainteso. Jane Asher era sul serio interessata a lui?
«Anche io? Insomma… tu stai dicendo che…»
«Paul non devi essere imbarazzato. Tu mi piaci da un po’, ma non ero sicura che ricambiassi fino a quando Lennon non ha incominciato a fare tutte quelle stupide insinuazioni su di noi e così ho immaginato che forse anche tu…»
Paul si sentiva confuso, ma a poco a poco i pezzi del puzzle stavano prendendo ognuno il proprio posto, componendo il quadro della situazione: John aveva fatto una delle sue stupide battute e Jane si era messa in testa di piacere a Paul.
E adesso? Come avrebbe dovuto comportarsi? Jane era indubbiamente una delle ragazze più carine che avesse mai conosciuto, ma non era la persona di cui era innamorato, eppure uscire con lei, sembrava l’unica soluzione possibile per non farsi scoprire da John. Il suo piano si era appena trasformato in un incubo sebbene, in un certo senso, la dichiarazione di Jane gli avesse appena salvato la vita.
Jane voleva stare con lui, mentre John faceva di tutto per evitarlo: era in trappola e non aveva la più pallida idea di come uscirne. Avrebbe voluto poterne parlare con qualcuno, magari con George ma era impossibile perché avrebbe implicato il dovere raccontare cosa provava per John. Si fidava di Geo, ma non si sentiva ancora pronto per parlargli apertamente di ciò che aveva incominciato a provare per il suo migliore amico.
 
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
E così siamo arrivati al capitolo 3. Sto cercando di aggiornare ogni sabato e per ora sta andando bene!
Un enorme grazie a Paola per avere betato e grazie anche a tutte le persone che avranno la pazienza di leggere o, se vorranno, di lasciarmi le loro impressioni.
Alla prossima,
 
Alex
 
 
 
 
 
 
   
 
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