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Autore: emmegili    28/01/2017    3 recensioni
- Hai intenzione almeno di dirmi come ti chiami o dovrò tirare ad indovinare?
- Hai intenzione di smettere di interrompermi mentre leggo o devo imbavagliarti?
- D’accordo, tirerò ad indovinare.
- D’accordo, mi toccherà imbavagliarti.
- Sei davvero adorabile, te l’hanno mai detto?
- Sei davvero un rompipalle, te l’hanno mai detto?
--
Ma Oliver... Oliver non muove un muscolo, nemmeno gli occhi. Mantiene lo sguardo fisso nel mio, come un salvagente nel mare in tempesta. Ogni volta che sto per affogare, mi aggrappo alla sua sicurezza.
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Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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41.
 
I don’t wanna be your lover
I don’t wanna be your fool
Pick me up whenever you want it
Throw me down when you are through
'Cause I’ve learned more from what’s missing
It’s about me and not about you
I know I made some bad decisions
But my last one was you
You Don’t Know Love – Olly Murs
 
Diana Nardi
Corro su per le scale, badando a non far cadere la cesta della biancheria pulita.
Lancio un’occhiata affannata all’orologio da polso. Le sette. E’ tardi.
Passando davanti alla stanza di Lucas, mi fermo per svegliarlo.
- Sveglia, Lucas! –esclamo battendo la mano sulla porta –Muoviti, che è tardi.
Mi dirigo a passo spedito verso la camera di Rachele.
- Rachele, alzati! Sei tardissimo, potresti perdere l’autobus! –grido aprendo la porta.
La stanza è vuota, il letto fatto. Non c’è un capello fuori posto.
Perplessa, appoggio la cesta a terra e mi passo una mano tra i capelli. Non mi pare si sia già alzata.
- Rachele? –chiamo esitante, allungando il collo –Tesoro?
Che mia figlia non ci sia, a questo punto mi pare chiaro. Ma dove si è cacciata?
- Enrico? –esclamo –Enrico, vieni!
Mio marito compare in pochi secondi sulla soglia della stanza, preoccupato.
- Che c’è, Diana? –domanda, guardandomi attento –Che ci fai nella stanza di Rachele?
- Come che ci faccio? Sono venuta a svegliarla. –rispondo con ovvietà, portando le mani ai fianchi –Ma non c’è. Sai per caso dov’è?
I suoi occhi di riducono a due fessure, osservandomi attento. Prende un respiro profondo.
- Ti senti bene? –mi chiede cautamente.
- Ma certo! –sbotto –Non capisco tutti questi problemi! Dov’è mia figlia?
Cerca di nascondere lo stupore dal suo viso e si schiarisce la gola.
- E’ in America, Diana.
Lo guardo inarcando le sopracciglia.
- America? Non mi prendere in giro.
- E’ andata con Oliver a Miami, non ricordi? –ribatte piano, scandendo con attenzione le parole.
Improvvisamente, mi sento un’idiota.
- Miami. Oliver. Ma certo. –soffio sottovoce, sedendomi sul letto.
Mi massaggio le tempie.
- Non te lo ricordavi? –mi domanda Enrico.
Scuoto la testa. Cosa mi sta succedendo? Prendo qualche respiro profondo, concentrandomi.
- Cosa mi è successo, Enrico? –balbetto con un groppo in gola –Ho lasciato andare via mia figlia quando aveva bisogno di me. L’ho abbandonata. Non l’ho minimamente presa in considerazione. Mia figlia sta male a causa mia e… Perché l’ho lasciata? Perché non ho pensato che forse, magari, avrei dovuto starle vicino? Perché? Perché sono una madre così orribile?
Lui scuote la testa, avvicinandosi.
- Lei sta bene, è con Oliver. –mi rassicura, stringendomi una mano.
- Appunto! –singhiozzo –Dovrebbe essere qui, con me, con noi! Dovrei essere io ad occuparmene!
Enrico non sa più cosa dire, si limita a stirare le labbra in una linea sottile.
Inizio a piangere, confusa.
- E’ come se non fossi stata me stessa per gli ultimi mesi –annaspo.
Enrico mi abbraccia.
 
Lucas
Vedere mamma piangere nella stanza di Rachele mi confonde. Non è stata lei a darle il permesso di andare con Oliver?
Oliver. Lui mi piace. E’ divertente. Non mi tratta come se fossi stupido.
Papà abbraccia forte mamma.
Non erano arrabbiati con Rachele?
Corro nella mia stanza. Inciampo in una scatola colorata che si apre e rovescia il suo contenuto sul tappeto ai piedi del letto.
- Accidenti. –bofonchio accucciandomi a raccogliere gli oggetti.
Ci sono anche le conchiglie che io e Rachele raccoglievamo quando andavamo al mare.
Di forme e colori diversi.
Le ributto nella scatola.
Trovo una fotografia. E’ Rachele, sorride e mi abbraccia.
Mi manca tanto.
Due lacrime mi cadono sulla foto, bagnandola.
- No! No! –esclamo, cercando di asciugarla.
La porta della camera si spalanca e papà entra nella stanza.
- Lucas? Tutto bene? –mi domanda raggiungendomi.
Lo abbraccio stringendolo forte.
- Mi manca Rachele –piango sulla sua spalla.
- Vuoi chiamarla? –mi propone lui sorridendomi.
Annuisco.
 
