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Autore: _f r a n c y_    31/01/2017    3 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Soffio rosso






Malgrado la sua fama, la Vista Bianca non era infallibile. Alcuni nemici della Foglia avevano sperimentato le soluzioni più fantasiose per sottrarsi a quegli occhi invadenti. Armature forgiate con pesanti leghe di metalli, intrugli dal retrogusto di pesce e dalla pretesa di conferire l'invisibilità, rituali propiziatori sulle note impazzite dei tamburi e con il placito del plenilunio...
Mai avrebbero sospettato che il merito del successo sarebbe andato ad un'anziana coppia di imbottigliatori di liquori. Soprattutto ai loro denti: pochi, verdastri, ma ancora in grado di masticare foglie. Le foglie amare e scure di una piccola pianta selvatica, ignota fuori dalle brughiere del Nord-Est. Cresceva lontano da sguardi ingenui, languendo nell'ombra gettata dagli arbusti, e ai locali piaceva chiamarla "lingua di serpente", per la spaccatura che sogghignava all'estremità di ogni foglia.
Quando gli effetti prodigiosi di quel preparato vegetale erano giunti a Konoha, una missione di livello S era stata predisposta in meno di un giorno. Prima di uccidere marito e moglie, gli Hyuga e gli altri shinobi erano riusciti ad ottenere una lista degli acquirenti per ripulire ogni traccia dell'impasto. Alcuni campioni però erano stati conservati e portati al Villaggio, nella speranza di ricavarne un impasto in grado di contrastare quell'arma tanto pericolosa.
- Quindi nella casa del tuo maestro c'è una dose di questo... rigurgito?
- Sì, ma non è un rigurgito. E' un amalgama di foglie, saliva e ingredienti tuttora misteriosi.
Tenten ebbe un brivido di disgusto. Avrebbe dovuto spalmarsi sulla pelle bava di vecchio. 
Il Sole era calato da un paio d'ore e si muovevano carponi attraverso il tunnel che conduceva alla casa di Gai Maito, ovvero l'unico accesso alla Foglia che potesse accoglierli. Striscianti come ratti.
- C'è un dettaglio che mi sfugge. - ansimò Tenten, alle spalle di Neji. - I tuoi parenti non ci Vedranno? Se sanno che sei ancora vivo, si aspetteranno che rientri da qui.
- Ti sfugge ben più di un dettaglio. Primo, gli Hyuga non montano turni di guardia lungo le mura. Non solo perché è un'attività di second'ordine, ma soprattutto perché un uso tanto continuato della Vista li debiliterebbe per giorni. Secondo, ci sono trappole e meccanismi nascosti fra gli alberi per svelare se uno straniero si sta avvicinando troppo al villaggio. Terzo...
Lei roteò gli occhi.
- Ritiro tutto, non mi interessa più. Voglio solo uscire da questa tomba interminabile...
-
Terzo, nessuno a parte me, Kakashi e il sensei è al corrente di questo passaggio. Quarto, ci sono dei sigilli intorno a noi, scritti con la Lingua di serpente. Il tunnel non può essere Visto.
Tenten si arrestò nel buio e accarezzò la parete curva fino a sfiorare una striscia di carta. Scricchiolò nell'oscurità.
- Non toccarli! Continua a camminare.
- Ecco perché il tuo maestro ha rubato il rigurgito dai laboratori. Un'idea geniale!
- Non è stato il sensei a inventare questi sigilli. Non avrebbe nemmeno saputo da dove cominciare... E non ha commesso lui il furto. 
- E chi è stato allora?
- Due persone diverse. Kakashi. Io.
Tenten si bloccò di nuovo. Poi accelerò, sospinta da una risata sbigottita.
- Tu? Neji Hyuga? Il gran sacerdote della perfezione? Hai... rubato! E non un biscotto ad un bambino... ma un importante reperto, direttamente al tuo Hokage!
- E'... è stato tanti anni fa. Ero ancora all'accademia.
- Cosaaa? Lo studente modello che ruba? E non un biscotto ad un bambino, ma...
