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Autore: workingclassheroine    29/01/2017    1 recensioni
Ci ho pensato spesso, a Dio.
Lo ho immaginato in tutte le varianti, in tutti i colori.
Quando ero bambino e Mimi mi metteva il vestito della festa per andare in chiesa lui era il Padre, una figura invisibile a cui desideravo con forza credere e che tutti dicevano volermi bene, nonostante io non me ne rendessi minimamente conto e non ne giovassi in alcun modo.
In effetti, non conoscevo padre che si comportasse diversamente.

Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli. Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli.

(Matteo 5, 19-20)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RICORDA DI SANTIFICARE LE FESTE

 
"Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali."


Il volto di Parigi, multiforme, pervaso di memoria e d'oblio. Non mi ero mai sentito così straordinariamente vicino alla libertà; non capivo gli uomini, non capivo la loro lingua e gran parte dei motivi per cui finivano per spaccarsi i denti a vicenda, non capivo niente. Tutto era nuovo e già percorso, in gran parte assurdo. Quando lo dicevo a Paul lui sorrideva da sopra il giornale francese che fingeva di saper leggere e che teneva al contrario giusto per darsi un contegno, John e mi diceva che in realtà io non capivo niente delle ragioni degli uomini e delle cose neanche a Liverpool, ed ero così esaltato solo perché l'estero giustificava i miei disturbi sociali. Aveva ragione, naturalmente, ma pur di tenere occupata quella maledetta boccaccia, avevo preso la buona abitudine di comprargli decine di frullati. Parigi intanto sorrideva superba, baciata dal sole e ancor più da una gelida luna, silente spettatrice dello stordimento in cui, immancabilmente, venivamo a trovarci alla sera. Avevo detto a Paul che ero a un passo dal vomitare il suo hamburger sulla carta da parati, e lui aveva risposto che l'assenzio è davvero la più meravigliosa droga che Dio abbia messo in Terra. In quel momento, il ragionamento non era sembrato disdicevole. Per una sfortunata associazione di idee avevo riso, poi gli avevo chiesto se conoscesse Prévert e cosa pensasse in generale del fatto che i francesi partoriscano solo belle donne e belle poesie. Paul aveva annuito vigorosamente, prima di ricordare che era una domanda, quella che gli era stata fatta. E neanche allora aveva risposto, ma aveva preso a parlare. "Trois allumettes une à une allumées dans la nuit" aveva biascicato, con gli occhi lucidi fissi nei miei, "La première pour voir ton visage tout entier/ la seconde pour voir tes yeux/ la dernière pour voir ta bouche". Avevo ascoltato, senza capire, il suo stentato francese. Qualcosa in me, un passo avanti, aveva riconosciuto quelle parole e le aveva tradotte. "Et l'obscuritè tout entière pour me rappeler tout cela/ en te serrant dans mes bras" aveva terminato Paul, sorridendo nel volto sfocato "Me la ha insegnata una puttana. Buon compleanno, John". A quel punto, più che baciarmi, era letteralmente crollato sulle mie labbra, addormentandosi un attimo dopo.
Avevo riso di quello strofinio ubriaco, a cuor leggero.
Non mi sembrava esistesse un modo migliore per santificare una festa.

Note.
Qui la traduzione della poesia di Prévert, Night in Paris:
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutta l'oscurità per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le mie braccia.
  
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