- Pronto?
La sua voce è serena, rilassata.
- Ciao. Ciao Rachele. –mi affretto –Sono Lucas.
Lei resta zitta un secondo, poi mi risponde.
- Ciao, Lucas. –dal suo tono sento che sta sorridendo –Come stai?
- Bene. Bene, sì. E tu?
- Sto benissimo, grazie.
- Ti diverti con Oliver?
Papà, accanto a me, ridacchia.
- Certo che mi diverto con Oliver –ride Rachele dall’altro capo del telefono.
- Volevo dirti che mi manchi. –soffio sulla cornetta.
Rachele si zittisce.
- Mi manchi anche tu, nanerottolo. Ci sentiamo, okay?
- Okay. Ciao.
- Ciao.
 
Arianna
Ed mi guarda ferito.
- Che cosa?
Sospiro, allargando le braccia.
- E’ a Miami. Con Oliver.
- Non mi ha nemmeno salutato. Ed è andata a Miami con quel figlio di puttana? L’ha tradita. –sbotta lui, sbattendo un pugno sul tavolino del bar.
- Ed, calmati. –cerco di fermarlo –Non l’aveva tradita. E’ successo tutto un casino con i giornalisti. Erano photoshoppate.
D’accordo, non dovrei mentirgli. Ma non mi pare nelle condizioni di poter accettare la verità, oltre al fatto che non mi crederebbe mai.
Ma io con Oliver ci ho parlato, e anche con Rachele. Io ho capito. Ed non capirebbe.
Tiene così tanto a Rachele. Non pensavo ci si potesse affezionare a qualcuno così in fretta.
- Erano false? –deglutisce.
Annuisco risoluta.
- L’ha portata via perché gliel’ha chiesto lei. Restare qui non le avrebbe fatto bene. E poi… mi ha detto di salutarti. Tanto. Mi spiace se non l’ho fatto prima. –mento, nervosa.
So che Rachele l’avrebbe fatto se fosse stata in sé. Non c’è ragione per farlo soffrire inutilmente.
- Non voglio che stia male. –bofonchia, giocherellando con una bustina di zucchero.
- Nessuno di noi lo vuole. –convengo, vedendo entrare dalla porta Cami. Le faccio un cenno e lei si accomoda dopo aver stampato un bacio sulla guancia al fidanzato.
Mi fa ancora uno strano effetto vederli insieme.
Le racconto rapidamente la storiella che ho raccontato ad Ed.
Non mi piace mentire. Ma a volte è necessario.
 
Apro la porta del locale per uscire, quando vado a sbattere contro qualcosa.
Alzo lo sguardo e, immediatamente, mi pietrifico.
Gli occhi di Leonardo mi fissano spaventati. Odio il fatto che mi superi di trenta centimetri buoni.
Mi schiarisco la gola e mi scosto per andarmene, quando lui mi trattiene per un polso.
- Posso parlarti? Ti prego. –mi supplica.
Ed e Cami mi guardano, in attesa. Rivolgo il mio sguardo su Leonardo ancora una volta, poi faccio segno ai miei due amici di proseguire.
- Vi raggiungo dopo. –spiego.
Quando sono abbastanza lontani, mi volto verso il ragazzo.
- Ti do dieci minuti. E spero per te che tu non abbia intenzione di sparare cazzate. –sibilo, incrociando le braccia al petto.
Leonardo sospira, poi fissa i suoi occhi nei miei.
- D’accordo. Io… Io volevo chiederti scusa. Sono stato uno stronzo. Un coglione. Tutti gli insulti che ti vengono in mente. Be’, io lo sono stato.
- Chiedermi scusa? A me? –ripeto sibillina –Rachele stava passando un momento di merda e per colpa tua è caduta in depressione, brutto deficiente!
Il suo stupore è tale da farmi venire voglia di schiaffeggiarlo.
- Come?
- Con la roba di Sara e tutto il resto. –alzo gli occhi al cielo.
Annuisce dispiaciuto, poi sospira.
- So che non potrai mai perdonarmi per averti usata così. E non ti sto chiedendo di farlo. –sussurra, gli occhi dispiaciuti –Voglio solo che tu sappia che so che sono stato un idiota e che me ne pento. E che ho intenzione di parlare con Rachele appena potrò.
Lo scruto, stringendomi nel cappotto. Mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Se non altro, sembra sincero.
- Bene. Grandioso. –tiro un sorriso.
- E volevo anche dirti che mi piacevi sul serio. –aggiunge –Sei una brava ragazza.
Annuisco.
- Forse era proprio questo il problema. –commento, prima di andarmene.
 