- Non serve ripeterlo! Comunque c'era un valido motivo: dovevo dimostrare a Rock Lee di esserne immune. Di avere la Vista più potente dell'intero clan. Quando il sensei ci ha scoperti, ci ha sequestrato la Lingua di serpente e l'ha nascosta.
Tenten scosse il capo in uno sbuffo.
- Non ti chiederò se hai vinto la scommessa. Non ti darò questa soddisfazione.
- Perché la risposta è ovvia.
- Rimpiango la sera in cui ero l'unica qui dentro... - borbottò lei. - Un attimo, - alzò la voce, - non mi hai ancora spiegato perché avevate scavato questa galleria.
Il buio trattenne a lungo la risposta.
- Non è il contesto per fare conversazione, questo. - sentenziò infine lui.
- Ma se hai parlato fino ad adesso!
- Le parole non sono uno strumento per ricamare il tempo, Tenten. Io sono uno Hyuga e ho appreso a modellarle solo quando necessario. 
- Per essere uno che apre bocca "solo quando necessario", ti criogioli alquanto nel suono della tua voce... Dove vai? Rallenta! Andiamo, ammettilo: tu hai un concetto di "necessario" molto ampio! Finché l'argomento era la bava dei vecchietti non ti sei risparmiato, perché così potevi sfoderare la tua innata bravura! Poi, adori dispensare lezioni non richieste. O è anche questo un attributo di famiglia? Ahi!
La sua fronte picchiò contro un ostacolo e fu costretta a fermarsi. Era la punta delle dita di Neji.
- Non avvicinarti oltre, è pericoloso. Qui è abbastanza alto per sedersi, se vuoi.
Avevano raggiunto la fine del tunnel. Adesso incombeva la fase più scomoda e difficile: risalire senza nessuno in casa che scoperchiasse la botola per loro e calasse la scala di corda.
- Ma... non dovrei prenderti sulle spalle? - fece Tenten.
- Non arriveremmo comunque. Rimani ferma lì.
Neji si alzò in piedi, nella colonna cava che svettava verso l'uscita. Sciolse le spalle e le gambe, poi iniziò ad arrampicarsi. Incastrandosi in quella gola rossa con i piedi e con i gomiti.
Dopo alcuni minuti, il nero intorno a Tenten si dischiuse: un barlume azzurrino. Il colore delle ferite aperte nei ghiacciai.
Il pugno di Neji si schiantò contro il legno della botola, che precipitò in pezzi a due passi da lei.
- C'è anche un mobile. - lo avvertì, facendo capolino.
- Lo so. E' stato aggiunto dietro mio suggerimento.
- Te ne stai pentendo?
- Ti avevo detto di stare indietro!
Perse l'equilibrio dell'incastro e sarebbe caduto se i suoi piedi non avessero aderito meglio alle pareti. Tenten fiutò un nuovo rimprovero e sgattaiolò via.
Dall'interno della galleria era impossibile spostare l'intera cassettiera, e Neji non poteva certo spazzarlo lontano in un rumore più sordo di quello appena affievolitosi. Così fece scorrere uno, due, tre cassetti fino a spingerli del tutto fuori dai binari, sul pavimento. Fino a ricavarsi lo spazio per sgusciare dentro l'intelaiatura del mobile e, finalmente, nella stanza. Come un tarlo.
Liberò il passaggio e dispiegò la scaletta per Tenten.



Nell'appoggiarsi coi palmi sul pavimento, Tenten librò nell'aria spirali di polvere. La casa era molto diversa dalla prima volta in cui vi era entrata.
- Era Kakashi a tenerla pulita. - fece Neji, spazzando via il pulviscolo dalle ginocchia. - A tenerla in vita.
Quello strato di abbandono era la conferma che la Zanna Bianca non aveva più varcato le porte della Foglia. E che nessun altro nel villaggio stava custodendo il ritorno di Maito Gai quanto aveva fatto lui.
Neji abbozzò qualche colpo di tosse e Tenten capì. Si voltò e sfilò da sotto i vestiti il diario del Cacciatore. Lo aveva custodito lì per giorni, a garanzia che lo Hyuga non partisse senza di lei.
