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Autore: Dragonfly_95    31/01/2017    2 recensioni
Emma è rimasta sola, dopo una serata in discoteca: la sua amica Greta l'ha lasciata sola. Qualcosa di terribile sta per accadere quella notte, tra i vicoli di un quartiere buio e malfamato. Ma poi arriva Tom...e tutto cambia. Sembra un angelo venuto a salvarla...ma se invece non fosse così? Emma non puo' averne la certezza. Ma non puo' far altro che fidarsi di lui.
-Non aver paura, tesoro…andiamocene forza. Vieni qui.
Tom l’afferrò delicatamente per un braccio, l’attirò a sé e la fece appoggiare sulla sua spalla. Emma non era nemmeno in grado di camminare, né di reggersi in piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Tom la stava ancora fissando, sdraiato sul divano, con quel sorriso malizioso, senza proferire parola.
Emma era lì in piedi, immobile.
Non sapeva se la sconvolgesse di più il fatto che fosse presumibilmente a casa di Tom o il non ricordarsi assolutamente nulla della sera precedente.
Si sentiva spaesata e indifesa; ma non poteva nasconderlo: un lume di felicità ed eccitazione lampeggiava dentro di lei.

Rivedere Tom, dopo tutto quel tempo, le fece tornare a battere il cuore.

Tuttavia doveva rimanere lucida e, soprattutto, dura con lui e con sé stessa.

-Dove sono?- chiese

Tom sbarrò gli occhi, accigliato.
Poi scoppiò in una sonora risata.

-Ma come dove sei?...Non ti ricordi niente?-

-No…- Ora Emma si sentiva una sciocca.

Tom continuò a ridacchiare, divertito.

-Dimmelo.- strinse forte i denti.
Tom si fece subito serio, forse perché aveva intravisto quel velo di disperazione sul viso di Emma. La guardò preoccupato.

-Sei a casa mia, Emma.- rispose freddo. –Ti  ho portata qui ieri sera perché non volevo lasciarti da sola a casa tua. Stavi…male. Hai vomitato per quasi tutta la notte.-

Emma ebbe una specie di flash.
Ricordava il sapore acre su e giù per gola; ricordava sé stessa appoggiata al water di un bagno.
Tom le teneva i capelli e le accarezzava delicatamente la testa con l'altra mano.

Emma sentì le guance colorarsi per la vergogna.

-Come…come mi hai trovata? Cioè…- Emma balbettava impacciata.

-Eri anche tu alla festa di Angela?-

Lo sguardo di Tom era ancora fermo e deciso, ma accennò un lieve sorriso.

-No. Non ero a quella festa.-  disse  – Sei stata tu a..chiamarmi al cellulare.-

Emma avrebbe voluto che la terra si aprisse in una voragine e la divorasse per sempre. Ma la terra non si apre mai nei momenti in cui vorresti.
Chissà che gli aveva detto al telefono…

‘Oddio. Non oso pensarci.’

Tom continuò, solenne: - Ho sentito già dalla tua voce che non eri completamente…lucida, diciamo. Così ti ho chiesto dove fossi e sono venuto a prenderti.-

Fece una pausa.

-Avevo paura che potesse capitarti qualcosa.- disse.
E, con grande stupore di Emma, Tom distolse lo sguardo da lei, come se volesse nascondersi. 
L'umiliazione e l'imbarazzo che Emma sentiva in quel momento furono sostituiti da un senso di colpa.
Sapeva che Tom era corso a prenderla perché, in qualche modo, a lei ci teneva e un'esperienza simile era già capitata la stessa sera in cui si erano conosciuti.
Emma chiuse gli occhi per scacciare il terribile ricordo di quella notte.
 
- Grazie Tom. Per tutto quanto.- disse Emma, tenendo basso lo sguardo.

Quelle parole erano le più sincere che avesse mai pronunciato.
Per tutta risposta, Tom si alzò con uno scatto dal divano, fece qualche passo verso di lei e la circondó con le sue braccia forti, aderendo il suo corpo contro quello di Emma.
Emma non poté fare a meno di arrossire: lui era ancora senza maglietta e la stava stringendo forte a sé. Emma se ne stava appoggiata al suo petto nudo e muscoloso.
Non avrebbe mai voluto liberarsi da quell'abbraccio.
Era tutto quello che voleva.
 