Sara
Sbuffo sonoramente, sperando che Lizzie si decida a notarmi.
Ma niente, la bionda continua a limarsi le unghie, alternando lo sguardo tra le sue mani e il televisore, dove stanno trasmettendo la sua soap opera preferita.
- Possibile che devo sempre annoiarmi, con te? –sbotto, scattando in piedi.
Lei mi lancia un’occhiata esasperata.
- Senti, tu non mi piaci. Pensavo ti fosse chiaro. –sottolinea, agitando in aria la limetta –Sei qui solo perché Leonardo è mio fratello.
- E’ impossibile. Io piaccio a tutti. –ribatto con noncuranza, tornando a sedermi sulla poltrona.
Lizzie rotea gli occhi e riprende il suo lavoro di manicure.
La porta di casa si apre e Leonardo varca la soglia. Se la richiude alle spalle e, stanco, si scompiglia i capelli.
- Grazie al cielo! –esclama sua sorella, raggiungendolo in tutta fretta –Ancora qualche minuto e l’avrei uccisa.
La fulmino con un’occhiataccia, ma Lizzie pare non interessarsene e sguscia via.
Il ragazzo ha l’aria stanca, pesante. Si avvicina e si abbandona sul divano di pelle in un sospiro.
- Che c’è? –chiedo civettuola, cambiando canale.
- Niente. –mi liquida subito.
Lo osservo per un po’, poi mi alzo e mi siedo sulle sue gambe, sorridendo sensuale.
- Sei così teso… -mormoro, passando le mani sui suoi bicipiti.
Leonardo non pare scomporsi, anzi mi guarda con stizza.
- Smettila. –ordina, distogliendo lo sguardo.
- Che cosa?
- Smettila. –ripete lui semplicemente, prendendomi di forza e spostandomi dal suo bacino.
- Ma si può sapere che cazzo ti prende? –scoppio, rizzandomi in piedi come una sentinella.
- Mi hai stancato. –spiega lui con prontezza –Non voglio più avere a che fare con te.
- Che cosa? –ripeto stridula, puntandogli l’indice contro –Oh, capisco. Hai appena visto quella puttanella.
Incrocio le braccia al petto, inarcando le sopracciglia. Leonardo scatta in piedi, furente.
- Come prima cosa, si chiama Arianna e non è una puttanella. –sibila freddo –In secondo luogo, non so proprio come ho fatto a farmi abbindolare da te.
- Abbindolare? –ribatto ridendo amaramente –Tesoro, sei tu che sei caduto ai miei piedi. Proprio come tutti gli altri.
- Può darsi, va bene. Ma Rachele Nardi non si meritava niente di tutto ciò che le hai fatto. Sta male, per colpa tua. Non sei altro che una strega. Hai bisogno di vedere gli altri soffrire per sentirti importante. –soffia, creando enfasi su ogni singola parola –Non sei altro che una vigliacca. E per colpa tua, ho perso la mia occasione con Arianna. La mia occasione di piacerle veramente.
- Non mi dirai che ti sei innamorato di quella, spero. –commento disgustata.
L’occhiataccia che mi lancia non fa altro che confermare i miei sospetti.
- In ogni caso, lei ti odia. Non la riconquisterai mai. –scrollo le spalle –Hai me. Che vuoi di più?
- La sai una cosa? –ringhia –Potrai avere quei capelli lunghi e lucidi, quel visino perfetto, quel corpo da favola che ti tiene sveglio la notte. Ma sei una da una botta e via. Perché sei talmente piccola e stupida dentro, Sara, che non c’è persona che trovi un motivo per starti accanto.
Le sue parole mi schiaffeggiano.
- Come osi? –sputo –Brutto pezzo di merda.
- Vattene. Non voglio più vederti qui. –mormora, fissandomi truce. Indica la porta con una mano.
Offesa, prendo la mia borsetta e faccio come ha detto.
Sbatto la porta con talmente tanta veemenza da temere che mi cada sulle spalle.
 


≈ ANGOLO AUTRICE ≈

​LO SO. Questo capitolo è più che strano. Stranissimo. 
​Ma sentivo il bisogno impellente di spostare l'obbiettivo sui personaggi che circondano i protagonisti, perchè sono davvero importanti, anche se non si direbbe.
Muoio dalla voglia di leggere i vostri pareri su tutti loro! (grazie a tutti quelli che seguono la storia, non so come farei senza)

Dal Capitolo 42:

Sbuffo, guardandolo male.
- Insomma, Oliver. Io cerco di salvarti la vita e tu mi chiedi se stiamo giocando ai soldatini? –soffio esasperata.
Mi osserva divertito.

P.S. Ecco la traduzione della strofa iniziale:

Non voglio essere il tuo amante
Non voglio essere il tuo stupido
Vieni a prendermi quando vuoi tu
Mi butti via quando ne hai avuto abbastanza
Perché ho imparato di più da ciò che manca
Riguarda me e non te
So che ho preso alcune decisioni sbagliate
Ma la mia ultima sei stata tu

 
 
   
 
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