Lui andò in cucina e Tenten udì i cassetti scorrere ruvidamente, le ante schiudersi in un pigro cigolio. Lo seguì, ma si fermò dinanzi alla parete con i ritratti. Dalle finestre si irradiava l'aura remota della luna e Tenten non distingueva i soggetti entro le cornici. Il ricordo sfumato di una chioma argentea, però, guidò la sua mano su una della seconda fila.
Andò verso la finestra e si lasciò lambire dalla soffusione di luce. I granelli di polvere turbinavano intorno a lei, ora in segno di benvenuto. Fu come fluttuare nel fondo di una bottiglia, dopo averne agitato il deposito.
Tenten ricordava bene. In quel ritratto spiccava la figura priva di contegno del sensei di Neji e, strizzato dal suo braccio, quella di un uomo coi capelli color della luna e un'espressione rassegnata.
Il carboncino schiarito dal Sole, un angolo della carta strappato, le ammaccature lungo i bordi della cornice. L'età di quel disegno non era affatto modesta. Era maggiore di quella del ritratto in cui Neji demoliva l'entusiasmo del maestro e del compagno di squadra, con una smorfia di sufficienza.
Quel disegno occupava il posto centrale sulla parete. Intorno ad esso si erano diramati tutti gli altri. Doveva essere stato il primo. La prima traccia con cui l'Uomo delle Sopraciglia aveva voluto segnare la propria presenza in quella casa.
- Non è il momento di indagare fra gli effetti del sensei. - Neji rimise il ritratto nel luogo a cui apparteneva e incalzò Tenten a seguirlo nella stanza della botola. Chiuse la porta, segregando il bisbiglio della luce fuori dalla stanza. Poi, sopra le loro teste squittì la fiammella di una lanterna.
- E' l'unica senza finestre. Nessuno può vederci dall'esterno. - schiuse la mano attorno ad un barattolino di legno. Tolse il coperchio e lo porse a Tenten, mentre l'indice e il medio di lui si intingevano in una sostanza densa come la marmellata, ma dalle sfumature nerastre indigeste.
Neji affidò a Tenten anche il barattolo, le sollevò la frangia e disegnò con meticolosità sulla sua fronte.
- I tuoi parenti non potranno Vedermi?
- Appena mi sarò presentato agli Anziani, potrebbero inviare una squadra qui. E' l'unico rifugio che mi sia rimasto e vorranno setacciarlo. Cancellando ogni traccia della mia presenza, del mio ritorno, potrebbero perpetrare la finzione che io sia morto nelle prigioni. Per poi uccidermi sotto il loro stesso tetto. 
Tenten esplorò il fondo del barattolo.
- Non basterà per due persone. Dovresti tenerla per te.
- Su di me è inutile: nulla può mettere a tacere il Sigillo Maledetto. - chiarì, scrivendole sulla braccia. - Mi Vedranno sempre. 
L
e disse che attraverso la cabina-armadio si accedeva all'intercapedine del muro. A Tenten sarebbe bastato infilarsi lì e aspettare che gli Hyuga se ne andassero.
- Adesso la schiena. - annunciò lui.
- Cosa?
- Devo tracciare un simbolo anche sulla schiena. - ripeté Neji. Dissimulatore senza eguali mentre fingeva di non conoscere il motivo della sua ritrosia. Mentre schiacciava in fondo allo stomaco il rimorso per l'umiliazione che stava per infliggerle.
Le braccia di Tenten si irrigidirono. Pronte a respingerlo per difendere la degradazione che portava incisa lì, nella sola parte del corpo che le sue mani non potevano coprire.
- Lo faccio io. - ribatté.
- E' fisicamente impossibile. Coraggio, non ho molto tempo.
Tenten morse le labbra e Neji poté quasi udire il suono della sua guancia che si spaccava fra i denti. Si girò e arrotolò la maglia fino in alto.
L'alcol non l'aveva spinta all'esagerazione. Una persona briosa di fantasia avrebbe davvero potuto sbrogliare dei significati da quelle cicatrici.
La pelle era tesa sulle costole, mentre le dita di Neji imprimevano le curve di inchiostro all'altezza dei reni. L'aria nella camera baciava quella tela rovente con labbra di ghiaccio.