-Mi sei mancata, sai?-

Era vero.
Non se l'era immaginato.
Lui le aveva appena sussurrato all'orecchio quelle parole, talmente a bassa voce che sembravano irreali. Emma non rispose subito. Rimase ancora qualche istante aggrappata a lui, assaporando quel momento così dolce e innocente, fantasticando su quelle parole appena dette.
 
Poi anche lei gli parlò piano all'orecchio: -Hai una ragazza Tom. Non puoi dirmi cose del genere, e lo sai. Non è giusto né per lei né per me.-

Emma si staccò bruscamente da lui e fu la cosa più dolorosa del mondo. Ma Tom l'afferrò per un braccio, riavvicinandola delicatamente a lui.
 
-Ho lasciato Eva quella sera subito dopo la nostra...discussione.-

Emma ebbe un sussulto e lui continuò: - Non funzionava tra di noi. Non ha mai funzionato. Solo che non riuscivo ad ammetterlo a me stesso...Ma poi ho incontrato te...- Lasciò la frase sospesa, continuando a guardare Emma con dolcezza.
Emma sentiva mille emozioni farsi luogo dentro di lei. Gli stava praticamente dicendo che aveva lasciato la sua fidanzata per lei.
Aveva scelto lei.
Ebbe un tuffo al cuore e sentì un senso di improvvisa serenità.
Ma aveva davvero bisogno di riflettere su tutto quanto: erano successe troppe cose in così poco tempo. Non sembrava nemmeno più la sua vita.
Sorrise involontariamente.
-Tom non prendertela ma...ora avrei solo bisogno di tornare a casa.-
Tom inclinó lievemente le labbra in una specie di sorriso e annuì.
- Posso farmi venire a prendere da qualcuno se mi dai l'indirizzo...- proseguì Emma.
- No. Ti riporto a casa io, tesoro.- rispose lui, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. - Ma se non ti spiace prima dovrei passare un attimo da mia madre.-
Emma annuì, senza riuscire a togliersi il sorriso dal volto.





Tom parcheggió la Nissan vicino alla roulotte.
Era di colore bianco sbiadito, incrostata di vernice e sgangherata.
Quella era la casa dove viveva la madre di Tom.
Mentre lui entrava dentro, Emma era uscita dall'auto per prendere una boccata d'aria fresca.
Addosso aveva ancora il suo abito lungo fino ai piedi, ma Tom le aveva prestato una felpa bordeux da mettere sopra, visto che Emma aveva lasciato il giaccone alla festa.
Tacchi alti, abito da sera e felpone: abbigliamento impeccabile.
Emma sghignazzó tra sé, ma pensò che le piaceva davvero tenersi addosso quella felpa calda, impregnata dal profumo di Tom.
Mentre l'aria fredda del mattino le scompigliava i capelli dorati, Emma continuò a pensare a tutto gli eventi e alle parole di Tom.
Poteva davvero fidarsi di lui dopo tutto quello che era successo?
Era disposta a lasciarsi scivolare tutto addosso?
Non riusciva a darsi una risposta ora.
Provava qualcosa di forte per lui, certo. Ma le frullavano mille cose per la testa e tutto era annebbiato dai postumi dell'alcool.
Era meglio rifletterci per bene, in tranquillità.

Ad un tratto, udì un forte urlo di rabbia squarciare l’aria mattutina.

Emma fece un piccolo saltello per lo spavento.
'Ma che cavolo...?'
Altre urla, ma questa volta erano di più persone. Provenivano dalla roulotte della madre di Tom.

Stavano litigando.

Emma non sapeva che cosa fare.
Era lì, da sola, appoggiata alla vecchia auto di Tom e si sentiva inebetita. Non avrebbe mai avuto il coraggio di entrare lá dentro da sola.
Ancora altre urla, sempre più rabbiose; dicevano qualcosa di incomprensibile, gridandosi contro.
'Forse devo chiamare la polizia?' si domandò Emma, tesa.
Ma prima ancora di riuscirsi a dare una risposta, la porta della roulotte di spalancó di colpo, sbattendo violentemente con un tonfo.
Tom uscì velocemente. Aveva un'espressione distorta dalla rabbia; gli era comparsa una piccola vena sulla fronte e teneva i pugni serrati.
Emma non lo aveva mai visto così in vita sua.
Subito dopo, dalla porta, apparve una donna dai lunghi capelli lisci e biondi (della stessa tonalità di Tom), labbra carnose e occhi color nocciola. Il viso era magro e lungo, segnato da qualche ruga, ma la sua bellezza era innegabile. La donna afferrò Tom per una spalla, barcollando all'indietro.

