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Autore: Calime    29/01/2017    0 recensioni
[What if? dall'episodio 13 di Vita al liceo]
Ad Ambra non è andato giù il fatto di essere stata presa in giro da Kentin e medita vendetta, ma lui pare realmente cambiato e, soprattutto, ancora innamorato della nuova studentessa. Ambra, anche, non riesce a dimenticare i suoi sentimenti per Castiel ed è ancora intenzionata a conquistarlo.
Forse sono più simili di quanto entrambi credano...
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«No! No! Io-» balbettò, agitata. «Cosa stai dicendo? Non… Non sono io la cattiva in questa storia!»
«Hai proprio voglia di farmi ridere stasera, eh?» replicò, cinico. «Mi hai sbattuto la cruda verità in faccia e quanto io sia stato solo uno stupido, mi hai usato a tuo piacimento – facendomi sentire ancora più stupido –, ti ho lasciata in pace come avevi chiesto… e adesso cosa pretendi, Ambra? Ho fatto tutto quello che volevi. Dovresti saltare di gioia».
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ambra, Kentin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Be careful making wishes in the dark'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Chinomiko e della Beemoov.





Be careful making wishes in the dark
~ Can’t be sure when they hit their mark ~














05. One look could kill my pain, your thrill





Ambra scostò con un gesto nervoso della mano i fili biondi che si erano attaccati al lucidalabbra.
La classe rumoreggiava agitata come ogni mattina, in attesa dell’arrivo di Faraize e delle vittime che avrebbe mietuto con l’interrogazione di storia. Sbuffò annoiata: aveva sempre dato poco peso al rendimento scolastico… Bastava Nathaniel per quello e lei rimaneva comunque la principessa di casa, con o senza bei voti.
Al banco di fianco, Li intavolava da sola – credeva seriamente che non avesse di meglio a cui pensare? – una filippica sull’edizione limitata di rossetti di non aveva capito quale marca e Charlotte, davanti, ripassava infastidita per il sottofondo gracchiante. Almeno – unica nota positiva di quel simpatico quadretto – Li poneva domande a cui rispondeva da sola, per cui Ambra doveva soltanto fingere di essere interessata e assecondarla, ovviamente, e Charlotte avrebbe continuato a ignorare entrambe fino al cambio dell’ora.
Con la testa altrove, puntò lo sguardo sull’ambiente in cui era immersa fisicamente: quasi tutti i posti erano occupati, mancavano i soliti ritardatari e il professore. Il clima era fastidiosamente allegro nonostante l’imminente sterminio… Tutto normale, insomma.
Tutto fin troppo normale.
E oltremodo noioso.
Ambra torturò l’unghia del pollice con i denti, non curandosi che fosse fresca di smalto – a qualcosa serviva avere Li come tirapiedi. Irritata da quell’indigesta quotidianità desiderava soltanto bigiare, ma aveva la nauseante sensazione che nessun posto sarebbe stato adeguato al suo pessimo, pessimo, umore.
E di posti, ormai, ne conosceva parecchi. Anfratti del liceo sconosciuti anche al custode stesso, poteva affermarlo con sicurezza e un certo orgoglio. Nascondigli in cui passare l’intervallo e il pranzo… E le lezioni di Faraize: Kentin era un secchione, sì, ma le spiegazioni del professore erano così soporifere che le ci voleva sempre poco per convincerlo.
Esasperata da quel pensiero – da lui –, sbatté le mani sul banco così forte da far sussultare sia Li che Charlotte.
«Di’, sei diventata matta o cosa?» l’apostrofò quest’ultima.
«Ambra, ma allora non mi stai ascoltando!» Li, invece, optò per l’indignazione – falsa come la borsa Chanel che sfoggiava quella mattina.
Ambra la linciò con lo sguardo, riducendo gli occhi a due letali fessure. «Ovvio che non ti ascoltavo! Parli sempre da sola e io devo anche fingere di stare a sentirti come un’idiota! Prenditi un manichino, se vuoi un interlocutore inanimato!»
Raccolse la borsa da terra e senza degnarle di saluto avanzò verso l’uscita.
«Interlocutore inanimato?» sentì Li chiedere in tono confuso.
Il sospiro esageratamente frustrato di Charlotte fu coperto dalla porta che si spalancò davanti i propri occhi attoniti.
Oh, cazzo.
E tanti cari saluti alla buona educazione di mammina.