Il tessuto cicatriziale è meno sensibile rispetto al suo predecessore. Quasi volesse porsi altero al cospetto del responsabile e dirgli che non potrà infliggergli altro dolore. Ogni volta che qualcuno sfiorava la sua schiena, tuttavia, Tenten si contraeva e incassava il ricordo dei colpi di frusta. Così era accaduto, per esempio, quando si era rotta un polso durante un allenamento e Sango l'aveva aiutata a lavarsi per oltre una settimana. La rossa non era riuscita a reprimere l'apprensione nello scoprire quello sfregio. - No, non è successo qui, Sorella. - le aveva concesso come risposta. - E' stata mia madre, lo scorso anno.
Adesso, invece, non sapeva se fosse più repellente il silenzio compassionevole di Neji o la possibilità di una sua domanda. Strizzò le palpebre, i muscoli stirati nel costringerli a non sussultare. A non esporsi ulteriormente.
Le dita segnarono il tratto finale, ma non si staccarono. Si piegarono a coppa, un muro erto intorno all'impasto fresco.
Tenten fece per voltarsi, per interrompere quel contatto non previsto, ma fu proprio una sensazione ad ammutolirla. La sensazione di un soffio, moderato ma costante.
Al sopraggiungere del secondo, anche Tenten rilasciò un espiro. Quello che aveva trattenuto dall'attimo in cui gli aveva dato le spalle.
Erano soffi freddi, al primo impatto. Il calore si intrecciava ad essi in misura graduale, fino a dominare nel guizzo finale.
Tenten ne perse il conto.
Incauta, accolse un inspiro a lei ignoto. Sommesso, quasi rauco, il cui tremito non si posò nei polmoni. Al contrario, formicolò lungo le spalle e anche giù attraverso il ventre, per poi precipitare nelle gambe. La stordì, le intorpidì gli arti. Eppure quando la schiena di Tenten tornò ad essere spoglia, lei non la riaccolse con la soddisfazione che aveva prospettato.
Fu allora che dai suoi piedi risalì una marea vischiosa e fredda. Come il fango. Non sapeva dare un nome al malessere non del tutto sgradevole che aveva provato, ma interpretava benissimo ciò che vi si era sostituito: un senso di sporcizia.
- E' asciutto. - le confermò Neji e lei si affrettò a rivestirsi. - Ne rimane abbastanza per gli ultimi simboli. Uno sul torace, uno sull'addome e due su ogni gamba.
Fece scorrere un pannello della cabina-armadio e svelò lo specchio più grande ed inappropriato in cui Tenten si fosse mai riflessa. Era abbastanza largo da racchiuderli entrambi. Il Neji nella stanza capovolta agganciò il suo sguardo e lei ne evase con un passo. Non voleva che, come sempre, le iridi di neve scovassero risposte contro la sua volontà.
- Se dovessi fallire, una persona fidata verrà ad avvertirti e coprirà la tua fuga. - riepilogò Neji. Riesumò una mappa ingrigita da un cassetto. - Qui ci sono i posti di vedetta abbandonati dove puoi accamparti. Ricorda di spostarti spesso. La parola d'ordine?
- "Colibrì nella notte". - recitò Tenten mollemente. Si sentiva un'idiota ogni volta che la pronunciava...
- Chiunque dovesse entrare, mostrati soltanto a chi si identifica così.
- D'accordo, ma chi sarà questa... "persona fidata"? - era la parte del piano che meno la attirava: consegnarsi ad un estraneo.
- Manderò una donna e se quella a cui ho pensato non è in missione, avrai a disposizione la migliore kunoichi che conosca. Qualsiasi imprevisto dovesse capitare, lei saprà gestirlo. Adesso finisci di disegnare i sigilli: è importante.
Tornò in cucina, in un rapido passaggio oltre la porta, e Tenten sollevò gli abiti fin sotto il seno. Tracciò dei movimenti di prova, per prendere confidenza con quella scrittura che non conosceva.
- Almeno il nome, però, potresti dirmelo. Vorrei sapere chi devo aspettarmi. Mi hai sentito, Hyuga? Neji...?