-Ti prego Tommy, non fare così.- Biascicó sua madre.

Emma se ne rese conto quasi subito: era ubriaca. Ed erano le 11 del mattino
Emma sentì una punta di tristezza dentro di lei.

-Tommy...-continuava sua madre, pregandolo.

Tom non si voltò nemmeno e si liberò dalla mano che ancora lo teneva per la spalla.
Continuó a camminare, mentre la donna si era fermata di colpo, accasciandosi sull'erba, tenendosi la testa tra le mani.

- Andiamocene.- disse Tom passando accanto ad Emma, con un tono che non ammetteva repliche. Emma ubbidì e salì in macchina, senza proferire parola.

Non dissero una nulla per il viaggio verso casa di Emma: lui era ancora tutto rosso in viso e continuava a stringere forte le dita sul volante, mentre lei non riusciva a dire niente di sensato: non voleva intromettersi in quella vicenda, non ne aveva il diritto.
Ad un tratto, Tom sterzò il volante e accostó l'auto sul lato della strada. Spense il motore.
Emma continuava a guardare fisso davanti a sé, respirando profondamente, tesa come una corda di violino.

- Scusami.- disse ad un tratto Tom, dopo qualche istante di silenzio.

-Non avrei mai voluto farti assistere a una cosa del genere.- ora si era voltato a guardarla.

Anche Emma girò lentamente il viso e lo guardò negli occhi; scosse la testa e gli disse piano:-Non preoccuparti...-

- Le presto dei soldi ogni settimana, cazzo. Ogni settimana. Mi dice sempre che cambierà, che smetterà di bere, che smetterà di cambiare uomini in continuazione come se fossero vestiti sporchi, che sarà una madre migliore. La verità è che rimarrà sempre così, per tutta la vita. Non me ne frega un cazzo di quei soldi...ma vederla buttare via la sua vita così miseramente mi manda fuori di testa.- Tom fece un lungo respiro rassegnato, fermandosi.

-Davvero, scusami.-

Emma lo guardava tristemente; poteva sentire tutto il suo dolore e tutta la sua rassegnazione. Qualsiasi figlio avrebbe provato lo stesso vedendo la propria madre in quelle condizioni...Emma non poteva neppure immaginare come avrebbe reagito se sua madre fosse stata un'alcolizzata irresponsabile. Le voleva un gran bene nonostante la chiamasse ad ogni ora del giorno. A volte la faceva arrabbiare, è vero, ma lo sapeva che si comportava così solo per affetto.
Lei avvicinò piano il viso a quello di Tom e gli diede un bacio leggero, senza malizia, tra la guancia e la bocca.
Poi gli prese dolcemente la mano.

-Andrà tutto bene Tom.- sussurró, con il cuore che le batteva forte.

Per tutta risposta, Tom continuò a guardarla intensamente.
Ma questa volta nei suoi occhi apparve una piccola scintilla di speranza, che Emma notò subito.
Rilassó le spalle e il volto; anche la piccola vena che era apparsa sulla fronte piano piano scomparve.

Ora era più tranquillo.

Per la prima volta da quando lo conosceva, Emma poté vedere tutta la sua sincerità.
Era un ragazzo come tanti, incredibilmente forte…Ma con le sue debolezze, come qualsiasi altro essere umano.

Emma se ne rese conto: per una volta, seppur in modo limitato, era stata lei a salvare lui.





ANGOLO D'AUTORE.

Ehy ciao :) come state?
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Ne approfitto per ringraziarvi per le tantissime recensioni che mi avete lasciato: mi sono servite (e mi servono) tantissimo per migliorare, quindi grazie ancora di cuore!
A presto cari :*
Vi_Dragonfly

 
   
 
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