Alla domanda di routine di Alexy, Kentin aveva sfoggiato un sorriso come non gli capitava da tempo. Era stato un banale “come va, amico?” seguito da un sincero “bene”.
E bene stava davvero. Stranamente bene. Assurdamente bene.
Così bene da stupirsene lui stesso.
Non era caduto nel solito baratro nero di sofferenza, come aveva paventato all’inizio, come già era successo, poiché bastava ricordare la causa di tutto per far chiudere la voragine e continuare a camminare su sicuri sentieri.
Avrebbe dovuto stare male e disperarsi per una come Ambra? Dopo quello che aveva confermato di essere? Oh, no. Proprio no.
Doveva ammettere di essersi fatto raggirare troppo facilmente… A sua discolpa poteva addurre la delusione per quell’amore a senso unico che aveva sempre provato per lei, la sua migliore amica.
Inutile darsi contro quando i fatti smentivano le impressioni: Ambra era stata capace di mostrargli un lato che, adesso lo sapeva, non le apparteneva. Un lato con cui era stato divertente trastullarsi. Un lato che – era restio ad ammetterlo – gli piaceva.
Gli piaceva non vederla mai abbassare la cresta o tirarsi indietro, ma, anzi, quasi pretendere di ottenere quello che voleva, come se tutto le fosse dovuto. Era divertente vederla affannarsi per avere l’ultima parola, anche quando non le riusciva appieno. Aveva l’orgoglio di una regina, come lei stessa amava definirsi, e – anche questo, Kentin non l’avrebbe ammesso tanto facilmente – il caratterino che le serviva per mantenere il titolo. A volte, pareva volerlo comandare a bacchetta e, alla fine, ci era anche riuscita.
Tuttavia, sotto la maschera della bambina viziata si nascondeva una persona profondamente sola. E questo pensiero aveva attecchito con forza dentro di lui: difficilmente sarebbe riuscito a sradicarlo; ancora, dopotutto, ne era convinto.
Soltanto, pensava di avere la situazione sotto controllo, ma… Be’, non era che Kentin, no? Poteva aver messo su muscoli, cambiato taglio di capelli, sostituito i fondi di bottiglia che utilizzava come occhiali con lenti a contatto, ma neppure l’Accademia Militare era riuscita a cambiargli l’essenza.
Tristemente, uno stupido rimaneva pur sempre uno stupido.
E gli stupidi non conducevano mai i giochi.
Anzi, soccombevano il più delle volte.
«Mi stai ascoltando?» domandò Alexy, sventolandogli una mano davanti al viso.
Kentin si fermò di colpo, sorpreso. Batté le palpebre e, realizzando come si fosse perso nei propri pensieri, sorpassò l’amico con uno sbuffo infastidito. «Certo. Entriamo» borbottò, aprendo la porta dell’aula B.
Erano già in ritardo e ci teneva a fare buona impressione su Faraize prima dell’interrogazione.
«Oh, il signorino A+ non ha mica di questi problemi!»
La frecciatina di Alexy mancò il tiro: l’attenzione del moro era stata calamitata dalla ragazza che si erano trovati di fronte.
Ambra.
Ambra che aveva tutta l’aria di voler fuggire via e forse lo stava facendo.
Kentin ebbe appena il tempo di cogliere nei suoi occhi lo stesso stupore che l’aveva inchiodato all’uscio, quando lei atteggiò il viso nel solito cipiglio altezzoso. Alle sue spalle, sentiva lo sguardo sospettoso di Alexy e forte gli arrivò il sentore di domande inopportune… Per sua fortuna, Ambra si accinse a passare sotto i loro nasi come nulla fosse.
E, in effetti, nulla era successo.
Proprio nulla.






























Ok, meno due capitoli alla fine :)
Questa volta le guest star hanno voluto una parte attiva e non ho potuto oppormi ahahah
QUI trovate il missing moment dedicato ad Alexy e Kentin nel contesto di questo capitolo.
Alla prossima!

Calime












   
 
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