Tenten lo raggiunse in cucina. La finestra era accostata. Neji se n'era andato.



Dopo il calare del Sole, il Villaggio si fondeva nella notte. Le stradine si concedevano soltanto alle carezze della luna e le abitazioni si appiattivano nel buio. Villa Hyuga non faceva eccezione.
Neji si lasciò sotto i piedi un albero dopo l'altro, atterrando sui rami più solidi, quelli che oscillavano meno al suo passaggio. Superò in questo modo il limite della Villa e conquistò i cedri sul retro del giardino.
Lei era ancora nella palestra dei cadetti. Neji ne avrebbe avuto la certezza anche senza Vederla. Loro due erano sempre stati gli ultimi ad uscirne, ogni sera.
Saltò sull'erba, morbida complice, e salì sulla passerella esterna del dojo. Lei si accorse della sua presenza solo quando lui varcò la soglia. Scattò all'indietro, levò la guardia, poi l'alleata alta nel cielo la guidò sul suo volto. Sotto la bandana, il Sigillo avvampò ai suoi Occhi di perla.
- Questo non è possibile... Neji?
- Ciao, Hoshiko.
Nel sangue degli Hyuga, la propensione a impulsive manifestazioni di affetto era carente. E Hoshiko era più Hyuga di molti suoi parenti maschili. Neji udì appena lo scarto nel suo respiro, mentre lo stupore mutava in letizia. Aveva sempre apprezzato la sua elegante temperanza.
Sedettero uno accanto all'altra sul pavimento sconnesso. Neji rispose alle sue domande prima ancora che gliele ponesse. Dopo averle confessato di Nobuto, indugiò in una pausa dovuta che a lungo Hoshiko non colmò. Fino a tradire un tremito.
- Ero preparata. - si impose un contegno. - Mi... mi stavo preparando ad un risvolto simile. E' scomparso da settimane. Pochi giorni fa, al rientro della missione di prova, i sensei dell'accademia mi avevano detto che non si era presentato. In principio il clan aveva temuto un rapimento, ma la richiesta di riscatto non è mai arrivata. Tutti i segnali erano ostili.
- Mi dispiace, Hoshiko. Davvero. Se avessi anche solo sospettato le sue intenzioni, io...
- Io avrei dovuto sospettarlo. Durante la nostra riunione aveva insistito con l'ipotesi di farti evadere.   
- Riunione? Avevo chiesto a Nara di parlarti, di raccomandarti di non espor...
- ...vi troppo. Lo ha fatto, ma quella è stata il giorno in cui ti hanno incarcerato.
Lo stesso giorno. Non un attimo più tardi. L'aveva indetta lei, Neji non nutriva dubbi.
- Hatake Kakashi è morto. - lo aggiornò Hoshiko.
- L'ho saputo.
- Oggi hanno portato al Villaggio una coppia di sospettati. Due dei loro sono stati convocati dall'Hokage come supporto. - aggiunse riferendosi all'edificio principale, ora consegnato al sonno. La tecnica di combattimento Hyuga, incentrata sui punti di pressione, era molto richiesta durante gli interrogatori.
La Vista di Hoshiko intercettò un ospite inatteso.
- Oh, no.
- Perché lei non sta dormendo?
- Un incubo, probabilmente. Subito dopo deve averci Visto.
- Dal suo alloggio, appena sveglia e nell'oscurità? - constatò lui.
- Questo pomeriggio ha atterrato tre dei suoi compagni maschi. Se continua con questo ritmo, dovrò dedicarle lezioni individuali.
- Sembra che l'insegnamento cominci a gratificarti. - sorrise Neji, ma lei non si scompose.
- Al momento, le apparenze sono queste.
- Neji-san?
La piccola Nanami si arrampicò sulla passerella ed entrò nella palestra. Hoshiko tese un indice davanti alle labbra e le intimò di mantenere il segreto.
Nanami si fermò di fronte a Neji e affondò le dita nella sua barba. Poi la strattonò verso il basso.
- Ahi! Non è finta!
- Hai un cattivo odore, Neji-san.
Prima che lui potesse giustificarsi, Nanami si aggrappò al suo collo. In un gesto quasi violento, che lo riportò a quando era stata Tenten ad abbracciarlo, nelle prigioni.
Gli Occhi di Hoshiko colsero il passaggio di quel ricordo sul suo viso: nostalgia e rimorso le cui origini le erano precluse.
- Oggi ho battuto tre maschi. - proclamò Nanami staccandosi. - Ora vuoi sposarmi, Neji-san?
- Dovresti tornare a letto, Nanami. Nel frattempo confermo la risposta della scorsa primavera: no.
Hoshiko soccombette alla rassegnazione: l'abilità di Neji nel trattare coi bambini si confermava scadente. Persino più della sua.
- Ma io...! Io sto diventando una kunoi... - l'ultima sillaba venne ammutolita dalla presa di Hoshiko. Due dita strette sul nervo giusto e Nanami si afflosciò sulla spalla di Neji, addormentata.
- Se avessi rispolverato le leggi sul matrimonio, avrei zittito anche te.
- Ma è la verità. Come potrei sposarla? E' troppo piccola. Comunque non riusciresti neppure a sfio-...
- ... rarti. Ne sei convinto? Una volta ti ho fatto crollare a terra, proprio come lei. Agli altri hai preferito dire che il livido sullo zigomo te l'aveva lasciato un pugno, e non il pavimento.
- Ho una missione da affidarti. Massima segretezza. - Neji prese Nanami tra le braccia. - Sto per andare da Hiashi-sama con delle informazioni altamente confidenziali. Trascinerà gli Anziani fuori dalle coperte, rivolterà la gerarchia del clan per avere chiarimenti. Se io dovessi uscire da quelle stanze sulle gambe di qualcun altro, tu corri a casa del mio sensei.
- E' una missione di pulizia? Che tracce devo eliminare?
- No. E' una missione di salvataggio. Dovrai aiutare una persona a fuggire dalla Foglia. Lei è la nostra ultima speranza.
- Una... persona? Una persona che non conosco. - dedusse dal suo atteggiamento criptico. - Come può uno straniero essere la nostra speranza? Una straniera, anzi!
Lui distese la bambina sul pavimento, recuperò la sacca e andò all'ingresso. La avvertì della parola d'ordine ma le precisò che non poteva aggiungere altro. Meno le raccontava, più sarebbe stata al sicuro.
Hoshiko tuttavia lo richiamò e lo raggiunse.
- Sai che insistere non cambierà la mia risposta. - fece Neji con urgenza.
- Infatti non si tratta di quello.
Lo squadrò da capo a piedi.
- ... Hai ragione. - le concesse lui.
Non poteva presentarsi al capoclan con quell'aspetto. Con quell'effluvio.
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Adesso capite perché vi ho rotto le scatole con il personaggio (inventato) di Hoshiko in ben tre capitoli (21, 22, 32) prima di questo? Tutti i nodi vengono al pettine.
Nota bene: Tenten non sa di aver provato una sensazione di piacere. Di desiderio, se vogliamo essere più espliciti. Non concepisce che il contatto fra un uomo e una donna possa produrre sensazioni positive per la donna.
Nanami era già comparsa nel capitolo 21. E pure lì, in un flashback, aveva chiesto a Neji di sposarla. Non demorde.

Che dire? Grazie a chi ha recensito "I gemelli del destino" (sarebbe "I custodi", sì, ma è più forte di me)! Mi ha rincuorato molto, anche se ora sono terrorizzata perché avverto il peso delle vostre aspettative, ahahah. La terza e ultima parte è abbastanza definita, ma ho ancora delle riserve su quella di mezzo. Ci sto lavorando, comunque!

Grazie davvero a tutti (diciamo pure "tutte", anzi!) per aver dedicato parte del vostro tempo libero a commentare! Comunque ora non dovete sentirvi in obbligo a recensire ogni capitolo! Vita permettendo, insomma. Non solo: se doveste avere critiche o perplessità, scrivetele pure!
Nei prossimi giorni risponderò a ognuna di voi :)

A presto,

francy
  
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